contatti : pierluigi18faber@libero.it

indice generale : http://www.carnesecchi.eu

Arezzo : questa fotografia ,per la cortesia di Francesco Bini, illustra ( meglio di ogni parola ) la grande ricchezza araldica delle citta' toscane

 

 

 

Credo che raccogliere fotografie di stemmi sia importante

Probabilmente fra qualche anno qualcuno di questi stemmi non esistera’ piu’ e solo queste foto lo testimonieranno

Queste pietre sono la documentazione piu' esposta alla distruzione

Eccone un esempio :

Questa pagina web e' quindi anche un modo di conservarne il ricordo

Un peccato mortale questa distruzione di parte della nostra storia : dovrebbero essere tracce irrinunciabili e talvolta sono documenti unici , utili a tante cose come vedremo nel caso dei Carnesecchi

Purtroppo non vi e' molta sensibilita' sull'argomento e quello che peggio una sorta di rassegnazione a vederli scomparire senza far nulla per evitarlo

 

 

OGNI EPOCA STORICA RACCONTA IL PASSATO CON UNA PARTE DI VERITA' ED UNA PARTE DI MENZOGNA

 

 

 

NASCITA DELL'ARALDICA IN ITALIA : MOLTI STUDIOSI HANNO TUTTORA DI CIO' UNA CONVINZIONE SBAGLIATA

 

Rimasero ingannati nel 1300 Dante Alighieri , Giovanni Villani , Ricordano Malispini. ...........

E molti appassionati ed anche studiosi oggi cadono nel medesimo errore

 

Hannelore Zug Tucci

Istituzioni araldiche e paraldiche nella vita toscana del duecento

................

 

Le istituzioni araldiche traggono origine , come sappiamo bene , nel mondo feudale. E poiche’ si disputa  se il loro centro d’irradiazione debba considerarsi l’Inghilterra degli ultimi re normanni oppure la Francia degli stessi anni ( tra i numerosi contributi che affrontano questi problemi , ci limitiamo a rinviare ai piu’ notevoli apporti recenti : R. Viel , Les origines symboliques du blason , Parigi , 1972 ; G.J. Brault , Early Blason Oxford 1972 ;H.  Pinoteau , Origine et diffusione de l’eraldique capetienne in corso di stampa negli atti del Colloque de l’Accademie  internazionale d’heraldique  5-9 ottobre 1981 ; M.Pastoureau, Histoire des theories ayant tente’ d’espliquer l’origine des armoiries (xii-xx siecle ) ibidem ) ,questo implica che la Toscana , e l’Italia in genere , restino in posizione periferica e in ogni caso passiva.

Da  cio’ deriva che ogni attribuzione di armi a personaggi vissuti in epoche precedenti alla prima meta’del xii secolo appartiene all’araldica fantastica , come e’ il caso notissimo  della <<bell’insegna del gran barone >>, l’arma << addogata bianca e rossa >> di Ugo il Grande di Tuscia , dalla quale si fanno discendere le armi di alcune casate fiorentine. Per quanto legittimata  dall’autorita’ di Dante, essa deve ritenersi immaginaria.

L’indiscussa preminenza anglo-normanna e francese che in Toscana fa del sistema araldico un prodotto d’importazione , esclude dunque che si possano collocare qui i problemi delle origini. Si tratta invece di determinare perche’ le istituzioni feudali come le araldiche si siano trapiantate in un contesto diverso e possano essere state recepite dalle strutture comunali……..

 

Da Istituzioni araldiche e paraldiche nella vita toscana del duecento

Di Hannelore Zug Tucci

Nobilta’ e ceti dirigenti in Toscana nei secoli xi-xiii :  strutture e concetti  -- Convegno Firenze 12 dicembre 1981

 

 

IN ITALIA LO STEMMA E' QUASI SEMPRE UNO STEMMA FAMILIARE E QUASI MAI INDIVIDUALE

ED E' QUASI INESISTENTE L'USO DELLE BRISURE

 

 

FONDAMENTALE : OGGI E' EVIDENTE UNA COSA CHE LA CULTURA NOBILIARE AVEVA COMPLETAMENTE OSCURATO : ...........Gli stemmi, al contrario di quanto solitamente si tende a credere, non sono appannaggio della nobiltà cavalleresca; dalla fine del XII secolo erano comunemente usati anche da artigiani, contadini, città ........................

 

la grande importanza dello stemma nelle consuetudini della gente fiorentina del trecento e' messa in luce dalla novella 63 di FRANCO SACCHETTI nel suo TRECENTONOVELLE del 1399 dove si vede la considerazione verso lo stemma familiare ( forse ancor piu' del cognome ) all'interno della societa' fiorentina anche per gente che allora , allora , saliva la scala sociale

 

 

 

 

 

 

IN TOSCANA IL COGNOME ( O NOME FAMILIARE ) INIZIA AD AFFERMARSI INTORNO AL 1200 ( VEDI SU QUESTO SITO ) E RIGUARDERA' INIZIALMENTE POCHISSIME FAMIGLIE E TUTTE DEL CETO DIRIGENTE --MILITES ( LA SUA DIFFUSIONE NEGLI ALTRI STRATTI DELLA POPOLAZIONE SARA' POI UN PROCESSO MOLTO MOLTO LENTO E GRADUALE E SPESSO COLLEGATO AL FORMARSI DI UN NUOVO CETO DIRIGENTE ) . PER QUESTE POCHE FAMIGLIE DI MILITES IL SIMBOLO GRAFICO ( STEMMA ) STIMOLERA' L'AFFERMAZIONE DEL COGNOME E IL PARZIALE SUPERAMENTO DEL SISTEMA PATRONIMICO

 

 

 

Non si puo' prescindere da un inquadramento del periodo storico 1150 --1220

 

FIRENZE : IDEE PIU' CHIARE SU UN PERIODO STORICO POCO CONOSCIUTO

 

 

Per aver le idee piu' chiare su un periodo nebuloso come quello del XI e XII secolo fiorentino invito a leggere un libro che mi ha lasciato una vivissima impressione

 

 

Enrico Faini, Firenze

nell’età romanica (1000-1211). L’espansione urbana, lo sviluppo istituzionale, il rapporto con il territorio,

Firenze, 2010.

 

 

Alle opere del Davidson , del Villari , del Santini , della De Rosa che hanno aperto la pista allo studio dei primordi fiorentini va io credo aggiunta l'opera di Enrico Faini

 

Infatti importantissimi direi irrinunciabili per un'amante della storia sono gli attuali studi del dottor Enrico Faini

 

Trovo insomma alta la capacita' del dr Faini di esaminare i manoscritti sotto molte angolature

di utilizzarne e padroneggiarne le sfaccettature e di farne emergere molti dettagli nascosti

di scrutarli , di compararli in modo da trarne conclusioni che vanno ben oltre il singolo documento ma aprono ad una visione d'insieme

di aprire al lettore scenari che vanno oltre le tradizionali convinzioni

 

 

 

 

 

FALSE INFORMAZIONI SUI COGNOMI FIORENTINI

 

False informazioni che ci vengono da quei cronisti che ci sembrano dover essere i piu' degni di fede

 

 

C'e' una contradizione tra i documenti che conserviamo e gli antichi cronisti fiorentini

Villani , Malispini danno lunghe elencazioni di cognomi di famiglie di primo cerchio

Nei documenti conservati quelli che possiamo considerare cognomi compaiono in realta' solo intorno alle prime decadi del duecento

 

Purtroppo anche alcuni storici "moderni" continuano a utilizzare i cognomi (in modo improprio ) per individui che ancora non avevano il cognome che avranno solo i loro discendenti

E questo genera confusione

Occorrerebbe far seguire "(attribuito)" al cognome ancora inesistente

 

 

 

 

Seguiamo le descrizioni delle famiglie di Firenze del Villani e del Malespini che le riferiscono  al 1050

Queste elencazioni sia del Malespini che del Villani vanno cronologicamente spostate in avanti

Oramai e' certo che molte cognomizzazioni sono nate almeno centocinquantanni piu' tardi dalla data riferita dal Malespini e dal Villani cioe intorno al 1200

Infatti i primi cognomi a Firenze cominciano a stabilizzarsi intorno appunto al 1200 quasi sempre facendo riferimento al nome di un antenato ( eponimo )

Prima (salvo alcune rare eccezioni ) dobbiamo parlare solo di patronimici

 

 

 

 

come nascono e quando i primi cognomi   Il cognome e lo stemma

 

 

 

 

 

 

da Nuova Cronica Giovanni Villani

 

Come Currado primo fu fatto imperadore.

Dopo la morte d'Arrigo primo imperadore fu eletto e consegrato Currado primo per Benedetto papa ottavo negli anni di Cristo MXV. Questi fu di Soavia, e regnò nello 'mperio XX anni, e quando egli passò in Italia, non possendo avere la signoria di Melano, sì·ll'assediò infino ne' borghi; ma prendendo la corona del ferro di fuori di Melano in una chiesa, cantando la messa, sì venne uno grande tuono e saetta in quella chiesa, e alquanti ne morirono; e levato l'arcivescovo che cantava la messa dall'altare, disse a Currado imperadore che visibilemente vide santo Ambruogio che fortemente il minacciava se non si partisse dall'assedio di Melano; e egli per quella amonizione si levò da oste, e fece pace co' Melanesi. Questi fu giusto uomo, e fece molte leggi, e tenne lo 'mperio in pace lungo tempo. Bene andò in Calavra contro a' Saracini ch'erano venuti a guastare il paese, e co·lloro combattéo, e con grande spargimento di sangue de' Cristiani gli cacciò e conquise. Questo Currado si dilettò assai della stanza della città di Firenze quando era in Toscana, e molto l'avanzò, e più cittadini di Firenze si feciono cavalieri di sua mano e furono al suo servigio. E acciò che si sappia chi erano i nobili e possenti cittadini in quegli tempi nella città di Firenze, brievemente ne faremo menzione.

X De' nobili ch'erano nella città di Firenze al tempo del detto imperadore Currado: prima di quegli d'intorno al Duomo

Come adietro è fatta menzione, la prima reedificazione della picciola Firenze era divisa per quartieri, cioè per quattro porte; e acciò che noi possiamo meglio dichiarire i nobili legnaggi e case che a' detti tempi, disfatta Fiesole, erano in Firenze grandi di podere, sì gli conteremo per gli quartieri ove abitavano. E prima quegli della porta del Duomo, che fu il primo ovile e stazzo della rifatta Firenze, e dove tutti i nobili cittadini di Firenze la domenica facieno riparo e usanza di cittadinanza intorno al Duomo, e ivi si faceano tutti i matrimoni e paci, e ogni grandezza e solennità di Comune: e appresso porta San Piero, e poi porta San Brancazio, e porta Sante Marie. E porte del Duomo erano abitanti il legnaggio de' filii Giovanni, e quegli de' filii Guineldi, che furono i primi che reedificarono la città di Firenze, onde poi sono discesi molti lignaggi di nobili in Mugello e in Valdarno e in città assai, che oggi sono popolari e quasi venuti a fine: furono i Barucci che stavano da Santa Maria Maggiore, che oggi sono venuti meno; bene furono di loro legnaggio gli Scali e' Palermini. Erano ancora nel detto quartiere Arrigucci, e' Sizii, e' figliuoli della Tosa. Questi della Tosa furono uno legnaggio co' Bisdomini, e padroni e difenditori del vescovado; ma partissi uno di loro da' suoi di porta San Piero, e tolse per moglie una donna chiamata la Tosa, che n'ebbe lo retaggio, onde dirivò quello nome. Eravi quelli della Pressa che stavano tra' Chiavaiuoli, gentili uomini.

XI Delle case de' nobili del quartiere di porta San Piero.

Nel quartiere di porta San Piero erano i Bisdomini che, come di sopra è detto, e' sono padroni del vescovado, e gli Alberighi, che fu loro la chiesa di Santa Maria Alberighi da casa i Donati, e oggi non n'è nullo; i Ravignani furono molto grandi, e abitavano in sulla porta San Piero, che furono poi le case de' conti Guidi, e poi de' Cerchi, e di loro per donna nacquero tutti i conti Guidi, come adietro è fatta menzione, della figliuola del buono messere Bellincione Berti: a' nostri dì è venuto tutto meno quello legnaggio. I Galligari, e Chiarmontesi, e Ardinghi che abitano in Orto San Michele, erano molto antichi; e simile i Giuochi che oggi sono popolani, che abitavano da Santa Margherita; Elisei che simile sono oggi popolani, che stanno presso a Mercato Vecchio; e in quello luogo abitavano i Caponsacchi, che furono grandi Fiesolani; i Donati, overo Calfucci, che tutti furono uno legnaggio, ma i Calfucci vennoro meno; e quegli della Bella di San Martino anche divenuti popolani; e il legnaggio degli Adimari i quali furono stratti di casa i Cosi, che oggi abitano in Porta Rossa, e Santa Maria Nipotecosa feciono eglino; e bene che sieno oggi il maggiore legnaggio di quello sesto e di Firenze, non furono però in quelli tempi de' più antichi.

XII Di quegli del quartiere di porta San Brancazio.

Nel quartiere della porta di San Brancazio erano grandissimi e potenti la casa de' Lamberti, nati per loro antichi della Magna; gli Ughi furono antichissimi, i quali edificarono Santa Maria Ughi, e tutto il poggio di Montughi fu loro, e oggi sono spenti; i Catellini furono antichissimi, e oggi non n'è ricordo: dicesi che' figliuoli Tieri per bastardo nati fossono di loro lignaggio; i Pigli gentili uomini e grandi in quegli tempi, Soldanieri, e Vecchietti; molto antichi furono quegli dell'Arca, e oggi sono spenti; e' Migliorelli, che oggi sono niente; e' Trinciavelli da Mosciano furono assai antichi.

XIII Di quegli del grande quartiere di porta Santa Maria e di San Piero Scheraggio.

Nel quartiere della porta Sante Marie, ch'è oggi nel sesto di San Piero Scheraggio, e quello di Borgo, avea molto possenti e antichi legnaggi. I maggiori erano gli Uberti, nati e venuto il loro antico della Magna, che abitavano ov'è oggi la piazza de' priori e 'l palagio del popolo; i Fifanti, detti Bogolesi, abitavano in sul canto di porte Sante Marie, e' Galli, Cappiardi, Guidi, e Filippi che oggi sono niente allora erano grandi e possenti, abitavano in Mercato Nuovo; e simile i Greci, che fu loro tutto il borgo de' Greci, oggi sono finiti e spenti, salvo che n'ha in Bologna di loro legnaggio; Ormanni che abitavano ov'è oggi il detto palagio del popolo, e chiamansi oggi Foraboschi. E dietro a San Piero Scheraggio, ove sono oggi le case de' figliuoli Petri, furono quegli della Pera, overo Peruzza, e per loro nome la postierla che ivi era si chiamava porta Peruzza: alcuno dice che' Peruzzi che sono oggi furono stratti di quello legnaggio, ma non l'affermo. I Sacchetti che abitano nel Garbo furono molto antichi; intorno a Mercato Nuovo erano grandi i Bostichi, e quegli della Sannella, e Giandonati, e Infangati; in borgo Santo Appostolo erano grandi Gualterotti e Importuni, che oggi sono popolani; i Bondelmonti erano nobili e antichi cittadini in contado, e Montebuoni fu loro castello, e più altri in Valdigrieve; prima si puosono Oltrarno, e poi tornarono in Borgo. I Pulci, e' conti da Gangalandi, Ciuffagni, e Nerli d'Oltrarno furono ad un tempo grandi e possenti con Giandonati e con quegli della Bella insieme nomati di sopra; e dal marchese Ugo che fece la Badia di Firenze ebbono l'arme e la cavalleria, imperciò che intorno a·llui furono molto grandi.

XIV Come in quegli tempi era poco abitato Oltrarno.

Avemo nomati i nobili e possenti cittadini che a' tempi dello imperadore Currado primo erano di rinnomea e di stato in Firenze; altri più legnaggi v'avea di più piccolo affare che non se ne facea rinnomea, e oggi sono fatti grandi e possenti; e degli antichi nomati di sopra sono calati, e tali venuti meno, che a' nostri dì apena n'è ricorso se non per questa nostra cronica. Oltrarno nonn-avea in quegli tempi gente di lignaggio né di rinnomo, però che, come avemo detto addietro, e' nonn-era della città antica, ma borghi abitati di vili e minute genti. Lasceremo ora di raccontare de' fatti di Firenze infino che fia tempo e luogo, quando i Fiorentini cominciarono a mostrare loro potenzia, e diremo brievemente degl'imperadori che furono dopo Currado primo, e della contessa Mattelda, e di Ruberto Guiscardo che conquistò in quegli tempi Puglia e Cicilia, che di raccontare di tutti ci è di nicessità per le mutazioni che n'avennero in Italia e poi alla nostra città di Firenze.

 

 

Da Ricordano Malespini

 

Imprima la schiatta ,overo famiglia degli Uberti ne dissi adietro che sono nobili di progenia , e di nobilta' , e puosonsi fra santo Piero Scheraggio , e la chiesa di santo Romolo, e tra detti Uberti , e san Piero Scheraggio erono gli Ormanni detti Foraboschi , e tra il detto san Piero , e santa Cecilia si puosono i Malespini miei consorti , e allandare in verso santo Michele in orto alla mano mancha si puosono i Giugialferri, e i Tebalducci , tutte e tre queste ischiatte furono istratti d'uno lignaggio di ceppo : e allato a detti Tebalducci si puosono i Combiobbesi , poi seguitando alla detta mano ad andare in verso Calimara si puosono i Chiaramontesi , e guadagnuoli , e Malpilli , e i Romaldelli , tutti questi sopradetti di progenia maschulina istratti per anticho e al volgere su per la detta piaza , e la detta mano si puosono gli Abati antichi merchatanti , e Macci ancora antichi merchatanti, e a ritornare su per la detta piaza in verso il Garbo si puosono i Galigai in sulla detta piazza , e anchora nella via dietro al detto Garbo , che al partire della detta piazza va in verso santo Martino , ancora erono i detti Galigai , e per la detta via che viene d'orto san Michele , nel detto Garbo erano le case dei Buonaguisi dirimpetto a Compiobbesi, e Tebalducci alla detta mano mancha allo partire della detta piazaetto san Michele in Orto , e alla rivolta del detto Garbo alla detta mano allato a Buonaguisi erano gli Alepri , e quegli Dellapressa, andare in verso san Martino erono i Giugni : questi sopraminati quatro famiglie tutte furono istratti di progenia maschulina di Lisghai detti Ghaligai per anthico , ed etiandio quegli Dellapressa sopradetti nella detta via , e furono consorti dei detti Galigai . e furono d'uno lato i detti Buonaguisi , e quelli dellapressa , e si divisono da Galicai imprima assai che gli altri sopranominati , e poi all'andaresu per lo Garbo alla detta mano mancha erono i Sacchetti cioe' all'andare verso santo Appolinare , e poi all'andare in sue verso dove fa il Parlagio fu per la via detta oggi Anguillaia , si puosono gli Schelmi, e poi ditro alloro nella via del Borgo de Greci si puosono i detti Greci , i quali prima stavono in Terma ; e piu oltre per la via di san Pulinari ad andare in verso Arno si puosono i Magalotti , e al voggere in verso la mano diritra all'andare inverso santo Romolo ,o' nverso le case dei detti Uberti si puosono quegli che oggi si chiamava Del Belculaccio , e dirimpetto alloro si puosono que'dell'Asino che oggi sono ispenti al tempo di me Ricordano , e furono consorti di progenia maschulina con quegli Delbelculaccio : dietro a detti Ormanni si puosono i Manieri , e quelli Della Pera , e anche sono ispenti di miei di : poi vi vennono i figliuoli Petri , i quali furono richissimi merchatanti , poi all'andare inverso santo Romeo si puosono i Guidalotti del migliaccio : piu' oltre i Bagnesi , e que d'Aquona , che vennono di contado antichi gentili huomini , e di linea maschulina furono consorti con gli da Voghogniano , e di quegli che oggi si chiamono da Chastiglionchio , e dietro a santa Cicilia tral Merchato Nuoovo , e la detta Chiesa si puosono gl'Infangati , o vero Mangiatroi , e in Vachereccia si puosono i Baroncelli , e vennono da Baroncello , e poi all'andare inverso santa Maria si puosono i Fifanti detti Bogolesi , e in porta santa Maria erano i Galli che gia aveano un poggio allatoa santo Miniato a monte , che si chiamava il poggio dei Galli , e toglievanvi per antico passaggio allato a Galli erono Capiardi , e Filippi : erono nella via di Terma gli Scholari consorti abanticho di linea maschulina de Bundelmonti , e poi vivennono i Buondelmonti , i quali vennano di contado come adietro s'e' detto , e monte Buoni era loro , e toglievanvi passaggio abantico : nella detta via erono Tiniozzi , e piu altre , e Guidi , elle loro case teneano in fino in borgo santo Apostolo, e infino a santa Maria sopra porta , in borgo sopradetto erono i Gualterotti , e Importuni , e presso a santa Trinita erono gli Schali , e i Palermini , questi , e i Barucci da santa Maria maggiore e furono consorti di linea maschulina , presso a costoro si puosono i Conti di Gangalandi , e di loro abbiamo detto adietro: allato alloro i Ciuffagni e ancora presso a santa Trinita erano i Soldanieri , e i Petriboni , e i detti Petriboni vennono di contado dalle Petrobone , in Portarossa si puosono i Cosi consorti ab antico degli Adimari di linea maschulina , e feciono fare santa Maria Nipotecosa che ancora oggi ritiene il nome e al volgere i chiassi di Portarossa ad andare in verso santo Miniato tra le torri si puosono i Pigli, e gli Erri , i quali furono consorti di linea maschulina poi ad andare p la via di Merchato vecchio a s.Pancratio si puosono i Manfredi Vecchietti , e Migliorelli e gl' Ughi stavono dietro a costoro , dove oggi e' ancora santa Maria Ughi , e p loro fu chiamata cosi , po che la feciono fare abanticho . I Benvenuti furono allato a Vecchietti . I Tornaquinci stavono in capo della via giubasso .Dei Cipriani abbian detto . Poi ad andare da s.Piero Buonconsiglio verso santa Maria in Canpidoglio erono gl'Alfieri , gl Arrigucci che vennono da Fiesole difenditori del detto Vescovado di Fiesole , e Pegolotti. Furono antichi ancora i Canigiani , e pero innanzi vi vennono i Brunelleschi , e ancora i Corbizzi vennono da Fiesole , e da santa Maria maggiore erono que Del beccato . Toschi , e Galluzzi si puosono in Merchato vecchio.Palermini e Barucci dicemo adietro . Quegli della Bella si puosono in santo Martino , e al Fraschato , e vennono poi que della Tosa consorti di linea maschulina dei Bisdomini , i quali furono padroni , e difenditori del Vescovado di Fiorenza , e per la via che viene da san Tommaso al Vescovado si posono gl' Ubaldini che acquistarono per lo cardinale Attaviano tenute e chastella assai che le compero il detto Cardinale . Allato alloro erano Agolanti :apresso alloro i Toschi , inporta del duomo erono i Figiovanni : e loro , e Firidolfi , e Fighineldi , e Chattani da Barberino di Mugello , e Ferrantini furono consorti di progenia maschulina queste cinque sopradette famiglie , e poi come adietro dicemo divisi di nomi , e d'armi si come dissi adietro d'altre famiglie i Bisdomini si puosono presso a s. Liberata , e santo Benedetto presso a porta s Piero , e presso a loro i Tedaldini , Donati , Ravignani , e da santa Margherita , e ivi allato si puosono Buonizi , e a presso a santo Martino i Razzanti venuti da Fiesole , e presso alloro gli Alberighi anche parte arota de Corbizi si puose nel detto porta san Piero, poi a ritornare verso Merchato vecchio si puosono gli Adimari , piu oltre erono i Lisei , poi al volgere verso Chalimara i Caponsacchi antichi Fiesolani , e presso a santo Andrea i Catellini detti da Castiglione di figliuoli Tieri .Questi figliuoli Tieri discesono de Catellini d'uno bastardo. Poi verso santa Maria sopra porta , e presso a santo Andrea i Lamberti , e da casa loro si chiamava il Dado de Lamberti . E dove oggi si chiama Chiasso di ferro dietro a Lisei si puosono i Tebaldi detti quelli della Vitella , e que da Filicaia furono loro consorti di linea maschulina , in Merchato nuovo si puosono i Giandonati , e Boschi , e que Della Zanella e gli Uccellini , e que Dell'Archa , e Pesci : e questi Pesci furono antichi merchatanti .Poi nella via di Porta santa Maria erono i Girolami consorti di linea maschulina del beato messer san Zanobi , il quale fu vescovo della nostra citta' di Fiorenza Piu' oltre verso santo Stefano si puosono gli Amidei , e Gherardini , e e vennono di Valdisieve , o vero di Montefavoso: e presso alloro i Pulci , questi furono ricchi ,e potentissimi chatanti , e questi erono tra santo Stefano , e santo Piero Scheraggio, e Borgo santo Appostolo . Gli Ardinghi Obriachi stavono presso gli Amidei .Gli Amieri abantico stavono da santa Maria maggiore , poi per innanzi vennano in merchato vecchio , e le case dove oggi sono furono de Nerli antichi gentili huomini .I Guicci stavono presso alla Badia di Fiorenza . Vennono di Valdisieve quelli del Forese, e Mazinghi da Campi , e Monaldi stavono tra porta rossa , ella piaza a santa Trinita , e presso a santa Maria Ughi agiugneano le loro case .E questi mazzinghi havean tributo da Pistolesi dua brachetti , e uno sparviere ogni anno per la festa di messer san Iacopo . Gli Erri consorti de Pigli nel detto si puosono in Porta rossa per certe vie strette , e piu e Pigli loro consorti di ceppo .I Pazzi di Fiorenza si puosono presso i Ravignani presso in porta san Piero , e dirimpetto da Ravignani , e p innanzi vennono da Fiesole merchatanti.Gli Agli si puosono presso agli Arrigucci .fra loro e' san Michele Berteldi . E tutte queste sopradette sei famiglie , o vero casati , i quali si puosono in questi sopra nominati luoghi furono antichissimi gentili huomini nella nostra citta di Fiorenza

 

 

 

IMPORTANZA DELL'ARALDICA NELLA FORMAZIONE DEI COGNOMI

Quando non esisteva lo stemma e il cognome i gruppi parentali si scindevano con estrema facilita' in famiglie senza piu' tratti che li mettessero in comune : due fratelli potevano dar luogo a gruppi parentali scissi tra loro completamente

L'unico sospetto di parentela per i posteri poteva venire dalla contiguita' delle proprieta' e la certezza dall'indagine genealogica

Stemma e cognome diventano fattori unificanti del gruppo parentale

Stemma e cognome , come visto , non nascono insieme

lo stemma nel fiorentino nasce una settantina di anni prima dell'affermazione nei documenti scritti del cognome

La prima identificazione e unificazione di un gruppo parentale avviene quindi non attraverso il cognome ma attraverso lo stemma

Probabilmente lo stemma e' inizialmente utilizzato sul terreno di battaglia e sono solo le famiglie dei milites comunali ad adottarlo per prime

Che poi e’ come dire il ceto dirigente del tempo perche’ rappresentanti principalmente quella parte della popolazione che poteva mantenere cavalli e armamenti

Lo stemma aveva quindi il potere di riunire piu' famiglie di discendenza comune sotto un' unica individuazione quando ancora non vi era l'uso del cognome

In un gruppo parentale vi erano individui piu' noti ed altri meno noti . La stessa insegna era agli occhi degli altri segno di legami parentali indiscutibili

Si entra poi nella fase confusa di affermazione dei cognomi

lo stemma e' la brace da cui si sviluppa il fuoco del cognome

Lo stemma fa rinascere uno schema mentale dimenticato

Vi e' lo stemma , vi e' l'identificazione di un gruppo parentale da parte della gente che a quel gruppo parentale comincia nei discorsi a dare un unico nome facendo riferimento ai piu' conosciuti del gruppo , ai loro antenati , al loro mestiere , al loro luogo di provenienza , a una caratteristica fisica , a un soprannome, ...........

Nasce un'identificazione di quel gruppo parentale radunato sotto uno stesso stemma e la voce popolare a quel gruppo assegna un codice identificativo nei discorsi : il cognome

Lo stemma in questo momento svolge un azione di supporto al cognome , svolge un'azione importante cioe' aiuta a riunire piu' gruppi parentali aventi un medesimo stemma sotto un medesimo cognome ; gruppi che altrimenti la voce popolare avrebbe disperso in identificazioni diverse

Da notare che mentre il cognome ci verra' dato dagli altri lo stemma era qualcosa che un individuo sceglieva quindi lo stemma era qualcosa di piu' personale del cognome

Il cognome che entra nel parlato si rivela utile in molte circostanze : rende molte cose piu' semplici

Ovviamente uno stemma non puo' sostituire il cognome in un atto notarile...............

Aumentando la quantita’ circolante di denaro. Aprendosi l'eta' della proprieta' il cognome ( l'identificazione che ci davano gli altri e che finiamo per far nostra ) diventa indispensabile per tramandare i propri diritti sui beni

A questo punto inizia la lenta fase d'identificazione attraverso il cognome ( al catasto del 1427 solo il 36 % delle famiglie fiorentine ha un cognome ),

 

 

Come visto a questo punto , quasi sempre lo stesso gruppo parentale era radunato sotto un unico segno e spesso quando si disgregava in cognomi diversi ( per motivi politici , per liti familiari , per fondazione di un nuovo ramo ) tendeva a mantenere il segno modificandolo ma ricordandolo in qualche modo rivendicando gli antenati e la storia

Come nel caso della famiglia Adimari

 

Un eccezione famosa e' quella della famiglia Alessandri di Firenze

Nel 1372 Alessandro e Bartolomeo degli Albizi per sottrarsi alla pressione del periodo storico vollero distaccarsi dai loro parenti mutando stemma e adottando un cognome patronimico : lo stemma e' legato all'appartenenza all'Arte della Lana

Alessandri : Sono un ramo della famiglia Albizzi: nel 1372 Alessandro e Bartolomeo di Niccolò degli Albizzi vollero 'farsi di Popolo', mutando stemma e adottando un cognome patronimico: lo stemma è legato all'appartenenza dei due all'Arte della lana. Nell'esemplare del 1° tipo, posto sulla facciata del Palazzo Pretorio di Anghiari e appartenente a Lorenzo degli Alessandri (1517), l'agnello è sormontato da una lucertola piegata a cerchio; in realtà i discendenti di Antonio di Alessandro Alessandri adottarono un serpente attortigliato in ricordo della concessione da parte dell'imperatore Sigismondo di Lussemburgo dell'Ordine Militare del Drago nel 1413 circa. Il capo dell'Impero d'Oriente fu concesso dall'imperatore Giovanni Paleologo nel 1439, durante il Concilio di Firenze a Niccolò Alessandri, gonfaloniere di Compagnia; il capo di Leone X fu concesso dal pontefice ai componenti della Signoria fiorentina nel 1515, al momento del suo ingresso in città. La corona con le foglie di palma fu concessione di Giacomo di Borbone-La Marche, marito della regina di Napoli Giovanna II, nel 1415.

 

 

La situazione degli Alessandri va inquadrata nel periodo storico e nell'affermazione di idee politiche in forte contrasto col resto della consorteria

 

 

 

Non si possono dimenticare nella differenziazione con stemmi diversi di un medesimo gruppo familiare le liste di proscrizione per le famiglie ghibelline e le liste di proscrizione anti magnatizie che videro specie a Firenze famiglie rinunciare al cognome e allo stemma per differenziarsi dalle opinioni politiche di parenti irriducibili

 

vedi studio Michael Pastoureau

Strategies heraldiques et changements d'armoiries chez les magnats florentins du XIV siecle

 

vedi studio Michael Pastoureau e Klapisch - Zuber

Parente' et identite' : un dossier florentin du XIV siecle

 

 

 

 

Ovviamente stemmi uguali in luoghi diversi e distanti tra loro non danno alcuna prova di legami parentali

Infatti per quanto siano infinite le combinazioni si trovano facilmente blasoni uguali slegati da qualunque legame parentale talvolta anche in luoghi contigui

 

http://www.comune.siena.it/main.asp?id=5176

Stemma anonimo

N.22

Collocazione

Cancelleria di Biccherna (uffici del Sindaco):Rutilio Manetti "Episodio della vita di S.Vittore" (1636 c.a), (P.Terra)

Blasonatura

Scudo accartocciato:
d'azzurro,alla fascia d'oro accompagnata da tre rochi di scacchiere dello stesso, due in capo e uno in punta.

 

 

 

 che sembra essere assai simile allo stemma degli Anchioni di Firenze ma che sicuramente non ha nulla a che fare con loro

 

 

 

PRESUPPONENDO UN LEGAME PARENTALE ( ANCORA DA DIMOSTRARE ) TRA I CARNESECCHI FIORENTINI , I DURANTI DI NESE , I CASTELLANI :

Il caso dei Carnesecchi fiorentini e' emblematico di un' altra realta' come vedremo , una realta' pero' comune con altre famiglie del ceto dirigente trecentesco e quattrocentesco ( vedi gli ALTOVITI e i loro parenti differenziatisi nel corso del duecento )

Famiglie che emergono dal buio in un periodo posteriore al 1200 quando cioe' era gia' entrato in uso nel ceto dirigente sia lo stemma che il cognome

Famiglie che hanno un passato che si perde nell'anonimato delle famiglie del proletariato fiorentino di fine secolo XII e che ancora nel XIII secolo usano il patronimico

Carnesecchi fiorentini, Duranti di Nese , e forse Castellani fiorentini ( ???) avevano molto probabilmente origini comuni nel castelvecchio di Cascia nel Reggello

La fortuna politica arrise loro in tempi diversi e forse non avendo un passato comune illustre da ricordare o forse perche' oramai avevano perso completamente i legami parentali iniziali si differenziarono , arrivando al successo politico e sociale utilizzando stemmi completamente diversi

 

 

Una considerazione a cui non penso si possa dare una risposta univoca meritano poi i molti stemmi apparentemente simili od uguali che appaiono nel Ceramelli-Papiani

Nello stesso luogo stemmi uguali potrebbero , per quanto detto , significare l'appartenenza ad uno stesso gruppo parentale

Vedi ad esempio stemma Iacopi ( quello dell'amico generale Massimo Iacopi ) e lo stemma Veneri a Firenze ; ma non e' detto ed ogni caso va studiato genealogicamente cioe' in modo a se stante , ricercando la soluzione nella storia familiare

 

 

 

 

PERCEZIONE DELLA QUESTIONE ARALDICA A FIRENZE E PROBABILMENTE IN ITALIA A FINE DUECENTO

 

 

Ad inizio trecento quando a Firenze vivevano Dante di Alighiero ( il padre della nostra lingua non aveva ancora un cognome ) e Giovanni Villani non si aveva la giusta percezione di quando le prime famiglie fiorentine avevano iniziato a utilizzare quello che si potrebbe definire il cognome moderno ne di quando l'araldica aveva iniziato a diffondersi a Firenze e in Italia

Con percezione particolare ritenevano che l'araldica esistesse da sempre e quindi tutti i grandi uomini dell'antichita' dovessero avere avuto uno stemma

Con questa percezione i vari eruditi non trovando documentazione si sforzarono d'inventarne a ciascuno uno per primi

 

 

Lo stemma del marchese Ugo e' uno stemma inventato dalla fantasia di antichi eruditi di cui si e' persa memoria

Ai tempi di Dante Alighieri l'invenzione era comunque gia' fortemente consolidata

 

 

Ugo di Toscana (o di Tuscia) è una icona di buongoverno da oltre mille anni. Una icona talmente potente che già nel 1300 la sua memoria viene consacrata dai versi di Dante Alighieri: “Ciascun che della bella insegna porta / del gran Baron il cui nome e il cui pregio / la festa di Tommaso riconforta / da esso ebbe milizia e privilegio” (Paradiso XVI, 127-130). Nel tardo 1400 Mino Da Fiesole realizza il suo monumento funebre nella Badia Fiorentina, dove l’alto magistrato riposa. In Badia Fiorentina ogni anno nella ricorrenza della sua morte, avvenuta il 21 dicembre 1001, la figura di Ugo di Toscana viene ricordata dai monaci e dalle autorità civili.

Ugo di Toscana, o di Tuscia, detto a volte Il Grande (951/953[2] – Pistoia, 21 dicembre 1001), fu marchese di Toscana dal 961 circa fino alla sua morte e duca di Spoleto e Camerino dal 989 al 996.

 

 

 

 

La sua “bella insegna”, il suo stemma ( inventato ) è' visibile nella Badia Fiorentina: uno scudo con tre pali d’argento in campo rosso.

 

 

Dante Alighieri ci racconta :

............che il marchese Ugo di Toscana concesse il cingolo militare e il privilegio di inserire il suo stemma i "tre pali d’argento in campo rosso” nel loro a poche ( e quindi di antichissima nobiltà ) famiglie fiorentine

Dante ci racconta cio' che lui credeva vero ai primi del trecento

Dante credeva vero che Ugo di Toscana avesse un suo blasone. Oggi sappiamo che non era possibile

Ma questo ci dice qualcosa in piu'

Ci dice che qualche erudito molto prima di Dante aveva assegnato al Marchese Ugo un'insegna parto della sua fantasia ,

Nella convinzione che ogni grande uomo dell'antichita' avesse uno stemma suo , gli eruditi del XIII secolo avevano cioe' inventato cio' che non trovavano e lo avevano cosi imposto alla convinzione comune

Dante Alighieri ha fatto da cassa di risonanza a questa invenzione fino ai giorni nostri

 

 

 

UN ALTRO ESEMPIO DI STEMMA DI FANTASIA CHE SI PUO' SCAMBIAR PER VERO

 

Enrico II il Santo (Bad Abbach o Hildesheim, 6 maggio 973 o 978 – Grona, 13 luglio 1024) è stato re d'Italia dal 1002 al 1024, imperatore del Sacro Romano Impero e ultimo esponente della dinastia degli Ottoni. Figlio di Enrico II di Baviera, alla sua morte, nel 995, divenne duca di Baviera con il nome di Enrico IV di Baviera. Fu anche duca di Carinzia come Enrico III. È stato dichiarato santo. Anche sua moglie, Cunegonda, rientra nel novero dei santi della Chiesa cattolica.

La sua tomba, in cui giace assieme alla moglie Cunegonda, capolavoro marmoreo di Tilman Riemenschneider, è custodita nel duomo di Bamberga.

 

 

Tilman Riemenschneider (Heiligenstadt, intorno al 1460 – Würzburg, 7 luglio 1531) è stato uno scultore ed intagliatore tedesco, fra i più celebri dell'epoca tardogotica e rinascimentale.

Quindi il monumento funebre e' opera molto piu' tarda rispetto all'esistenza in vita di Enrico II e lo stemma gli e' attribuito Enrico II visse in un epoca in cui l'araldica non esisteva

 

Giustamente l'ingegner Maurizio Tiglieri aggiunge qualcosa :

Stemma di fantasia (ma a fine XV probabilmente già consolidato da secoli, e quindi totalmente credibile, e creduto, e "storico") ottenuto inquartando Impero e Wittelsbach (per estensione, "Baviera")

 

Detto usando parole piu' povere gli eruditi del passato non amavano il vuoto e quando non sapevano inventavano

Cosi oggi troviamo ritratti di personaggi illustri , statue , stemmi , antenati ,alberi genealogici , del tutto di fantasia ma creduti veri per cosi tanto tempo che oggi si fa fatica a dichiararli , come sono , falsi

 

 

 

 

Les collections du Musée des Archives nationales Armorial dit "Le Breton"

Armorial dit "Le Breton" du nom du propriétaire l'ayant fait relier à ses armes "Hector Le Breton, sieur de la Doinneterie" héraut d'armes de France au titre de Montjoie (1615-1642). Il a ensuite appartenu à la collection du comte Henri Chandon de Briailles et est parfois qualifié d'armorial "Montjoie-Chandon".

Il a été constitué en deux temps : une première partie a été peinte à la fin du XIIIe siècle ou au début du XIVe siècle, une seconde a été réalisée dans la seconde moitié du XVe siècle. Il représente environ un millier de blasons peints. Comme dans tous les armoriaux médiévaux, on y trouve à la fois des armoiries de personnages historiques et d'autres attribuées à des héros imaginaires. Ainsi le pape Calixte III voisine avec le roi Arthur, le roi René avec Hector de Troyes. La présence des armes de Calixte III et de René d'Anjou permet de dater la partie peinte du XVe siècle, entre 1450 et 1458. Il contient environ 950 blasons.

Reconnu dès le XVIIe siècle comme un précieux témoignage, plusieurs copies partielles en furent réalisées. Il présente donc la double caractéristique d'être un objet historique en soi et d'être l'un des plus anciens corpus de la documentation héraldique française.

 

In evidenza :

Comme dans tous les armoriaux médiévaux, on y trouve à la fois des armoiries de personnages historiques et d'autres attribuées à des héros imaginaires. Ainsi le pape Calixte III voisine avec le roi Arthur, le roi René avec Hector de Troyes.

 

 

 

 

IL PERIODO PIU' SCIALBO PER LA RICERCA STORICA E' QUELLO DELL'ANCIEN REGIME INFARCITO DI STEREOTIPI DI PURA FANTASIA

 

 

UN ERRORE CHE ANCOR OGGI VIENE TRASMESSO DA ALCUNI TRATTATI DI ARALDICA : DARE UN SIGNIFICATO ALLE FIGURE ARALDICHE CHE COMPAIONO NELLO STEMMA

 

Cercare di dare un significato alla scelta dei simboli araldici su uno stemma antico cioe' cercare di dare un significato alla struttura simbolica di uno stemma e' un vezzo culturale entrato in auge SOLO tra millesette e milleottocento.

Gli stemmi creati prima di questo periodo ubbidivano , solo ai gusti estetici di chi aveva iniziato le fortune della famiglia e si era dotato di uno stemma

Non c'e' niente che ci dica ( ad esempio ) che la variazione nel numero delle palle nello stemma dei Medici sia da attribuirsi ad altro che ad un fattore estetico

Inutile quindi cercare di trovare a secoli di distanza significati nelle scelte grafiche che hanno dato vita a uno o ad un altro blasone Ancor oggi molti ritengono erroneamente vero un assunto come questo:

"Ogni figura araldica ha un preciso significato:

Questo potrebbe esser vero per stemmi molto tardi , cioe' nati nel momento in cui era invalso questa interpretazione araldica . In generale un imposizione interpretativa posteriore e senza fondamento documentario . In generale insomma qualcosa di pressapochistico

Oggi noi non sappiamo e difficilmente sapremo mai in futuro pur col progredire della ricerca perche' lo stemma dei Medici e' quello che conosciamo. E difficilmente potremo sapere che aveva in testa l'uomo di questa famiglia che per primo lo ideo' per se e se lo fece costruire da un artefice che probabilmente ci mise anche lui qualcosa di suo

 

 

In libreria troviamo "L’arte araldica nel Medioevo: gli stemmi medievali tra arte, storia e società". Michel Pastoureau racconta un fenomeno tanto affascinante quanto spesso mal interpretato

Emblemi, simboli, armi medievali: c’è qualcosa che risuona istintivamente esoterico e oscuro in queste parole. In realtà, di buio non c’è proprio nulla. Di oscuro, forse, c’è solo il voler rintracciare misteriosi significati in qualcosa che non si conosce.

Quando e come l’orso cede il passo al leone come re degli animali? Perché il blu diventa sempre più popolare a partire dal Basso Medioevo? La storia dell’araldica è anche la storia dell’Europa e porta sulla sua pelle i cambiamenti della moda, della società e dei gusti del vecchio continente.

Con L’arte araldica nel Medioevo, Michel Pastoureau pone le basi per la comprensione dell’araldica, scienza che ha come oggetto lo studio degli stemmi, e spazza via i grandi equivoci e stereotipi che spesso la infestano. Gli stemmi, al contrario di quanto solitamente si tende a credere, non sono appannaggio della nobiltà cavalleresca; dalla fine del XII secolo sono comunemente usati anche da artigiani, contadini, città e perfino da personaggi immaginari e letterari.

La loro origine ha come caratteristica precipua la chiarezza e aborrisce significati nascosti o reconditi: lo spirito araldico più “puro” impone rigore, trasparenza e leggibilità. Per un individuo del Medioevo era naturale essere circondato da stemmi – o arme, armi al plurale – e la loro decifrazione era tutt’altro che impegnativa. Far vagare l’immaginazione in cerca di indecifrabili messaggi massonici è puro esercizio romantico. Per dare il giusto significato a questi particolari emblemi serve uno sforzo da storici, più che da romanzieri. Serve l’aiuto di un Umberto Eco o un Alessandro Barbero, più che di un Dan Brown

 

 

 

UNA DISCUSSIONE MODERNA

 

 

Nel sito del Comune di Bologna : Storia e memoria di Bologna , leggiamo :

.................

L'enorme gamma di figure araldiche unita alla possibilità di cambiare la loro posizione nel campo dello scudo, i diversi colori con cui questi si possono dipingere (rosso, azzurro, verde, nero) uniti ai due cosiddetti metalli (oro ed argento), dà luogo ad una immensa varietà di combinazioni.

La scelta di una figura piuttosto che un'altra, può essere dovuta ai motivi più disparati: a pura immaginazione per lo più, ma anche ad un fatto d'arme, alle qualità personali del proprietario, ad un evento importante, ad un episodio accidentale ora dimenticato e non più rintracciabile ecc.

Per la maggior parte degli scudi il motivo rimane ignoto a meno che non si tratti delle cosiddette armi parlanti, nelle quali gli oggetti rappresentati fanno allusione al nome della famiglia o al mestiere esercitato od a qualche evento storico. E qui si pone il problema del simbolismo in araldica. Esiste in realtà per questa scienza un linguaggio simbolico? In verità esso è solo frutto di credenze popolari o della fantasia degli araldisti classici (Menestrier, Ginanni) che hanno voluto attribuire un significato recondito ai vari colori o figure rappresentate sugli scudi. Il significato simbolico di animali come leoni, aquile, colombe è conosciuto da tutti, ugualmente per le stelle, le croci, i fiori, gli utensili ecc. E questo un simbolismo di tipo popolare: nessun significato esoterico quindi.

 

 

 

 

 

oggi una rappresentazione come queste sopra raffigurate , di un combattimento con scudi familiari viene considerata altamente improbabile

ed e' una considerazione di buon senso

Non si poteva rischiare che un pedites ( o anche un milites ) uccidesse uno dei suoi semplicemente perche' nella foga del combattimento non ne riconoscesse le insegne .Quindi l'esercito aveva una sua insegna o delle sue insegne da tutti facilmente riconoscibili

Gli scudi personali o familiari venivano usati nei tornei e successivamente come logo sociale individuale o familiare

 

 

Si tratta di una formella di un fregio più ampio, generalmente attribuito al XIII secolo, un tempo conservato sulla facciata di una casa in Via XX Settembre a Sansepolcro, l'antica Via Maestra, a fianco di una torre, oggi molto ridotta in altezza. Il fregio venne portato nella Pinacoteca Comunale (oggi Museo Civico) approssimativamente un'ottantina di anni fa, forse tra la fine degli anni '30 e i primi anni '40.

by dr Andrea Czortek

 

Le teorie nuove sull'araldica lo vedono probabilmente come un guerriero da torneo. ( Sono state capovolte le convinzioni ) Nel combattimento reale il cavaliere , ora dicono, avesse una sorta di divisa comune per essere prontamente identificato dai compagni (in modo particolare dai pedites ) nella foga del combattimento senza essere erroneamente scambiato per un nemico Il fregio potrebbe avere un valore documentale

 

 

in realta' probabilmente la verita' sta nel mezzo

La divisa era personalizzata dalla presenza su una sorta di uniforme dei simboli familiari

 

 

 

 

 

CONSIDERAZIONI SUI TANTI STEMMARI DEL PASSATO E SUGLI STEMMARI CHE COMPAIONO IN INTERNET E ESEMPIO VIRTUOSO DEL CERAMELLI PAPIANI

 

 

Come dicevo in uno stesso luogo stemmi uguali devono far pensare ad uno stesso stipite genealogico

Bisogna pero' far attenzione, ad esempio , le famiglie Iacopi e Veneri hanno apparentemente un medesimo stemma non sembrano avere pero' legami genealogici

Occorre verificare se l'attribuzione degli stemmi e' correttamente basata su documenti lapidei o grafici e non frutto solo di invenzioni erudite

cioe' a dire : molti stemmari riportano stemmi che sono solo invenzioni. L'erudito non amava ammettere ignoranza e la dove c'erano dei vuoti spesso li riempiva con la fantasia

Occorre quindi sempre esaminare in che periodo si ha la prima prova documentale dello stemma

Ed anche occorre esaminare se le famiglie oggi abitanti in uno stesso luogo non provvenissero ieri da luoghi diversi

ecc..................

Lo stemma Iacopi e' ancora visibile in molti luoghi a Firenze e nel dominio

Lo stemma Veneri non so

 

 

IN GENERALE OCCORRE DUBITARE DEGLI STEMMARI QUANDO NON SONO DOCUMENTATI DA MANUFATTI COEVI

NON TUTTI GLI STEMMI CONTENUTI IN UNO STEMMARIO E' DETTO CHE SIANO CORRETTQMENTE ATTRIBUITI

AGLI ERUDITI CAPITAVA DI BARARE , DANDO AD INTENDERE DI CONOSCERE CIO' CHE IN REALTA' NON CONOSCEVANO, O TALVOLTA DI SBAGLIARSI IN BUONA FEDE

L'ABITUDINE A NON METTERE IN DISCUSSIONE QUANTO DETTO IN PASSATO HA TRASMESSO ALL'OGGI TUTTA UNA SERIE DI COSE FALSE ANCHE ARALDICHE

 

 

LA RACCOLTA CERAMELLI PAPIANI ( IN ARCHIVIO DI STATO DI FIRENZE ) UN UNICUM TRA GLI STEMMARI

 

Lo stemmario classico si limita ad una raccolta di blasoni attribuiti a varie famiglie di un territorio piu' o meno vasto , nessuna prova documentaria viene allegata

Sulla loro verita' fa fede l'autore dello stemmario , che puo' anche sbagliare , mentire , ............

Il rischio e' di accettare per vero qualcosa che non lo e'

 

Uno dei piu' SERI e' il BLASONE BOLOGNESE

 

Il Blasone bolognese, cioè Arme gentilizie di famiglie bolognesi, nobili, cittadinesche e aggregate, è la più importante raccolta di stemmi, o più propriamente scudi, e cimieri dell'area bolognese.

L'opera, pubblicata a Bologna tra il 1791 e il 1795, venne concepita da Floriano Canetoli, che si adoperò personalmente nella raccolta degli stemmi, facendo richiesta alle varie famiglie nobili e "cittadine" bolognesi affinché gli trasmettessero l'arma e l'impresa.

La raccolta è costituita quasi interamente da tavole calcografiche, tutte le raffigurazioni incise (3623 stemmi, 1088 cimieri, 84 insegne, cornici e figure), sono colorate a mano, ad acquerello, con un effetto cromatico di grande bellezza

 

una pagina dello stemmario

 

il vantaggio di un simile stemmario e' la visione d'insieme

 

 

 

La Raccolta Ceramelli Papiani, costituita nel corso di molti anni da Enrico Ceramelli Papiani (1896-1976), e oggi conservata nell'Archivio di Stato di Firenze, è composta da quasi 8000 fascicoli, intestati a famiglie toscane di antica origine; all’interno di ogni fascicolo si trovano notizie genealogiche e araldiche tratte da fonti documentarie conservate nell'Archivio fiorentino o in altri istituti archivistici e biblioteche della Toscana.

 

Il Ceramelli Pappiani documenta quindi quanto illustra con un fascicolo che contiene fotografie , collocazioni , descrizioni ,memorie,

Si perde pero' nel Ceramelli Papiani la visione d'insieme dovendo consultare il fascicolo per vedere lo stemma il che non e' il massimo

 

 

 

 

Fondamentale e imprescindibile per l’araldica  toscana

In ASFirenze    la raccolta Ceramelli Papiani  dei blasoni toscani

http://www.archiviodistato.firenze.it/ceramellipapiani/

Il dr  Piero Marchi ha fornito un utile strumento per la consultazione della raccolta :

www.carnesecchi.eu/pieromarchiblasonario.pdf  

 

 

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Quindi il Ceramelli Papiani e' una sorta di stemmario che ha quindi lo svantaggio di mancare della visione complessiva ma ha il vantaggio di documentare cio' che mostra

E' suddiviso in tanti fascicoli uno per ogni famiglia di cui tratta

Cerca di documentare gli stemmi attraverso manufatti lapidei o dipinti originali e databili

Ne mostra le varianti e le modificazioni

Questa e' un'idea molto moderna e corretta

Non sempre questo gli e' possibile e quindi talvolta e' costretto ad appoggiarsi a stemmari precedenti incontrollati e spesso incontrollabili

 

 

Tutti gli stemmari non documentati lasciano ovviamente dei dubbi

In Toscana ne esistono molti di questi stemmari. Per l'uso dei Prioristi a famiglie

Queste raccolte di stemmi talvolta troppo complete e talvolta assolutamente non documentate. Dal Monaldi in poi fanno pensare che alcuni stemmi possano esser parto della fantasia del realizzatore che intendeva trasmettere al lettore quel senso di completezza dell'opera di cui abbiamo parlato

Pure il Benvenuti ed il Mariani ( antiquari ai loro tempi insigni ) cadono in errori sicuramente involontari ma in nome della loro autorita' questi errori continuano a circolare ai giorni nostri , in una sorta di catena di sant'Antonio

 

La comparazione degli stemmi Iacopi e Veneri mi ha spinto a pensare che in definitiva noi abbiamo ancora cose da chiarire sugli stemmi antichi , e che accettiamo molte cose per scontate

E mi e’ venuto quel dubbio che alcuni ( pochi o molti ) stemmi contenuti in alcuni stemmari possano esser fasulli cioe’ inventati dall’autore IN MALAFEDE o erroneamente attribuiti in BUONAFEDE e tramandati di voce in voce sino ai giorni nostri senza manufatti in grado di validarli