Storia dei Carnesecchi

 

 

Non so dire , per il momento , quando vennero a Firenze e neppure ho la certezza di quale fosse il loro luogo d’origine ( sebbene alcuni elementi inducano a pensare a Cascia nel Reggello

 

I Duranti inizialmente erano radicati nel Sesto di San Pancrazio , solo successivamente passarono nel popolo di Santa Maria Maggiore cioe’ nel Sesto Duomo

 

Da questo momento appartenerranno al popolo di Santa Maria Maggiore e quindi al Quartiere di San Giovanni Gonfalone Drago

 

Successivamente diventando molte le famiglie queste si disperderanno per la citta’ pur rimanendo fortemente legati al popolo di Santa Maria Maggiore

 

 

 

 

 Egregio Architetto

sono capitato sull'interessante sito Limen

Volevo fare una richiesta ......................

I Carnesecchi nel catasto del 1427 occupavano diverse case intorno a Santa Maria Maggiore , io vorrei cercare di capire a chi appartenevano prima di loro

Le saro' grato ,se anche non potendo darmi una risposta , mi riscontrera' la presente

cordiali saluti

 

Egr. Ingegnere,

La ringrazio di averci scritto,

allo stato attuale non abbiamo ricerche sul popolo di S. Maria Maggiore di Firenze,

ci riserviamo di tuttavia di farLe avere un aggiornamento appena possibile.

Cordialmente

Lorenzo Pagnini responsabile beni culturali

 

 

 

  

Come detto i Carnesecchi appartenevano al popolo di Santa Maria Maggiore cioe' erano del Quartiere di San Giovanni Gonfalone Drago

 

Al catasto del 1427 risultano possedere diverse case : eccole sulla cartina segnate in azzurro

 

 

 

 

nella cartina sono chiaramente indicate le dimore di :

Bernardo Carnesecchi

Simone Carnesecchi e fratelli

Luca Carnesecchi

 

 

 L'angolo di via compreso tra l'attuale via dei Rondinelli e via dei Banchi prendeva il nome di Canto ai Carnesecchi

 

 

 

 

 

 

Palazzo Carnesecchi

 

 

 

 Il palazzo sull'attuale via Rondinelli ospita ora il negozio Bojola

Il bis-nonno dell'attuale propritario , il sig .Bojola piemontese, venne a Firenze alla fine dell'800, insieme ad un certo numero di altri piemontesi, e qui fu tra i fondatori di un importante circolo culturale e di altre attività. Grazie alla sua buona amicizia con Carlo Lorenzini, (Collodi : l'autore di "Pinocchio") comprò questo palazzo "Carnesecchi", accanto, appunto, a dove il Lorenzini abitava.

Dopo qualche anno aprì negozio, che fu uno dei più importanti di Firenze, importanza che tuttora mantiene

 

 

 

 

 

 

 

Palazzo delle cento finestre---FIRENZE

 

 

Da Wikipedia

 Questo articolo è rilasciato sotto i termini della GNU Free Documentation License. Esso utilizza materiale tratto dalla voce di Wikipedia: "Italia".

 

Il Palazzo delle Cento Finestre, già conosciuto come Palazzo del Centauro, si trova in piazza Santa Maria Maggiore a Firenze. Sui quattro lati in effetti si dispone un numero di aperture di poco inferiore a cento.

In questi sito si trovavano anticamente le case dei manovelli, dei Carnesecchi e forse dei Martini. Alla fine del Quattrocento numerosi di questi edifici vennero acquistati da Michele di Carlo Strozzi, ma solo all'inizio del XVIII secolo venne edificato un vero e proprio palazzo gentilizio, probabilmente dal 1720. Nel 1744 Giuseppe Zocchi includeva già una vista del Palazzo del Sig. Marchese Strozzi, del Centauro, e della Strada che conduce a S. M. Novella nella famosa serie di incisioni di vedute di Firenze. L'appellativo del Centauro deriva dal fatto che all'epoca il gruppo scultoreo di Giambologna di Ercole con il cenaturo Nesso (1599) si trovava davanti al palazzo, dove convergevano via dei Cerretani, via Panzani, via de' Rondinelli e via dei Banchi, e solo poco prima della metà dell'Ottocento venne spostato nella loggia dei Lanzi. Da allora il palazzo è conosciuto come delle Cento Finestre.

Nel 1757 Jacopo Carlieri nel Ristretto delle cose più notabili della città di Firenze segnalava il palazzo non solo come completo, ma anche come già passato alla famiglia Martini.

Da una descrizione catastale del 1801 si evince come il palazzo fosse esternamente molto simile ad oggi, mentre gli ambienti interni erano disposti in maniera diversa: non esiste più lo scalone centrale dal grande vano centrale che portava ai due appartamenti prinicpali nei quali era diviso il palazzo. Oltre la stretta via Teatina esistevano le scuderie e i vani di servizio dell'edificio: un passaggio sopraelevato tutt'ora esistente collega il palazzo principale a queste strutture.

Nel 1810 il palazzo fu acquistato da Elisabetta Ganucci, vedova Galli Tassi, e fu probabilmente allora che furono iniziati i lavori di ristrutturazione e abbellimento che determinarono le monumentali forme attuali degli ambienti interni dell'edificio.

Tre sale al primo piano lungo via de' Cerretani presentano ancora le decorazioni di quegli anni, quali affreschi con soggetti mitologici e allegorici (Hermes e Pallade, Afredite ed Hera, Scene dell'Iliade e dell'Odissea, Allegoria dell Arti e delle Stagioni), attribuiti al caposcuola della pittura neoclassica a Firenze, il pratese Luigi Catani, forse coadiuvato da Gasparo Bargioni (1810-1813 circa).

Durante il periodo di Firenze Capitale il palazzo ospità la Prefettura della Provincia di Firenze. Nel 1868 la Provincia si trasferì a Palazzo Medici-Riccardi e il palazzo venne venduto dal barone Isacco Franchetti, di origine ebraica e nobile dal 1859 per i meriti verso Casa Savoia, che fece risistemare il palazzo da Giuseppe Poggi. L'architetto del piazzale Michelangelo intervenne all'esterno, aggiungendo il balcone sul portale ed i timpani sulle finestre del piano nobile, nell'androne prolungandolo verso la corte interna, per permettere l'accesso delle carrozze, e ricostruì lo scalone monumentale dotandolo di grandi finestre che ne illuminassero i vani.

L'ambiente interno più interessante è la grande Sala da Ballo, dove recentemente sono stati riscoperti i colori originari dell'epoca del Poggi: intonaco azzurro con stucchi ed elementi architettonici a rilievo in bianco. I medaglioni decorativi riproducono temi legati alla musica e al ballo e circondano un affresco di una dea alata su una nuvola, con fiori e putti, risalente probabilmente agli anni a cavallo tra Sette e Ottocento. Rislae allo stesso periodo anche uno studio decorato a grottesche, e paesaggini, e la sala da pranzo, con scene di caccia dipinte.

Nel 1875, dopo un nuovo cambio di proprietà, l'edificio perse la fuinzione di residenza privata: all'interno furono ricavati ufficie e vennero aperti i negozi al primo piano, sostituendo alle finestre inginocchiate le vetrine che si vedono ancora oggi. Nel Novecento, dagli anni Quaranta al 1967 ospitò la sede regionale della Rai, poi di una compagnia assicurativa e oggi della Banca Popolare di Milano.

 

 

 

 

 

 

 

 

Da Roberto Ciabani : Le famiglie di Firenze  edizioni Bonecchi

Numerose furono le proprieta' dei Carnesecchi ; a Firenze ebbero case in via dei Vecchietti , via del Campidoglio e in via Teatina ma la residenza piu' prestigiosa fu il palazzo di via Cerretani che ancora oggi e' individuabile dal busto di Ferdinando I sopra il portone .

 

 

 

Nel sito http://www.sanlorenzo.firenze.it/cgi-bin/news/pub8_lis_lun.cgi?id=44&sezione=Itinerario%20Tre&dove=Via%20dell'Alloro pero' si dice :

 

La strada prende forse nome da una o più piante di alloro che si dovevano trovare fuori delle mura del 1172, che qui in fondo, all'incrocio con via del Giglio, avevano una delle loro "pusterle" di ingresso. Un'altra ipotesi è quella dello storico Vincenzo Carocci, che su "L'Illustratore fiorentino" del 1808 scriveva "Potrebbe anche darsi che cotesto nome derivasse da una osteria posta nel chiassolino, oggi
chiuso, che passava dietro alle case dei Cappelli e dei Carnesecchi, in continuazione col chiasso degli Armati". Si vuole che in questa via abitasse anche Giotto, dopo essere stato con Cimabue in Borgo Allegri. Inoltrandoci rapidamente possiamo notare, al numero 3, l'Oratorio di San Bartolomeo, costruito alla fine del Cinquecento dalla Compagnia dei Pizzicagnoli di cui il Santo era protettore. Molto bello, al numero 13,è poi il palazzetto costruito da Giovanni Nardi, morto nel 1655, medico di fiducia di Ferdinando II de' Medici, che ebbe il permesso di apporre sul portone il busto del suo regale paziente.
Tornati su Via de' Conti, troviamo al numero 1 la casa dei Cappelli, ricostruita come le altre sul fronte di Via Cerretani per l'allargamento ottocentesco della strada, e come le altre poco significativa. Sulla facciata, una lunga lapide in memoria del medico Ferdinando Zannetti, che qui visse ma il cui nome fu, curiosamente, dato alla strada di fianco: sull'altro lato della Forca. Raggiungiamola passando da Via Cerretani, ovvero girando a sinistra intorno all'unico palazzo che occupa quest'area, Palazzo Ruspoli, il cui piano terreno è occupato in gran parte da una banca, e girando poi ancora a sinistra.
Una lapide ci ricorda che siamo sul Canto de' Rondinelli, in un'area dove si apriva un tempo la Piazza della Legna, detta così per il mercato che vi si teneva di legna da ardere, che proseguiva con la Via
del Fornaio della Forca (una bottega nata per la vicinanza della materia prima da bruciare?). Ricordiamo che fino al 1172 questa era un'area di confine della città: oltre Via del Giglio c'era la campagna
 

 Da http://www.sanlorenzo.firenze.it/cgi-bin/news/pub8_lis_lun.cgi?id=44&sezione=Itinerario%20Tre&dove=Via%20dell'Alloro

 

 

 

PALAZZO CARNESECCHI ( EX PALAZZO GUIDALOTTI )

 

Un'altro palazzo appartenente ai Carnesecchi nel 1427 era sul canto ai Guidalotti ed era appartenuto appunto ai Guidalotti .

 

 

I Guidalotti avevano partecipato alle cariche del comune sin dagli inizi del priorato . E non compaiano nelle cariche oltre il 1350

ser

ydraw

office

rdraw

com1

name1

name2

name3

name4

surnam1

ocname

5

1286

2

1

21

SIMONE

GUIDALOTTI

5

1296

1

1

0

CANTE

GUIDALOTTI

5

1298

8

1

0

SIMONE

GUIDALOTTI

5

1301

8

1

21

SIMONE

GUIDALOTTI

5

1317

8

1

32

LAPO

RINUCCIO

GUIDALOTTI

MEDICUS

5

1343

8

1

0

LIPPO

LAPO

GUIDALOTTI

5

1344

8

1

0

BARTOLOMEO

DANTE

GUIDALOTTI

5

1350

12

1

0

BARTOLOMEO

DANTE

GUIDALOTTI

 

I Guidalotti pur scomparendo dalle cariche pubbliche sono presenti con due fuochi nel catasto del 1427. Quindi non scompaiono col 1350

Quindi non si puo' desumere alcunche' sulla data in cui i Carnesecchi entrarono in possesso del loro palazzo

 

 

 

E' da notare come questo palazzo , nel 1427 di proprieta' dei fratelli Simone , Giovanni , Antonio Carnesecchi figli di Paolo di Berto e di proprieta' di Luca Carnesecchi di Luca di ser Filippo , si affacciasse sui palazzi dei Del Beccuto

 

 

 

 

Del Beccuto .( in verde scuro ) : in particolare di Deo di Deo Del Beccuto (verde scuro perimetrata di giallo ) che da sul canto ai Guidalotti

 

 

 

 

 

 

 

. Ricevo per la cortesia della dottoressa Cecilia Scalella

 

Gent. Sig. Carnesecchi, non so se le può interessare, ma continuando la mia ricerca sul pittore fiorentino "Francesco" ho trovato che in una dichiarazione del catasto del ’27, 1° luglio 1427, il pittore Franco di Pietro (fratello del pittore Francesco di Pietro) abitava in una casa, situata nel popolo di Santa Maria Maggiore, casa appartenete agli eredi di Paolo Carnesecchi, cfr. W. Jacobsen, "Die Maler von Florenz zu beginn der Renaissance", Berlin, 2001, p. 558.


Il testo in tedesco è così:
"Franco di Pietro dipintore del popolo di Sancta Maria Magiore di Firenze......Hat chaseta in pop. Sancta Maria Magiore, gehörte den Erben des Paolo Carnesecchi... in sul canto del chiasso della via dell’Alloro.

 

La cosa anche se non inerente sembra suffragare questa consuetudine di Paolo con i pittori

.

 

 

 

 

 

 Questo articolo è rilasciato sotto i termini della GNU Free Documentation License. Esso utilizza materiale tratto dalla voce di Wikipedia: "Italia".

 

Palazzo Quarantotti a PISA

 

 

 

si trova a Pisa, in Via Tavoleria.

Si tratta di un palazzo medievale appartenuto prima ai Carnesecchi e poi ai Quarantotti, dai quali prese il nome. Fu costruito aggregando vari edifici preesistenti, risalenti al XII secolo, dei quali sono restati alcuni elementi costruttivi e decorativi sulle paresti esterne del palazzo. Sulla facciata sono visibili i profili di due torri, con i relativi archi di scarico, ora tamponati, e buche pontaie. Di un'altra torre, al centro della facciata, restano visibili le tracce con gli archi ribassati e i resti di un loggiato con quadrifore trilobate al primo piano.

 

 

 

 

 

 

 

CASE DEI CARNESECCHI IN VIA LARGA

 

 

 

 

 http://www.palazzo-medici.it/mediateca/iconografia_scheda.php?id=9

 

Stefano Buonsignori, 1584

1) Nova pulcherrimae civitatis Florentiae topographia accuratissime delineata

L'autore:
L’autore della prima e più importante pianta prospettica di Firenze realizzata sulla base di un rigoroso rilievo topografico è Stefano Buonsignori, monaco olivetano, cosmografo presso il granduca Francesco I de’ Medici (A. Fara, in Magnificenza alla corte dei Medici. Arte a Firenze alla fine del Cinquecento, catalogo della mostra (Firenze), Milano, Electa, 1997, pp. 305-307).
L'opera:
Come attesta l’iscrizione l’opera è dedicata al granduca Francesco I. L’autore si è raffigurato vicino all’arme dell’ordine olivetano, in basso al centro, su un’altura in corrispondenza di Porta San Pier Gattolini con in mano uno staziografo e una bussola, strumenti necessari per compiere il rilievo. La mappa associa il rilevamento in proiezione orizzontale proprio di una planimetria a una visione assonometrica degli alzati degli edifici, rappresentati per la prima volta tutti secondo il medesimo orientamento. Ogni edificio notevole è accompagnato da un numero che rimanda alla legenda di 225 voci posta sulla destra della pianta.
Iscrizioni:
al margine superiore, al centro: "Nova pulcherrimae civitatis Florentiae topographia accuratissime delineata"; a sinistra, sopra la fortezza, nota di 17 richiami relativi alla fortezza; a destra, entro cartella "Al Ser.mo Gran Duca Francesco Medici. Io ho con molta diligenza descritta in disegno Fiorenza Città degna per la bellezza e per la magnificenza sua d’esser veduta da tutti gli huomini e la mando a V.A. accioché in una vista rimirandola si compiaccia d’esser Principe e Re di Città tanto nobile e tanto illustre che il celebrarla è superfluo; et s’allegri di rivedere in lei gli ornamenti fatti da V.A. dal padre vostro e da vostri maggiori, amandola come benefattore e padre, che Dio sempre la feliciti Sono di V.A. Don Stefano monaco montolivetano"; nell’angolo a destra in basso, entro cartella, legenda dei luoghi notabili con 225 richiami numerici in cinque colonne; al di sotto, in quattro righe, note sugli ospedali e confraternite non compresi nell’indice; alla base della cartella: "D. Stefani formis"; alla base della cartella a sinistra "Bona.ra Billocardus ori/fex fecit Flo. 1584"
L'iconografia del Palazzo:
Palazzo Medici (n. 156) è delineato con particolare precisione. Inquadrato da sud-ovest, l’edificio mostra la facciata su via de’ Gori, con il muro merlato d’angolo, in maniera da rendere visibili il giardino e il cortile situati all’interno. Si rilevano varie informazioni e testimonianze sull’assetto dell’edificio e del contesto urbano circostante. La loggia d’angolo del palazzo appare chiusa, dopo le ristrutturazioni di circa sessant’anni prima. Al giardino si accede o da una porta architravata sulla strada o da un’altra con frontone curvilineo che collega col cortile e che è fiancheggiata da quattro finestre rettangolari. Su via Larga, accanto al palazzo sorge l’edificio annesso un secolo prima, poi il giardino e la casa di Lutiano e infine la casa di Pierfrancesco de’ Medici (la "casa vecchia" di famiglia). Sulla stessa strada all’angolo opposto rispetto a quello di Palazzo Medici, sorge il Palazzo dei Della Casa poi Panciatichi; accanto a questo ci sono le due case dei Carnesecchi. Sull’attuale via Ginori le due case adiacenti al muro merlato erano diventate di proprietà dei Medici a metà Cinquecento. Di fronte a tali edifici, sull’altro lato della strada si vedono i palazzi Neroni e Montauto; all’angolo con piazza San Lorenzo si trova il Palazzo Della Stufa già evidenziato nella Pianta della Catena (vedi: Iconografia/Nelle piante di Firenze/Pianta della Catena, 1471-1482 circa) un secolo prima. A sud, sull’altro lato di via de’ Gori, davanti alla residenza medicea si trovano infine la chiesa di San Giovannino dei Cavalieri e il convento dei gesuiti.

 

 

 

     

 

 

 

  "La Villa della Quiete già di S.A.S. con suo Palazzo, e terreni soliti andare con detta Villa, con tutte sue ragioni e appartenenze, con il

Corritore, che conduce alle Monache di Boldrone, e fino allo stanzino di detto Corritore, dal quale stanzino in qua inclusive sino a detta

Chiesa di Boldrone si intenda riservato all'A.S. e non compreso in questa vendita porta detta Villa, e beni nel Contado di Firenze Potesteria di

Sesto Popolo di Santa Maria a Quarto, confina a detti beni, a primo verso Levante via di Careggi, beni delle Monache di S. Giuliano, e beni

degl'Alborghetti detti la Loggia de Bianchi, 2° verso mezzogiorno via confinante con li Generotti, 3° verso Ponente beni de Carnesechi e

verso settentrione beni delle Monache di Boldrone del Signor Marchese Vettori, con il muro dell'Androne infradescritto".

Arroto 1650 n. 80

Conservatorio dele Montalve.

     

Una lapide a Lecce :

 

Su un libro ( consigliatomi dal dottor Celentano di Foggia ) " Lecce sacra " di Giulio Cesare Infantino (Ristampa anastatica Forni editore ) opera del 1634 trovo la conferma a quanto detto dal Madaro

…………………………………….

Chiesa di San Giovanni d'Aimo

Questa nobil chiesa dedicata al precursor di christo Giovan Battista , convento dei padri predicatori; fu fondata da Giovan d'Aimo Leccese nell'anno 1388.

…………………………………….. Nel suolo della Chiesa vicino al Rosario in bel Marmo si legge

Hiiacet Nobilis Vir Sylvester olim Serij de Piglis de Florentia .

Nel medesimo marmo si legge

Hic iacet Nobilis Vir Andreas Carneseccus Florentinus cuius iussa fuit translata lapis hac marmorea die xx , mensis Marzij anno Domini MDLXXX quem tumulum deduxit prole suis que omnibus florentinii

Cioe' quanto detto successivamente dal Madaro: " I Carnesecchi appartennero a famiglia fiorentina, che si trasferì nella città di Lecce, dove si accasarono e stabilirono la loro dimora. Si costruirono una tomba propria nella chiesa parrocchiale di San Giovanni Vetere (a.1580), che oggi più non esiste, e concedettero che potessero avervi sepoltura tutti i fiorentini che venissero a morire a Lecce, se ne giovarono, infatti, i Peruzzi, i Giugni, gli Ammirato".

 

 E a Lecce troviamo pure :

Lecce ............ Corte dei Carnesecchi

 

 

……… dalla pubblicazione di Italo Madaro "Guida pratica della città di Lecce", Lecce 1904, (pag. 213), si evince che nel censimento del 1901 la corte "Potenza" prende il nome di Corte dei Carnesecchi, e la stessa risulta (p. 219) ubicata a destra di via Imperatore Adriano.

Si legge, inoltre, (p. 36) che: " I Carnesecchi appartennero a famiglia fiorentina, che si trasferì nella città di Lecce, dove si accasarono e stabilirono la loro dimora. Si costruirono una tomba propria nella chiesa parrocchiale di San Giovanni Vetere (a.1580), che oggi più non esiste, e concedettero che potessero avervi sepoltura tutti i fiorentini che venissero a morire a Lecce, se ne giovarono, infatti, i Peruzzi, i Giugni, gli Ammirato".

 

 

 

Ho dall'amico dr. Roberto Celentano di Foggia

 "corte" (che nel periodo in esame implica l'idea di una casa piuttosto ampia, probabilmente analoga alle c.d. "case palazziate" delle famiglie di una certa importanza e consistenza

CORTE.
Il lemma, che nasce nel latino medievale (cohors-cortis), non equivale esattamente, nel periodo in esame, al nostro cortile, perché contiene l'idea di un luogo per lo più recintato o chiuso. Nel XII sec., ad esempio, nell'Europa centro-settentrionale sta a significare l'abitato intorno al castello signorile. Non molto più tardi designerà, per estensione, lo stesso consilum o assemblea del signore, che si teneva per l'appunto in un luogo chiuso (in questo senso richiamo alla sua memoria la Corte dei Rossi, di cui dovrebbe rammentare qualcosa...).
Vero è -e questo è opportuno che l'abbia sempre presente- che l'area semantica di un lemma riceve coloriture diverse secondo il luogo ed il tempo in cui è usato, sicché bisognerebbe sapere che uso se ne faceva nel lessico leccese seicentesco, ma sono portato a credere che nel suo caso il sostantivo in esame non individui il luogo della mercatura quanto piuttosto il luogo ove abitavano i Carnesecchi.
Peraltro, evidenzio che è estremamente probabile che i due siti (quello dedicato all'eventuale mercatura, e l'abitazione) coincidessero

 

 

 

 

 

Ricevo dal dr Paolo Piccardi

 

Allego l'elenco delle carte nei quali sono compresi i beni dei Carnesecchi.

Le mappe furono realizzate alla fine del 1500.

Le Mappe furono elaborate fra il 1580 e il 1595 per conto dei Capitani di Parte Guelfa, visto lo stato disastroso delle strade e l' indolenza dei responsabili della manutenzione. Sono alcune centinaia.

Sono state stampate in anastatica dall' Archivio di Stato di Firenze.

Piante di popoli e strade----Capitani di Parte Guelfa----1580-1595 a cura di Giuseppe Pansini Olschki editore

 

 

 

DURANTI

Beni 472 , 474 , 577 , 578

Edifici 474

Tragetto strada 474

 

GRAZINI

Beni 375 , 376 , 399

 

CARNESECCHI 

 

Sesto fiorentino 

Pianta num 375 Popolo Santo Michele a Castello

Pianta num 376 Popolo Santa Maria a Quarto

 

Lega di Campi

Pianta num 403 Popolo di San Martino a Brozzi

Pianta num 411 Popolo di Santa Maria a Campi

Pianta num 412 Popolo di San Lorenzo

 

Lega di Signa

Pianta num 425 Popolo di Santa Maria in Castello

 

Lega di Montemurlo

Pianta num 529 Popolo di Villa di Palarciano

Pianta num 530 Popolo di Villa del Pantano

 

Podesteria di Carmignano

Pianta num 551 Popolo di Santa Crestina in Pilli

 

Mugello

Pianta num 644 Popolo di San Iacopo a Villa Nova e Santa Maria a Colle Barucce

 

Fucecchio

Pianta num 577 Popolo di San Salvatore a Fucecchio

Pianta num 578 Popolo di Santa Croce a Fucecchio

 

Xxx

Pianta num 531 Popolo di Villa di val d’Agnia

 

 

Pianta num 472 Popolo di San Piero a Figline

Pianta num 474 Popolo di San Michele a Cerreto

Pianta num 399 Popolo di santa Maria a Peretola

 

 

 

 

Palazzo Capponi Covoni

 

 

http://www.consiglio.regione.toscana.it/Istituzione/Palazzi/Palazzo/capponi.asp

 Palazzo Capponi Covoni

Le prime notizie di palazzo Capponi si hanno tramite il catasto nel 1427: a quel tempo, sul luogo dove due secoli dopo sarebbe sorta l’imponente dimora, c’erano alcune piccole e modeste case.

Nel 1458 due di quelle abitazioni in via Larga, oggi via Cavour, vennero acquistate da Agnolo Tani, il direttore della filiale del Banco Medici a Bruges nelle Fiandre, che vi andò a risiedere. Le proprietà passarono per via ereditaria alla famiglia dei Carnesecchi, che per un lungo periodo affittò l’edificio.
L’ultimo dei pigionali, a partire dal 1620, fu Piero di Girolamo Capponi, che era alla ricerca di un’abitazione più prestigiosa rispetto alla casa di famiglia nel Fondaccio di Santo Spirito. Piero di Girolamo era uno dei più ricchi banchieri fiorentini dell’epoca, e apparteneva a quella famiglia Capponi che aveva prodotto, tra l’altro, il condottiero Neri Capponi, e poi il gonfaloniere Piero. Nel 1623 il banchiere acquistò le case Carnesecchi e un altro edificio più modesto situato nella retrostante via del Cocomero (oggi via Ricasoli), dando inizio alla realizzazione del palazzo.

Del lavoro fu incaricato l’architetto fiorentino Gherardo Silvani, seguace del Buontalenti. La ristrutturazione fu effettuata dal 1623 al 1625. Alla fine, il palazzo si presentò con una nuova facciata di stampo buontalentiano. Nelle parti decorate come le balaustre e i battiporta appaiono spesso le teste di cappone, in riferimento alla famiglia. All’interno il Silvani realizzò al piano nobile un grande salone e una cappella privata.
Nel Settecento la famiglia attraversò, con gli ultimi Medici e poi con i Lorena, un periodo di rinnovata floridezza. E decise di ingrandire il palazzo. Nel 1730 i fratelli Pier Roberto, Giuliano e Girolamo Capponi riuscirono ad aggiudicarsi il palazzo Milanesi Covoni in via Larga, confinante con il loro a nord. I due palazzi furono così unificati e modernizzati.

 

 

 

 

 

 Da Wikipedia

 Questo articolo è rilasciato sotto i termini della GNU Free Documentation License. Esso utilizza materiale tratto dalla voce di Wikipedia: "Italia".

 

 

Sesto Fiorentino: notizie di storia, geografia, arte - Pagina 162
di Arturo Villoresi - 1988
... "Mulino di Pagolo". Sul finire del XVIII secolo (e fino ai giorni nostri) ...
1498 nel contratto di vendita della villa Carnesecchi a Simone Corsi. ...
Visualizzazione frammento -
Informazioni su questo libro

 Villa Guicciardini Corsi Salviati è una delle più belle ville nei dintorni di Firenze, situata nel comune di Sesto Fiorentino in Via Gramsci 462. Il giardino di villa Guicciardini Corsi Salviati rappresenta, nella storia dei giardini storici, un'importante testimonianza, in quanto contiene stratificazioni e trasformazioni stilistiche succedutesi in almeno trecento anni di storia a partire dal 1500.

Le prime notizie sulla villa e sul giardino risalgono agli inizi del XVI secolo, quando nel 1502 Simone di Iacopo Corsi acquistò da Luca di Andrea Carnesecchi "un podere posto nel popolo di San Martino a Sesto, con casa da signore e da lavoratore. L'aspetto della villa di Simone Corsi è raffigurato in una lunetta attribuita a Bernardino Poccetti posta all'interno dell'abitazione e che raffigura la veduta della villa dal giardino come composta da due piani più una grande altana, la colombaia, una loggia al primo piano e il giardino formale con aiuole rettangolari e una vasca al centro.

 

 

 

 

Da Wikipedia 

Questo articolo è rilasciato sotto i termini della GNU Free Documentation License. Esso utilizza materiale tratto dalla voce di Wikipedia: "Italia".

 

 

Villa il Pozzino è una villa sulle colline di Firenze situate in via Giovanni da San Giovanni 12 (zona Castello).

Il nome della villa deriva dal pozzo situato nel cortile interno della villa, che venne costruita in una data imprecidata verso il XV secolo, come testimonia una menzione del Carocci dei primi anni di quel secolo.

 

 

 

Già appartenuta ai Carnesecchi passò al medico montepulcianese Maria Carlo Galgani nel 1576, che la vendette dieci anni dopo ai figli di Zanobi Grazzini. L'aspetto attuale della villa risale soprattutto agli interventi della famiglia Grazzini, che la fece ristrutturare entro il 1620.

La planimetria è piuttosto semplice, con un blocco unico articolato attorno a un cortile centrale, con un giardino murato verso est (verso il quale si protende un braccio della villa) e un più ampio parco all'italiana a ovest, mentre sul lato nord esiste ancora, sebbene ridimensionato rispetto all'antico, un selvatico boscoso.

La facciata dà sulla strada con un alto muro di conta decorato da urne in terracotta e statue. Al piano terreno si trovano finestre inginocchiate, con un mensolone di pietra ed una decorazione a bassorilievo che riproduce foglie d'acanto, mentre il primo presenta delle cornici architravate più semplici. Anticamente la facciata era coperta da graffiti dei quali oggi restano solo tracce.

Sul lato verso il giardino all'italiana spicca una torre inglobata nell'edificio principale, forse più antica, di epoca medievale, forse duecentesca, sulla quale si pare oggi un'altana sostenuta da colonnine con capitelli tuscanici e volute in stile ionico. Un'altana caratterizza a un livello inferiore anche il corpo di fabbrica ovest sul costile, dove spicca il soffitto decorato a mirabolanti grottesche, opera di Piero Salvestrini (1597), attivo alla fine del Seicento nella scuola di Bernardino Poccetti e che nella zona aveva già decorato la Villa Franceschi e la Villa il Casale.

Il cortile è invece decorato da pitture di Giovanni da San Giovanni, pittore di corte che aveva lavorato anche a villa La Quiete, che qui è documentato fino al 1630. Vi sono raffigurati Satiri, ninfe e scene campestri secondo la moda dell'epoca. Completano la decorazione alcune nicchie nello stile di Bernardo Buontalenti, con mascheroni creati da mosaici con ciottoli, pietre spugnose e conchiglie.

Dalla documentazione sulle pitture si è anche cercato di datare l'architettura della villa, che dovrebbe risalire all'epoca di Giovan Francesco Grazzini, negli anni immediatamente a cavallo tra il Cinque e il Seicento.

Dai Grazzini la villa passò in via ereditaria ai Bartolini-Baldelli, poi ai Mori-Ubaldini Alberti. Passata nel Novecento all'avvocato Lucii e al Sig. Gilli, oggi è di proprietà di un istituto religioso che vi tengono una scuola.

Il giardino di ponente è decorato da una grande grotta artificiale che si inserisce in un edificio, probabilmente l'ex-limonaia, che fa anche da quinta alle aiuole geometriche.

Il giardino murato a levante ha una grande fontana a muro decorata da mosaici in cittoli e pietre spugnose, con motivi a grottesche tipiche del manierismo; fa un certo contrasto vedere come oggi vi sia collocata una statua devozionale della Madonna, in un ambiente volutamente neopagano.

Le stanze al primo piano hanno varie decorazioni ad affresco, in particolare una piccola stanza adibita oggi a salottino con la bassa volta coperta da pitture. La stanza principale del salone invece conserva un pregevole camino in pietra serena scolpita e grottecshe nelle strette superfici degli spessori delle finestre e del portale.

 

 

 

 

 

 

CASCIA DI REGGELLO

 

 

 i Carnesecchi avevano case anche a Borgo a Cascia, vicino a san Siro, ed anche a san Giovenale .

 

 

 

 

 

Uno stemma ad Ostina

 

 

 

 

 

……………….Il Machiavelli meditò le sue Istorie Fiorentine nel piano di Cascia ai Merenzi ospite dei Carnesecchi…………………….

da II territorio di San Giovenale ed il Trittico di Masaccio Ricerche ed ipotesi Ivo Becattini

 

 

 

 

 

 

 

 

 

UN CASTELLO a FIANO vicino a CERTALDO

 

Castello di Santa Maria Novella

 

 

 

Del castello di Santa Maria Novella si hanno notizie intorno al 1020.
In epoca assai remota vi fu un castello dei Gianfigliazzi distrutto dai ghibellini dopo la battaglia di Montaperti.
Subito ricostruito fu di nuovo distrutto nel 1313, quando Corrado Gianfigliazzi si oppose inutilmente alle truppe del fratello di Arrigo VII - Baldovino di Lussemburgo - Arcivescovo di Treviri. A seguito di tale distruzione il castello rimase abbandonato per oltre cento anni.
Nel XV secolo, esso fu riedificato con le forme odierne dalla famiglia Samminiatesi passando poi agli Acciaiuoli, ai conti Alberti e quindi ai Carnesecchi , sicuramente presenti nel 1705, come attestato da una lapide.
Da questi passò per via femminile alla famiglia Aulla e quindi ai Franceschi Galletti che fra il 1820 e il 1860 operarono delle sostanziali trasformazioni di gusto neogotico.
Una serie di lapidi nella chiesa, anch'essa risalente all'XI secolo, ma più volte rimaneggiata, attestano la completa estinsione nel 1898 della famiglia di Alessandro Lottaringhi della Stufa marchese e conte del Calcione. La proprietà andò così alle sorelle Bertoli e da esse al nobile casato dei Ruschi.
Proprietario attuale è l'Azienda Agricola Castello di Santa Maria Novella S.r.l.

 

  Non sono ancora riuscito a definire quale sia il ramo di Carnesecchi estintosi negli Aulla

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  

 

Scegli la pagina   …………………VAI ALL'INDICE GENERALE

 

 

 

 

  ing. Pierluigi Carnesecchi La Spezia anno 2003