Casato Passamonti

I nostri avi , di origine Toscana vennero in possesso del feudo di Arsoli nel Lazio, dai benedettini di Farfa con il titolo di Baroni, siamo nel 1256 al 1536 regnarono il feudo, l’ultimo avo di questo feudo fu il valoroso Amico D’arsoli Passamonti noto valoroso condottiero, cuore di combattente piu’ che regnante feudale, lascio Arsoli per difendere la liberta di Firenze al fianco di Francesco Ferrucci, accorse gia nell difesa di Roma il 17 febbraio 1528 combattendo contro le truppe di Carlo V distruggendo gli occupanti stranieri, lo stesso Papa Clemente VII, per punire i Colonna che avevano aiutato Carlo V nel sacco di Roma, mise l’esercito al comando di Amico d’Arsoli e Napoleone Orsini .

Tornando alla difesa di Firenze il 4 ottobre 1529 attaccata dalle truppe del Principe d’Orange Amico riconquistava San Miniato , solo con l’inganno ed il tradimento fu battuto e fatto prigioniero nella famosa battaglia di Gavinana, il 3 agosto 1530, da Fabrizio Maramaldo che vendette per 600 ducati il Signore di Arsoli a Marzio Colonna nemico di sempre che lo uccise per vendicare la morte di Scipione Colonna ucciso ad Aquila dal nostro avo.

Dal 1536 il feudo fu’ venduto ai Zambeccari signori di Bologna, ed a sua volta venduto nel 1574 ai Massimo, che ancora oggi sono i possessori del castello di Arsoli, prima appartenuto ai Passamonti.

Dopo la vendita del feudo , ed una forte pestilenza la casata si e’ sfaldata verso il Lazio,Abbruzzo,Marche, Umbria, Lombardia.

Si presume una parentela fra i Passamonti e gli Orsini.

Ne trovo traccia a Roma, nelle Marche, ed in Lombardia, sto seguendo le traccie per una mia ricerca .

Io sono nato a Roma, ma i miei avi prossimi erano residenti a Ceprano ( FR) paese di confine fra lo Stato Della Chiesa ed il Regno di Napoli.

Passamonti Vincenzo

 

Roma,11 Febraio 2005

 

 

 

 

 

 

AMICO PASSAMONTI
signore di Arsoli

 

 



Il personaggio del quale per piu anni ho ricercato notizie, e che forma il soggetto di questo lavoro,e' senza dubbio tra le prime glorie dell'Arsoli moderno, del paese,cioe' risorto sulle rovine del primo, come bene e' indica lo stemma comunale.


Fui mosso a scrivere di lui e perche'dagli stessi arsolani appena per nome conosciuto, e perche' ben poco ne dissero gli storici, e perche infine alcuni, che non curarono ricercarne la prosapia,lo vollero della illustre stirpe di Orso.


No! Amico di Arsoli, valorosissimo capitano de' i suoi tempi, discese da quella nobile e ricca marsicana famiglia de' Passamonti,la quale ebbe indubbiamente la signoria di Arsoli dal XIII al XVI secolo.

Che anzi il principe Massimo D. Camillo Vittorio, conosciutissimo tra gli eruditi per le sue cognizioni storiche, specialmente a riguardo di Arsoli, a lui tanto prediletto, farebbe risalire ad un secolo avanti il possesso di Arsoli nei Passamonti.
Egli dopo avere, in un pregievole suo scritto. Comprovato che la rocca di Arsoli fin dal secolo X era di tanta importanza di spingere sul principiare del seguente secolo XI l'avidita' di alcuni prepotenti individui di Monticelli, presso Tivoli, a prendere con tradimento, e far morire in carcere il ven. Pietro III, abate sublacense, perche non volle accossentire che la esurpassero, e che per la stessa importanza fu la medesima rocca destinata a servire di prigione all'altro abate sublacense Simone di Sangro, il quale facendo guerra a Filippo di Marano, l'uomo il piu potente della sua Abazia, fu da questo preso per tradimento nel luogo detto la Cona, in un giorno dell'anno1166, mentre l'abate si recava a Tivoli, e tosto condotto prigioniero all'Agosta.


Considerando poi di essere la rocca di Arsoli piu forte e sicura, il medesimo Filippo lo consegno a Riccardo signore di questo castello affinche lo custodisse con la massima diligenza, come fece sino all'anno 1168 in cui venne posto in liberta'.

Osserva inoltre lo stesso principe,appoggiandosi a cronache ed valenti scrittori che nel 1183, fu decisa dal Papa Lucio III una questione di diritti di giurisdizione sui castelli di Arsoli, Roviano, e Rovianello, insorta fra il suddetto abate di Sangro ed il menzionato Riccardo detto erronemente Ricere de Arsola. E che pero' senza alcun fondamento scrisse il Nibby nella sua analisi dei dintorni di Roma ( che il Vescovo di Tivoli, Milone, nell'accetato giudizio sentenzio a favore de' Monaci che riebbero la terra di Arsoli, la quale nel secoloXIV divenne signoria degli Orsini). Tre errori dice il Massimo, in una frase !

Poiche ne il vescovo di Tivoli sentenzio a favore de Monaci, ne essi riebbero la terra di Arsoli, ne gli Orsini ne furono mai padroni. Era bensi' posseduto dai Passamonti fino al XVI secolo, e quella famiglia Passamonti appartenesse Riccardo si prova dal vedersi ricordato come Riccardo de Arsulis, cioe signore di Arsoli.

Che la famiglia Passamonti, nel 1256,possedesse Arsoli, si ha dalle schede de dottissimo mons. Galletti nella quale trovasi accennata una donazione di questo castello fatta il 29 aprile detto anno da Raynerio di Arsoli a favore di Ottaviano suo figlio e di Andrea figlio di Abbayamonte, altro suo figlio gia defunto, reggistrato Cod. 8000 della biblioteca vaticana, fog.29.


Nell'archivio del principe Orsini ( II.A.I. 37) si trova l'atto seguente: =
1256, aprile 30. Testamento di Raynerio di Bobone, signore di Arsoli , il quale istituisce eredi Ottaviano suo figlio ed Andrea suo nipote nato da Abbajamonte suo figlio, ai quali lascia la rocca ed il castello di Arsoli.

Quest'atto nell'archivio Orsini fece credere che il Raynerio a quella potente famiglia si appartenesse. Ma prescindendo dal dubbio che il testamento non possa essere autentico, ove vi fosse esaminata la genealogia, degli Orsini a partire da Orso, che fu senatore di Roma nel 1151. Non vi sarebbe stato a dubitare menomamente per escudere che Raynerio tutti i figli e parenti de quali in quell'atto 30 aprile 1256, si fa menzione.




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Fra gli Orsini infatti, fino agli attuali tempi non trovasi alcuno che porti il nome di quelli menzionati nel citato testamento. E' anche indubitato che anteriormente al XII secolo uno dei
rami della casa Orsini fu quello de' Bodoni, che vuol dire discendenti di Bodone, e che lo stesso Celestino III, elevato al pontificato nel 1191 di 85 o 90 anni, nelle sue memorie, pag.501 e 536, comprova che il cognome Bobo' o Bodoni fu nel secolo XII abbandonato.
Assumendo quello dei figli di Orso. Concorre a stabilire la genealogia ed il possesso della signoria di Arsoli, nei discendenti di Rayneiro un breve di Clemente IV diretto al vescovo di Anagni il 9 Giugno 1262. in questo importante documento si ha che i suddetti Rayneiro ed Ottaviano furono a tradimento spogliati della rocca di Arsoli da Tolomeo della Montagna, signore del limitrofo castello della Prugna, il quale impadronitosi di Arsoli, vi ritenne Rayneiro lungo tempo in carcere, ove mori',che Ottaviano ricupero' di poi la Rocca , ma il suo nipote Andrea che aveva diritto per una porzione, aiutato dal suddettoTolomeo, da Matteo Colonna signore di Riofreddo e da Andrea de Pontibus signore di Tagliacozzo, Pereto, ecc, scacciandone lo zio,se ne impadroni' interamente: Che Ottaviano fatto ricorso al papa, costui col breve precitato , fece commettere all'Abate Sublacense di trasferirsi immediatamente alla rocca di Arsoli, ordinando che cacciati gli invasori Tolomeo , Matteo, e Andrea, fosse rimesso Ottaviano ne possesso di essa , siccome avvenne. I discendenti di Rayneiro seguitarono dopo cio' a possedere tranquillamente il castello di Arsoli e la sua rocca, fino alla morte di Gaspare Passamonti , avvenuta nel 1460, la qui eredita' venne divisa fra i suoi sei figli, Benedetto, Abbajamonte, Sansone, Bernardo, Alessandro, Giovanni.


Questi ed altro dei quali dovro' discorrere, hanno il loro appoggio e le loro prove sulle scritture e sui documenti esibiti nelle cause attivate avanti il tribunale di Roma dal 1525 al 1546; atti che dissipano ogni dubbio sulla genealogia dei Passamonti e sui fatti che riguardano Arsoli, poiche niuno fra i critici piu severi potrebbero seriamente smentire.

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Circa l'anno 1483 avvenne che i prenominati fratelli Bernardo ed Abbajamonte, mossi dall'avidita' di dominare, esclusivamente dagli altri, simpadronirono a tradimento del loro nipote Baldassare, figlio dell'altro fratello Benedetto , gia defunto, il quale governava Arsoli insieme ad essi, e, carceratolo in questa rocca, ve lo ritennero per molti anni, devastando i suoi beni allodiali a quelli della signora Maria Mareri sua moglie, tramandogli insidie anche alla vita.

Moriva intanto in questa rocca addi'20 settembre 1490, il suddetto Bernardo, lasciando eredi il suo fratello Abbajamonte ed i figli Sansone, e Alessandro, altri suoi fratelli, ed usofruttuaria, coll'abitazione nella Rocca, la vedova di lui signora Paolina Margani figlia di Ludovico nobile romano, come testamento per gli atti di Pietro quondam Giovanni notaro di Arsoli del 19 settembre 1490, ed istrumento di accettazione di eredita', per gli atti dello stesso notaro, 23 detto mese ed anno.

Moriva pure, poco dopo, nella medesima rocca di Arsoli, Abbajamonte cui successe l'unico figlio Amico, celebre come capitano di quei tempi, conosciuto sotto il nome di Amico D'Arsoli o semplicemente L'Arsoli.

Costui ,1492 imitando il viturperevole esempio paterno, si uni ai suoi cugini Cesare e Gaspare, figli di Sansone, per congiurare di nuovo contro Baldassare, altro suo cugino, e nella loro congiura volle essere ammesso il vicario o ministro che Baldassare teneva in quella Rocca, ma scoperta la trama, il ministro premesso, cioe' regolare procedimento, fu
impiccato, senza impedire per altro che Amico, Cesare,e Gaspare si mantenessero nello spoglio. Baldassare campata la vita, implorato l'aiuto dei Colonnesi, ed accordatosi cogli arsolani Robertone e Mastro Ciccio, nemici di Amico, entro nel 1495 a mano armata in Arsoli, ne eguaglio' al suolo le case, ne fece prigionieri gli abitanti, ne rovino' e depredo' i beni.

E, conservata La Rocca, la consegno al signor Fabrizio Colonna dal quale in compenso dei diritti che esso Baldassare aveva sopra Arsoli, ebbe alcuni beni in Cave e Civita Lavinia, e non volle piu' mettere piede in queste contrate.
Per circa sette anni, e fino alla esaltazione di Alessandro VI al pontificato, la casa Colonna signoreggio Arsoli e la Prugna, e forse vi sarebbe rimasta lungamente se il detto Pontefice, per nulla favorevole ai Colonnesi non li avesse dichiarati, nel 1501,decaduti di tutti i possedimenti e di tutti i loro beni, e, cosi togliendo la Rocca a Muzio Colonna, succeduto a Fabrizio, la restitui' ad Amico insieme alla Prugna.

E qui cade in acconscio avvertire, che il castello della Prugna e suo territorio dalla famiglia Montanea, o della Montagna, era passato agli Orsini pel mtrimonio di Gio. Giordano Orso con Maria D' Antiochia figlia del Re di Napoli. e quindi da Roberto Orsini, conte di Alba
e di Tagliacozzo,donata, con tutto il suo stesso territorio, ad Alessandro Passamonti marito di Maddalena Orsini la qui dote venne assicurata sulla meta' del castello e il territorio.

La donazione fu confermata dal celebre Gentile Virginio Orsini, con diploma datato in Bracciano li 12 marzo 1494, di propria mano firmato, e nel quale si legge che Roberto Orsini fu mosso a renumerare Alessandro Passamonti degli importanti servigi ricevuti nelle sue imprese militari.

Da detto Alessandro, in forza di testamento, passo la meta' del castello e suo territorio ad Amico Passamonti che erasi maritato con Bernardina dei Conti di Antiochia signori di Sambuci e di altri castelli nei Marsi.

Reintegrato Amico nel possesso di Arsoli come piu' sopra ho narrato non pote' allungo tranquillamente godere, Nel dicembre 1521 i figli di suo cugino Baldassarre, vi fecero una scorreria con gente armata ed avida di bottino, e che non potendo entrare nel paese, distrussero mulini ed altri edifici, depredarono il bestiame e danneggiarono gravemente il territorio.



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Visto allora che inviamo colla forza delle armi avrebbero potuto da se soli anche in seguito ricuperare i loro diritti, che certamente avevano sopra la rocca, castello e territorio di Arsoli, deliberarono farne appello ai tribunali, ed eccoci innanzi qd una voluminosa raccolta di quelle citazioni od istanze, documenti o prove, allegazioni, difese, decreti, e sentenze che sono un tesoro per la storia, e incotestabilmente rivelano esser AmicoD'Arsoli figlio di Abbajamonte Passamonti, famiglia che ebbe per piu secoli la signoria di Arsoli, e che era non meno doviziosa che nobile in quanto gli individui di essa si maritarono a donne delle piu cospigue case, Orsini, Margani, Mareri, quella dei conti di Montefortino, d'Antiochia e simili.

E di tutti quei documenti voglio far menzione dell'atto stipulato il 10 dicembre 1524 dal notaro Innocenzo della Porta col quale Amicus Passamontibus de Arsulis costitui suo procuratore Giulio Marco Dentato. Egli Amico , non volle esser colto dalla introduzione introduttiva di lite che da i suoi parenti s'aspettava di giorno in giorno, senza aver provveduto che un suo leggittimo rappresentante potesse in sua assenza potesse comparire avanti qualunque giudice e tribunale, poiche,' spintovi dalle sue abitudini guerresche, ed impegnandosi ad unirsi agli Orsini ed ai quattromila uomini capitanati da Renzo da Ceri, corse immediatamente a combattere contro le armi di Carlo V nella guerra di Pavia, la quale fini' il 24 febraio 1525 colla micidiale battaglia data presso le mura di quella citta', restando Francesco I re di Francia prigioniero degli imperiali spagnuoli. E mentre Amico esponeva cola' la vita avvenne che Muzio e Girolamo Passamonti, associati a Ascanio Colonna, non per sentenza di tribunale entrarono in Arsoli,ne cacciarono la moglie e la famiglia di lui e ne devastarono grandemente la Rocca.

Ne basto' poiche addi' 15 Marzo 1525gli Anticolani vassalli di esso Ascanio e le genti di Muzio e Girolamo, saccheggiarono ,incendiarono e rovinarono,viepiu rocca , castello, e territorio, arrecando un danno per oltre venticinque mila ducati d'oro.



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Gli abitanti furono dispersi e costretti a rifugiarsi in altri paesi, e solo dopo due o tre mesi, invitati dal Colonna, in parte rimpatriarono, ma molti altri non vi tornarono che assai piu tardi .
Dopo tali fatti , con citazione 20 aprile 1525 ed a istanza di Girolamo , Muzio ed altri de Passamontibus venne promossa la causa avanti al giudice delegato monsignor Lorenzo Petrucci contro Giulio figlio del fu Alessandro ed Amico del fu Abbajamonte ed altri de Passamontibus relativamente alla terza parte del castello di Arsoli posseduto per intero dal detto Amico, chiedendosi fosse questo condannato a rilasciarlo in favore degli istanti insieme a tutte le relative pertinenze, ed a pagare i frutti indebitamente percetti ,ecc,ecc.
Il giudizio fu in pochi mesi finito con risultato pienamente a favore di Girolamo Passamonti, il quale in forza di un mandato esecutivo diretto li 11 marzo 1526 al card. Camerlengo Francesco Armellini , rimesso per la sua esecutorieta' ad Ercole Verardi di Cascia governatore generale dell'abazia di Subiaco, fu da costui, a suono di campana, messo in possesso della rocca benche diruta, del castello e pertinenze, ossia delle due terze parti gia' spettanti ad Amico e Cesare Passamonti, condannati dalla Rota a ricederle in compenso dei
frutti in debitamente percetti. Avvisato Amico di quanto in questo castello era avvenuto, torno' in Arsoli con numerosa compagnia di soldati; tento' per ben due volte , in quel medesimo anno, ricuperarlo, ma per le molte forze che Girolamo Passamonti ed i Colonnesi gli opposero e per le opportune precauzioni adottate fu vana ogni sua impresa, obligato percio' a ritirarsi ed a menare vita privata in Roma, in una casa degli Orsini a Monte Giordano, ne' pote' mai piu vedere il suo Arsoli. Nell'anno seguente, le armi di Carlo V, capitanato dal contestabile di Bourbon, composte al dire del Moroni di 6000 spagnuoli,4000 ebrei, 3000 avventurieri italiani ladroni e sicari , 27000 tedeschi nella piu parte arrabiati e fanatici luterani e 10000 assoldati dai Colonnesi tra i loro vassalli malandrini, entrarono in Roma, il 6 Maggio 1527, e saccheggiata per due mesi.


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Vi arrecarono altresi' devastazione e rovine non mai patite simili. Amico non rimase indifferente , che venuto il momento opportuno postosi alla testa di alquni patrizi e di alquanti Corsi che erano agli stipendi del popolo romano, addi' 17 febbraio 1528, e cioe' nel giorno stesso in cui le imperiali armate lasciavano Roma, irrompendo egli improvvisamente dal Tevere, fece man bassa sui spagnuoli e tedeschi , non perdonando nemmeno coloro che erano negli ospedali , ne gli artisti che vi erano stabiliti. Tanta fu' l'ira, che le nefandita' operate da quei barbari su Roma avevano accesa nell'animo del valoroso nostro Capitano.

Clemente VII poi, nell'intendimento di annientare la potenza de Colonnesi anche perche' avevano , con gravissimi danni di Roma e dell'Italia, secondato le armi di Carlo V e del Bourbone , pose alla testa di un esercito di tiburtini e spoletini Napoleone Orsini abate di Farfa ed il nostro Amico.Scipione Colonna, vescovo di Rieti ed abate di Subiaco,
inorgoglitosi , al dire di Jannuccelli per un piccolo vantaggio avuto il 26 giugno 1528 sopra l'Orsini nelle vicinanze di Subiaco condusse il suo esercito ne' Marsi ed incontratosi presso Mgliano colle truppe di Amico, costui secondo il Moroni ricordandosi forse degli immensi danni fatti a questo suo castello e rocca di Arsoli dai Colonnesi e dai loro vassalli , provoco' Scipione a battersi seco di lui, il baldanzoso Colonna, su vigore dei suoi anni, accetto' ma in breve rimase dall'Arsoli, benche vecchio , trafitto e ucciso. Accesasi quindi battaglia lo stesso Amico passo per le armi 400 dell'esercito colonnese, ed altri 800 ne fece prigionieri,il rimanente venne inseguito con le spade alle reni fino ai propri lari.

Ma la gloria d'Amico fu breve ! Mosso egli nuovamente dal suo genio militare , ando guerreggiando per l'Italia, ponendosi infine ai sevigi di Firenze, che assalita dalle armi condotte dal principe d,Orange, del march. Del Guasto, da Maramaldo ed altri sostenitori de' Palleschi contrari alla liberta' di quel comune, faceva gli estremi sforzi per sostenere la sua municipale indipendenza.



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Narra il Varchi che venuto a Rovezzano addi' 4 ottobre 1529 il principe d'Orange, si fecero alqune scaramucce tra cavalli leggeri dell'una e dell'altra parte , e sempre quei de fiorentini n'andarono col meglio che non e' possibile a dire quanto fosse grande l'ardore e l'accortezza dell'Arsoli cosi vecchio.

Eletto Fracesco Ferruccio commissario generale ad Empoli ed in tutti quei contorni sopra le cose della guerra, chiese ai signori Dieci che ne avevano in Firenze la supremazia, alcuni cavalli, proponendosi di ritogliere S Miniato che i spagnuoli avevano preso appena giunti sotto Firenze, tenendo infestato il cammino di questa citta' a Pisa,e danneggiando ogni di colle scorrerie che facevano in quei pressi.

I Dieci mandarono a tanto difficile impresa il Bichi e L'Arsoli, l'un giovane e l'altro vecchio, ed sperimentatissimi in sulle guerre e di grandissimo valore, con 100 cavalli, e mentre erano in via , affrontatosi coi nemici, addi' 7 novembre 1529 presso Valdipresa, si portarono in maniera che, senza lor danno, presero forse cento cavalli, la maggior parte spagnuoli, e li condussero, quasi trionfando ,in Empoli, Accolti festosamente dal Ferruccio, mossero di poi ad assaltare San Miniato al tedesco , e dopo strenuo combattimento, ripresero la terra , i bastioni,e la rocca,.

Volle Ferruccio riavere anche Volterra, che da circa un anno aveva patteggiato cogli avversari , e con gli stessi capitani, vi entro sul finire dell'aprile 1530 vincendo ogni ostacolo , ogni accanita resistenza. Assalita nuovamente questa piazza dalle armi del marchese del Guasto, del Maramaldo, ed del Sarmiento e di altri capitani, il Ferruccio e l'Arsoli seppero si bene resistere ai diversi attacchi, e tanto valorosamente respingere quelle truppe a Firenze nemiche, che a 17 giugno 1530 ebbero queste gravissime perdite, ed i pochi superstiti
furono sbaragliati e fugati con somma loro vergogna.






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Firenze intanto era ridotta agli estremi delle conseguenze del prolungato assedio, e forte dubitando sulla lealta' del Malatesta, vide che l'ncora di salvezza poteva trovare solo nel Ferruccio e nel suo luocotenente Amico d'Arsoli . Decise quindi di richiamare l'uno e l'altroin citta' con quanta piu gente potessero per dare decisiva battaglia agli assedianti ed impadronirsi del Malatesta. Questi pero' penetrato nel segreto del consiglio, e raddoppiando di perfida , comunico il tutto al d'Orange, e lo istui a base di frode e d'inganno
,sul da farsi per avere nelle mani ,ed uccidere quei due valorosi campioni. Il Ferrucci e l'Arsoli cui era affidato il comando del primo squadrone a cavallo, obbedendo agli ordini della republica , mossero da Volterra per recarsi a Pisa ma ingannati dalle guardie , all'uopo di certo pagate , ed accompagnati da pioggia direttissima , furono costretti a scendere dal Monte Lari a San Marcello per andare di filato a Gavinana, ove giunsero infatti per la diritta via , nella mattina del 3 agosto 1530 entrando nella porta dinnanzi nel momento
stesso che il Maramaldo , per aver accorciato il cammino e rotto il muro a secco , vi entrava a caso , dalla porta opposta . Accortasi di cio' il Ferruccio appicco ', come dice il Varchi , una piu tosta terribile e sanguinosa battaglia, secondo il convenuto e la mente del Malatesta, si avanzano altre truppe , e la cavalleria del principe d'Orange assaliva con grandissimo impeto i cavalli del d'Arsoli e degli altri capitani i quali pero' , sostenendo validamente l'urto, posero lo spavento e scompiglio tra i nemici, e gia' davasi voce che il campo era rotto perche lo stesso d'Orangeche tanta parte aveva preso, poco innanzi al sacco ed alla desolazione di Roma,,v'era rimasto ucciso.
E molti dei suoi fuggirono viturperosamente insino a Pisa . Sopraggiuggente la battaglia, e l'Arsoli , accanto sempre al Ferruccio con un drappello di capitani non pareva come descrive lo storico , che si potesse saziare dal vendicarsi . La piazza di Gavinana correva tutta di sangue, i corpi morti non lasciavano venire innanzi i soldati del Ferruccio, mentre da ogni lato
comparivano nuovi e freschi nemici.

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Allora , rivolgendosi Amico al commissario, veduta vana ogni ulteriore resistenza e difesa gli disse signor commissario non si volemo noi arrendere?
No rispose il Ferruccio;ed a un tratto , lanciandosi l'uno e l'altro in un folto stuolo che veniva per offenderli , fecero sforzo si estremo , che data e rilevata una grande strage , ributtarono i nemici fuori dalla terra ,Quivi radunatisi tutti i fanti e cavalli della parte avversa che erano sparsi in diversi luoghi, e strette d'ogni intorno le poche milizie della republica , il Ferruccio e l'Arsoli feriti di piu colpi mortali non potendo piu' reggere le armi, si arresero. Maramaldo volle gli consegnassero il Ferruccio che era in prigione di uno spagnuolo, e caricatolo in villanie , di sua mano lo uccise;
Marzio Colonna , uno dei capitani imperiali e papalini, compero' per 600 ducati Amico per ammazzarlo barbaramente . Truce fatto che fece dire al Varchi il signore Amico d'Arsoli il quale aveva quel giorno con senno senile e forze giovanili fatto prove meravigliose, e ucciso da Marzio Colonna.

Qui termina la storia dei nostri ascendenti sino al 1530, con la morte di Amico, oltre la peste in quegli anni,e per lotte interne alla famiglia Passamonti, nel 1536 , il feudo fu' venduto ai Zambeccari di Bologna.



Ardea ,24 aprile 2013. P.V.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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