Pagina del Generale MASSIMO IACOPI

 

 

 

diffusione attuale delle famiglie IACOPI

 

Iacopi un cognome raro anche nelle sue varianti e con illustri antecedenti a Firenze

Nonostante derivi dal nome IACOPO come figlio di Iacopo o di Iacobo e' un cognome scarsamente diffuso , quasi raro a trovarsi

 

 

 

E’ famiglia prestigiosa nella storia di Firenze per i suoi 12 Priorati

 

 

Link al sito del generale Massimo Iacopi

 

famiglie fiorentine  ………………Famiglie Iacopi di Firenze

 

 

ANCHE SUL NOSTRO SITO E' POSSIBILE VEDERE QUALCHE BREVE CONSIDERAZIONE STORICO-GENEALOGICA SUGLI IACOPI FIORENTINI

 

famiglie fiorentine  ………………Famiglie Iacopi di Firenze nel sito www.carnesecchi.eu

 

 

 

Il Ceramelli Papiani dedica a questa famiglia il fascicolo numero 2613 agli Iacopi del quartiere di Santa Croce gonfalone Lion nero , ed il fascicolo 2614 agli Iacopi del quartiere di San Giovanni gonfalone Leon d'oro , ed anche il fascicolo 2615 a quel ramo dei Tornaquinci che si fecero di popolo col cognome IACOPI con il ramo originato da Sandro di Simone, che ottenne il beneficio della popolarità nel 1379

CERAMELLI_PAPIANI : dice anche per gli Iacopi del Leon nero : E’ riportata per Pistoia dal Mazzei (cfr.) e dal Priorista pistoiese del XVII secolo, proprieta’ dell'A. ( Masino di Vezzoso, gonfaloniere nel 1292 ).

 

Ed infatti questi e taluni altri prioristi pistoiesi sembrano indicarne l’origine in Pistoia dove sembra esser stata una famiglia di vertice gia' nel XIII secolo

E’ cosa comunque da verificare e da studiarne eventuali collegamenti genealogici

 

 

 

 

Il generale si occupa anche dell'organizzazione della struttura premiale “Custodia degli Artiglieri del Grifo Arciere” di cui potrete sapere di piu' dal sito http://www.grifoarciere.org

 

 

 

Il generale Massimo Iacopi premiato come "Personalita' europea 2009"

 

 

 

 

ARTICOLI

 

Firenze

 

Intellettuali al potere a Firenze

 

Firenze e la sua campagna

 

Firenze nel 1400

 

Firenze, la rivoluzione dei palazzi

 

 

 

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MEMORIE ARTISTICHE

 

 

da notare la splendida cappella Iacopi in Cestello in Pinti

Cestello in Borgo Pinti

Cestellum; Sancta Maria Magdalena Pœnitentium

Santa Maria Maddalena

Santa Maria Maddalena di Cestello

Il 28 marzo 1256 Rinuccio di Giacomo acquistò il terreno per la costruzione di un monastero per le monache dette “Convertite” sotto la Regola di san Benedetto. Nel 1319, il vescovo di Firenze, Antonio, sottomette l’abbazia al monastero vallombrosano di Santa Maria di Crispino, nella diocesi di Faenza. Nel 1322 la Repubblica fiorentina affida ai monaci Cistercensi di San Salvatore a Settimo il monastero femminile di Borgo Pinti.

Il 20 febbraio 1442 Eugenio IV trasferisce le monache in San Donato in Polverosa, monastero di monache cistercensi ed i monaci di Settimo acquistano il monastero di Borgo Pinti, che rimase sempre alle dipendenze di Settimo, anche perché doveva ospitare quei monaci e fratelli conversi che ricoprivano importanti incarichi nella Repubblica fiorentina. Tra il 1480 e il 1520 è ristrutturata la chiesa e l’intero monastero. Sono presenti al rinnovamento artistico ed architettonico gli artisti fiorentini più famosi del tempo.

Nel 1627 Urbano VIII dispone la permuta del monastero di Cestello in Borgo Pinti con quello delle monache carmelitane di Santa Maria degli Angeli in Borgo San Frediano. Esse rimarranno in Cestello di Borgo Pinti fino alla prima soppressione avvenuta nel 1808. Vi faranno ritorno nel 1816 per essere allontanate nel 1887, quando si trasferiscono in un nuovo edificio nel quartiere di Savonarola.

Attualmente la massima parte del monastero è stato trasformato per ospitare il Ginnasio-Liceo Michelangelo. La chiesa ed una minima parte del monastero dal 1928 appartiene agli Agostiniani francesi che con una piccola comunità esercitano la cura pastorale per gli abitanti della zona.

I cistercensi che si trasferirono a Santa Maria degli Angeli, già nel 1628 iniziarono la trasformazione e ricostruzione dell’ex-monastero carmelitano, cui diedero il nome di Cestello “Nuovo”, per distinguerlo da quello di Borgo Pinti che, di conseguenza, fu denominato Cestello “Vecchio”.

(Goffredo Viti)

 

 

 

 

 

 

CHIESA DI SANTA MARIA MADDALENA DEI PAZZI UNA VOLTA CHIESA DI CESTELLO

 

In questa chiesa vi era la cappella dei Mascalzoni la 3 della navata a destra fondata da Filippo di Francesco Mascalzoni

la cappella era intitolata a San Giuliano

La cappella fu consacrata dal Vescovo Vasoniense il 28 giugno 1491

Ivi fu collocata un'opera di Lorenzo di Credi il 20 febbraio 1493 ( valse scudi 100 e l'ornamento e' d'oro ducati 40 ) : Madonna in trono e i santi Giuliano e Nicola

La migliore opera che Lorenzo facesse mai e quella in cui pose maggiore studio e diligenza per vincere se stesso fu quella che e' in Cestello , a una cappella dove in una tavola e' la Nostra Donna , S Giuliano e S Niccolo', e chi vuol conoscere che il lavorare pulito a olio e' necessario a voler che l'opere si conservino..........................

l'opera e' citata in un documento del monaco Brilli : addi 28 marzo 1489 Filippo di Francesco Mascalzoni fece fare e fondare una chappella nella chiesa di Cestello di Firenze cioe la 3a entrando in chiesa da man ritta et titolata in S Giuliano e spese ducati 50 per in sino a ora cioe' addi 20 luglio 1590, e che in ......

La cappella con tutto il suo contenuto fu donata dal Mascalzoni a Bernardo di Niccolo' del Bargigia l503 con tutte le sue appartenenze

la cappella fu acquistata con ogni cosa in esso contenuta ( e quindi anche con il quadro di Lorenzo di Credi ) da Giovanni di Bernardo Iacopi nello stesso 1503 il 12 agosto

L'opera di Lorenzo di Credi venne rubata dal Denon nel 1812 durante i miserabili furti napoleonici e trasportata in Francia dove ancor oggi si trova al Louvre

 

 

 

 

 

 

STORIA E VICENDE

 

 

 

 

Il 27 marzo scorso, nel quadro dell'escursione a Firenze della mia associazione (www.grifoarciere.org), ho trovato il tempo per fare una visita alla Chiesa di S. Maria Maddalena de' Pazzi, in Borgo Pinti n. 58, dove, come vi avevo già segnalato, esiste una cappella della famiglia IACOPI, la 3^ della navata destra, entrando. Non va comunque dimenticato che il ramo principale della famiglia aveva il sepolcro nella chiesa di S. Croce a Firenze, a pochi passi dal cenotafio di Dante Alighieri.

Risulta dai documenti che questa cappella in S. Maria Maddalena de' Pazzi é stata costruita nel 1497 e nel 1503 é stata acquistata da Giovanni di Bernardo di Giovanni IACOPI, che l'ha adattata come sepolcro di famiglia per sé, sua moglie Tancia o Costanza (1488 -1523) di Averardo di Antonio di Silvestro di Ser Ristoro di Figline Valdarno (la famosa famiglia fiorentina dei SERRISTORI) e per i discendenti suoi e di suo fratello Lorenzo di Bernardo. A tal fine, Bernardo farà costruire una vetrata colorata con lo stemma di famiglia da apporre alla finestra della cappella e farà abbellire le colonne di ingresso con lo stemma degli IACOPI (il cinghiale rampante in campo d'oro) e lo stemma dei SERRISTORI (blu, con fascia d'oro, accompagnata da tre stelle e dallo simbolo dei guelfi). Inoltre lo stesso incarica il famoso pittore fiorentino, Andrea del Sarto, di preparare il disegno per la realizzazione della pietra tombale e Lorenzo di Bernardo darà allo stesso pittore l'incarico di dipingere una Madonna col Bambino e Santi, ricordata dal Vasari.

All'interno della cappella, sulla parete destra, si trova una tela seicentesca dell'Incoronazione della Vergine di Alfonso Boschi.

La chiesa rinascimentale, intonacata di bianco con eleganti fregi architettonici in pietra serena, in stile del Brunelleschi (quello della cupola del Duomo di Firenze), venne arricchita, verso la fine del 1400 e gli inizi del 1500, da tele d'altare di artisti di grandissimo valore come, Sandro Botticelli, Pietro Vannucci detto il Perugino, Domenico e Ridolfo del Ghirlandaio, Lorenzo di Credi e Raffaellino del Garbo, che sono state tutte trasferite altrove nel 1700. Nella Sala Capitolare della Chiesa si trova ancora oggi una famosa Crocifissione del Perugino, dipinta verso la fine del 1400.

La chiesa, vera e propria, é preceduta da un atrio di epoca rinascimentale, progettato da Antonio da Sangallo, su commissione della famiglia Salviati, con architravi poggianti su colonne ioniche e con volte a botte. I due arconi a tutto sesto, verso la strada e verso la chiesa, costituiscono una soluzione mutuata da quella adottata dal Brunelleschi nella Cappella Pazzi di S. Croce di Firenze.

 

 

 

 

Foto 1 : Santa Maria Maddalena dei Pazzi : ingresso

 

 

 

 

Foto 2 : Santa Maria Maddalena dei Pazzi : interno verso altare

 

 

 

 

Foto 3 : Santa Maria Maddalena dei Pazzi : interno verso l'ingresso

 

 

 

 

Foto 4 : Santa Maria Maddalena dei Pazzi : soffitto affrescato

 

 

 

 

Foto 5 : Santa Maria Maddalena dei Pazzi : altare maggiore

 

 

 

 

Foto 6 : Santa Maria Maddalena dei Pazzi : cupola

 

 

 

 

Foto 7 : Santa Maria Maddalena dei Pazzi : capella dell'altare maggiore

 

 

 

 

Foto 8 : Santa Maria Maddalena dei Pazzi : sala capitolare : Perugino : crocifissione

 

 

 

 

Foto 9 : Santa Maria Maddalena dei Pazzi : pietra tombale marmorea nell'interno

 

lastra tombale nel pavimento della cappella

 

 

 

 

 

Foto 10 : Santa Maria Maddalena dei Pazzi : Perugino : ritratto di Lorenzo di Credi (1459-1537 )

 

 

 

 

Foto 11 : Santa Maria Maddalena dei Pazzi : navata e cappelle laterali a destra quella Iacopi

 

 

 

 

Foto 12 : Santa Maria Maddalena dei Pazzi : Cappella Iacopi

 

 

 

 

sulle colonne stemmi Iacopi e Serristori

 

 

 

Foto 13 : Santa Maria Maddalena dei Pazzi : vista blasone Iacopi

 

 

 

 

Foto 14 : Santa Maria Maddalena dei Pazzi : vista blasone Serristori

 

 

 

 

Foto15 : Santa Maria Maddalena dei Pazzi : Cappella Iacopi interno

 

 

 

 

UNA PREDELLA

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Foto 16 : Santa Maria Maddalena dei Pazzi : stemma Iacopi sulla volta della Cappella

 

 

 

 

 

Foto 17 : Santa Maria Maddalena dei Pazzi : vetrata della cappella Iacopi

 

 

 

 

Foto 18 : Santa Maria Maddalena dei Pazzi : particolare della vetrata della cappella Iacopi

 

 

 

 

 

Foto 19 : Santa Maria Maddalena dei Pazzi : ingresso da borgo Pinti

 

 

 

 

 

 

CHIESA DI SANTA CROCE

 

 

 

LASTRA SEPOLCRALE IN SANTA CROCE A FIRENZE : sepoltura di Giovanni di Leonardo

 

 

 

 

 

 

 

PALAZZO IACOPI AL CANTO DEGLI ARANCI ( via Verdi ) FIRENZE

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Andrea d'Agnolo Vannucchi, Del Sarto, Madonna col Bambino con angelo e S. Matteo, Madonna della Scala o Madonna Iacopi, Prado, Madrid

 

 

alla Direzione del Museo Nacional del PRADO, in relazione alla denominazione della Madonna de la Escalera (o della scala) di Andrea del SARTO.

 

Eccellentissimo Signor Direttore,

Chi Le scrive è il generale di divisione in pensione dell’esercito italiano, Massimo IACOPI, nato ad ASSISI il 20 ottobre 1944 e discendente da un ramo collaterale della antichissima famiglia IACOPI di FIRENZE. Lo scopo di questa lettera è quello di chiederLe una grandissima cortesia in relazione ad una opera, "La Madonna della Scala" (Virgen de la Escalera; un dipinto a olio su tavola (177x135 cm) di Andrea del Sarto, databile al 1522-1523 circa), fatto fare da un antenato della mia famiglia e che ho scoperto ed ammirato solo due anni fa, durante un mio viaggio a MADRID, durante una visita proprio al Museo del Prado, da Lei diretto.

Andrea d'Agnolo Vannucchi, Del Sarto, Madonna col Bambino con angelo e S. Matteo, Madonna della Scala o Madonna Iacopi, Prado, Madrid

 

 

Quest’opera rappresenta la seconda opera commissionata dal banchiere fiorentino LORENZO di Bernardo di Giovanni Iacopi, (sposo di Elisabetta LAPACCINI, figlia di Iacopo di M. Alessio e Priore di Firenze nel 1516 e nel 1522) ad Andrea d’Agnolo VANNUCCHI detto del Sarto.

La prima era stata commissionata nel 1520 e riguardava una Madonna, che è stata riprodotta i diversi esemplari dal maestro Ludovico BUTI e che era stata poi donata al Granduca di Firenze, Cosimo de’ Medici, dopo il 1530 e che è entrata poi a far parte delle Collezioni delle Gallerie degli Uffizi.

La seconda opera, in questione, è stata commissionata fra il 1522 ed il 1523 (il manoscritto di Lorenzo IACOPI, conservato alla Biblioteca Marucelliana di Firenze, si ferma alla data del 1522 e prima di quella data non si fa alcun riferimento a tale committenza) e si caratterizza, come ordinata da Lorenzo IACOPI, oltre che per la citazione desumibile dall’opera del VASARI relativa alla voce ANDREA del SARTO, anche per un particolare, in quanto nella rappresentazione vi è raffigurato San Matteo, che era Patrono dei banchieri e che, era stato, prima della chiamata tra gli seguaci di Gesù Cristo, esattore delle tasse per l’Impero romano (Matteo 9, 9).

Nel 1605, a seguito di difficoltà economiche incontrate dalla famiglia, una vedova Iacopi, non meglio identificata, vende il quadro di Del Sarto, per 10 scudi d’oro, a Vincenzo Gonzaga, Duca Mantova, nella cui collezione rimane fino alla caduta della dinastia. Di fatto, il quadro, che risulta in un inventario del 1626 delle opere d’arte dei Gonzaga, viene successivamente portato via da Mantova, da parte degli Imperiali, dopo l’assedio del 1645 ed entra a far parte delle collezioni reali spagnole all'epoca di Filippo IV

Nel 1819 la Madonna viene, infine, trasferita nelle collezioni del Museo Nacional del PRADO di Madrid, proveniente dal Monastero dell'ESCORIAL.

Per quanto precede, ed a somiglianza di quanto viene comunemente fatto per le opere di altri grandi maestri del passato, di cui si conosce con certezza la committenza, Le vorrei chiedere gentilmente di voler fare apporre all'opera una nuova denominazione dal titolo di "MADONNA IACOPI" (Virgen IACOPI), per ricordare il mecenatismo di un antenato della mia famiglia. La mia richiesta appare anche motivata dal fatto che il titolo che è stato attribuito all’opera, "della Scala", appare del tutto inadeguato per un capolavoro di così grande importanza, come se, oltre alla Madonna, la "scala" costituisse la caratterizzazione principale dell’opera e non S. Matteo, che rappresenta, invece, il banchiere che l’ha commissionata.

Confidando nella Sua benevolenza e comprensione, mi rendo disponibile, se necessario, a concorrere alle spese per la collocazione di una nuova targa relativa alla detta opera.

Il giorno 3 maggio prossimo venturo sarò a MADRID, al termine di un viaggio nel nord ovest della SPAGNA ed in quell’occasione sarà per me un grande onore poterla ossequiare.

Con i sensi della mia più viva cordialità

Gen. D. (ris.) Massimo IACOPI

 

 

 

 

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  ing. Pierluigi Carnesecchi La Spezia anno 2003