ANDREA CORSALI DA MONTEBORO

Ricerca a cura Ing. Giulia Grazi Bracci

 

 

Passa il tempo caricandomi d’anni e, prima che mi si confondano le idee o di perdere il nesso fra la moltitudine di scartafacci, appunti, fotocopie che ho via via accumulato in merito, mi sembra giunto il momento di organizzarli in qualche modo. Ci sono stati in passato progetti più ambiziosi, ma, ritrovandomi ora da sola, non ho certo la presunzione né tanto meno la competenza per elaborare una summa di quanto è stato detto o ricercato sul navigatore o magari aggiungervi criticamente qualcosa di mio. Ho composto solo un collage del mio materiale che lo concerne, più o meno direttamente, con qualche volo di fantasia. Non avevo idea della sua esistenza fino a una quindicina di anni fa, quando, consultando le piante dei Capitani di Parte, vidi che la mia abitazione era contrassegnata come "Chasa di Bastiano Corsali", cognome al quale ricordavo essere intestata una via fiorentina.

Chi saranno questi Corsali ?

Di lì ebbero inizio le mie ricerche, condotte saltuariamente negli scampoli del poco tempo libero.

In tal modo qualche velo su questa misconosciuta famiglia, e sul suo principale esponente, è stato diradato. E ho avuto anche l’opportunità e il piacere, che consiglio di condividere, di leggere le sue lunghe lettere, ancora così gradevolmente fruibili da un lettore moderno, che vi troverà un colorito linguaggio toscano.

La "terra de’ piccinaccoli" e le valli " piene di pruni e stecchi" ci suonano tuttora familiari, a distanza di cinquecento anni.

Dato che lo scopo di queste mie righe è la "sponsorizzazione" di Andrea Corsali e lo stimolo a condurre più approfondite ricerche, reputo che la sezione più utile e proficua a tal fine sia la bibliografia, sicuramente peraltro incompleta. Con la progressiva digitalizzazione e divulgazione su internet di sempre nuovi apporti e cataloghi archivistici e bibliotecari, di per certo sarà passibile di altre insperate acquisizioni, a maggior gloria del nostro viaggiatore-scienziato, fornendoci su di lui ulteriori dettagli.

Per mio conto, tanto gli dovevo, grata delle serene ore di oblio dagli affanni quotidiani che mi ha fatto trascorrere………………………………..

 

ANDREA CORSALI E FAMIGLIA

Gli Empolesi e i Valdelsani hanno involontariamente dimenticato per secoli ( nemo propheta in patria ) un loro illustre conterraneo, navigatore e viaggiatore illuminato, anteponendogli un Giovanni che con Empoli a quel che pare aveva meno a che vedere, salvo una remota provenienza, e che per primo non lesinò le lodi al "nostro Andrea Corsali, uomo certamente d’ogni fede degno, per essere litterato, e che ha cognizione assai…e dell’astrologia e della cosmografia; el quale assai tempo ha consumato utilmente in ricercare questi mari e terre et insule di qua, e datone di tutto perfettamente buon conto: talmente che io tengo per cosa certa, che altro meglio di lui non possa scrivere, per le molte buone qualità che sono in lui." ( forse queste considerazioni sono da attribuire Piero di Giovanni di Dino, ma il succo non cambia). E il Carrer lo annovera "fra i più illustri viaggiatori italiani, inferiore al Vespucci nell’importanza delle scoperte, ma non minore di lui e dell’Empoli nell’arte dello scrivere ".

Navigatore singolare per i suoi tempi: non affronta le traversie dei mari per affari o missioni politiche, non fu uno dei tanti mercanti e avventurieri, né uomo d’armi, ma, fornito di un grosso armamentario di strumenti per rilevazioni astronomiche e geografiche, eruditissimo conoscitore di scienze naturali, acuto osservatore dei territori e dei costumi, riportò notizie originali, accurate indagini e scoperte non indifferenti.

Dà per primo una descrizione astronomica della Croce del Sud e delle cosidette nubi magellaniche, attribuite poi erroneamente al Pigafetta che le notò solo quattro anni più tardi, fa rilevare l’errore di Tolomeo su la longitudine fra la costa Africana e quella dell’India, per primo fece notare l’esistenza della Nuova Guinea, distinse Sumatra da Ceylon e dette un’esatta descrizione degli usi e costumi del popolo abissino. Il noto storico Lefevre, che su di lui tanto ha scritto (e la cui madre curiosamente era una Bellini empolese), riferisce che ben tre fonti indipendenti, manoscritti coevi, testimoniano come fosse l’apportatore e il divulgatore dei caratteri di stampa in Africa.

Suoi non disinteressati mecenati furono i Medici (compreso Leone X che gli affidò una missiva per il favoloso Re David d’Etiopia ) e infatti a loro sono indirizzate le lunghissime relazioni che del Corsali ci rimangono,descrittive di due fra i suoi più notevoli viaggi; le due lettere furono spedite dall’India in patria e subito pubblicate nel 1516 e 18 in edizioni divulgative, ora di difficile reperimento, e ristampate poi dal Ramusio nella monumentale raccolta "Navigationi et viaggi" nel 1550. La prima lettera è diretta a Giuliano de’ Medici, figlio del Magnifico e fratello di Leone X, e vi si riferisce sul lungo viaggio compiuto da Lisbona al seguito di un’ambasciata portoghese, della circumnavigazione dell’Africa, della traversata dell’Oceano indiano fino a porti e terre dell’India. La seconda relazione è indirizzata a Lorenzo de’ Medici duca d’Urbino e vi si racconta anche dei territori sul Mar Rosso e sul Golfo Persico in un viaggio perigliosissimo e drammatico.

Il suo nome e il suo stemma furono incisi in S.Croce nel 1898, insieme a quello di altri navigatori toscani.

Firenze altresì da tempo gli ha intitolato una strada, così come più recentemente l’amministrazione comunale empolese gli ha intestato un "Largo", chissà perché a Pagnana e non in città, o almeno a Brusciana-Ponte a Elsa.

Sul Corsali storici contemporanei e studiosi di fama, primo fra essi il Prof. Lefevre (che ci ha onorato più volte della sua presenza), i Professori Spallanzani, Luzzana Caraci ecc hanno indagato e riferito approfonditamente, e pochi anni fa si tenne un convegno a Castelfiorentino incentrato in buona parte su di lui, con relativa pubblicazione delle conferenze sulla "Miscellanea storica della Valdelsa".

 

 

 

 

Inizio quindi subito, per non entrare in argomenti che esulano dalla mia competenza, a riportare la modesta ricerca e ricostruzione genealogica della famiglia Corsali, che ho condotto per motivazioni "campanilistiche" dopo essermi accorta che nei relativi atti archivistici reperibili mancava del tutto. (nota 1)

Già il cognome Corsali (o Del Corsale) è curioso e non usuale. Come si sa, corsale è sinonimo di corsaro, e l’ipotesi più avvincente sarebbe che il capostipite fosse stato appunto una specie di pirata, per professione o occasionalmente, rientrato in patria con un gruzzoletto tale da garantire la memoria dell’iniziatore delle fortune familiari. Se non altro il suo remoto discendente Andrea ne avrebbe ripreso la passione per il mare !

E non doveva essere il solo, perché non credo che il Del Migliore si riferisca a lui quando, parlando delle famiglie toscane espatriate, dice "........nella China Barducci...e Corsali, che v’andarono con Amerigo Vespucci". Un altro particolare, forse significativo, è che in un inventario seicentesco della loro casa compare una bussola già allora antichissima e pregiata, probabile "souvenir" di viaggio di qualche congiunto .

La famiglia Corsali ha, per quello che se ne sa, i suoi albori ( e purtroppo anche il suo tramonto e conclusione) a Monteboro, in quella che fu poi la villa dei Bardelli, dei Setticelli,

Del Vivo e Capoquadri, a cavallo fra i Popoli di S.Bartolomeo a Bruscìana e S. Leonardo a Cerbaiola.

D’ora innanzi, per dettagliare i componenti della nostra famiglia, faccio riferimento all’estratto di albero genealogico che ho ricostruito e che accludo, per non ingenerare confusione, data anche la ripetitività dei nomi. Corsale, sepolto per il Cirri in un anno indecifrabile del XIV secolo, fa di mestiere il brigliaio, attività che si ritrova per qualche generazione. Il suo discendente Andrea, per noi primo Andrea di una lunga serie, decima nel 1399 ancora nel contado come Bruscianese. Suo figlio Tommaso, detto Tanuccio, nato circa nel 1375, brigliaio e sellaio anch’esso, ha molte disponibilità e beni al sole (?!), fa fare un salto di qualità alla famiglia divenendo cittadino Fiorentino del Popolo di S.Michele Visdomini (San Michelino) dove acquista una casa in via del Ciriago, quartiere di S.Giovanni, gonfalone Vaio ed è matricola per gli Speziali nel 1415. Di questo gonfalone resterà la famiglia fino all’estinzione.

E’ superfluo dire che questa "cittadinanza" era più un fatto di lustro e di convenienza che altro, come è già stato più volte rilevato per altre famiglie del contado: in realtà i nostri "cittadini" provinciali continuavano a risiedere buona parte dell’anno nei loro luoghi di provenienza e ivi più frequentemente nascevano, facevano affari, testamenti, e infine morivano. Tommaso muore nel 1454, lasciando due figli maschi: Bastiano e Andrea. Il ramo di Bastiano "da Monteboro" si estingue presto.

Bastiano nasce circa nel 1413, fa il sellaio, si sposa una prima volta con Margherita Troscia nel 1435, poi con Onofria nel 1451. Nel 1480 è ancora vivo e condivide la residenza formale a S.Michelino col fratello Andrea.

Ha un figlio maschio, Tommaso (n.1440.+15I3), che sposa Maddalena Coppini nel 1472 senza lasciare eredi a lungo viventi.

Il ramo di Andrea (n. circa 1430, morto il 2 febbraio 1478) "stamaiolo" è più fiorente.

Prende due mogli (Ginevra Tucci nel 1451,Gentile nel 1473) e ha numerosi figli, di cui molti al solito morti precocemente: di questi, Bartolomeo che prende il nome del Santo cui è intestata la Chiesa del popolo di Brusciana e Giovanni (nato circa nel I452 e morto 8 dicembre I5I9) che assicura la prosecuzione della famiglia ed è persona di tutto riguardo. Sposa la non nobile, ma ben dotata finanziariamente, Caterina del Cittadino, è Priore nel 1493, Podestà di Peccioli nel 1504, dei Buonomini nel 1513, ed è l’autore di quella deferente, ma insieme confidenziale lettera a Lorenzo di Piero de’ Medici rammentata da R. Lefevre (nota 2).

Nel 1496 gli viene concesso un sepolcreto nella SS. Annunziata, presso la Cappella del Palagio ( l’ottavo, con lapide, macingo e chiusino, in faccia alla Cappella de’ Mazinghi, e allato alla sepoltura di Zanobi Benintendi) dove seppellisce anche i suoi vecchi riesumandoli da San Michelino, e dove via via saranno inumati quasi tutti i discendenti. Giovanni è il padre del nostro navigatore Andrea, di cui non da molto il Prof. Spallanzani ha accertato la data di nascita al 29 giugno 1487, e di altri figli che meritano qualche ricordo . Uno è Piero, nato nel 1489 e morto precocemente senza eredi nel 1527, pur avendo sposato nel 1525 Lena Villani ; fu Priore nel 1520 e Gonfaloniere nel 15I6 e 1524. Ginevra "maritata Bardelli" nel 1505, ci interessa perche’ i suoi figli erediteranno dal cugino Andrea, rimasto senza eredi diretti o prosecutori del casato, i beni a Monteboro e Firenze.

Altro fratello del nostro viaggiatore è Bastiano, che nasce a Monteboro l’8 marzo I488; anch’esso, come il congiunto, è uomo pubblico, facendo parte dei Buonomini nel 1522 e nominato Gonfaloniere nel 1529. Sposa M. Madda de’ Doffi nel 1526 e, quando è a Firenze, abita sul canto di una via prospiciente Piazza S.Croce, in una casa denominata curiosamente "il Diluvio", nel popolo di S.Simone, ereditata probabilmente dalla ricca madre Caterina che era di quel Quartiere. Non si è disfatto comunque della avita casa in S. Michele Visdomini, che concede in locazione. Deceduto il 30 ottobre 1545, dei suoi tre figli sopravvive più a lungo solo Andrea, che pare condurre vita molto più tranquilla e ritirata dell’ avventuroso omonimo zio. Nasce a Monteboro il 6 ottobre 1525 e lì muore il 7 ottobre I605, dopo una vita lunga e apparentemente anonima. Dice il Figlinesi, nelle sue Memorie di famiglie empolesi :

"Il 5 ottobre dell’anno 1605 messer Andrea di Bastiano Corsali, cittadino fiorentino in villa a Monte Boro, fece testamento e fece fidecommisso strettissimo la villa che in oggi è de’ Bardelli. Rogò ser Barnaba di Ser Niccolaio Gherardi notaio da Empoli. Fece eredi fidecommissari i Bardelli…cioè messer Andrea Bardelli, cittadino fiorentino, per metà, e Baccio e Raffaello Bardelli per l’altra metà....lassò in perpetuo ogn’anno barili 4 vino bianco a’ frati di S.Maria a Ripa per le messe.". Quest’ultimo legato si trascinava da più di un secolo, cioè dal testamento del 1482 del prozio Francesco compilato quando prese l’abito. (nota 3) E così se ne va l’ultimo Corsali, sepolto anch’esso alla Nunziata

"portando l’arme alla fossa nel sepolcro de’ suoi maggiori" per sua espressa volontà testamentaria, così come dettaglia circostanziatamente la inalienabilità della villa da parte degli eredi Bardelli (nota 4), davanti a numerosi testimoni quali Petro Bonsignori, Matthia de Ciccjs, il Comm. fra Jacobo de’ Guccys hyerosolimitano, Carlo de Septicellis, Leonardo Checcacci fabro et alhii... A quei tempi se non altro si moriva in compagnia.

Andrea Corsali si ritrova anche sulle piante dei Capitani di parte Guelfa come proprietario di case a Monteboro, che a quei tempi era ancora un villaggetto con tanto di osteria e fornace. Ma quella di Monteboro è un’altra storia. Da Andrea sono appunto ripartita all’indietro nel tempo, fin dove possibile, per ricostruire le vicissitudini della sua famiglia, che mi auguro solo apparentemente finita con lui. Infatti, a parte il viaggiatore che potrebbe aver "prolificato" in Etiopia, e sarebbe interessante ricercarne le tracce localmente, anche altri Corsali spariscono (come Bartolomeo) dalla scena fiorentina, come contribuenti, pur non risultando defunti.

Lo stemma della famiglia subisce nel tempo qualche variazione, fatto del resto abbastanza consueto: immutabile è il campo azzurro con alla base i classici sei paschi o monti a piramide, sormontati talvolta da una striscia diagonale d’oro, o da una freccia sempre obliqua, o da un pesce (di mare?). Nel necrologio del Cirri compare sovrastato da un lambello e, sul monumento con arme consumata ("quando si entra in Chiesa dalla porta del bancho delle candele andando verso l’Altar Maggiore, e’ l’ ottavo") che si trovava alla S.S. Annunziata, il blasone appariva nella versione con banda. Le fonti da cui ho tratto queste informazioni sono molteplici:

I soliti

Ceramelli-Papiani e Sebregondi, le carte dell’Ancisa, il Priorista Mariani, il poligrafo Gargani, il Repertorio delle famiglie fiorentine spente, il sepoltuario del Rosselli, gli spogli di Cosimo della Rena, le Corporazioni Religiose Soppresse, Archivi notarili, della SS. Annunziata e della Propositura e del Comune di Empoli.

Il Necrologio del Cirri, particolarmente dovizioso sull’argomento malgrado i diversi errori di trascrizione, mi ha per esempio informato che fino al 1496 (acquisizione del sepolcreto alla Nunziata) i Corsali erano inumati nella Chiesa del loro popolo, cioè S. Michele (anteriormente con certezza in S.Bartolomeo a Brusciana, ma non ho avuto modo e forse non ci sarebbe la possibilità di appurarlo), che come tutta la popolazione morivano frequentemente di peste, e che nel 1424 nel giro di meno di un mese decedettero per quel terribile morbo ben quattro figlie di Tommaso. Il Cirri di per contro non sa come "piazzare" Andrea Navigatore né con la paternità né altri dati e lo contorna di puntini e punti interrogativi. In effetti su di lui resta molto da scoprire e i suoi tempi sono ormai cosi’ remoti.... Viceversa la situazione patrimoniale e anagrafica della famiglia,nel corso degli anni, è di facile lettura, causa la già allora estrema pignoleria e pressione fiscale, per cui a partire dal ‘300 si possono ricostruire le loro proprietà, le bocche ecc. dagli estimi, dai Catasti, dalle Decime repubblicane e granducali. Ad es. la Decima 3654 del 1534 relativa al gonfalone Vajo, riporta il "contribuente" Bastiano di Giovanni di Andrea Chorsali ( fratello del nostro esploratore a quel tempo probabilmente ancora in Etiopia, se vivente) che abita in sul chanto di S.Croce alla Chasa del Diluvio, popolo di Santo Simone... con Giovanni suo padre... Sustanzia: (provenientegli dal padre) una chasa posta nel popolo di S. Michele Bisdomini luogho detto la via del ciriago confinante con.... la quale la pigiona a Giuliano di Zanobi. Un podere con chasa da oste e lavoratore posto nel chomune di Monte rapoli, popolo di S. Bartolomeo a Brusciana luogho detto Monte boro con più pezzi di terra lavorativa vignata boschata appartenenti a detto podere … Un podere posto in detto popolo....

Seguono poi i beni acquistati acchonci: Uno pezo di terra parte lavorativa e parte soda nel Popolo di S. Leonardo a Cerbaiola luogo detto al poggio alla rana.

Atto rogato da Ser Piero del Sasso da Empoli il 16 dicembre 1505 ecc.

 

 

Mi auguro che questa mia ``indagine``, qui riassunta, lanci il sasso per ulteriori ricerche sull'individuo piu' importante di questa famiglia, cioè Andrea Corsali che sicuramente

ha lasciato altre tracce

 

 

 

NOTE:

1) Preciso ulteriormente che in materia archivistica sono un’autodidatta e un’apprendista un po’ tardiva, per cui mi si perdoneranno le lacune, le improprietà di linguaggio ecc; di per contro, avendo avuto una formazione scolastica tecnico-matematica, posso garantire una certa meticolosità e pochi voli di fantasia.

2) Lettera di Giovanni Corsali a Lorenzo de’ Medici, duca d’Urbino, del 15 marzo 1515 (di difficile lettura): "….recordare a Vostra Magnificentia che la Santità di nostro Signore, a voi zio, à fatto uno breve a’ Re di Portogallo (ché) Andrea mio figliolo, vostro fedelissimo servidore, lo passi al Prete Janni perché porta di là la stampa delle lettere chaldee, al quale e ditto Re à honorevolmente ubidito, dandogli passo e aiuto circh a sua gita necessario…."

3) In seguito al decesso di Andrea, per ordine dei Magistrati della gabella de‘ contratti di Firenze, fu stilato un inventano dettagliato di tutti i suoi beni, lasciati ai cugini Bardelli; in particolare quello della villa di Monteboro, dove era morto ("con tutti i beni mobili, grasce, semoventi et altro") fu compilato da Domenico Lapini su commissione del Podestà Mattei ed è ancora conservato nell’archivio comunale di Empoli, Podestarile Civile 1605 Il.

4) I fidecommessari, di nobile famiglia senese naturalizzata fiorentina, godettero dei beni Corsali fino al 1783, anno della loro estinzione con Niccoló Bardelli, morto intestato e senza. discendenza diretta. Fra i numerosi lontani parenti, tutti di egual grado, si scateno’ un annoso, ponderoso, dispendiosissimo contenzioso legale per la spartizione della ghiotta eredità, costituita dal fidecommisso Corsali e dal patrimonio strettamente Bardelli. Infine la villa di Monteboro passó a certi Serrati (che, non navigando in buone acque, la rivendettero rapidamente ai Setticelli), salvo pero’ l’archivio e le carte contenutevi, comprendenti con tutta probabilitá anche le vetuste memorie dei Corsali, richieste e ottenute con particolare interesse e accanimento da un altro coerede, che costituisce il motivo della mia disgressione. Trattavasi infatti di Giovan Battista Clemente Nelli, quel famoso matematico-architetto., archivista e raccogIitore antiquario con importanti incarichi granducali., che fu erede anche spirituale, nonché esecutore testamentario, di Vincenzo Viviani, discepolo prediletto di Galileo, nella prosecuzione delle onorificenze e custodia delle memorie del grande fisico. Il fatto che i documenti Corsali presumibilmente finissero in mani così specialistiche e competenti, in tempi non tanto remoti, lascerebbe uno spiraglio di speranza che da qualche parte, in archivi privati o non, riuniti e catalogati, potrebbero ancora ritrovarsi; G.Battista Nelli fu infatti un. accurato raccoglitore e collezionista di manoscritti., della cui sorte e conservazione futura si curo’ anche in sede testamentaria, disponendone un’eventuale attribuzione pubblica in caso di disinteresse dei discendenti. Purtroppo le sue intenzioni furono per qualche verso disattese, e la sua raccolta depauperata e in parte dispersa, pur conservandosene il corpo principale presso la Biblioteca Nazionale di Firenzecome "Fondo Nelli"………………………………

 

 

 

 

 

 

 

 

ANDREA CORSALI PERSONAGGIO SIMBOLO DEL CONTINENTE AUSTRALIANO

 

Salvo storici, geografi, persone di cultura e pochi altri, Andrea Corsali in Italia è scarsamente noto. Non così in buona parte del resto del mondo, principalmente in

Oceania, dove pure mai si recò, continente che col navigatore ha scoperto più di un insospettato legame.

Per i suoi abitanti la costellazione della Croce del Sud è uno dei più potenti simboli delle singole unità nazionali, comparendo difatti ad esempio in tutte le bandiere e

vessilli, come in Australia, Nuova Zelanda, Nuova Guinea, Papuasia, Samoa… e Andrea Corsali fu il primo che le dette il nome, il primo che la descrisse poeticamente ma efficacemente, il primo che la illustrò graficamente in una relazione scritta che fu subito data alle stampe e divulgata. Sufficiente motivo, per delle nazioni giovani e ansiose di costruirsi una storia, di ritenere il nostro viaggiatore un personaggio-simbolo, una specie di pater patriae, un punto di partenza per la loro identità.

Ma non basta: il Corsali, "so entwined with the Australian identity" (S.Meacham), vanta anche un altro primato: pur non sbarcandovi, intuì la presenza di una massa continentale sotto la Nuova Guinea, su cui fece varie ipotesi. Sotto questo punto di vista, gli Australiani lo ritengono lo "scopritore ideale"e il più antico testimone della loro terra, l’iniziatore insomma della loro storia.

Non a caso le due principali Biblioteche-Archivio del continente fanno a gara per detenere, ricercare, pubblicare e esporre quanto più possibile in merito, orgogliosamente e insieme generosamente.

Negli anni ’80 un privato, munifico mecenate, acquistò una pregiata copia, manoscritto coevo su pergamena, della lettera del Corsali a Giuliano de’Medici e la cedette a tempo indeterminato alla Biblioteca Nazionale Australiana a Canberra. Fece da intermediaria all’acquisto la rinomata casa antiquaria Hordern House, che in quell’occasione pubblicò una ricerca monografica di accompagnamento sul manoscritto e sul viaggiatore, un testo minuzioso e approfondito pur contenendo qualche inesattezza, causa posteriori acquisizioni reperite successivamente alla data della pubblicazione.

Nel 1990 la Biblioteca Nazionale organizzò una mostra di questo prezioso reperto, con materiale illustrativo ecc.

Più recentemente lo ha digitalizzato e, corredato da una prossima home-page, è già su internet a disposizione degli studiosi e degli interessati, congiuntamente al testo della Hordern che lo correda. Il manoscritto, di uno scrivano veneziano, fu eseguito per il futuro Doge Andrea Gritti ed è conservato fra i "Treasures" della bilbioteca medesima.

Non da meno la Mitchell Library, State Library of New South Wales a Sydney. Nella loro sezione "Rare Maps", anch’essa per sommi capi trasferita liberalmente su internet a disposizione di un pubblico mondiale, i primi due reperti presentati sono i disegni della costellazione australe del Corsali, l’uno riprodotto da una stampa coeva della lettera a Giuliano (posseduta pare dal mecenate-filantropo già citato che la presterà, come già in passato, per una esposizione alla fine di quest’anno 2003), l’altro tratto da un testo più tardo.

Ma più che altro, a maggior gloria del Nostro, proprio in questo agosto, nel monumentale atrio (one of the grandest public spaces in Australia ) dell’altrettanto grandiosa Mitchell Library, sempre col supporto del potente finanziatore-umanista, è stata apposta e inaugurata una moderna scultura che riproduce il disegno, elaborato dal Corsali, della Croce del Sud. Il monumento, dell’artista Jon Hawley (che appare nella foto con la sua scultura in onore di Andrea Corsali) è in vetro, acciaio e fibre ottiche con un suggestivo sfondo blu-cobalto, pesa circa 100 chili e copre una superficie di 3.5 metri quadri. "But no country has identified more with Corsali’s Cross than Australia", dice Steve Meacham in un lungo articolo del 14 agosto 2003 sul "The Sydney Morning Herald" in occasione della cerimonia inaugurativa della scultura, e aggiunge spiritosamente "Andrea Corsali hardly contain his excitement".

 

ing. Giulia Grazi Bracci

autrice del libro " Il battista della Croce del sud ( omaggio ad Andrea Corsali )"

 

 

 

 

 

…..LE VECCHIE CASE

Le cose non han l’anima, è notorio,

ma le vecchie dimore piano piano

prendono qualche suggestion d’umano

e il divario si fa quasi irrisorio.

Passando gli anni, assiston come specchi,

più come spugne, anzi, assorbitici

di eventi, umori, amori, sacrifici,

miserie, morti, nati e battibecchi…

Permeate di varia umanità

le antiche mura stanno a meditare

e col tempo han diritto di pensare

d’avere in proprio personalità,

uno spirito ben determinato

con carattere, umori e malumori,

difetti che magari vengon fuori

quando ormai già da un pezzo ci hai abitato.

Piccoli oggetti in fondo ad i cassetti

raccontan storie ormai dimenticate,

le letterine ancora profumate

son traccia lieve di lontani affetti.

Le cose che non riesco a decifrare,

tutto quello che a me non dice niente,

certamente le mura l’hanno in mente

e, volendo, potrebbero narrare

la vita qui nei secoli trascorsa.

Con le voci e esperienze accumulate,

registrate e giammai dimenticate,

la casa ha guadagnato gran risorsa

ché, pur essendo cosa inanimata,

grazie a memorie e ad altri strani apporti

(anche se noi non ce ne siamo accorti)

un’anima da sola si è formata

carpendo un po’ dell’anima a ciascuno

chiuso fra le sue braccia laterizie;

che sia un brav’uomo o faccia pur nequizie

di lui sa tutto, e non ne sfugge alcuno.

( Monteboro è un po’ burbero e altezzoso,

ma in fondo è sempre stato un buon alloggio;

sta arroccato e tranquillo sul suo poggio,

accogliente, immutato e misterioso.

C’è un rapporto di buona convivenza.

Malgrado cretti, spifferi e fantasmi,

rotture, poca luce e ancor miasmi,

di certo ormai non ne potrei far senza.)

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