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Storia dei Carnesecchi 1464—1469

 

 

 

Cosimo il vecchio muore il primo agosto 1464

 

 

FALLIMENTI DI COMPAGNIE COMMERCIALI

…………………………………………………………………………………………………………….continua

 

 

 

 

CRISI TRA I MEDICI E L' OLIGARCHIA ?

 

 

L'armeggeria di Bartolomeo Benci

Armeggeria" allestita il 14 febbraio 1464 in pieno carnevale dalla famiglia di Bartolomeo Benci Il pretesto fu l'omaggio tutto "cortese" reso da Bartolomeo Benci alla dama del suo cuore, Marietta Strozzi, che aveva la fama di essere una delle più belle donne di Firenze. Il fasto di quell'omaggio fu all'altezza della donna celebrata. Apriva il corteo una "brigata" di otto giovani delle più grandi famiglie di Firenze ( i Carnesecchi, i Marsuppini, i Pucci, i Vespucci, gli Altoviti ecc.). ognuno circondato da trenta giovani che sostenevano torce accese (il corteo si svolgeva di notte) e "avevano tutti le calze alla divisa e gonellini della divisa del giovane che accompagnavano". Anche il "signore" della brigata, il giovane Bartolomeo Benci, era circondato da cavalieri in tenuta di gala con la sua divisa. Il corteo si diresse verso il palazzo di Marietta Strozzi ' detto "palazzo Strozzino", seguito da "un piuttosto kitsch trionfo d'Amore", almeno secondo P. Orvieto. sul quale si vedevano "molti spiritegli d'amore con archi in mano" e "in su la cima di detto trionfo era un cuore sanguinante acceso in fiamme di fuoco, che del continuo ardevano con certi razzi". Bartolomeo Benci seguiva il carro indossando vesti coperte di pietre preziose. Giunti al palazzo di Marietta, gli otto giovani' della "brigata" deposero il costume di gala e l'armeggeria ebbe inizio: ognuno ruppe una lancia "a piè della finestra dov'era detta dama" e intanto il carro che recava il trionfo d'Amore andò in fiamme lanciando razzi.

 

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  "Dietro la pellicola della facciata amorosa (gli emblemi delle divise, il cuore sanguinante, i razzi d'amore, le ali che bruciano ecc.), dietro le quinte dei trionfo d'amore, l'armeggeria indicava a potenti e cittadini una nuova ferrea coalizione Benci-Strozzi, probabilmente antimedicea (se non altro per l'esclusione di ogni componente della famiglia dei Medici). 0 almeno, se pur si ammette il beneplacito dei Medici (che nel 1466 revocano l'esilio nei confronti degli Strozzi) pur sempre di un panegirico delle famiglie Benci e Strozzi si tratta." Questa tesi è condivisa da L Ricciardi, che si spinge anche oltre vedendo nell'"armeggeria" di Bartolomeo Benci "un gesto provocatorio e di intimidazione" nei riguardi dei Medici i quali attraversavano un periodo delicato dei loro rapporti con una parte dell'oligarchia. Si deve constatare che due anni dopo Piero de' Medici revocò il "bando" che aveva costretto all'esilio gli Strozzi permettendo loro di rientrare a Firenze e riconciliarsi con la sua stessa famiglia. (Pierre Antonetti)

 

In età medicea, in un momento di instabilità politica determinato dalla malattia terminale di Cosimo il vecchio, è per esempio rimasto famoso l’episodio dell’armeggeria dedicata da Tommaso Benci a Marietta degli Strozzi: un avvenimento ricordato da diversi cronisti, e celebrato da un poemetto in terza rima di Filippo Lapaccini, che attraverso la finzione di un corteggiamento cavalleresco doveva palesare il gesto di riavvicinamento della fazione pallesca guidata dai Benci – e comprendente alcuni esponenti filomedicei degli Strozzi –all’avverso ed esiliato ramo familiare discendente da Palla Strozzi del quale Marietta di Lorenzo era la nipote, come hanno evidenziato l’ingegnosa interpretazione del Trexler e, con differenti evidenze documentarie, la puntuale analisi di Mario Martelli. Furono proprio le potenzialità destabilizzatrici insite nelle pubbliche esibizioni intese a nobilitare gruppi di privati cittadini che segnarono il destino dell’armeggeria già prima dell’ascesa dei Medici alla guida politica della città…………………………………………….. ( Paola Ventrone ) 

 

 

 

 

 CONGIURE NEL TEMPO DELLA SIGNORIA MEDICEA

 Congiura di Luca Pitti 1465-1466 

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1464-1469 Piero di Cosimo de Medici

 

……………e a' poveri manca il pane, e a' ricchi il cervello, e a' savi il senno "

 

 

Da "Archivio delle tratte "

 

5. DAL 1464 AL 1469

 

L'avvento di Piero rompeva l'equilibrio che Cosimo aveva introdotto fra i Medici e i loro seguaci, conciliandone, intorno alla sua persona e alla sua politica, aspirazioni e ambizioni. Ciò che egli era riuscito a sopire o a moderare - ma la frattura si era riproposta negli ultimi tempi - ora riaffiorava e riesplodeva, tanto più che Firenze, non molto tempo prima della morte di Cosimo, aveva attraversato momenti oggettivamente difficili, culminati in grossi e clamorosi fallimenti finanziari . " Non è dubbio che gli animi d'alquanti cittadinì per la morte seguita non abbino fatto tra loro nuovi pensieri del governo della terra ", scrive Alessandra Macinghi Strozzi al figlio Filippo il 15 settembre , a testimonianza del momento critico che la città sta vivendo. E Angelo Acciaiuoli, prima fedele seguace di Cosimo, poi discorde dalla sua politica (e sul cui ruolo di accoppiatore interviene anche la Macinghi Strozzi in quella stessa lettera), ribadisce la gravità della situazione (specie in rapporto ai fallimenti) affermando in una lettera a Filippo Strozzì che " questo è il maggiore caso che sia intervenuto in questa città dal 1339 ìn qua: e a' poveri manca il pane, e a' ricchi il cervello, e a' savi il senno " `.

 

La divisione all'interno del gruppo mediceo coinvolgeva anche il Consiglio del cento, strumento di massima sicurezza del regime. Proprio l'Acciaiuoli- che nella Pratica del 1 giugno sostiene " baliam esse mortem civitatum " - appare il più deciso oppositore ad una proroga dei poteri speciali già concessi agli Otto dì guardia e che avrebbero significato l'assoluta impossibilità di una liberalizzazione del governo. Era naturale che il dibattito dovesse ampliarsi e più sentita si facesse, fra gli ottimati, l'esigenza di maggior libertà. " In paucorum animis positam esse omnem potestatem, et in eorum. arbitrio omnia gubernari ", sostiene Manno Temperani nella Pratica del 10 settembre `, con una critica manifesta al potere degli accoppiatori.

 

in questo clima fu approvata, fra il 16 e il 18 settembre, una provvisione che ripristinava il sorteggio nelle elezioni per la Signoria'. Ancora l'Acciaiuoli fornisce un'utile testimonianza su questo avvenimento in una lettera (successiva di un mese) al figlio lacopo: " Noi seràmo le borse, e ritiramo quasi tutti quelli che avevano vinto il partito del 1434 in qua: e l'uno et l'altro è suto gravissimo a Piero [de' Medici]; ma a tutta la città èi piaciuto, e in kalendi si trarrà e' priori secondo l'ordine antiquo " . L'abolizione delle elezioni a mano doveva essere, per alcuni (e fra questi il Gonfaloniere di giustizia Nic colò Soderini `), solo la prima fase di una più ampia riforma istituzionale che riproponesse, e migliorasse il sistema di governo anteriore all'avvento di Cosimo. Ancora il Soderini propose, il 13 novembre, che si tenesse un nuovo squittinio: " rem grandem se esse propositurum et insolitam multos annos, quod maximam utilitatem adlatura sit civitati "`. Giustamente il Rubinstein, commentando questa proposta del Soderini, afferma che se essa fosse stata accettata " avrebbe completato il disfacimento del sistema dei controlli elettorali costruito dai Medici: per la prima volta dal 1434 uno scrutinio per i Tre maggiori uffici non sarebbe stato tenuta da una Balia >> L'inquietudine del regime era evidente , e aumentata ancora dalla nuova proposta del Soderini circa l'eleggibilità dei venticinquenni qualificati nel 1444 senza che fossero nuovamente riqualificati in un nuovo squittinio `. Se approvata questa proposta avrebbe limitato l'eleggibilità al governo a chi fosse qualificato per i Tre maggiori in uno qualunque squittinio dell'ultimo ventennio.

 

Fra il 18 e il 27 novembre fu, comunque, approvata la legge che indiceva il nuovo squittinio. Scrive il Rinuccini: " A di 27 dì novembre, per ultima conclusione nel consiglio del comune, ottennono questi signori di fare uno squittinio degli ufici dentro e di fuori " 1". L'opposizione allo squittinio - che si rivolgeva anche alla commissione elettorale e al gran numero dei suoi membri - tornò a riprendere forza quando il Soderini cessò dalla sua carica alla fine di dicembre` e i Medici ripresero vigore: per il loro partito Tommaso Soderini affermò che lo squittinio " omnia perturbavit " `. Così i Signori proposero nuove norme per lo squittinio, segretamente discusse nella Pratica dal 3 all'11 gennaio 1466 ", le quali, dopo non poca opposizione, vennero approvate alla fine del mese. Queste norme furono un compromesso fra le due parti, che favorì soprattutto i Medici, permettendo loro di prendere tempo in una situazione assai critica ": " di gennaio 1465, s'era dato ordine di fare parlamento, se non si fusse vinta quella petizione del fare nuovo squittinio " ". Si sarebbero così ripetuti gli stessi avvenimenti del 1458; ma lo squittinio fu ugualmente tenuto.

 

I problemi, tuttavia, non accennavano a risolversi: il Rinuccini, ad esempio, ammette chiaramente la suddivisione della città in due parti: l'una con a capo Luca Pitti e l'altra con a capo Piero de' Medici `. D'altro canto, le richieste di giuramento all'osservanza della pace e alla rinuncia ai patti politici privati, che si susseguono nella primavera del 1466, lo testimoniano chiaramente'. Ma alla fine di maggio viene approvata una legge che estende le elezioni per tratta: " per ogni tempo advenire di qualunque cagione si sia, si possa e debba fare o far fare tracta [ ... ] non obstante etiamdio qualunque consuetudine in contrario observata " 1`. L'effetto di questa legge fu enorme: quattrocento cittadini, guidati da Luca Pitti, Manno Temperani, Angelo Acciaiuoli, Dietisalvi Neroni, giurarono di mantenere il sistema dell'elezione della Signoria per tratta, di proteggere la libertà repubblicana e di impedire ingerenze nelle fasi elettorali `. La forte difesa di questo sistema di elezioni si rivoltò contro i suoi fautori, perché la Signoria eletta per sorteggio il 28 agosto fu favorevole a Piero de' Medici e al suo partito; il giorno dopo Luca Pitti si riconciliò con Piero `, e proprio lui, il 2 settembre, propose la convocazione di un parlamento per " porre rimedio alla perturbazione della città "`. Ora, in quello stesso giorno, si ripeteva l'approvazione popolare, che già si era avuta nel 1458, a tutto vantaggio dei Medici e della loro politica: la formazione di una Bafla per quattro mesi e le successive misure di confino (sia pure non eccessivamente gravi) contro gli avversari sancirono il nuovo corso politico.

 

Il 5 settembre la Balia ripristinò i precedenti sistemi di controllo politico e giudiziario e le borse della Signoria tornarono (e dovevano così rimanervi dieci anni) nelle mani degli accoppiatori`. Scrive ancora il Rinuccini: " e più si vinse che le borse del priorato e Gonfaloniere di giustizia stessino, aperte per anni 10, cioè che in detto tempo si avessino a fare i Priori e Gonfalonieri di giustizia a mano per gli accoppiatori che pe' tempi fussino; cose tutte violente e tiranniche e da tenere il popolo in perpetua servitù e conculcare la libertà già quasi perduta " `. Vi è già, in queste affermazioni, la sensazione che l'elezione a mano stesse diventando un'istituzione permanente: e lo fosse, anzi, già divenuta fino dal 1434 (e destinata a continuare fino al 1494). Nel dicembre del 1466 furono approvate leggi per l'attuazione dei nuovi squittini: il prossimo avrebbe dovuto tenersi nel 1468 e da quell'anno in poi - fissava appunto la Balia del 22 dicembre - gli squittini avrebbero dovuto cadere ogni cinque anni e secondo una procedura stabile, non più soggetta a norme momentanee `. Ma lo squittinio del 1468 fu poi concordemente rinviato: i Medici continuavano ad avversarne l'espletamento perché, nonostante l'approvazione progressiva di ancora più sicuri sistemi di controllo, lo squittinio poteva sempre turbare l'equilibrio, in definitiva non troppo saldo, che essi avevano instaurato nei confronti dei maggiorenti della città, che mal sopportavano un ruolo subalterno nei confronti della famiglia dominante.

 

Tale situazione sembrò precipitare quando, il 2 dicembre 1469, morì Piero de' Medici; " e dubitossi non partorisse novità o scandolo nella città: il che invero non seguitò " .

 

 

 

 

 

Partecipazione politica dei Carnesecchi negli anni di Piero

 

 

Priori delle Arti nel periodo

10

1466

8

5

0

ANDREA

MANETTO

ZANOBI

CARNESECCHI

6

1466

8

5

0

GIOVANNI

MANETTO

ZANOBI

CARNESECCHI

5

1466

8

5

0

LEONARDO

GIOVANNI

PAOLO

BERTO

CARNESECCHI

5

1467

8

5

0

BASTIANO

FRANCESCO

BERTO

CARNESECCHI

6

1467

8

5

0

BERNARDO

FRANCESCO

BERTO

CARNESECCHI

6

1467

8

5

0

GIOVANNI

ANTONIO

PAOLO

CARNESECCHI

5

1467

8

5

0

GIOVANNI

ZANOBI

BARTOLOMEO

CARNESECCHI

10

1468

8

5

0

BERNARDO

CRISTOFANO

CARNESECCHI

5

1468

8

5

0

CARLO

CRISTOFANO

BERNARDO

CARNESECCHI

6

1468

8

5

0

MANETTO

MANETTO

CARNESECCHI

5

1469

8

5

0

SANDRO

FRANCESCO

BERTO

CARNESECCHI

 

Consoli delle Arti

6

1466

26

1

0

CRISTOFANO

BERNARDO

CRISTOFANO

CARNESECCHI

6

1466

26

9

0

SIMONE

PAOLO

CARNESECCHI

6

1466

26

9

0

SIMONE

PAOLO

CARNESECCHI

6

1467

26

43

0

AGNOLO

BERTO

CARNESECCHI

6

1467

26

1

0

BERTO

MANETTO

BERTO

CARNESECCHI

6

1467

25

1

0

PIERO

SIMONE

BARTOLOMEO

CARNESECCHI

6

1467

26

9

0

SIMONE

PAOLO

CARNESECCHI

6

1468

26

1

0

ANTONIO

PAOLO

BERTO

CARNESECCHI

6

1468

6

1

0

FRANCESCO

BERTO

ZANOBI

CARNESECCHI

6

1469

26

1

0

CRISTOFANO

BERNARDO

CARNESECCHI

 

 

 

 

 

ARROTI

S. GIOVANNI 1466

 

 

*Antonio di Luca di M. Maso degli Albizzi

* Maso di Luca di M. Maso. degl; Albizzi

*Giovanni di Aldobrandino di Giorgio [di Aldobrandino] del Nero di Madonna

*Maso di Nicolaío di Ugo degli Alessandri

jacopo -di Uberto di jacopo Arrighí

*Domenico di Neri di Domenico Bartolini Scodellari

*Neri di Domeníco Bartolíni Scodellari

*Amerigo di Giovanni di Amerigo Benci

Bono di Giovanni Boni cambiatore

Bartolomeo di Lorenzo di Bartolomeo di Ser Santi Bruni

Francesco di Niccolò di Francesco Cambíni

*Antonio di Paolo di Berto Carnesecchi

Francesco di Berto di Zanobi Carnesecchi

Agnolo di Pigello Cavicciuli

*Niccolò di Matteo di Niccolò Cerretani

Ridolfo di jacopo di Ser Francesco Ciai

Francesco di Gentile di Ghino Cortigiani

*Andrea di Cresci di Lorenzo di Cresci

*Lorenzo di Cresci di Lorenzo di Cresci

**M. Dietisalví di Nerone di Nigi Dietisalvi [Neroni]

**Francesco di Nerone di Nigi Dietisalvi [Neroni]

**Nigi di Nerone di Nigi Dietísalvi [Neroni]

Battista di Berto di Francesco da Filicaia

*Francesco di Piero di Francesco Ginori

*Zanobi di Tommaso di Zanobí Ginori

*Francesco di Baldino di Gianni Inghiramí

Salvestro di Michele di Salvestro Lapi

Tommaso di Giovanni di Tommaso Lapi

Bernardo di Taddeo di Bartolomeo Lorini

*Giovanni di Antonio di Filippo Lorini

*Antonio di Niccolò di Ugolino Martelli

*M. Domenico di Niccolò di Ugolino Martelli

Ugolino di Niccolò di Ugolino Martelli

Tommaso di Antonio di Tommaso di Guccío Martini

*Antonio di Ser Tommaso Masi

Duti di Antonio di Ser Tommaso Masi

*Alamanno di Bernardo di Alamanno de' Medici

• Carlo di Nicola di M. Víeri de' Medici

• Lorenzo di Piero di Cosimo di Giovanni de' Medici

• Pierfrancesco di Lorenzo di Giovanni de' Medici

• Giovanni di M. Bartolomeo di Giovanni Orlandini

• Matteo di Marco di Antonio Palmieri

• M. Carlo di Agnolo di Filippo Pandolfini

Domenico di M. Carlo di Agnolo Pandolfini

Guglielmo di Antonio di M. Andrea de' Pazzi

• jacopo di M. Andrea di Guglielmo de' Pazzi

• Antonio di Puccio di Antonio Pucci

Antonio di Michele di Niccolò da Rabatta

• Maso di Geri di Maso della Rena

Girolamo di Gentile di Michele Ristori

• Agnolo di Lorenzo di Andrea di M. Ugo della Stufa

*Andrea di Lotteringo di Andrea di M. Ugo della Stufa

* Giovenco di Lorenzo di Andrea di M. Ugo della Stufa

*Antonio di Taddeo di Filippo di Taddeo

Bartolomeo di Filippo di Bartolorneo Valori

Giovanni di jacopo di Giovanni Villani

 

 

 

Artigiani

 

Benedetto di Puccino di Ser Andrea corazzato

Niccolò di Giovanni di Sandro Barbigia fabbro

Bartolomeo di Giovanni Baroncini spadaio

Benci di Niccolò di Paolo Benci vinattiere

Niccolò di Benintendi di Andrea [Benintendi] rigattiere

Giuliano di Ser Bonaccorso di Piero di Bonaccorso corazzaio

Níccolò di Zanobi Bonvanni beccaio

Zanobí di jacopo di Niccolò Bucherelli linaiolo

Francesco di Michele di jacopo [di Vannil Cittadini corazzaio

Domenico di Zanobi del Giocondo bottaio

Zanobi di Ser jacopo di Bonaiuto Landi cassettaio

Giovanni di Andrea di Lodovico Lapini beccaio

Pero di Bartolo di Pero di Ligi calderaio

Giovanni di Bartolomeo di Gherardo Marucelli maliscalco

Mazzeo di Giovanni di Ser Lapo Mazzei corazzaio

Niccolò di jacopo di Panuzio rigattiere

Francesco di Ramondo di Piero albergatore

Romolo di Andrea di Nofri Romoli maestro

Bartolomeo di Ser Antonio di Balbino del Troscia albergatore

 

* Membro della Balía in quanto veduto Gonfaloniere di Giustizia.

** Cancellato con la nota marginale " privatus ".

 

 

 

CITTA' di FIRENZE 

Il Catasto dell'agosto 1469

 

CONTADO

Catasto dell'agosto 1469

 

Io non ho consultato alcuno di questi documenti

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

DIARIO FIORENTINO di Luca Landucci

Seconda parte

 

E a dì 10 d'aprile 1465, andò una fanciulla a giustizia, ch'era figliuola di Zanobi Gherucci, la quale ucise una banbina di Bernardo della Zecca, orafo, per torgli un vezzo di perle e certi arienti aveva al collo, e gittolla in un pozzo: andò in su' n uno carro, e fugli mozzo la testa.

E a dì 17 d'aprile 1465, passò per Firenze un figliuolo di don Ferante Re di Napoli, e andava a Milano per la figliuola del Duca di Milano per menarla a marito a un suo fratello. Aveva 12 o 13 anni questo garzonetto. Fugli fatto un grande onore, e aloggiò in Santa Maria Novella. E poi tornò colla donna pure per Firenze, con grandissima copia di signori e duchi, co molta cavalleria e in fra l'altre cose tante damigelle e matrone, ch'era una cosa magna.

E in questi dì fu trovato uno che falsava e soldini ch'erano d'ariento, fatti di nuovo, e fugli tagliata la testa.

E a dì primo di dicenbre 1465, si fece isquittino in Palagio, quando Nicolò Soderini era Gonfaloniere, el quale fece tornare la gabella del vino a soldi 14. Fu benedetto dal popolo.

E a dì 12 di giennaio 1465, venne una piena in Arno, la notte, sanza essere piovuto una gocciola, e furono le nevi che si strussono in un tratto, per modo ch' egli entrò per Firenze e alagò insino al Canto a Monteloro, in modo che s'andava in su l'aqua colle panche della predica di Santa Croce insino a Monteloro. E andò l'aqua alla Piazza del Ctrano più su che mezzo l'uscio dello speziale, e insino passato el Palagio del Podesta. Traboccava Arno dirinpetto a messer Bongianni sopra le sponde, e enpiè el Prato e la Via della Scala. Moricci di molte mule e cavagli per le stalle; e tutti e vini andorono le botte a galla, massime inverso l'Arno. Venne inproviso.

E a dì 24 di maggio 1466, tolsi donna, in sabato, la vilia dello Spirito Santo, una figliuola di Domenico di Domenico Pagni, ch'à nome Salvestra. Ebbi di dota fig rini 400 in sul Monte, col nome di Dio.

E a dì 5 di luglio 1466, gli detti l'anello in domenica sera, rogato ser Giovanni di Francesco di Neri.

E a dì 27 di luglio 1466, menai la donna, in domenica sera, in ca' detto Domenico. Ebbi di donora:

Un sacco isbiadato, maniche strette, ricamato con perle.

Una gamurra pagonazza, con maniche di broccatello.

Un gamurrino bianco.

24 fazzoletti in filo da mano.

6 sciugatoi in filo.

24 benducci da lato.

8 camice a mezze mandorle, nuove.

12 cuffie.

Una fetta bianca, con arienti.

3 berrette di più ragioni.

Un borlotto verde, con arienti.

Un ogaraiuolo, con perle.

Furono stimate da due rigattieri, fiorini 38 di suggello.

E più farò ricordo delle spese farò di mio.

Una fetta per la cintola e arienti e doratura, in

tutto ......L.

Per once una di perle, per fruscoli,

fiorini 6 d'oro . . . . . . . . . L. 27 –

Una brocchetta, fiorini 3 d'oro . . L. 16 16 –

Un paio di coltellini, fiorini 2 d'oro... L. 11 4 –

Un frenello di perle, fiorini 10 d'oro ....e soldi 5 ... L. 45 5 –

Uno vezzo perle 120, fiorini . . . L. 40 4 –

Per denari 6 di perle, fiorini 1 soldi 10. L. 6 2 –

Per fornitura de'fruscoli. . . . . L. 1 15 –

Per denari 6 di perle, fiorini 1 soldi 15. L. 6 7 –

Per rascia, per la giornea . . . . L. 17 15 –

Per boccaccino, per la giornea. . . L. 12 –

Per once una di perle, per la giornea, fiorini 5 soldi 15 . . . . ..... L. 26 – –

Per once una d'oro filato, per la giornea... L. 5 2 –

Per un nastro da volgere e capegli .. L. 2 14 –

Per denari 6 di perle......L. 3 8 –

Per un pezzo di nastro .....L. 1– –

Per seta, per la giornea . . . . L. – 6 –

Per panno, per la doppia della giornea L. 1 4 –

Per fornitura della giornea.... L. – 9 –

Per drappo, per collari.. . . . . L. 1 12 –

Per ariento e seta, per la giornea. . L. –15 –

Per drappo, per la cotta di zetani, chermisi, fiorini 26 d'oro e soldi 6. . . . L. 151 10 –

Per valescio, per la cotta . . . . L. 5 8 –

Per oro fatto brucioli, per la giornea L. 1 15 –

Per fattura delle canpanelle . . . L. 2 – –

Per seta azurra e un cuoio. . . . L. – 7 –

Per guarnello, per la cotta . . . . L. –18 –

Per fattura della cotta, a Lorenzo sarto L. 5 12 –

Per ismalti, per tramezzare el vezzo. L. 2 3 –

Per maglie, per la cotta. . . . . L. 1 2 –

Per nastro d'oro, per la cotta. . . L. 1 13 –

Per la doppia, per la cotta.... L. – 15 –

Per panno lino, per la cotta . . . L. 1 13 –

Per banbagia, per la cotta.... L. – 2 –

Per valescio rosso, per la cotta . . L. – 9 –

Per un segnaletto d'oro, per la cotta L. 2 – – Per cordelline, per la cotta.... L. –10 –

Per grillo della giornea ......L. 1 10 –

Per un balascio, per pendente. . . L. 1 5 –

Per seta azzurra, per la giornea. . – 6 –

Per penerata azzurra, per le nappe della .....giornea.... L. – 7 –

Per ermellini, per gharzo della cotta. L. 8 – –

Per la frangia, per la cotta . . . L. 2 16 –

Per la frangia della giornea.... L. 4 4 –

Per cordelline, per la cotta.... L. – 2 –

Per nastro, per orlare la giornea . L. – 4 –

Per 7 brucioli d'oro, per collare. . L. 1 12 –

Per fibbie, per collari della giornea... L. 4 17 –

Per senseria a Tommaso di Currado L. 12 14 –

Per uno diamante, fiorini 2 d'oro e grossi 2 .....L. 11 15 –

Per uno zaffiro, fiorini 2 e mezzo d'oro. L. 13 19 –

Per uno rubino, fiorini 1 1/2 d'oro . L. 8 8 –

Per un anello si ruppe, di perdita . L. 1 3 –

A Lorenzo sarto.......L. 1– –

Per fornitura del pendente.... L. – 14 –

Morissi la mia sopradetta donna e cara conpagna e tanta buona e virtuosa che non aveva pari: la quale in 48 anni stata meco, non mi fece mai adirare co lei. À fatto 12 figliuoli; e al presente me ne lascia 4 maschi e 3 femmine, una, monaca in Fuligno, e due in casa. A lalde di Dio.

Egli è stato ne' mia dì questi Papi, bench'io non abbi e dì della loro creazione.

Papa Ugenio, si partì di Firenze circa 1440, avevo anni quattro.

Papa Niccolaio fu dopo lui. Al tenpo di Ugenio fu fatto Papa Felice ..... per concilio, e stettono.....

Papa Calisto fu dopo lui.

Papa Pio sanese.

Papa Pagolo.

E a dì primo di settenbre 1466, conperai la bottega dello speziale di sul Canto de' Tornaquinci; a dì 4, ebbi le chiavi.

E a dì primo di settenbre 1466, si fece el parlamento in Piazza, e fu grande remore nella città: più volte si serrò le botteghe per pagura d'andare a sacco. Fu cacciato Niccolò Soderini, messer Dietisalvi e messer Luca Pitti, ch' erano e capi contro a Piero di Cosimo de' Medici, el quale vollono amazzare, venendo da Careggi. E non riuscendo loro, furono cacciati molti cittadini di questa congiura, e confinati e amuniti circa 27 cassati scritti qui in una carta rimessa nel libro; eccetto che messer Luca Pitti; perchè feciono un parentado che Messere dette per donna una sua figliuola a Giovanni Tornabuoni, e imparentati insieme, non ne fu mandato: lui rimase amico e con buona pace.

E a dì 23 di novenbre 1466, menai la donna mia a casa mia.

E a dì 12 di luglio 1467, tornai in casa Domenico mio suocero.

E a dì 27 d'aprile 1468, ci fu nuove che la pace era fatta a ore 15 in circa. Fecesi festa assai di fuochi, serossi le botteghe.

E a dì 15 di luglio 1468, si puose una gravezza che si chiamò la Ventina: andò poco inanzi. Posono poi Catasto, 1469.

E a dì 17 di settenbre 1468, andorono in su 'n uno carro 8 uomini, e furono inpiccati, perchè vollono tradire Castiglione di Marradi.

 

 

 

 

 

 

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