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 Storia dei Carnesecchi 1532--1800

 

 

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Albero genealogico   ………Discendenza di Antonio di Paolo di Berto Grazini

 

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Ramo di Giovanni di Giovanni Carnesecchi

 

 

 Giovanni era un nome molto utilizzato anche tra i Carnesecchi

Giovanni di Giovanni di Mariotto

Giovanni di Giovanni di Andrea

 

 

 

 

 

 

1631 Franc.co di Gio: di Gio: nel Consiglio dei duecento

 

1595 Giovanni di Giovanni Carnesecchi 

1609 Giovanni di Giovanni di Mariotto Carnesecchi

 1666 Gio: Buonaventura di Francesco di Gio: nel Consiglio dei Duecento

 1676 Avv. Ant.o Bonaventura Carnesecchi ?????

  1. Avv. Gio. Bonaventura Carnesecchi

 

 

 

Carnesecchi Fr.o M.a del Sig. Avv. Gio.Buonaventura del Sig. Franco Pop. S. Remigio 10/7/1679

 

Carnesecchi Gio.Maria del Sig. Gio.Buonaventura del Sig. Franco Pop. S. Maria Magg. 5/10/1685

 

 

 ASF

Manoscritti 560

Spogli della Gabella di Parentadi Nobili Moderni dal MDC al MDCCX

 

Pag. 58 1613 Francesco di Giovanni Carnesecchi citt. fior.

Angiola di Guglielmo Altoviti s. 3755

 

 Pag. 116 1630 Giovanni di Gio.Batta Covoni Milanesi Nob. fior.

Giovanna di Francesco di Gio. Carnesecchi s. 2300
 
Pag. 177 1666 Avvoc.o Gio. Buonaventura di Francesco Carnesecchi
Margherita del Cav. Rimbotto Rimbotti s. 3500
 
Pag. 190 1674 Avvoc.o Gio. Buonaventura di Francesco Carnesecchi
Margherita di Domenico Zucchetti s. 5000
 
 
 

 

Gio-Bonaventura in possesso del castello di Santa Maria Novella a Fiano nel 1705

 

 

 

 

Castello di Santa Maria Novella a Fiano

 

vicino a Certaldo e vicino a Tavernelle val di Pesa

 

 

 

 

 

Del castello di Santa Maria Novella si hanno notizie intorno al 1020.
In epoca assai remota vi fu un castello dei Gianfigliazzi distrutto dai ghibellini dopo la battaglia di Montaperti.
Subito ricostruito fu di nuovo distrutto nel 1313, quando Corrado Gianfigliazzi si oppose inutilmente alle truppe del fratello di Arrigo VII - Baldovino di Lussemburgo - Arcivescovo di Treviri. A seguito di tale distruzione il castello rimase abbandonato per oltre cento anni.
Nel XV secolo, esso fu riedificato con le forme odierne dalla famiglia Samminiatesi passando poi agli Acciaiuoli, ai conti Alberti e quindi ai Carnesecchi, sicuramente presenti nel 1705, come attestato da una lapide.
Da questi passò per via femminile alla famiglia Aulla e quindi ai Franceschi Galletti che fra il 1820 e il 1860 operarono delle sostanziali trasformazioni di gusto neogotico.
Una serie di lapidi nella chiesa, anch'essa risalente all'XI secolo, ma più volte rimaneggiata, attestano la completa estinsione nel 1898 della famiglia di Alessandro Lottaringhi della Stufa marchese e conte del Calcione. La proprietà andò così alle sorelle Bertolli e da esse al nobile casato dei Ruschi.
Proprietario attuale è l'Azienda Agricola Castello di Santa Maria Novella S.r.l.

 

 

 
 
 

 

Lapide presente nel castello di Santa Maria Novella

 

( per la cortesia dell'attuale proprietaria signora Claudia Paludetto Zanzotto )

 

 

La lapide posta dall'avvocato Buonaventura di Francesco di Giovanni chiarisce che Ginevra figlia di Pierantonio di Francesco vedova Pitti beneficio' i Carnesecchi

Il castello (vedi in questo sito ) in virtu del fedecommisso di Ginevra figlia di Pierantonio di Francesco vedova Pitti passo' al senatore Bartolomeo e ai suoi discendenti. Alla morte senza discendenza dell'ultimo di questo ramo (il senatore Francesco ) tutti i beni passarono alla vedova Sestilia Del Rosso e da lei ai Del Rosso ; l'avvocato Bonaventura tento' di recuperare il tesoro di Francesco entrando in lite con Sestilia l'unica cosa che penso abbia recuperato sia stato il castello il castello che doveva passare in virtu del fedecommisso a un Carnesecchi.

Per il momento non sono in grado di capire se Ginevra acquisi il Castello da suo padre o dal marito . Cioe' se apparteneva ai Carnesecchi anche prima o prima apparteneva ai Pitti

 

A Dio Ottimo Massimo

A Ginevra di Pietro Antonio Francesco de’ Carnesecchi, vedova di Giuliano Pietro
de’ Pitti, a causa della primogenitura istituita (ob pri[m]oge[n]itura[m] instituta[m])
nella famiglia de’ Carnesecchi sull’intero suo patrimonio,
non immemore di tanto grande beneficio,
Giovanni Bonaventura de’ Carnesecchi, figlio di Francesco
dottore nell’uno e nell’altro diritto, chiamato a vita dal Collegio dei nobili fiorentini
della Sacra Milizia di Gerusalemme e
dei Serenissimi Principi (sere[n]issi[m]oru[m]q[ue] pri[n]cipu[m])
pose
nell’anno del signore millesettecentocinque, in verità nel settantasettesimo di sua età.

 

Traduzione dovuta alla cortesia dei forumisti IAGI  : RFVS ; LORD HENRY ; GUIDO 5 ; da FIORE ;

 

 

 

 

 

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La fattoria di Sticciano nella storia della Valdelsa centrale dal XIV al XIX secolo

(Paolo Gennai)

http://lucageo1966.xoom.it/lucageo/sticciano/contenuto/Parte_2.pdf

 

 

Certo è che un secolo dopo, tutta la zona che circonda a Nord-Est Sticciano, gravitante sulla strada che univa Montespertoli a Certaldo, vedeva la presenza pressoché continua della grande aristocratica fiorentina: nel 1648 la famiglia Pazzi possiede poderi sul colle di Lucardo, un "Palazzetto da Padrone" con annessi poderi fra Fiano e Lucardo (Palchetto); gli Strozzi possiedono il castello di Lucardo che nel 1690 è già organizzato a fattoria; i Carnesecchi sono i proprietari di un altro castello (Santa Maria Novella) anch’esso alla fine del Seicento già strutturato in fattoria con otto poderi distribuiti fra la valle della Presaglia e l’abitato di Marcialla; i Gianfigliazzi, patroni della pieve di San Lazzaro e precedenti proprietari di Santa Maria Novella, che hanno vasti possedimenti intorno al colle di Lucardo da antica data e anche nel popolo di San Lazzaro; gli Agli, proprietari del borgo fortificato di Cellole sul torrente Virginiolo, nel popolo di Santa Maria a Polvereto; i Girolami che hanno proprietà sul colle di Lucardo fin dal 1525 e i Del Nero, già presenti in queste zone alla fine del Seicento e che un secolo dopo diverranno i proprietari del castello di Lucardo. Insomma, da questi pochi dati si ha l’impressione che, in questa zona della Valdelsa centrale, nel volgere di un secolo e poco più si attui un radicale cambiamento nella proprietà della terra con un marcato accentramento di questa in poche mani ed una sua riorganizzazione produttiva secondo i canoni dettati dal contratto di mezzadria.

Ci sembra degno di nota il fatto che nel 1690 sia il vicino castello di Santa Maria Novella, che la confinante pieve di San Lazzaro abbiano già provveduto ad organizzare i propri possedimenti in un centro aziendale (fattoria) a cui afferiscono i poderi sparsi nella campagna circostante, ponendo nelle mani di una figura come quella del "fattore" la gestione di questo assetto produttivo e marcando così una maturità di organizzazione produttiva che induce a far risalire indietro di qualche decennio l’instaurarsi di questa strutturaaziendale

 

 

 

 

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Buonaventura credo sia stato un tipo speciale : si assunse il compito di conservare la memoria dei Carnesecchi

 

La targa inizialmente e' stata fatta mettere da Buonaventura Carnesecchi per ricordare la memoria dei suoi antenati

 

1687 : l'avvocato e' sicuramente Buonaventura Carnesecchi

 

La discendenza di Buonaventura si esauri pero con Giuseppe Maria (vedi nel sito ) gesuita e missionario nelle Filippine e in Francesco Maria morto senza discendenza

Alla morte di Bonaventura il castello in virtu del fedecommesso passo' al ramo di Ridolfo di Francesco (ramo di Pietrasanta) questo spiega come il castello sia successivamente divenuto di proprieta' degli AULLA

 

 

 

 

 

 

 

 

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  ing. Pierluigi Carnesecchi La Spezia anno 2003