Il vasaio- ceramista Federigo Aretini attraverso le opere del figlio Zulimo*

 

Nasce a Monte San Savino il 26 novembre 1852, discendente di una famiglia di ceramisti savinesi attivi fin dalla metà del sec. XVIII nella casa-bottega situata in Borgoforte. Dal suo matrimonio con Albina Sabatini nel 1883 nasceranno sette figli, alcuni dei quali eserciteranno con successo l’attività paterna. Come si legge nella sua lapide cimiteriale, egli fu «laborioso assiduo esemplare vasaio-ceramista. I suoi prodotti furono ammirata tradizione paesana».

 

ill. 1 Federigo Aretini, ritratto della lapide cimiteriale.

 

 

La tomba dei coniugi Aretini, opera del figlio Zulimo, è composta da due loculi sovrapposti realizzati intorno alla metà degli anni Venti del Novecento. La lapide di Federigo Aretini (1923) è formata da parti asimmetriche di ceramica ingobbiata e graffita raffiguranti il Padre Eterno benedicente, assemblate attorno ad un bronzeo clipeo centrale a bassorilievo in cui è effigiato il genitore, mentre la parte inferiore che reca l’epigrafe è composta da parti quadrangolari. Di alcuni anni posteriore è la lapide dedicata alla madre (1925) decorata con mattonelle quadrangolari in maiolica dipinta con scena di carattere religioso. La tomba è delimitata da una cornice geometrica uniforme che si sviluppa ininterrottamente lungo tutto il perimetro.

 

ill. 2 Z. Aretini, Lapide cimiteriale dei genitori, Cimitero della Misericordia , Monte San Savino.

 

 

Nel 1930, traendo spunto da una foto d’epoca che ritraeva il genitore, Zulimo Aretini realizza a bassorilievo il pannello raffigurante Il vasaio-ceramista Federigo Aretini per la casa natale, tuttora in situ in via Borgoforte. Dal pannello emerge una notevole capacità – derivante dalla conoscenza diretta del mestiere - di rappresentare la quotidiana attività di bottega del ceramista, quella stessa degli Aretini a Monte San Savino. Caratterizzata da un marcato realismo, la scena ove è rappresentato Federigo Aretini impegnato al tornio è illuminata da una luce che proviene da destra e crea un gioco di ombre che sembra conferire dinamicità al piede del ceramista che agisce sulla ruota-volano trasmettendo il movimento alla macchina. Un ulteriore richiamo alla dura realtà del lavoro emerge dall’impegno con cui la figura del vasaio modella l’argilla inumidita, le cui colature imbrattano i suoi pantaloni, in parte coperti dal grembiule che egli indossa, e si spargono sulla ruota-volano, come emerge dallo spessore del disco dal quale cola l’argilla liquida. La scena è inoltre vivacizzata dalla presenza dei prodotti frutto del lavoro quotidiano del vasaio: sul piano posto davanti al tornio sono infatti allineati gli scaldini traforati; sullo sfondo del laboratorio, sopra due scaffali, oltre a vasi di varie forme e dimensioni, è presente anche una targa che raffigura una Madonna con Bambino. Inoltre, dietro il ceramista, a chiusura della decorazione, compaiono quattro diverse tipologie di prodotti. Nello scaffale più in alto s’intravede un elemento decorativo, di natura plastica con motivi vegetali, coperto nella parte bassa dall’orlo estroflesso di un vaso figurato, di grandi dimensioni (con cariatidi plastiche a forma di anse), che poggia nel ripiano sottostante. Sotto il vaso è appesa una fiasca con figura muliebre dipinta. A chiusura della decorazione, e della minuziosa rappresentazione del repertorio di manufatti tipici della bottega savinese, un grosso piatto centro-tavola è collocato nella parte anteriore in basso a sinistra: il manufatto presenta una decorazione a medaglione centrale in cui è inserito l’uccellino graffito-policromo, motivo che ricorre con frequenza nelle produzioni ceramiche di Zulimo degli anni Venti-Trenta. Il motivo centrale è inoltre incorniciato da racemi vegetali in cui sono inseriti dei fiori dai grossi petali.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

ill. 3 – Federigo Aretini nella sua bottega, fine Ottocento (foto Baroncini).

 

 

 

ill. 4 Z. Aretini, Il vasaio-ceramista Federigo Aretini, 1930, cm 120x100, via Borgoforte, Monte San Savino.

 

Ancora, nella disposizione delle ceramiche, sul piano figurato, è individuabile un ordine d’importanza e di sequenza cronologica, come si evince usando un’ulteriore chiave di lettura dell’opera, quella cioè che consente di distinguere le produzioni del ceramista Federigo, ovvero i manufatti posti davanti e di lato alla sua persona, da quelle, riferibili all’attività dei suoi eredi, in particolare del figlio Zulimo, disposte verticalmente dietro le sue spalle. Gli scaldini traforati e ricchi di applicazioni a rilievo e i vasi di varie forme, decori e dimensioni, nonché le targhe devozionali costituiscono pertanto la base delle produzioni paterne, mentre ciò che è posto dietro il ceramista testimonia il “nuovo” che avanza con le produzioni del figlio. In particolare, il grande piatto graffito che compare in basso a sinistra e nel quale è inserito l’uccellino policromo – un motivo che ricorre nel “graffito tipico Aretini” - consente di focalizzare la particolare attenzione, da parte dell’artista, oltre che alla produzione di ceramica graffita anche alla sua evoluzione diacronica: nel bassorilievo è infatti presente la “nuova” decorazione sviluppata proprio in relazione alla ceramica ingobbiata-graffita lumeggiata con ritocchi pittorici, prodotta da Zulimo stesso fin da bambino in quella bottega savinese.

 

ill. 5 Via Borgoforte, Monte San Savino, anni '30. Nella foto è possibile individuare, nel primo edificio in basso a destra, la facciata della casa-bottega degli Aretini nei primi anni Trenta dopo la collocazione del pannello raffigurante Il vasaio-ceramista Federigo Aretini.

 

 

 

* da: V. Minocchi, Il ceramista Federigo Aretini attraverso le opere del figlio Zulimo, "Estate savinese", 2004.

 

 

 

 

 

 

 

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