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Storia dei Carnesecchi 1434--1464

 

DURANTE IL REGIME MEDICEO

 

 

" Tempo presente e tempo passato sono forse entrambi presenti nel tempo futuro....e il tempo futuro è contenuto nel tempo passato"

T.S. Eliot

 

 

Studi su questo periodo :

 

Giovanni Cavalcanti Istorie fiorentine 

 

Rubinstein Nicolai Il governo di Firenze sotto i Medici (1434-1494 ) Firenze La Nuova Italia 1971

Rubinstein Nicolai I primi anni del consiglio maggiore di Firenze ( 1494--1499 ) estratto dall' Archivio Storico Italiano 1954

Molho Anthony Florentine public finances in the early Renaissance ,1400-1453 Cambridge Mass 1971

 ……………………continua…………………….

 

 

 

 

 

 

Alberi sulle origini della famiglia Medici di Firenze

Da una pagina di Christoph Hoffmann

http://www.chh.de.free.fr/archiv/Sonstiges/medici.php

 

Vai a http://www.carnesecchi.eu/medici_stammbaum.png per albero origini

 

da una pubblicazione inglese

 

 

nessuno dei due alberi e' pero' completo

 

Molte notizie sulle origini della famiglia sono in :

http://www.palazzo-medici.it/mediateca/it/browse_schede.php?id_categoria_contenuto=1&id_cronologia_contenuto=1

 

 

 

 

 

  

 

 Nella storia fiorentina ( e non solo , ovviamente ) c'e' sempre qualcosa in quello che raccontano gli storici che non e' in realta' in grado di spiegare gli avvenimenti.

Chissa' per quale motivo noi lettori di storia tendiamo a accettare tesi che la nostra esperienza quotidiana ci suggerirebbe di non accettare

Eppure noi sappiamo dalla nostra quotidianita' come la storia dei nostri giorni non sia facile da interpretare nella complessita' degli interessi che stanno dietro

Non possiamo accontentarci quindi nemmeno per il passato di stereotipi e di semplificazioni

…………………………………………………………………………………………………………………………………………..

 

Perche' Cosimo prese il potere nel 1434……………………………………chi lo sosteneva………………………e perche' ………………………………………..

La soluzione e' negli interessi economici di cui Cosimo si fece interprete…………………………………………………….

 

 

 

 Da Gene Adam Brucker Firenze L'impero del fiorino

………..Molti contemporanei di Cosimo , soprattutto i governanti di altri stati italiani con i quali egli aveva contatti personali , ritenevano che egli de facto governasse Firenze , anche se la citta' manteneva le sue tradizioni istituzionali repubblicane .

Ma Nicolai Rubinstein ha incontrovertibilmente dimostrato che dopo il 1434 , Firenze era governata come nel passato , da gruppi di illustri famiglie , delle quali quella dei Medici, guidata da Cosimo , era la piu' importante . Del gruppo di governo facevano parte i Pitti , i Ridolfi , i Capponi , i Soderini , i Guicciardini , i Pandolfini , i Tornabuoni , ed alcuni vicini e clienti dei Medici prima del 1434 , i Martelli , i Ginori , i Pucci . Come capo della banca dei Medici , Cosimo disponeva di larghe risorse , che poteva usare in caso di bisogno , per i suoi obiettivi politici . Anche se non poteva controllare l'assegnazione di tutti gli incarichi di governativi dello stato di Firenze , era in grado di aiutare gli amici e i clienti con un oculato esercizio del suo potere , ch'era soprattutto personale.

In questo contesto le grandi famiglie fiorentine prosperarono come mai in passato . Queste casate godettero di una posizione politicamente e socialmente sicura . Le asre rivalita' tra le famiglie ,caratteristica dei secoli precedenti , furono per la maggior parte tenute a freno dal regime , che elaboro' un efficiente metodo di distribuzione delle cariche e degli onori di cui aveva il controllo . Le famiglie colpite per la loro opposizione ai Medici ( gli Albizzi , i Peuzzi , i Guadagni , i Castellani , e alcuni Strozzi ) non parteciparono di questi benefici , ma costituivano una piccola e impotente minoranza , i cui capi erano costretti a vivere in esilio o , se era stato loro concesso di tornare ,avevano dovuto accettare l'esclusione dalle cariche pubbliche.

 

 

 UNA CITTA' MODERNA

 

 

Firenze fu nel Trecento Quattrocento una citta molto molto moderna

La storia insegna molte cose : i tempi in cui Cosimo de Medici poneva le basi del suo potere sono tempi moderni direi attuali

Un intreccio affari - potere

Cosimo de Medici e' un abilissimo politico moderno creatore del : esercito il potere economico e politico spietatamente , ma il popolo non deve accorgersene

Le ricchezze accumulate dai Medici di Cosimo sono il trampolino per l'occupazione dello stato e la conquista del potere da parte dei Medici .

Gli accorti legami con gli Orsini , l'elezione dei papi medicei hanno alla base il potere economico ottenute col banco

E quando il banco declina economicamente , oramai i Medici hanno messo le mani nelle casse dello stato . Piu' moderna di cosi !

 

 

 

Quanto sagge sono le parole del nostro contemporaneo Giulio Andreotti << Il potere logora chi non ce l'ha >> ed in realta' vedremo Cosimo via via rafforzare il potere della sua famiglia , rendendo abituale e quasi normale il governo dei Medici su Firenze .

 

 

 

 

Signoria che pone fine al regime degli Albizzi e richiama Cosimo Medici

 

Entrati a di primo di settembre et finiti a di ultimo d’ottobre 1434

 

Quartiere di Santo spirito

Lucha di Bonaccorso Pitti

Giovanni di Micho Capponi

 

Quartiere di Santa Croce

Pero di Dino di Pero cartolaio

Fabbiano d’Antonio Martini becchaio

 

Quartiere di Santa Maria Novella

Simone di Francesco Ghuiducci

Tommaso d’Antonio di ser Tommaso Redditi

 

Quartiere di San Giovanni

Neri di Domenicho Bartolini

Baldassarre d’Antonio di Santi

 

Gonfaloniere di giustitia : Niccholo' di Coccho Donati , Quartiere Santa Croce

notaio : Ser Giovanni di ser Bindo Chardi

 

 

 

Cosimo il vecchio (dipinto del Pontormo )

 

Ebbe notevoli qualita'

Sicuramente molto ricco

Sicuramente molto colto

Sicuramente freddo non facile a perdere la testa ne ad esaltarsi : freddamente lucido in ogni circostanza

Assai abile nel comprendere e nell'utilizzare la natura umana

Assai abile a far fare agli altri le cose che gli interessava fossero fatte

Assai abile a sfruttare ogni circostanza

E in conseguenza di cio' anche assai fortunato

 

Cosimo ( il vecchio  ) figlio di Giovanni di Averardo ( Bicci ) era nato a Firenze nel 1389

Nella prima gioventu' aveva avuto scuola da maestri quali Niccolaio di Pietro e Roberto dei Rossi che l'instradarono alla letteratura greca e latina

 Passo' la sua gioventu' occupato negli affari del banco, cioe' nelle sue case commerciali

Nel 1423 il governo oligarchico lo invio come ambasciatore A Lucca , nel 1424 a Bologna , nel 1426 a Roma

Nel 1428 era tra i " Dieci della guerra "

Suo fratello Lorenzo ( il vecchio ) aveva sposato Ginevra Cavalcanti

Cosimo aveva sposato Contessina dei Bardi

Cosi i Medici si erano imparentati con due importanti famiglie magnatizie

 

 

 

Anni dal 1434 al 1464 : Primo periodo Mediceo : gli anni di Cosimo il vecchio

 

Nel settembre 1433 il conflitto fra Rinaldo degli Albizzi e Cosimo de' Medici culminava nell'arresto e nel bando di Cosimo. Poiché Cosimo era stato condannato a dieci anni d'esilio', la preminenza di Rinaldo poteva sembrare saldamente restaurata, ma soltanto un anno piú tardi Cosimo veniva richiamato a Firenze e toccava a Rinaldo d'essere esiliato dalla sua città. Questo rovesciamento della situazione politica era stato reso possibile dall'elezione per sorteggio, come era costume in Firenze, della Signoria che entrò in carica il primo settembre 1434. Questa Signoria risultò favorevole al richiamo di Cosimo; e un vano tentativo di Rinaldo di prevenire una decisione in questo senso, impadronendosi del Palazzo della Signoria, serví soltanto a precipitare gli eventi. Il 28 settembre la Signoria. convocata un'assemblea generale dei cittadini (Parlamento), chiese e ottenne la creazione di un Consiglio speciale con pieni poteri (Balía), che rimase in carica fino al 31 dicembre'. Fu questo Consiglio che, il 29 settembre, richiamò dall'esilio Cosimo e i suoi amici, e, tre giorni dopo, bandí Rinaldo degli Albizzi e il figlio Ormanno. Durante le settimane che seguirono al ritorno di Cosimo, avvenuto il 6 ottobre, molti cittadini appartenenti alla fazione degli Albizzi condivisero la sorte di Rinaldo e furono esiliati da Firenze. In novembre la Balía privò dei diritti politici un buon numero di famiglie. Queste misure erano innanzitutto una risposta a quelle adottate contro i Medici un anno prima. Tuttavia esse assunseroben presto proporzioni che superavano di gran lunga qualsiasi persecuzione politica avvenuta sotto il regime degli Albizzi, comprese quelle del 1433. Mentre nel settembre e nel novembre di quell'anno erano stati esiliati otto Medici e due Pucci, che dovevano essere seguiti nel febbraio del 1434 da Agnolo Acciaiuolis, il numero complessivo dei cittadini banditi nell'ottobre e nel novembre del 1434 fudi 73 . Inoltre, mentre nel 1433 soltanto i Medici, e neppure tutti, e la famiglia di Antonio Pucci erano stati privati d'ogni diritto politico, nel 1434 un largo numero di cittadini, compresi la famiglia di Rinaldo degli Albizzi, i Guasconi e quasi tutti i Peruzzi, venne escluso dalle cariche pubbliche per molti anni o per sempre.

Questa diversità di comportamento riflette una differenza di obiettívi politici: nel 1433 si trattava di consolidare un regime esistente; nel 1434 di fondarne uno nuovo. E', significativo che la decisione di privare dei diritti politici intere famiglie sia stata presa soltanto dopo che era entrata in carica, il primo novembre, una Signoria del tutto filo-medicea ; i membri della precedente Signoria, che si erano prestati a richiamare Cosimo, avevano forse avuto ancora degli scrupoli di fronte ad un'azione così radicale.

 

 

 

 

Da Gene Adam Brucker Firenze L'impero del fiorino

……….. Impadronitosi del potere Cosimo e i suoi alleati costrinsero all'esilio novanta dei loro nemici politici , e ne multarono o esclusero dalle cariche pubbliche altri ottanta . Fra le famiglie piu duramente colpite gli Albizzi , gli Altoviti , i Bardi , i Brancacci , i Castellani , i Gianfigliazzi , i Guadagni , i Peruzzi e gli Strozzi . Molti proscritti , come Palla Strozzi , morirono in esilio ; ad altri fu in seguito consentito il rientro a Firenze , ma non riebbero l'influenza politica e la posizione sociale di cui avevano goduto i loro antenati prima del 1434.

( nel catasto del 1427 ( vedi ) Palla di Nofri Strozzi figura come l'uomo piu' ricco della citta' Le sue proprieta' erano valutate piu' di centomila fiorini . L'inventario delle proprieta' di Palla Strozzi comprendeva 54 aziende agricole , 30 stabili , una banca con un capitale di 45.000 fiorini ed un numero ingente di obbligazioni )

 

 

Scrive Umberto Dorini :

Per quanto riguarda Cosimo personalmente e' anche da considerare che egli era un uomo che aveva dato molte prove di longanimita' e di moderazione e che ciononostante si era trovato ben vicino ad una morte ignominiosa o per lo meno aveva corso il pericolo di essere precipitato nella rovina economica ; un uomo che da tanta miseria aveva potuto rialzarsi in parte per il favore della sorte , in parte per l'insipienza , la disunione , la pusillanimita' dei suoi nemici . Inoltre quelli del suo seguito avevano da vendicarsi di molte ingiustizie ricevute quando i vinti di allora dominavano la citta' ; ed ora agognavano a conseguire a spese di questi i vantaggi che nelle vicende politiche sogliono essere afferrati dai seguaci del vincitore e da quelli che si accodano successivamente……………………………..

Del resto i bandi , le persecuzioni , le condanne …………………………….

 

 

 

 

 

 

 Inizia cosi il dominio della famiglia Medici su Firenze

 

 

 

 

 

 

 

1434

ritorno dall'esilio di Cosimo il vecchio dei Medici

1434--1464

potere di Cosimo il vecchio dei Medici

1464--1469

potere di Piero di Cosimo dei Medici

1469--1492

potere di Lorenzo dei Medici

1492--1494

potere di Piero dei Medici

 

 

 

 

 

Da "Archivio delle tratte"

 

4. DAL 1434 AL 1464 -

Con la fine del 1434 s'inizia un processo di trasformazione nella vita dello stato, determinato dall'accentramento del potere, non di diritto, ma di fatto, nelle mani di Cosimo il Vecchio. Questo accentramento si attua, in modo speciale, con la distribuzione degli incarichi amministrativi ad amici estremamente fedeli. Così, ad esempio, poté scrivere il Guicciardini nelle sue Storie fiorentine: " Legò Cosimo lo stato col fare dare a un numero di cittadini balìa per anni cinque, e fece squittini nuovi di tutti e' magistrati della città drento e di fuori; e non di meno per la autorità aveva la balia, e' signori quasi sempre a suo tempo non si trassono a sorte, ma si eleggevano dagli accoppiatori a modo suo, e quando era tempo de' cinque anni che durava la balia, faceva prorogare quell'autorità per altri cinque anni " .

GUICCIARDINI, Storie fiorentine, pp. 4-5. Ritornato a Firenze Cosimo nel 1434, come si è detto, acquistarono un ruolo determinante nelle procedure relative agli squittini, e poi alle estrazioni, gli " accoppiatori ", cioè quelle persone di sicura fedeltà al partito vincente, che venivano di volta in volta ad aggiungersi alla commissione elettorale e che erano incaricate di predisporre le borse, che dovevano contenere le polizze con i nomi degli abilitati da estrarre a sorte. Gli accoppiatori svolsero perciò un ruolo di estrema delicatezza, perché esso poteva determinare, come si può facilmente comprendere, gli esiti stessi degli squittini prima ancora che essi fossero regolarmente espletati. Si può anche ricordare che nell'età del Principato gli accoppiatori ebbero, fra l'altro, lo scopo di predisporre le nomine per i Consiglieri del principe, ed essi stessi furono tra i più fidi esecutori delle volontà del sovrano (cfr. CAVALCANTI, 1, pp. 558-561).

La prima conseguenza di questa politica è il fatto che - come ha scritto l'Anzilotti - " chi vuole usufruire degli uffici, e salvarsi dai soverchi incarichi delle imposizioni e aver tutelati i propri interessi lega la sua fortuna a quella medicea "

ANZILOTTI, Crisi costituzionale, pp. 28-29. Scrive ancora il GUICCIARDINI, Storie fiorentine, p. 5: Cosímo " ebbe soprattutto cura che nessuno di quegli cittadini che erano stati sua fautori, non si facessi sì grande che lui avessi da temerne; e per questo rispetto teneva sempre le mani sulla Signoria, e in sulle gravezze, per potere esaltare e deprimere chi gli paressi; nelle altre cose e' cittadini avevono più autorità e disponevano più a loro modo che non feciono poi a tempo di Lorenzo, e lui dava volentieri loro ogni larghezza, pure che fussi bene sicuro dello Stato" (cfr. anche GUICCIARDINI, dialogo).

Tanto più che la fazione vincente dei Medici non succedeva ad una forma di governo " meramente populare ", e " lo stato, che nel 1434 venne in mano de' Medici, non parve - ricorda ancora il Guicciardini - tolto al populo, ma a uno messer Rinaldo degli Albizi, a uno messer Palla Strozzi e ad altri simili particulari " ". Si trattava, comunque, di creare, ora, un nuovo regime politico `. La sua nascita già si intravede in alcune sintetiche annotazioni che Cosimo il Vecchio fissa nei suoi Ricordì: " Dìpoi in calendi novembre si fecero i Priori a mano [ ... ]. Questi Priori confinarono molti cittadini, e così posarono a sedere molte famiglie sospette e fecero molte cose in favore dello stato; e a loro tempo spirò la Balìa data a più cittadini, e finirono gli squittini e rimasero le borse per 5 anni in mano degli accoppiatori, cioè le borse del priorato, e potranno de' Priori e Gonfaloniere di giustizia, quelle vorranno fare a loro piacimento " .

 

La nomina a mano dei Priori e il mantenimento delle borse nelle mani degli accoppiatori sono, dunque, i primi indizi del rivoluzionario cambiamento politico ed elettorale. Il Rubinstein ha ricostruito, con un'ampia documentazione (non poco desunta dalle Tratte), le varie fasi con cui i Medici e il loro partito incominciarono ad attuare la loro crescente ingerenza nelle operazioni e nelle scelte elettorali `. Tale ingerenza si manifesta col progressivo aumento del potere degli accoppiatori, i quali - in contrasto con la tradizione precedente - assumono il ruolo di elettori della Signoria; a sua volta la Signoria ha ora facoltà di rinnovare il mandato agli accoppiatori. Cosicché, ancora alla fine del 1438 e quindi quattro anni dopo il ritorno di Cosimo, gli stessi accoppiatori del 1434 avevano il potere di eleggere la Signoria. E non è certo casuale che le prerogative degli accoppiatori del 1438 venissero, in un certo senso, trasferite ad una Balìa incaricata non solo di espletare lo squittinio del 1440, ma anche di stabilire se, nel frattempo, la Signoria dovesse essere eletta " in quel modo si fa al presente o in qualche altro modo " `.

 

Le elezioni del 1440 furono tenute nel modo tradizionale per tratta, ma nel 1443 vennero ripristinate quelle a mano per lo squittinio dell'anno successivo: la restaurazione del 1440, avvenuta forse perché i Medici si sentivano del tutto sicuri del loro potere, fu dunque effimera. t probabile che fra le ragioni che spinsero nel 1443 al ritorno alla nomina a mano vi fosse anche la considerazione che lo squittinio, che avrebbe dovuto essere fatto nel 1444, veniva a cadere esattamente dieci anni dopo il ritorno di Cosimo a Firenze, e quindi alla scadenza di molte condanne o bandi di cittadini allora esiliati. Ma nel 1444 fu creata una nuova Balìa, la quale ottenne tanto la proroga di altri dieci anni per gli esiliati del 1434, quanto un'anticipazione dello squittinio per i Tre maggiori e per gli altri uffici, che doveva essere fatto secondo i dettami dello statuto - nel 1445 ' cioè cinque anni dopo il precedente". In questa occasione riprende auge il potere degli accoppiatori: i quali rimasero in carica per tutta la durata della Balìa, ossia fino al maggio del 1449, mentre, secondo la legge, avrebbero dovuto decadere nel 1446 . Annota giustamente a tale proposito il Rubinstein che " la politica elettorale veniva così ricondotta alla situazione che era esistita fino al 1441, quando lo scioglimento della Balia coincise con la fine delle elezioni a mano e dello stesso ufficio degli accoppiatori " .

 

Alla chiusura delle borse in questo anno 1449 segui un tradizionale squittinio della Signoria; ma nel 1452 - in occasione della guerra con Venezia e Napoli, e in previsione degli " imminentia pericula et casus occurrentes presertim ad hostiles incursus regis Aragonuni " "" fu creata una Balia con durata non superiore a due anni. La stessa provvisione disponeva che gli accoppiatori che avevano chiuso le borse nel 1449 dovessero eleggere a mano, sia pure il solo Gonfaloniere di giustizia: ma pochi mesi dopo il provvedimento veniva esteso anche all'elezione dei Priori . Ancora: il 5 novembre 1453 la Balia prorogava i poteri degli accoppiatori per non meno di cinque anni, oltre il termine dapprima stabilito, e a metà del dicembre successivo la stessa Balìa veniva prorogata anch'essa di cinque anni dai Consigli del popolo e del Comune . Sono chiare le ragioni e le finalità di simili provvedimenti: ma essi risultarono inefficaci perché la pace di Lodi, ratificata a Firenze il 23 aprile 1454, portò, come immediata risoluzione, lo scioglimento anticipato della Balìa. Questa, che avrebbe dovuto durare cinque anni, fu sciolta invece pochi mesi dopo il suo rinnovo, e cioè il 23 maggio 1454 `; meno di un anno dopo, nel febbraio 1455 (ormai ratificata la pace di Lodi anche da Alfonso d'Aragona, dopo che questi aveva aderito alla Lega italica), fu stabilito che le borse della Signoria fossero chiuse entro il mese di giugno e che in quel momento cessasse anche il mandato degli accoppiatori l'. Scrive, a tal proposito, Alamanno Rinuccini: " Domenica mattina a di 23 di febbraio 1454 si vinse nel consiglio del popolo che gl'accoppiatori che tenevano le borse del prioratico a mano, dovessino per tutto il mese di giugno [corr. da gennaio] prossimo 1455 avere serrate le dette borse, e fusse loro levata ogni autorità e balìa ch'eglino avevano intorno a ciò, e fuvvi fave nere 218 e bianche 22; di poi a dì 24 detto si vinse nel consiglio del comune, e fuvvi fave nere 169 e fave bianche 7, e di questo molto il popolo si ne rallegrò " .

Quest'ultima annotazione del Rinuccini rivela chiaramente l'impopolarità cui andavano periodicamente soggetti i controlli elettorali; ancora il Rubinstein ha posto in evidenza quanto l'avversione verso i provvedimenti elettorali restrittivi fosse viva più che al tempo della loro prima introduzione , e si fosse acuita appunto nel 1455, quando l'unica soluzione perseguibile sembrò proprio quella di chiudere le borse, accogliendo le richieste e le aspettative popolari W. Questo parziale insuccesso della classe dirigente dimostra però quanto preponderante, nella vita politica fiorentina ormai dominata dai Medici, fosse diventato il ruolo degli accoppiatori. E' infatti, attraverso la loro opera formalmente ancora ossequiente alle norme statutarie - che si realizza il potere mediceo: gli squittini e il sorteggio rimangono in vigore e gli accoppiatori si limitano a preparare l'elezìone dei titolari dei vari uffici; elezione che veniva lasciata, nel caso dei Signori, al Podestà: ma le borse non erano più riempite secondo le norme tradizionali. Esse non erano, cioè, uguali a quelle riempite dopo gli scrutini, bensì venivano appositamente preparate solo per quella specifica elezione dagli accoppiatori, i quali, secondo la già citata provvisione del 1453, dovevano " tenere bursas ad manus " così che " quotiens ad extractionem dominorum devenietur, imbursari debeant pro quolibet tali vice " `: cioè doveva essere posto nella borsa un numero minimo di nomi. Questi erano, per di più, scelti non solo (come diceva lo statuto) fra i cittadini eleggibili e già imborsati, ma anche fra quelli che gli accoppiatori giudicavano " habiles " a ricoprire la carica. Tale fase, è facile capire, è, sì, intermedia tra lo scrutinio e l'estrazione, ma è soprattutto centrale nell'iter elettorale stesso. Gli accoppiatori, con la loro azione, hanno il potere di determinare il risultato dell'estrazione proprio stabilendo in precedenza gli abili all'ufficio. E' quanto, in pratica, avviene, in modo più o meno manifesto, negli squittini che si svolgono nel 1434, 1440, 1443 (per gli uffici estrinseci), 1444, 1445 (per gli estrinseci), 1448, 1453, e anche nel 1458.

Il 1458 fu, com'è noto, un anno cruciale per le istituzioni fiorentine, al termine del quale la partecipazione ai poteri dello stato si ridusse a pochi nuclei e a poche consorterie famigliari saldamente legate ai Medici, sia attraverso la convocazione del parlamento sia con la riorganizzazione del Consiglio del cento. Fu questa la risposta ad un travagliato periodo di crisi e a vari tentativi di modifiche istituzionali. Il primo problema da risolvere per la classe di governo fu il pericolo che poteva derivare da squittini tenuti in ottemperanza agli statuti, e non dalle Balìe, come invece era avvenuto negli ultimi 24 anni. Il 15 aprile 1458 era stata infatti approvata una provvisione che criticava e impediva l'uso delle Balìe, e soprattutto vietava ad esse l'attuazione degli squittini ": era dunque evidente il rischio cui andava soggetto il regime, venendo così a perdere una base della stabilità del suo potere.

Il parlamento convocato l'11 agosto chiudeva un lungo periodo di discussioni e di incertezze, che può essere ricostruito specie attraverso la consultazione dei verbali delle riunioni delle Pratiche `, ma allo stesso tempo apriva - con la lettura notarile e l'approvazione popolare della provvisione istitutiva di una nuova Balìa - una nuova fase del regime di Cosimo. " E' feciono una balìa che durasse tutto gennaio prossimo, e feciono che le borse del priorato si dovessero tenere a mano per cinque anni ", scrive il Rinuccini `. Così il sistema di controllo abolito nel 1453-1455, non solo era ripristinato, ma per di più veniva introdotto nella costituzione, e quindi reso permanente: lo stesso Consiglio del cento (date le condizioni per parteciparvi) era l'istituzione che dava maggiore sicurezza al regime.

Nel 1460, nonostante i successi medicei del 1458, parve bene prorogare di altri cinque anni le elezioni a mano; nel gennaio 1462 fu posticipato di cinque anni lo squittinio che avrebbe dovuto tenersi nel 1463. Gli squittini venivano, infatti, ritenuti fonte potenziale di disordini `, mentre gli accoppiatori ricevevano l'incarico di provvedere alle nomine a mano della Signoria fino al 1468. In questo clima di eccezionale affermazione del potere mediceo, avvenne, il l ° agosto 1464, la morte di Cosimo, cui succedette - e il problema della successione non era certo da poco, data anche l'eterogeneità del partito mediceo - il figlio Piero.

 

 

 

 

Cosimo inizia una sagace e nascosta opera di occupazione dello stato

 

Con Cosimo il vecchio si normalizza un sistema intelligente , gli avversari vengono spazzati senza pieta' tramite esilio o comunque tramite misure fiscali . Cosimo si liberava di chi si opponeva tassandoli al punto da renderli indigenti 

 

Gli amici vengono premiati con cariche e sgravi fiscali

 

 

 

Cadde così l'oligarchia, e si iniziò il dominio di uno solo nello Stato fiorentino, pur essendo rispettate le forme repubblicane. Seguì un periodo di reazione con esili, confische e anche condanne a morte. Ma nessuno degli ordinamenti del comune venne abolito; nessuna apparenza di predominio in città circondò la famiglia dell'accorto Medici, il quale ostentò sempre contegno di semplice cittadino sia nella vita privata, sia nella vita pubblica, tenendosi lontano dai maggiori uffici dello Stato.

 

In realtà questi uffici erano ricoperti costantemente da persone che, devote ai Medici, nella direzione degli affari pubblici prendevano ordini da Cosimo; e fuori di Firenze tutti riconoscevano in Cosimo il vero signore della città. Il popolo si accontentava del rispetto, per le forme esteriori della libertà, che era in realtà assai ristretta; e la munificenza di Cosimo, che esercitava con signorile larghezza il mecenatismo, spendeva generosamente in opere di beneficenza, profondeva somme nella costruzione di chiese, palazzi e conventi, accoglieva con deferenza i dotti fuggiaschi dalla Grecia, favorendo lo studio del greco e la fondazione dell'Accademia Platonica, creò intorno a lui quel sentimento di ammirazione e di riconoscenza che si concretizzò per pubblica deliberazione nel titolo di padre della patria.

 

Se Cosimo seppe assicurare un periodo di tranquillità interna a Firenze, con l'abilità diplomatica seppe anche destreggiarsi tra le lotte che si svolgevano aspre fra gli Stati della penisola, garantendo all'estero la sicurezza e la grandezza di Firenze. L'accorta ed energica politica estera di Cosimo si manifestò nella funzione di mediatore per mantenere, dopo la pace di Lodi, l'equilibrio fra gli Stati italiani quali si erano costituiti nel corso di un secolo di guerre, lasciando questa politica in retaggio al continuatore della sua opera, il nipote Lorenzo il Magnifico. Cosimo morì nella villa di Careggi il 1° agosto 1464.

 

 

 

 

E Signori fatti a mano per Signiori e pegli Achoppiatori del prioraticho 1434 , per due mesi

Entrati a di primo di novembre et finiti a di ultimo di dicembre 1344

 

Quartiere Santo Spirito

Sandro di Giovanni Biliotti

Pietro di Grighoro d’Andrea del Benino

 

Quartiere Santa Croce

Andrea di Salvestro Nardi

Lodovico di Ciecie da Verrazano

 

Quartiere Santa Maria Novella

Brunetto di Domenicho , beccaio

Antonio di Iacopo d’Agniolo

 

Quartiere Santo Giovanni

Antonio di ser Tommaso Masi

Ugholino di Niccholo’ Martelli

 

Gonfaloniere di giustitia : Giovanni d’Andrea Minerbetti quartier Santa Maria Novella

 

 

Entrati a di primo di gennaio et finiti a di ultimo di febraio 1434

Quartiere Santo Spirito

Ruberto di Giovanni di Branchatio Borsi

Bernardo d’Ughuccione

 

 

 

Il sostegno dato da alcune famiglie fiorentine a Cosimo il vecchio e' un sostegno di reciproca convenienza

I Carnesecchi sono tra queste famiglie

Tutto cio' con molta indipendenza

Il ricco mercante Bernardo Carnesecchi benche' fosse sicuramente , come abbiamo visto un alleato di Cosimo de Medici , presta garanzia per i Peruzzi esiliati 

 

 

Ricevo dal dr Paolo Piccardi : 

Il manoscritto 441 è la copia del registro degli 8 di Guardia e di Balia 224 (famoso perchè pergamenaceo e scritto talmente bene da sembrare un codice miniato) con l'elenco dei confinati e condannati fra il 1434 e il 1468 (le purghe dopo il rientro di Cosimo).

17/9/1434

Luigi di Ridolfo Peruzzi per 5 anni ad Ancona

fra i mallevadori: Bernardo di Cristofano Carnesecchi

2/10/1434

Ridolfo di Bonifazio Peruzzi per 3 anni oltre le 100 miglia

fra i mallevadori: Bernardo di Cristofano Carnesecchi

29/10/1434

Cerrino di Niccolò Machiavelli per 4 anni a Perugia

fra i mallevadori: Bernardo di Cristofano Carnesecchi

 

a prestare Garanzia per Ridolfo furono 15 persone per complessivi 10.000 fiorini 

 

 

 

 

 

 

 

Archivio mediceo avanti il principato

http://www.archiviodistato.firenze.it/Map/

http://www.archiviodistato.firenze.it/rMap/Sommario.html

Lettera di Bernardus de Carnesecchis

Bernardus de Carnesecchis , vicarius in Castro Anglari 26 dicembre 1438 Filza XI documento n-199

 

 

 

 

La Fortuna e' una dea capricciosa

 

LA GUERRA CON MILANO E L'AMICIZIA DEI MEDICI CON FRANCESCO SFORZA

 

 

 

La guerra con Filippo Maria Visconti incominciata nel 1424 e che Firenze conduceva con fortuna piu' contraria che favorevole , in alleanza coi veneziani e col Papa , terminata con la pace del 26 Aprile 1433 era stata ripresa l'anno dopo .La lega poneva a capo di tutte le sue forze un grande condottiero , il conte Francesco Sforza che nel 1436 ritornava ai servigi di Firenze ,

Qui era accolto con grandi feste , si fecero giostre e balli di donne in suo onore . Questa occasione rinsaldava i legami d'amicizia tra Cosimo e Francesco Sforza.

Nelle fasi di guerra di Questo periodo Niccolo' Piccinino condottiero delle truppe milanesi tento' di prendere Barga ma fu ivi sconfitto da Francesco Sforza

In questo periodo essendosi Lucca dichiarata per il Duca di Milano Filippo Maria Visconti i fiorentini inviarono lo Sforza alla conquista della citta'.

Lo Sforza pero' non porto' a termine la guerra ma si accordo' col Visconti ambendo a divenirne genero e alla sua successione.

La guerra aveva nel frattempo ripreso vigore

Guastatossi ancora una volta col Duca di Milano e deluso , per allora nella sua speranza di divenirne genero , lo Sforza riprese i suo posto nell'esercito della lega.

Accorse in aiuto della Repubblica veneta sconfiggendo il Piccinino sotto Verona

Sollecitato da Rinaldo degli Albizzi e da altri fuoriusciti il Duca di Milano invio il Piccinino ad attaccare la Toscana . Non trovando resistenza il Piccinino giunse fino sui poggi di Fiesole devastando il contado di Firenze

Quindi passo' nel Casentino dove si accordava con Francesco dei Conti Guidi signore di Poppi .

Francesco dei Guidi era amico di Rinaldo degli Albizzi ed inoltre motivi di rancore verso Cosimo dei Medici che aveva mandato a monte il matrimonio gia' concordato di Piero dei Medici con una figlia del Guidi ( matrimonio avversato dalle famiglie amiche dei Medici )

Perso troppo tempo nel vano tentativo di impadronirsi di Castel San Niccolo' il Piccinino mosse verso la Val Tiberina.

 

 

 

 

LA FORTUNATISSIMA BATTAGLIA D'ANGHIARI

 

 

La guerra tra Milano e Venezia durava gia' da anni .Contro Milano la Serenissima aveva formato una lega con il papa e con Firenze ,interessanti a mettere un freno all'espansionismo dei Visconti.

I contendenti si combattevono con eserciti mercenari , raccolti intorno a capitani di ventura Niccolo' Piccinino per il Ducato milanese e Francesco Sforza per la lega antiviscontea . Nessuno dei due condottieri aveva interesse a risolvere la guerra in campo aperto ed entrambi conducevano un proprio gioco diplomatico : in fondo il loro nemico di oggi poteva essere il committente di domani.

Nel 1439 Francesco Sforza , sollecitato dai Veneziani , si era finalmente deciso a varcare il Po proveniente dalla zona romagnola, e a muovere verso Brescia , da tre anni assediata dalle truppe milanesi . Invece di ostacolarlo affrontandolo il Piccinino aveva occupata la Toscana orientale attestandosi a Borgo San Sepolcro e a Citta di Castello .

L'iniziativa del Piccinino aveva sorpreso i Fiorentini i quali erano entrati nella lega convinti di partecipare a un ballo diplomatico finanziario , e invece si trovavano la guerra attorno ai propri confini

Di fronte al pericolo di una guerra vera , Firenze aveva unito la sua precaria milizia con le truppa del Papa ad Anghiari , cinque chilometri a sud di Sansepolcro .

 

"Il 29 Giugno 1440 il cardinale Trevisan Ludovico, detto Scarampo Mezzarota, legato di Papa Eugenio IV, mise insieme un esercito di 4.000 uomini, e si riuni ad Anghiari ad un esercito fiorentino anch'esso di circa 4.000 uomini , e ad una compagnia della Repubblica di Venezia di 300 cavalieri, al comando di Micheletto Attendolo Sforza. Nello stesso giorno, si distribuirono le aree per gli alloggiamenti degli eserciti della Lega nel territorio attorno ad Anghiari. Nell'area di Maraville si attestò l'esercito di Eugenio IV, sotto il comando di Simonetta da Castelpeccio. Nell'area tra Palazzolo e le chiese di S. Girolamo e S. Stefano, si acquartierò l'esercito fiorentino, riunito sotto la guida di Neri Capponi e Bernardetto de' Medici, commissari generali dell'esercito, nominati dalla Repubblica Fiorentina. A questo contingente si erano aggregate le compagnie dei capitani anghiaresi, tra i quali: Agnol Taglia, Grigorio di Vanni e Leale di Anghiari. "

 

Questa era la situazione quando il Piccinino ricevette un dispaccio urgente da Filippo Maria Visconti il suo committente , che gli ordinava di abbandonare la Toscana e vlgere verso la Lombardia dove Francesco Sforza dopo aver liberato Brescia dall'assedio ora minacciava il Ducato milanese.

Molto a malincuore il Piccinino si accinse ad ubbidire , ma prima tento' un colpo di coda .

Dai loro informatori i comandanti dei soldati della lega ebbero immediatamente notizia dell'ordine trasmesso al Piccinino . Erano cosi convinti che ogni pericolo da quella parte fosse cessato e la sera del 28 giugno 1440 i soldati ebbero libera uscita ad Anghiari.

Nella notte tra il 28 e il 29 Giugno, Niccolò Piccinino, alla testa di un esercito, numericamente superiore a quello della lega, al soldo di Filippo Maria Visconti, duca di Milano, deliberò di << venire a giornata>> cioè di scontrarsi in battaglia con l'esercito della Lega che stazionava ad Anghiari. Il Piccinino sicuro della sua superiorità, dopo un'escursione notturna nel campo nemico, mosse le sue genti dal campo di Selci. Nel giorno 29 Giugno, senza che i nemici se ne accorgessero, entrò in Sansepolcro e raccolse oltre 2.000 uomini, attratti dalle virtù militari del capitano visconteo e desiderosi di fare il sacco ai castellani di Anghiari

Il 29 giugno 1440, Piccinino decise di attaccare le truppe nemiche prendendole di sorpresa.

L'esercito milanese puntò su Anghiari con l'intenzione di dar battaglia ai fiorentini nelle prime ore del pomeriggio. L'effetto sorpresa fu però rovinato dall'enorme mole delle truppe di Piccinino, che furono avvistate con largo anticipo sulla via che da Sansepolcro le conduceva alla piccola fortificazione.

La mattina del 29 giugno Micheletto Attendolo , mentre faceva ginnastica sul camminamento del muro d'Anghiari vide un grande polverio alzarsi dalla pianura .

Accortosi del nemico egli diede l'allarme.

Un piccolo ponte era il passaggio obbligato per il Piccinino

<< ora Niccolo' ora le genti fiorentine erano padrone del ponte …..>>

Lo scontro durò per quattro ore, durante le quali entrambi gli schieramenti si avvicendarono nel dominio del ponte verso Anghiari.
La situazione fu risolta da un'abile manovra dei fiorentini che riuscirono a riprendere il ponte tagliando in due le truppe nemiche. Una parte di loro, infatti rimase al di qua del ponte e venne fatta prigioniera. Lo scoramento dei milanesi, che si erano resi conto di non poter vincere un esercito che conosceva il territorio molto meglio di loro, li convinse a desistere.

<< …ma come il ponte dai fiorentini fu vinto, talmente che le loro genti entrarono sulla strada , non sendo a tempo Niccolo' per la furia di chi veniva e per la incomodita' del sito , a rinfrescare i suoi , in modo che quelli davanti con quelli di dentro si mistorono che l'uno disordino' l'altro , e tutto l'esercito fu costretto mettersi in volta e ciascuno senza alcun rispetto si rifuggi verso il Borgo..>>

Alla conclusione si contarono diversi morti e feriti, 600 corpi di cavalli restarono sul campo tra l'una e l'atra parte.

Dice dunque Neri Capponi che di 26 capi di squadre de' nimici 22 ne furono prigionieri, 400 huomini d'arme, 1540 borghesi da taglia che insomma furono tutti 300 cavalieri, ma che, aiutati dai medesimi vincitori, secondo la stolta disciplina di quei tempi, gli huomini d'arme, e le persone di qualità a fuggirsi. Con gran fatica da commissari fiorentini furono condotti ad Anghiari sei capitani di conto prigionieri; Astorre Manfredi, Lodovico da Parma, Romano da Cremona, Sacromoro Visconti, Danese e Antonello della Torre. Fu nondimeno la preda grandissima.

La battaglia viene così ironicamente ricordata dal Machiavelli: "Ed in tanta rotta e in si lunga zuffa che durò dalle venti alle ventiquattro ore, non vi morì che un uomo, il quale non di ferite ne d'altro virtuoso colpo, ma caduto da cavallo e calpesto spirò".

 

 

Invece il bilancio politico della battaglia d'Anghiari fu importantissimo ; infatti, il Machiavelli sottolinea, questa volta con maggior senso storico, che "…la vittoria fu molto più utile per la Toscana che dannosa per il duca (di Milano), perché se i Fiorentini perdevano la giornata, la Toscana era sua; e perdendo quello, non perdè altro che le armi e i cavalli del suo esercito, i quali con non molti danari si possono ricuperare".

I fiorentini seppero sfruttare al meglio la fortuna inaspettata .Occuparono subito tutte le citta' abbandonate dal Piccinino , che prima erano appartenute al Papa o a tiranni locali . Poi assediarono i borghi del Casentino e il castello di Poppi mettendo fine al feudo dei conti Guidi colpevoli di essersi alleate al Piccinino .

 

Firenze si trovo' padrona di due grandi regioni orientali a cavallo degli appennini il Casentino e L'alta valle Tiberina , due ampie vallate dove scorre il primo tratto dei due fiumi gemelli : l'Arno ed il Tevere.

Questa improvvisa espansione ad est diede allo stato fiorentino il carattere di una vera potenza regionale centro italiana

La battaglia di Anghiari cambio in un giorno la carta geo politica dell'Italia .

I nuovi territori contavano citta' fiorenti come Citta' di Castello e Borgo San Sepolcro , grandi feudi come quello dei Conti Guidi , nella vallata del Casentino , ed erano attraversati da strade importanti che assicuravano il controllo delle comunicazioni tra il nord e il centro .

 

 

 

La battaglia di Anghiari colpi al cuore anche l'opposizione . Il partito dei fuoriusciti fiorentini si disperse ed il loro capo Rinaldo degli Albizzi , decise di partire per un lungo pellegrinaggio in Terra Santa.

 

A Firenze i combattenti di Anghiari furono accolti come eroi e trionfatori .

 

 

 

 

UNA CURIOSITA'

 

Tra i ribelli condannati dopo la battaglia di Anghiari

………………………………………………………….

Dominum Niccolaum Antonii de Giamfigliatiis

Baldassarem Francisci alias Carneseccha de dictiis Giamfigliatiis

Stephanum Amidei alias Lisscha de Perutiis

…………………………………………………..

 

Andrea Del Castagno and His Patrons

di John Richard Spencer - Art - 1991
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di Deputazione toscana di storia patria - 1914
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di Deputazione toscana di storia patria - 1873
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COME SEMPRE LA STORIA E' SCRITTA DAI VINCITORI

 

Questi sono i dipinti al palagio del Podestà di Firenze, perchè vennono col Zoppo nel 1440 d'Aprile per maculare lo Stato di Firenze.

Messer Rinaldo degli Albizj .

Crudel Rinaldo , Cavalier superbo ,
Privato di mia schiatta e d' ogni onore ,
Ingrato alla mia patria e traditore,
Tra costor pendo il più iniquo ed acerbo.

Ormanno di Messer Rinaldo .

Aspido della morte, e del colore

Strambo , travolto , ontoso, e pìen d'inganno
Son di Messer Rinaldo il brutto Ormanno;
Che pendo al lato al padre traditore .

Giovanni di Messer Rinaldo .

Di tradimenti, falsità, ed inganni

Contro a mia patria già maestro dotto ;
Però qui pendo col capo di sotto,
E di Messer Rinaldo son Giovanni .

Lisca Peruzzi

Per Ladro, per ruffiano , e per ribaldo
In prima delle forche bando avendo ;
Lisca Peruzzi son , che po' qui pendo,
Per seguir l'orma di Messer Rinaldo.

 

Lodovico De' Rossi .

Non credo che in consiglj, o in opre fossi

Di me più vile, e in parole gagliardo,

Poltron , ghiottone , falseron , bugiardo ,

Traditor , son Lodovico De' Rossi .

L' abate De' Gianfigliazzi.

Niccolo son d' Anton Gianfigliazzi io ,

Detto facchin, di Passignan già Abate,

Bastardo, mulo , e qui pendo sappiate,

Perchè cercai tradir la patria e Dio .

Papino Gianfigliazzi .

Contro alla patria a spiegate bandiere
Venni, e De' Gianfigliazzi son Papino ,
Ladro, pazzo , ruffiano , ed assassino
Fui sempre di natura, e barattiere.

Carnesecca Gianfigliazzi.

I più di mia stirpe han questa pecca,
D' essere ladri , o barattieri , o pazzi ,
O traditori , ed io De'Gianfigliazzi
Son Baldassari detto Carnesecca .

Lamberto Lamberteschi.

I' son Lamberto Lamberteschi, a cui
Ben si può dire a te volò il cervello,
Con questi traditor farmi rubello
Della mia patria, ove gran ricco fui.

Bernardo Barbadori.

Il mio padre Niccola Barbadori,

Spogliatore di Chiese e di Ospitali ,
Più che io Bernardo cagion de' mie':mali ,
Pianger dovrebbe fra noi traditori .

Conclusióne.

Ma più trovossi sbanditi e rubelli .

Di questa alma Città, che per tornare

Suo libertà tentassin maculare,

Altri che questi rei tradìtor felli.

 

Per messer Antonio Buffone compilati

 

 

 

L'ASSASSINIO DI BALDACCIO D'ANGHIARI

 

 Il 6 settembre 1441 viene assassinato a tradimento Baldaccio d'Anghiari .

Fatto uccidere a tradimento dal Gonfaloniere in carica Bartolomeo Orlandini che lo aveva convocato a palazzo

Baldaccio d'Anghiari era un soldataccio ed un avventuriero noto per saccheggi, crudelta' , tradimenti , azioni di brigantaggio , ma era altresi comandante di un piccolo esercito di milizie a lui devote

Baldaccio d'Anghiari era molto legato a Neri Capponi insigne cittadino , riguardato come il primo cittadino di Firenze dopo Cosimo de Medici , per le benemerenze acquisite al servizio della Repubblica e per esser stato uno dei commissari fiorentini alla battaglia di Anghiari .

L'amicizia del Capponi con Baldaccio poteva sicuramente rappresentare una minaccia per Cosimo . Dice il Cavalcanti che Neri Capponi divenendo gonfaloniere avrebbe potuto con l'aiuto di Baldinaccio rovesciare il partito dominante e farsi padrone della citta'

 

 Bartolomeo Orlandini era un uomo vile , mandato dalla Repubblica a difendere Marradi all'apparire del Piccinino se ne fuggi senza fare alcuna resistenza aprendo cosi alle genti viscontee l'entrata nel territorio fiorentino .

Contro Baldaccio aveva motivo di rancore perche' questi lo aveva rimproverato della sua vilta'

 

Protetto da Cosimo fu poi estratto a Gonfaloniere di Giustizia

Pur essendosi Baldaccio inimicato molte persone e pur non esistendo alcuna prova contro Cosimo alcuni storici pensano che fosse questi ad averne ordinato la morte .

 

 

 

 

FRANCESCO SFORZA SPOSA BIANCA VISCONTI

 

 

Il 20 novembre 1441 si diveniva ad una nuova pace

Il condottiero Francesco Sforza , amico di Cosimo , sposa Bianca Visconti figlia del Duca di Milano

 

 

 

 

I Fiorentini ed i Veneziani intervengono nella lotta tra Alfonso d'Aragona e Renato d'Angio' per la corona di Napoli schierandosi per il D'Angio'

 

 

 

ANNO 1444

I sempre maggiori aggravi imposti ai cittadini per le spese di guerra producevano un crescente malumore da cui potevano sorgere gravi pericoli per i partigiani dei Medici .

Nello scrutinio del 1444 erano entrati molti nomi di loro avversari .

Agirono con estrema prontezza : eleggendo una balia di 250 dei loro per rifare le imborsazioni , per riformare le gravezze e compiere tutto quanto era necessario per assicurarsi il dominio dello stato . Al solito Cosimo compariva poco o niente in tutto questo , lasciava fare agli altri , fedele alla sua abile tattica , che sara' seguita anche dai successori , di procurare che le proposte meno popolari e meno gradite fossero presentate dai suoi seguaci e riservando a se le parti piu' atte a creargli seguito e reputazione come gli atti di munificenza ed il mecenatismo a favore di letterati e di artisti .

Cosi da quella balia furono prolungati i termini della loro pena agli sbanditi , private dei diritti politici molte famiglie , i tutto 245 cittadini ; furono da essa eletti dieci accoppiatori ( Tommaso Soderini , Diotisalvi Neroni , Alamanno Salviati ,………) , i quali avevano l'incarico di scegliere coloro che dovevano risiedere nelle magistrature e di dare il loro parere sulle proposte da presentarsi all'approvazione dei consigli .

Questi dieci eseguivano di fatto la volonta' di Cosimo .

 

 

 

 

Da "Archivio delle tratte"

Il 1458 fu, com'è noto, un anno cruciale per le istituzioni fiorentine, al termine del quale la partecipazione ai poteri dello stato si ridusse a pochi nuclei e a poche consorterie famigliari saldamente legate ai Medici, sia attraverso la convocazione del parlamento sia con la riorganizzazione del Consiglio del cento. Fu questa la risposta ad un travagliato periodo di crisi e a vari tentativi di modifiche istituzionali. Il primo problema da risolvere per la classe di governo fu il pericolo che poteva derivare da squittini tenuti in ottemperanza agli statuti, e non dalle Balìe, come invece era avvenuto negli ultimi 24 anni. Il 15 aprile 1458 era stata infatti approvata una provvisione che criticava e impediva l'uso delle Balìe, e soprattutto vietava ad esse l'attuazione degli squittini ": era dunque evidente il rischio cui andava soggetto il regime, venendo così a perdere una base della stabilità del suo potere.

Il parlamento convocato l'11 agosto chiudeva un lungo periodo di discussioni e di incertezze, che può essere ricostruito specie attraverso la consultazione dei verbali delle riunioni delle Pratiche `, ma allo stesso tempo apriva - con la lettura notarile e l'approvazione popolare della provvisione istitutiva di una nuova Balìa - una nuova fase del regime di Cosimo. " E' feciono una balìa che durasse tutto gennaio prossimo, e feciono che le borse del priorato si dovessero tenere a mano per cinque anni ", scrive il Rinuccini `. Così il sistema di controllo abolito nel 1453-1455, non solo era ripristinato, ma per di più veniva introdotto nella costituzione, e quindi reso permanente: lo stesso Consiglio del cento (date le condizioni per parteciparvi) era l'istituzione che dava maggiore sicurezza al regime.

Nel 1460, nonostante i successi medicei del 1458, parve bene prorogare di altri cinque anni le elezioni a mano; nel gennaio 1462 fu posticipato di cinque anni lo squittinio che avrebbe dovuto tenersi nel 1463. Gli squittini venivano, infatti, ritenuti fonte potenziale di disordini `, mentre gli accoppiatori ricevevano l'incarico di provvedere alle nomine a mano della Signoria fino al 1468. In questo clima di eccezionale affermazione del potere mediceo, avvenne, il l ° agosto 1464, la morte di Cosimo, cui succedette - e il problema della successione non era certo da poco, data anche l'eterogeneità del partito mediceo - il figlio Piero.

 

 

 

 

 

 

Storia dei Carnesecchi nel periodo

 

In questa fase della vita fiorentina convivono i padri che avevano consolidato le fortune familiari e partecipato alla vita politica durante il regime degli Albizzi cioe’ Bernardo di Cristofano , Simone di Paolo , Antonio di Paolo , Giovanni di Paolo , Berto di Zanobi , Manetto di Zanobi , Luca di Luca , Giovanni di Niccolo’ e la generazione dei loro figli :

 

 

Alla fine degli anni 60 i Carnesecchi cominciano ad essere una trentina di individui , probabilmente gia’ da questo momento vi sono forti differenziazioni di ricchezza tra loro

 

Sono perlopiu' ricchi mercanti , banchieri , lanaioli e setaioli iscritti comunque all'arte dei Medici e degli Speziali

 

 

 

 Anno nascita

 

Alessandro di Giovanni di Paolo di Berto di Grazino Carnesecchi

 

 

Alessandro di Bernardo di Cristofano di Berto di Grazino Carnesecchi

 1448

 

Amerigo di Simone di Paolo di Berto di Grazino Carnesecchi

 1436

 

Andrea di Simone di Paolo di Berto di Grazino Carnesecchi

 

 

Andrea di Manetto di Zanobi di Berto di Grazino Carnesecchi

 1455

 

Andrea di Bernardo di Cristofano di Berto di Grazino Carnesecchi

 

 

Andrea di Luca di Luca di ser Filippo di Matteo Carnesecchi

 1425-1427

 

Antonio di Paolo di Berto di Grazino Carnesecchi

 

 

Antonio di Manetto di Zanobi di Berto di Grazino Carnesecchi

 

 

Antonio di Berto di Zanobi di Berto di Grazino Carnesecchi ?????? (no)

 

 

Bernardo di Antonio di Paolo di Berto di Grazino Carnesecchi

 1454

 

Bernardo di Cristofano di Berto di Grazino Carnesecchi

 

 

Berto di Manetto di Zanobi di Berto di Grazino Carnesecchi

 1437

 

Berto di Zanobi di Berto di Grazino Carnesecchi

 

 

Carlo di Bernardo di Cristofano di Berto di Grazino Carnesecchi

 1419

 

Cosimo di Simone di Paolo di Berto di Grazino Carnesecchi

 1442

 

Cristofano di Bernardo di Cristofano di Berto di Grazino Carnesecchi

 1434

 

Filippo di Bernardo di Cristofano di Berto di Grazino Carnesecchi ???

 

 

Filippo di Berto di Zanobi di Berto di Grazino Carnesecchi

 1421

 

Filippo di Berto di Zanobi di Berto di Grazino Carnesecchi ?

12 maggio 1432

Da dr Piccardi

Francesco di Berto di Zanobi di Berto di Grazino Carnesecchi

 1428

 

Francesco di Piero Carnesecchi

 

 Armeggeria del Benci

Giovanni di messer Niccolo'di Matteo Carnesecchi

 

 

Giovanni di Paolo di Berto di Grazino Carnesecchi

 

 

Giovanni di Manetto di Zanobi di Berto di Grazino Carnesecchi

 1447

 

Giovanni di Antonio di Paolo di Berto di Grazino Carnesecchi

 1452

 

Giuliano di Giovanni di Niccolo di Matteo Carnesecchi

 

 

Giuliano di Simone di Paolo di Berto di Grazino Carnesecchi

 1439

 

Giuliano di Luca di Luca di ser Filippo di Matteo Carnesecchi

 1450

 

Gugliemo

 

Citato dal Dei

Iacopo (vd Lamole )

 

 Lamole

Leonardo di Giovanni di Paolo di Berto di Grazino Carnesecchi

 1445

 

Luca di Luca di ser Filippo di Matteo Carnesecchi

 

 

Luca di Giovanni di Niccolo di Matteo Carnesecchi

 

 

Manetto di Zanobi di Berto di Grazino Carnesecchi

 

 

Manetto di Manetto di Zanobi di Berto di Grazino Carnesecchi

 1460

 

Mariotto di Antonio di Paolo di Berto di Grazino Carnesecchi

 1458

 

Mariotto di Manetto di Zanobi di Berto di Grazino Carnesecchi

 

 

Matteo di messer Niccolo' di Matteo Carnesecchi

 

 

Matteo di Manetto di Zanobi di Berto di Grazino Carnesecchi

 1446

 

Niccolo’ di Giovanni di Niccolo di Matteo Carnesecchi

 

 

Paolo di Simone di Paolo di Berto di Grazino Carnesecchi

 1427

 

Paolo di Antonio di Paolo di Berto di Grazino Carnesecchi

 1445

 

Paolo di Berto di Zanobi di Berto di Grazino Carnesecchi

 1427

 

Piero Carnesecchi

 

 

Piero di Simone di Paolo di Berto di Grazino Carnesecchi

 1435

 

Piero di Bernardo di Cristofano di Berto di Grazino Carnesecchi

 1441

 Di Bernardo

Simone di Paolo di Berto di Grazino Carnesecchi

 

 

Zanobi di Simone di Paolo di Berto di Grazino Carnesecchi

 1447

 

Zanobi di Berto di Zanobi di Berto di Grazino Carnesecchi

 1421

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

L’elenco qui sopra e’ da ritenersi sicuramente non esaustivo

 

 

Dai documenti fiscali si possono trarre utili indicazioni talvolta solo sui nomi dei capifamiglia nel caso del Catasto 1458 anche dei figli

 

La diecina graziosa ( agosto 1442 )

La diecina nuova ( febbraio 1446 /1447 )

Il valsente (agosto 1451 )

Il Catasto del febbraio 1457/1458

 

CONTADO

Estimi del dicembre 1435 gennaio 1435 /1436

Estimi del febbraio 1444 / 1445

Estimi del novembre 1451 --- Estimi del febbraio 1454 / 1455

Catasto del febbraio marzo 1458 / 1459

 

Io non ho consultato nessuno di questi documenti

 

 

 

Come precedentemente detto l'inserimento dei Carnesecchi tra gli ottimati fiorentini avviene precedentemente al regime mediceo

Molto probabilmente i Carnesecchi sono presi piu' dai loro affari che dalla politica. Appoggiano sicuramente Cosimo il vecchio , con differenziazioni tra individuo ed individuo , ( nell'eta di Cosimo i Carnesecchi sono un piccolo gruppo di una trentina di individui maschi )

Probabilmente ci sono affinita' politiche , ci sono legami di gonfalone , ci sono legami di parentela , ci sono rapporti di affari con i Medici

Rubinstein "Il governo di Firenze sotto i Medici" (1434--1494 ), parlando delle liste degli eleggibili , fa notare che i Carnesecchi compaiono con 10 qualificati nel registro dello scrutinio del 1433 e con 17 qualificati nel registro del 1440 e con questo vorrebbe dimostrarne l'aumentato peso politico durante il regime di Cosimo il vecchio

 In realta' questo non dimostra niente

Abbiamo visto come i Carnesecchi alla fine del trecento fossero un gruppo parentale ristrettissimo : sette /dieci individui non di piu'

Ai tempi di Cosimo , moltiplicandosi biblicamente , diverranno una trentina di individui

( In questa ottica i 10 del 1433 contro i 17 del 1440 non possono esser presi a indizio di un maggior peso politico rispetto al periodo precedente )

Quindi in realta' continuano nel nuovo regime un ascesa politica e sociale gia iniziata nel regime precedente non basata sull'appoggio agli Albizzi o ai Medici ma bensi probabilmente ad una posizione autonoma nel mondo delle Arti e della mercatura

Normalmente si afferma : nel corso del 1400 i Carnesecchi risultano accresciuti in benessere ed appoggiati al partito Mediceo , aumentano considerevolmente il loro ruolo politico .

Credo che questa affermazione sia fuoroviante : I Carnesecchi non sono una famiglia nuova accresciutasi grazie al regime mediceo

Anzi e' il regime mediceo che si consolida grazie anche all'appoggio dei Carnesecchi che ne ebbero di conseguenza dei vantaggi economici

 Comunque i rapporti dei Carnesecchi col regime Mediceo furono rapporti alterni , cosi come quelli di tante altre famiglie dell'oligarchia del periodo mediceo.

Forse non sempre era il cavallo a fare quello che voleva il cocchiere ma spesso era il cocchiere a fare quello che voleva il cavallo

 

Inoltre con l'aumentare degli individui e l'allentarsi dei legami familiari non si puo' piu' parlare dei Carnesecchi come un corpo unico

La concezione di famiglia e' molto mutata , difficilmente si fa riferimento alla famiglia intesa come consorteria come era fino al primi decenni del trecento

Questo vuol dire che alcuni Carnesecchi potevano essere piu' vicini ed altri piu' lontani dalla politica medicea

 

Comunque occorrera’ attendere fino al 1436 perche’ Simone di Paolo ottenga il Gonfalonierato e fino al 1439 perche Manetto di Zanobi sia tra i Priori !!!

 

 

 

Erano pero' considerati molto influenti : i sonetti del Burchiello riflettono la voce popolare

Bernardo Carnesecchi ed i suoi figli ( tra cui spicca Andrea ) si occupano di importanti traffici commerciali

Francesco Carnesecchi il figlio di Berto e' un ricco mercante che gareggia in ricchezza con gli stessi Giuliano e Lorenzo de Medici

 

 

 

I sonetti del Burchiello, a cura di M. Zaccarello, Torino, Einaudi scuola, 2004. p.25.

 

 Il Burchiello

Domenico di Giovanni, detto il Burchiello, nacque nel 1404 a Firenze, nel quartiere di Santa Maria Novella. Benché vissuto in un periodo storico che ha lasciato grande abbondanza di materiale archivistico, ne abbiamo una conoscenza biografica abbastanza limitata. Proveniva da una modesta famiglia, suo padre era legnaiuolo e la madre tessitrice. Di professione faceva il barbiere, si occupò però anche della poesia, da cui deriva il suo soprannome di ´poeta-barbiere .

La sua bottega in via Calimala costituì un luogo popolare dove si incontravano letterati ed artisti, e nello stesso tempo rappresentò un centro di opposizione antimedicea. Per sottrarsi alle persecuzioni della giustizia ed al pericolo della prigione dovette lasciare la patria nel 1434 e dopo aver vagato in più luoghi, si rifugiò a Siena, dove finì per alcuni mesi in prigione (la sua condotta burrascosa e le sue bizzarie lo hanno condotto a tre condanne pecunarie, che il Burchiello a quel momento non poteva pagare). Alla fine si trasferì a Roma, dove morì nel 1449 .

 

 

il sonetto XVII, che è un bell‘esempio della parodia mitologica e Zaccarello lo descrive come : "Parodia dell’erudizione mitologica e del linguaggio allegorico e dottrinale, che offre una caricatura del latino ricca di storpiature e di intenzionali infrazioni grammaticali".

Versi 1-8: "Quem queritatis" vel vellere in toto

festinaverunt viri Salomon

et videantur Pluto et Atheon

cum magna societate sine moto

Et clamaverunt omnes "Poto! poto!"

ingressus filius Agamemnon,

secundum ordo fecit Assalon

sibi Lacchesis Antropos vel Cloto

 

……………………………………….

 

versi16-17: che ‘lucci e ‘barbagianni e le marmegge

vorrebbono ogni dì far nuove legge.

Il sonetto è scritto tutto in latino tranne i due ultimi versi. Nella parte latina c’è un gran numero di personaggi, i quali in questo caso non sono collegati alle loro azioni della mitologia o Bibbia, ma invece mescolati quelli mitologici con biblici (per esempio gli uomini di Salomone, personaggio biblico, sono collegati a Plutone e Atteone dalla mitologica, o Oreste, figlio di Agamennone, quindi mitologia, entra insieme a Assalon dalla Bibbia, accompagnato dalle tre Parche, di nuovo mitologia).

Gli ultimi due versi sono la logica conclusione della parodia, e indicano contro di chi è stata scritta. "´Lucci´, ´barbagianni´ e ´marmegge´ sono allusioni a tre famiglie fiorentine dell‘ epoca ( i Pandolfini, i Borgianni e i Carnasecchi)" . Il poeta le attacca, perché vogliono spesso cambiare le leggi secondo i loro interessi e lo nascondono dietro la loro erudizione.

 

 

 

 

 

E Giovanni di Canterbury trasmette la medesima sensazione

http://web.mit.edu/sca/www/xrf/research/florence.html

 

(Giovanni di Cantibori's Notes on Florence )

 

Ward Politics and Names

Buona sera, gentile emisari!

Background on ward organization in our beloved Florence of about 1435- 1485:

There are 4 quartiere, and a total of 16 gonfalone (wards) within them all. The gonfalon assumes responsibility to pay its allotment of city taxes to the Commune; its officers have the power to force tax collection, and to seize property of tax delinquents for sale at auction. It also has police and military responsibilities.

The leading families in each control nominations (not limited to those families) to the top offices in the gonfalon, which are the gonfaloniere di compagna and his 2-3 assistants, called pennonieri ('battle flag and pennons' - old military titles). Most offices are held for a year. Not all leading families are shown. These control about 20-30% of candiacies, except as noted.

So, some names to remember and to drop:

Quartiere

Gonfalon

Leading Family(ies)

Santo Spirito

Scala

Canigiani

Quarata

Forza

Ridolfi

Drago

Soderini -- 57%

Santa Croce

Carro

Nardi -- 55%

Ruote

Niccolini

Bue

Cocchi Donati -- 35%

Lion Nero

Morelli

S Maria Novella

Unicorno

Bartoli

Lion Bianco

Ventura

Malengonelle

Lion Rosso

Rucellai

Vipera

Acciaioli -- 44%

San Giovanni

Drago

Carnesecchi

Chiavi

Pandolfini

Lion d' Oro

Medici

Dietisalvi

Della Stufa --partners of Cosimo, ca. 1440

Vaio

Pucci

Medici

(missing one gonfalon)

Most of the leading families were patrons, padrone, within their gonfalon and in the part of the countryside (contada) where they owned land, in 1437. By 1485 some had become far more influential. The Medici in 1437 had city-wide influence because Cosimo's bank provided so many more contacts, in high places all over Italy and Western Europe, than anyone else had. The patron was not an employer, primarily, nor ere those he helped his exclusively. A head of family might apply to 2-5 people for help, say with his tax assessment. The patron usually did not have the requested resources himself. He was a middleman for favors in exchange for services -- an unequal exchange favoring the middleman.

(Giovanni di Cantibori's Notes on Florence )

 

 

 

VORREI FAR NOTARE IL DIVERSO DESTINO DEI MATTEI ( discendenti di Matteo Durantis ) E DEI GRAZZINI  ( discendenti di Grazzino Durantis ) : I MATTEI IN PRATICA SCOMPAIONO DALLA VITA POLITICA .

 

 

 

 

 

GLI EPIGONI

 

 

 

 

 

 

Carlo nato nel 1419

Cristofano nato circa 1434

 Andrea nato nel 1434 (tratte)

 Piero nato nel 1441 Priore nel 1473

Alessandro nato nel 1448 (tratte )

 

 

 

Andrea di Bernardo di Cristofano di Berto di Grazino Carnesecchi

 

 

 

 

 

Andrea figlio di Bernardo di Cristofano

Dalle tratte nato nel 1434

 

 

partecipa ad una armeggeria famosa : L'armeggeria di Bartolomeo Benci allestita il 14 febbraio 1464 pochi mesi innanzi alla morte di Cosimo il vecchio

 

vago, leggiadro, bel, fermo e costante era Andrea Carnesecchi alto levato ritto in istaffe sopra 'l suo afferrante,

e da' suo be' sergenti è circundato:da Giulian Carnesecchi in sul sentiero, Giovan Ginor non l'ha dimenticato,

Pier Carnesecchi e Francesco di Piero che non era al seguirlo pigro o tardo, Filippo di Bernardo tanto altiero.

Era Andrea Carnesecchi più gagliardo col paggio innanzi e col caval coperto,adorno sì ch'a dir parrei bugiardo.

Era l'amante sì leggiadro e sperto tutto vestito al bel drappo d'argento e d'amor sempre aspetta degno merto.

E poi partì col dardo in un momento e volse a mezzo il corso intorno quello e brandì quel, passando com'un vento.

Come dall'altra banda il damigello tra gli altri amanti giunse, i' lo sguardai, che pare un bel falcon fuor di cappello.

Così giunto fra lor con gente assai,novellamente — Viva al gran signore! —senti' gridar più forte assai che mai,

co' be' sergenti intorno al corridorequal i' ti dissi, e pel suo gran tesororendeva a' circustanti gran splendore

con be' ricami e con gentil lavoro,ritto in istaffe sopra al gran cavallo,e come gli altri in mano il dardo d'oro.

.

 

 Partecipa all’armeggeria in onore di Giuliano de' Medici messa in rima da Luigi Pulci

 

LXIX

e de' Ridolfi poi Giovan Batista, poi Pier Cappon, s'intende quel di Gino;poi seguitava sì legiadra lista Allexandro gentil di Boccaccino,perché qui fama volentier s'acquista;poi Francesco Gerardi e Pier Corsino,Pier degli Alberti e 'l Marsupin seguiva,e poi Giulian Panciatichi veniva;

LXX

undici insino a qui contati habbiamo: l'ultimo apresso era Andrea Carnesecchi. Ognuno, un gonnellin con un ricamo,che tutto il popol par che vi si specchi, e parte rose fresche in su 'n un ramo, e parte son rimasi sol gli stecchi e son le foglie giù cascate al rezzo,tra 'l bianco e 'l paonazzo e 'l verde in mezzo.

LXXI

Era, quel verde, d'alloro un broncone che in tutte sue divise il dì si truova,e lettere di perle vi s'appone,che dicon pur che 'l tempo si rinuova;e poi d'intorno a questi è un frappone,che di vederlo a ogni cieco giova;e lucciole sì fise d'oro e belle,che pare il cielo impiro con suo stelle.

 

 

 

 

 Andrea Carnesecchi acquista un bosco tra l'Antella e Bisticci

 

 

 

 

 

 

Piero di Bernardo di Cristofano di Berto di Grazino Carnesecchi

 

Dalle tratte nato nel 1441

 

 Priore nel 1473

Sovrintendente allo studio fiorentino ( Roberto Ciabani Le famiglie di Firenze Bonechi )

 

 

 

 

 

 

 

Carlo di Bernardo di Cristofano di Berto di Grazino Carnesecchi

 

da Tratte elettroniche Carlo di Bernardo di Cristofano nato nel 1419 

 

Non conosco quasi niente di questo individuo : 

 

Ricevo dal dr Paolo Piccardi

 

 

 

 

 Quindi abbiamo un Carlo Carnesecchi che sposa nel 1445 Maddalena dei Bardi e che muore pochi anni dopo nel 1449

( Da dr Piccardi ) 1446 Carlo di Bernardo Carnesecchi (c.165) f. 833

 

 

 

 

 

 

Alessandro Carnesecchi ???

 

 

 

 

Il commercio a Salerno nella seconda metà del Quattrocento - Pagina 62

di Alfonso Silvestri - 1952 - 186 pagine

Presenti i fiorentini Nicolo Litterio, Salvatore Billi, Alessandro Carnesecca,
Nicolo di Corrado Vecchietti e Simone Guidetti (cc. 12 v. -13). ...

Visualizzazione frammento - Informazioni su questo libro - Aggiungi alla mia biblioteca

 

 

 

 

 

 

Ricevo dal dr Vieri Mazzoni ASFi, Notarile Antecosimiano, 5268, cc. 197r-197v Il 7 ottobre 1446 monna Vaggia di Simeone di Paolo di Berto Carnesecchi da Firenze, moglie di Alfonso del fu Giovanni di Ghezzo Dalla Casa, del popolo di San Lorenzo di Firenze, chiede al notaio rogante il presente atto, ser Benedetto Ciardi, un mundualdo, che le viene fornito nella persona del padre Simeone. Il detto mundualdo costituisce ser Giovanni di ser Taddeo da Colle, ser Stefano di Antonio di Piero di Vanni, e ser Battista di Antonio di Bartolomeo, tutti e tre notai fiorentini, come procuratori della detta monna Vaggia con l’autorità di richiedere i beni delle sue doti al detto Alfonso, ovvero 800 fiorini d’oro di dote ed altre 50 lire di dono nuziale, e di adire alle vie legali qualora il detto Alfonso fosse divenuto povero ed impossibilitato e pagare i suoi creditori, così come è avvenuto.

 

Quindi figlia di Simone era anche Selvaggia

 

 

 

Paolo di Simone di Paolo di Berto di Grazino Carnesecchi

 

Dalle tratte nato nel 1432

Sara' un protagonista degli anni successivi 

 

 

 

 

Piero di Simone di Paolo di Berto di Grazino Carnesecchi

 

Dalle tratte nato nel 1435

 Sara' un protagonista degli anni successivi 

 

 

 

 

 

Amerigo di Simone di Paolo di Berto di Grazino Carnesecchi

 

Dalle tratte nato nel 1436

Lanaiolo ricco e importante

  

 

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Nella raccolta Jstor

Anglo-Florentine Commercial Relations, 1465-1491
M. E. Mallett
Economic History Review, New Series, Vol. 15, No. 2 (1962), pp. 250-265
doi:10.2307/2598997

Amerigo Carnesecchi and Giovanni Tornabuoni

JSTOR: Anglo-Florentine Commercial Relations, 1465-1491

 

 

The Florentine Galleys in the Fifteenth Century - Pagina 285
di Michael Edward Mallett - 1967 - 293 pagine
Carnesecchi, Amerigo di Simone, 174. — Bernardo, 75 n. 4, 134, 135, 155, 203,
204, 207, 208, 210, 213, 214, 215, 220, — Ginevra, 204. carracks, 23, 24, 25, ...
Visualizzazione frammento -
Informazioni su questo libro

 

Italian Merchants and Shipping in Southampton, 1270-1600 - Pagina 211
di Alwyn Amy Ruddock - 1951 - 300 pagine
... that year.22 Three years later two galleys, patrons Amerigo Carnesecchi and
Giovanni Simone Tornabuoni, set out from Pisa for Flanders and England. ...
Visualizzazione frammento -
Informazioni su questo libro

 

 

 

 Amerigo di Simone ha probabilmente questa figlia :

 

 

 

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Giuliano di Simone di Paolo di Berto di Grazino Carnesecchi

 

Dalle tratte nato nel 1439

 

 

 

 

 

Anno 1467 Matrimonio di Giuliano di Simone di Paolo di Berto Carnesecchi con Cassandra di Jacopo Lanfredini

 

 

 

I Lanfredini erano una famiglia assai antica in Firenze

All’inizio del trecento era gia’ una casata di notevole potenza finanziaria e politica

In un passo di un libro di commercio della compagnia Bardi si legge che il " Grande Chomandatore" responsabile generale della compagnia, si reca nel 1314 presso il re di Francia per una questione di prestiti. In quell’occasione lo accompagna Gherardo Lanfredini , in qualita’ di consigliere e di socio finanziatore della compagnia

Erano guelfi e di popolo . Iniziarono a partecipare al governo della Repubblica nel 1334

Ebbero 5 Gonfalonieri e 18 Priori

Giovanni di Gherardo venne armato cavaliere nel 1359

Due personaggi di rilievo furono i fratelli Jacopo e Giovanni di Orsino che furono ambedue eletti Gonfalonieri e rappresentarono la Repubblica in diverse ambascerie

Cassandra era figlia di questo Jacopo

 

CHRISTIE’S

Sale 7197, Lot 23
Attributed to Giovanni di Ser Giovanni Guidi, Lo Scheggia (San Giovanni Valdarno, nr. Arezzo 1406-1486 Florence)
A Cassone: central panel: The Triumph of David; testate (end panels): Hercules and the Lernaean Hydra; and Hercules saving Deianeira from Nessus, all three panels inset into an Italian Baroque-style polychrome-painted, parcel-gilt cassone, probably 19th Century and incorporating earlier elements, with restorations and additions; and the arms of Carnesecchi and Lanfredini families
Tempera and silver on gold ground panel
Central panel: 15 5/8 x 51 1/4 in. (39.7 x 130.2 cm.);
End panels: 15 7/8 x 19 3/4 in. (40.3 x 50.2 cm.);
The Cassone overall: 27 1/4 in. (69.2 cm.) high, 74 1/8 in. (188.3 cm.) wide, 27 5/8 in. (70.2 cm.) deep
Estimate: £400,000-600,000

 

Giovanni di Ser Giovanni detto lo Scheggia (San Giovanni Valdarno, 1406 - 1486) fu un pittore italiano, fratello di Masaccio. 

 

 

 

 

 

 of two of Pollaiuolo's paintings, one being the Hercules and Nessus of the Jarves ... to say that these two families of Lanfredini and Carnesecchi intermarried in the persons of Giuliano Carnesecchi and Cassandra Lanfredini in the year 1467. ...
links.jstor.org/sici?sici=0951-0788(190604)9%3A37%3C52%3ATNHP%3E2.0.CO%3B2-M -

The New Haven Pollaiuolo
Herbert Cook
Burlington Magazine for Connoisseurs, Vol. 9, No. 37 (Apr., 1906), pp. 52-53

 

 

Giuliano di Simone Carnesecchi ebbe :

 

Orsino che prendeva nome dal nonno materno Orsino Lanfredini

Gherardo

Guglielmo

………..

 

 

 

 

documento

 Nel marzo 1474 furono contabilizzate 13 balle di urzella , pari a libbre 3.585 al netto , che furono acquistate dal setaiolo Giuliano Carnesecchi al prezzo di 119 fiorini e 10 soldi

ASF estranei 259 , c.125 s.d.

La presenza degli italiani in Portogallo al tempo di Colombo Luisa D'Arienzo Ministero dei beni culturali e ambientali

 

 

 

 

 

 

 

 

Piu' che alla generazione di Cosimo il vecchio , i figli di Antonio debbono riferirsi alla generazione di Lorenzo il magnifico

Tra essi si distingue in modo particolare Mariotto

Mariotto nato 1458 (tratte ) 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ricevo dal dr Paolo Piccardi

 

Bibl. Riccardiana Firenze 1185

Secolo XV

Cronaca Universale

Questo libro è di Lionardo di Giovanni Charnesechi proprio.

Ho trovato alla Riccardiana:

Ricc. 1185

Miscellanea composta di 6 volumi

Alcune pagine di mano di Lionardo di Giovanni Carnesecchi

Riproduzione Tavola CXIII in "Manoscritti datati d’ Italia – 3"

Sismel – Ed. del Galluzzo

Ricc. 1185

Miscellanea composta da 6 volumi

Nel secondo volume a pag. 52: Questo libro è di Lionardo di Giovanni Carnesecchi). Idem a pag. 4. Da pag. 1 a pag. 52 la mano è quella del Carnesecchi.

 

 

Alla Riccardiana c’ è anche:

Ricc. 1345

Sermoni e prediche

Questo libro è di Lionardo di Giovanni Carnesecchi

 

 

 

 

Dei figli di Giovanni non ho molte notizie

 

Da Leonardo discendera' Giovanni uno dei piu' importanti seguaci del Savonarola e discendera' Raffaello antenato del senatore e Cavaliere di Santo Stefano : Raffaello

 

 

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Francesco di Berto di Zanobi di Berto di Grazino Carnesecchi

 

 

Dalle tratte nato nel 1428

 

E’ personaggio di molta importanza e grande ricchezza in Firenze . In affari con Lorenzo e Giuliano de Medici

 

 

ARCHIVO STORICO ITALIANO ‎ - Pagina 42

1861

... nec non Francisci de Carnesechis ac Francisci ...

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DI ALCUNE

RELAZIONI DEI FIORENTINI

COLLA CITTÀ DI DANZICA

 

La prima metà del Quattrocento fu testimone della grandezza di quella confederazione dell'Ansa ( Hanse ), il cui nome tedesco indica alleanza destinata a prestare mutuo soccorso ; confederazione conclusa nel 1244 dalle due città di Lubecca e d'Amburgo, collo scopo di proteggere non solo nei mari baltico e del nord la navigazione germanica, ma di rendere più sicuro il commercio per la via di terra. Tale commercio consisteva maggiormente nel traffico delle merci del Levante e delle Indie, che dall'Italia, la quale in quel tempo ne era padrona, passavano in gran parte per la Germania , dirette particolarmente per i porti delle Fiandre e d'Olanda, per quei dell'Elba e del Baltico, i quali ultimi le ricevevano non già direttamente per terra, ma per la via di Brugia!, centro allora delle relazioni della maggior parte delle contrade meridionali col Settentrione (4 ). Mentre si sceglieva Lubecca a sede della confederazione , si erigevano vasti fondachi nelle principali città commercianti fuori di Germania, come a Londra, a Brugia , a Novogorod nella Moscovia e a Bergen di Norvegia. Nella seconda metà del Trecento, l'Ansa digià aveva acquistata grande importanza politica.

Sino ad ottantacinque montò il numero delle città alla medesima ascritte, e marittime e dentro terra. Essa conseguì pressochè il monopolio del gran commercio; essa purgò il Baltico dai pirati che malsicuro il rendevano ; essa metteva in mare navigli che numeravano sin a 250 vele e 42,000 armati: essa combattè vittoriosamente contro i regni scandinavi. Necessariamente , siffatta potenza ed autorità dell'Ansa dovettero scemare di mano in mano colle condizioni degli Stati germanici rassicurate e migliorate, colla pirateria domata, cogli interessi delle città dentro terra e dei porti di mare divisi , colla rivalità degli altri popoli marittimi suscitata e presto cresciuta, finalmente colle antiche vie del commercio mutate in sèguito delle grandi scoperte, le quali verso il tramonto del quindecimo secolo allargarono, quasi ad un tratto, e i campi e i mezzi dell' industria commerciale.

Mentre durava ancora la maggiore operosità di questa associazione politico-commerciale, la quale governavasi a forma di repubblica, non vi potè essere difetto di contrasti cogli Stati ingelositi di una potenza in vario modo incomoda e non di rado minacciosa. Correndo gli anni 4460 e seguenti, ferveva aspra contesa coll' Olanda, per cagione d'interessi del commercio baltico, e nel 4470 ebbe principio altra nemicizia, tra la città di Danzica e l'Inghilterra , asserendo i mercanti tedeschi esser rimasti danneggiati colla cattura fatta a Londra ed altrove di proprietà anseatiche. Non portandovisi riparo, quei di Danzica nel 4473 armarono navi in corsa, le quali nella primavera dell'anno predetto fecero preda d'una galera di grandi dimensioni, detta San Tommaso, realmente proprietà inglese, e d'altra nave, uscite insieme dal porto di Slusa (Sluys), che era l'emporio marittimo di Bragia , e destinate ambedue per l'Inghilterra.

Le circostanze di questa cattura sono curiose. Il carico delle navi veniva formato di varie mercanzie, cioè di panni, tele, pelliccie, d'allume, e di più oggetti di gran valore, arazzi, stoffe lavorate di seta e oro, pietre fine ed aromi, che insieme sommavano al valore di circa 460,000 zecchini o scudi d'oro. Tali mercanzie essendo o di proprietà , o spedite per commissione di case fiorentine, le quali trovavansi stabilite a Brugia o tenevano fondachi e rappresentanti in detta città, allora, come si sa , del commercio dei Paesi-Bassi, questi, onde assicurarsi contro i corseggiatori Anseati, indussero Tommaso Portinari loro connazionale, consigliere tesoriere di Carlo il Temerario Duca di Borgogna e conte di Fiandra, a fare iscrivere la galera sul proprio nome. Anche la maggior parte del carico nelle carte del capitano veniva dichiarata qual proprietà del Portinari, e la nave arborò la bandiera di Borgogna.

Erano le predette case fiorentine quelle dei fratelli Lorenzo e Giuliano de' Medici, di Antonio Martelli, di Francesco Sassetti, di Francesco Carnesecchi e di Francesco Sermattei, il quale ultimo montò egli medesimo sulla galera in qualità di patrono. Sono notissime le frequenti relazioni dei Medici colla famiglia Portinari , la quale, non potendo più sostenersi in quell'alto grado occupato due secoli prima da Folco di Ricovero , adoperavasi spesso e nelle città italiane, e in quelle dell'estero, per gli interessi commerciali della casa , che colle ricchezze e non meno col senno politico dominava allora la patria , e di cui, sin dai tempi di Cosimo il Vecchio , era così grande il successo nelle cose di mercatanzia che, al dire di Francesco Guicciardini, " non fu uomo che si impacciassi seco, o come compagno, o come governatore, ebe non ne arricchissi ". Tommaso Portinari, dal medesimo Guicciardini con Lionetto de' Bossi nominato tra gli " uomini sufficienti " era cugino d'un Averardo che stava alla testa della ragione Medicea a Milano , mentre Folco suo figlio , sposato a Luigia de' Pazzi, trovavasi ugualmente adoperato dai Medici nelle Fiandre.

Malgrado le usate precauzioni, un corsale di Danzica, Paolo Bencke inseguì la galera sin tanto che essa venne in vista della costa inglese. Allora l'assalì. L'aspro combattimento terminò colla presa della nave. Tredici Fiorentini rimasero uccisi, oltre ad essere feriti più di cento della ciurma. I corsali voltarono le prue e fecero vela verso la bocca dell' Elba, dove ricovraronsi colla ricca preda.

Destò tale fatto gran rumore. II duca di Borgogna minacciò di vendicare lo sfregio fatto alla sua bandiera, e Carlo non era uomo da starsi alle sole parole. Tommaso Portinari andò ad Amburgo a chiedere il rifacimento dei danni. I magistrati della predetta citta e di Lubecca, temendo di vedere il duca procedere alla confisca dei beni anseatici nelle Fiandre , adoperaronsi presso la citta di Danzica a fine d'indurla a restituire la galera e le mercanzie condotte in quel porto. Finanche un legato di papa Sisto IV in Germania ebbe ordine d'adoperarsi a favore dei Fiorentini danneggiati. Il magistrato di Danzica si difese coll'asserire, l'affare non essere di competenza sua , nè questione pubblica, ma trattarsi d'interessi privati degli armatori, giustificati per essere la nave veramente inglese , malgrado patente e bandiera assunta onde mascherare la provenienza. In mezzo ad accuse e difese, la causa venne tratta molto in lungo senza partorire il desiderato effetto, sino a tanto che succedette la rovina di Carlo il Temerario, ucciso il dì 5 gennaio 4 477 nella battaglia di Nancy, combattendo contro il duca di Lorena e gli Svizzeri. Ma la Signoria di Firenze, tutta allora a voglia dei Medici, non si diede per vinta. Morto il duca Carlo, essa si rivolse a Massimiliano d'Austria, successore al medesimo per avere sposata il dì 4 9 agosto 4477 Maria di Borgogna , unica figlia del Temerario. Cristoforo Spini, nobile cittadino e mercante, venne spedito in Fiandra colla seguente credenziale .

" Duci Burgundie et Sterlich (cioè Oestreich - Austria).

" Venit cum bis ad te licteris Christophorus Spinus nobilis civiset mercator noster. Mittitur a mercatoribus nostris ut recuperet ea que Sterlini diripuerunt in bis mercatoriis navibus quae cura iosignibus Burgundionibus navigabant. Duae te causae cxcitare debcut, ut mercatoribus nostris in hac causa faveas : amicitia scilicet nostra (scimus eaim te amare nos atque urbem nostram), et iniuria quae Burgundionum principi videtur illata, et parvjfacta insignia, et neglectum Burgundionum nomen. Non poterit ferre diutius civitas nostra tantam ignominiam. Hortamur autem te et plurimum rogamus, ut quantum auctoritate vales (vales autem maximum) faveas causae nostrae, et ubi auxilium a te petet Christophorus Spinus, nobilis civisnoster, consueta tua in nos benigni tate non deneges. Vale. Die vij septem. MCCCCLXXVII ".

Al gran Consiglio di Fiandra venne scritto nel seguente modo.

t Quatuor membris Flandrie et Burgomagistris Stiavianis de Flandria. Multum debemus vobis propter multa merita vestra in civitatem et nationem nostram; sed recens istud beneficium vestrum quo tantum favistis mercatoribus nostris quibus damnum datum est a Sterlinis, tale est ut nulla oblivione superari possit. Ob eam ipsam causam venit modo isthuc Christopborus Spinus nobilis civis et mercator noster. Vos multum rogamus ut relineatis consuetudinem vestram favendi rebus nostris, et operam atque auxilium vestrum prestetis nobis quemadmodum indigere se opera alque auxilio vestro Christophorus ipse significabit. Valete. Die vij septembris 1477 ".

Mentre poi lettere d'ugual tenore vennero indirizzate ai re di Polonia e d'Ungheria, al duca di Olivia, ai vescovi di Brema e di Munster in Westfalia , ai consoli dell'Ansa a Lubecca e in Amburgo, spedissi la seguente missiva alla città di Danzica : " Cumunitati Danzichae.

" Multum mirati sumus a vestris quibusdam tantum licentiae accentuai, ut mercatorum nostrorum rem diripuerint. Et certe scimus, propter mores vestros bonos et amicitiam nostrani, id displicuisse vobis. Quapropler, magna cum spe nunc ad vos mittimus Christophorum Spinum , nobilem civem et mercatorem nostrum, et rogamus vos ut restituì omnia ablata curetis, ne nos templare alia remedia compellamur: quod esset admodum alienum ab amicitia nostra et nostra consuetudine. Valete. Die vij septembris 4477 ".

Anche papa Sisto IV , mosso dalle istanze dei Fiorentini, e particolarmente dalle preghiere dei Medici, con cui viveva peranco tu buona armonia , nel medesimo anno 4477 diresse alla città di Daozica un breve, la cui parte principale è del seguente tenore : (4)

" Sane dilectorum filiorum Laurentii et Iuliani de Medicis ac Anthonii de Martellis et Francisci Saxeti , nec non Francisci de Carnesechis ac Francisci Sermathei, civium et mercatorum florentinorum, nobis nuper exhibita lamentabilis querela continebat, quod alias decursis iam quatuor annis vel circa , dum mercancie et bona eorumdem civium et nonnullorum aliorum mercatorum in duabustriremibus ex Flandrie partibus versus Angliam veherentur, dilectus lilius Polus Bchcnk laicus loci de Gdanck Wladislavien dioc. perrata maritimus, qui cum quadani navi ipsius tricentis hominibus vel circa et bellicis instrumentis ad maritimas coucertaciones et navalia bella cum favore et subsidio dilectorum filiorum Bremen civitatis ac Staden. Gdanczk aliorumque opidorum Bremen et Wladislavien dioces. de Hanza nuncupatorum - per mare in partibus illis discurrebat, et qui cum eo erant in prefata navi eius socii et stipendiarli ac perrate, prefalum Franciscum Sermathei alterius dictarum triremium dominum et patronum, et illos qui secum erant, in nautas et mercatores hostiliter invaserunt ; et invadendo, ex bis qui in eadem triremi erant tredecim Florentinos miserrime interfecerunt, et centum vel circa crudeliter vulneraverunt, mercancias et bona, que in eadem triremi erant, precii et comunis existimacionis trigin ta millium florcnorum auri vel circa , vi et violencia rapuerunt, et ex illis unam comunitatibus et universitatibus predictis et in eadem navi agentibus pro illis consignarunt; reliquam vero - inter ipsos invasores, prout iis visum fait, diviserunt ac Franciscum patronum et nonnullos alios captivarunt ac in compedibus et ferris in navi predicta posuerunt, et reliquis vulneratis et non vulneralis, bonis omnibus spoliatis, in littore maris semimorluis dereliclis, bona et ipsos sic captos cum eadem triremi quo voluerunt ad partes eorum esportaverunt, et in eorum utilitatem converterunt ".

In seguito a siffatte istanze, nella città d'Utrecht (Traiectum ad Rhenum) intavolaronsi nuove trattative, a cui lo Spini intervenne qual messo della Signoria e procuratore del Portinari. Dalle di lui dichiarazioni risulta , porzione del carico della galera, eseguile le operazioni commerciali in Inghilterra , essere stata destinata a mandarsi in Italia, parte a Firenze parte a Pisa ( " to Florenen - to Pysen " ). Malgrado tutte le premure , e nonostante l'intervento del pontefice, cui vedemmo dare sinanche al pirata l'epiteto di diletto figlio , non si ottenne nulla. Non credo andare errato ammettendo essere stata pregiudicevole al buon esito la lunga quanto aspra nemicizia poco dipoi sorta tra papa Sisto e i Medici, la quale partorì frutti cosi lagrimevoli per la repubblica , e forse ancora l'istesso triste caso della Congiura dei Pazzi , per cui i Portinarì loro parenti trovaronsi esposti a non pochi guai mercantili col sequestro posto su i loro beni. Non per ciò venne abbandonata la causa. Nel 4496, dunque, non meno di ventitrè anni dopo la cattura , e mentre andarono raminghi i figli del magnifico Lorenzo, il gran Consiglio d'Olanda emanò sentenza , con cui aggiudicaronsi a Tommaso e Folco Portinari 6000 fiorini d'oro di S. Andrea per la galera, e 400,000 scudi della corona pel carico. Ma tale sentenza rimase vuota d'effetto, e tre anni di poi la mediazione della città di Brugia indusse i Portinari a desistere dalla loro domanda, non si sa dirimpetto quale compenso.

Alla presa della galera fiamminga , la città di Danzica va debitrice del suo maggior tesoro d'arte. Tale è quel meraviglioso quadro del giudizio universale che conta fra i più belli della Germania , e si vede in una cappella della chiesa principale della città dedicata a Maria Vergine. Esso è composto di tre tavole, di una di mezzo, cioè, e di due ale. Rappresenta nella parte superiore Cristo giudice seduto sull'arco baleno, con a canto la Madonna, San Giovanni Batista e gli Apostoli, i piedi posti sopra aurea palla sotto la quale tre angeli suonano le tube, mentre nella parte inferiore sta l'Arcangelo, di dimensioni colossali in paragone delle altre figure, tenendo in mano la bilancia con dentro due risorti, di cui uno ha il giusto peso, l'altro vien ritrovato troppo leggero. Alla destra del Salvatore i beati, alla sinistra i condannati, colle gioie del paradiso e le pene dell' inferno. La parte esterna delle ale mostra la Santissima Vergine in piedi sotto una nicchia , col bambino in braccio, ed inginocchioni il donatario , in abito nero foderato di vaio , coll'arme della casa , e dall'altro lato l'Arcangelo che calpesta due demonj, e la donatrice inginocchiata , coll'arme sua anch'essa , che ha per divisa : Pour non falir. Non mancano ipòtesi intorno all'origine di questo stupendo dipinto. Sia esso opera dei Van Eyck come crede il Waagen, o di Ugo van der Goes messo in campo dall' Hirt, ossia di Alberto van Ouwater di llarlem secondo gli autori del catalogo del Museo Napoleone, il quale tra le sue opime spoglie numerò anche questo tesoro, e secondo il Passavant e il Kugler ; ovvero ne sia autore il Memliok, come oggidì generalmente , e con miglior fondamento si suppone ; certo è che abbiamo in esso uno dei più bei lavori usciti dall'operosa quanto mirabile scuola fiamminga del Quattrocento .

II modo con cui la predetta tavola venne in Danzica , risulta dalle cronache contemporanee di quella città scritte dai cittadini Wcinreich e Melman. " Sopra questa galera (così il primo) trovòssi la tavola ora posta sull'altare di Messer San Giorgio, un'opera di pittura bella, antica e di grand'arte, che rappresenta il supremo d). Nella medesima si dice stare scritto, presso l'ala destra dell'angelo, il nome dell'autore : Jacob (?) e Anno Dom. CCCLXVlI. " . Tale millesimo è stato spiegato con 4467, che di fatti accordasi colla maniera del quadro. Non però so nascondere un dubbio mossomi da tutta questa storia, ed è: come mai un'opera di tale entità e bellezza, fatta di commissione d'una nobile famiglia , sei anni soli dopo terminata , sarebbesi venduta a forestieri per essere porlata in estero paese. Confesso non ritrovarne soddisfacente soluzione . Nella chiesa dello spedale di Santa Maria Nuova a Firenze, di fondazione, siccome è noto, e per più secoli di giuspatronato dei Portinari, vedesi, ora con scarso consiglio divisa in due, la bella tavola, capolavoro di Ugo van der Goes , rappresentante la Natività di nostro Signore. Le due ale mostrano i ritratti del donatore, della moglie e dei figli suoi. Tale donatore era Folco Portinari, uomo d'affari dei Medici'aJBrugia, quello stesso che incontriamo nella causa per la galera predata , e che trovasi raffigurato ancora in mezza figura in altra pittura del Van der Goes nella galleria del palazzo Pitti (4). Il fatto di tali quadri dimostra come i mercanti fiorentini commettessero e spedissero opere d'arte in Italia, dove i dipinti della scuola fiamminga destarono quell'ammirazione che si conosce dalla storia di Antonello da Messina e dell'introduzione della pittura a olio (2). Non parrebbe dunque punto inverosimile la tradizione che sino ad oggi si è conservata a Danzica, la tavola del giudizio universale, comprata a Brugia città dove Giovanni Memling probabilmente passò gli ultimi anni di sua vita , e dove si vede il suo più bel lavoro, il reliquiario cioè di S. Orsola nello spedale di San Giacomo), dai Portinari per commissione dei Medici essere stata destinata in regalo per papa Sisto IV, il cui amore delle belle arti non consta solo per l'epigrafe dell'affresco di Melozzo da Forlì che ricorda la fondazione della Biblioteca Vaticana. Sarei dispostissimo a prestar fede a siffatta tradizione, ove non mi movesse dubbio l'esistenza dei donatori dipinti nelle parti esterne di questa meravigliosa tavola.

Tornando alle relazioni della città di Danzica colla Toscana , mi piace poter rammentare quelle più soddisfacenti che verso la fine del Cinquecento stabilironsi tra detto emporio, il più ricco e frequentato di quei del Baltico , e il porto di Livorno, cui la savia politica di Ferdinando Medici cominciò a procacciare allora

quell'importanza per cui conta da lungo tempo tra i più floridi del Mediterraneo. In altra occasione (4) ho esposto come circostanze poco liete della produzione dei cereali in gran parte d'Italia , facessero spedire a Venezia, a Genova, a Livorno, a Civitavecchia, navi cariche di grani delle provincie fertilissime delia Germania settentrionale e dei paesi allora polacchi ; come, nel corso di due anni, la Toscana sborsasse due milioni di zecchini pel frumento estratto da Danzica e dall'Inghilterra; come si formassero relazioni vicendevoli tra l'Italia e la città più volte nominata , in ogni modo ad ambedue utili ed onorevoli, andando a stabilirsi presso le bocche della Vistola famiglie italiane, mentre passavano a studiare scienze ed arti in Italia giovani di quelle remote regioni. L'architettura di Danzica, la Norimberga del Nord , dimostra le evidenti traccie dell'influenza dell'arte italiana e maggiormente veneziana, e al principiare del Seicento s'introdusse ivi l'arte vetraria di Murano ( " Vitra italica industria elaborata , opus hisce antea inconsuetum "), dopo di essersi già nel 1568 intavolate pratiche con certo Giovanni Pedrocchi stabilito in Anversa, all'uopo di fondare una vetreria.

Nella chiesa dei FF. Predicatori dedicata a S. Niccolò esiste una memoria fiorentina appartenente agli anzidetti tempi. Nell'estate del 4596 venne a Danzica, in qualità d'incaricato d'affari commerciali, cioè di compra di grani, pel granduca Ferdinando I, Neri di Lionardo Giraldi, nobile fiorentino, nato nel 1560, gentiluomo di camera di Francesco e del fratello di lui, spedito allora in missione a Sigismondo re di Polonia , presso cui, nell'udienza avuta il d'i 15 dicembre 1596 , egli molto si lodò della buona accoglienza fattagli dalla città e dal magistrato (2). La lastra marmorea che si osserva nella parete laterale del coro della predetta chiesa, sormontata dall'arme gentilizia dei Giraldi, il leone nero coronato d'oro rampante in campo d'argento, con sopra un elmo chiuso da cui esce mezzo leone rampante, contiene la seguente iscrizione :

GENEROSUS AC NOBILIS D. NEREUS GIRALDUS

PATRITIUS FLORENTINUS CUM A SERENIS

SIMO MAGNO DUCE HETRURIAE FAERDINANDO

MEDICES MISSUS ESSET GEDANUM NEGOTIOR

RUM QUORUMDAM CAUSA AD PERIATUAM (4)

REI MEMORIAM HOC OPUS FIERI

FECIT ANNO DOMINI MEN

OCTOBRI 1597.

Parecchi anni dipoi, Neri Giraldi, il quale in quel frattempo, cioè nel 4598, di commissione del granduca era andato a Costantinopoli, tornò a Danzica, essendo stato spedito nel 4606 dal sovrano suo a rappresentarlo in occasione delle nozze del re Sigismondo , cho lo creò cavaliere e conte palatino. La città lo accolse in festa, di che esiste solenne testimonianza in una lettera dal magistrato indirizzata al granduca il dì 6 marzo 4607. Non molto dopo quel tempo andarono a finire pian piano queste relazioni, e per l'accresciuta operosità commerciale d'altre nazioni, e per la scemata autorità e ricchezza delle baltiche citte.

Aquisgrana, luglio 1860

Alfredo Reumont.

 

 

 

 

Hanserecesse - Pagina 70

di Goswin von der Ropp - 1881
... und besonders des Franciscus de Carnesechis und Franciscus ...
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Liber de civitatis Florentiae famosis civibus - Pagina i
di Filippo Villani - 1847
... nel liberare I'Acciaioli volevano sicurtà di non partir di Roma senza licenza,
... , Francesco Carnesecchi e Gi9. Boati. Oltre al Comento sopra /' Etica ...

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Pagina 268

 

 

 

  

Lasciò 9 figliuoli, 6 femmine e 3 masti senz' amplio patrimonio, e la Ciltà imitando le antiche Rep. grata de' servigj ricevuti, per riconoscere la memoria di tal uomo per decreto pubblico condotto il corpo in Firenze, e fattoli il mortorio a spese del Comune, fece Cristofaao Landini f Orazione nelF esequie, e il cadavero fu riposto alla Certosa, Chiesa fondata e dotata da messer Niccola Acciaiuoli, e oltre ali' onore dell' esequie ordinò la Signoria che a due figliuole di lui nubili si desse la dote del pubblico, e diminuì alii Eredi le gravezze, e cancellò certo debito del Morto col Comune, e diede per Tutori a' figliuoli, cavandoli del Magistrato de'Pupilli, il Magnifico Lorenzo de'Medici , Tommaso Ridolfi, Francesco Carnesecchi e Gio. Bonsi.

 

 

Franciesco di Berto che fu fatto uno de V cittadini che havessino a vendere e beni della parte guelfa accietto che la loro residenzia et la torre doltre arno allato al ponte vechio che fu lanno 1471

 

 

 

 

Archivio mediceo avanti il principato

http://www.archiviodistato.firenze.it/Map/

http://www.archiviodistato.firenze.it/rMap/Sommario.html

Lettera di Francesco Charnesecchi a Lorenzo il magnifico

Francesco Charnesecchi console e provveditore di Pisa Pisa 10 febbraio 1472 Filza VI documento 687

 

 

 

 

 

Tra i suoi figli si distingueranno in modo particolare Pierantonio Carnesecchi , assai importante e fiero mediceo , e il mercante Zanobi uno dei sette dittatori ai tempi dell'assedio e Bernardo

 

Zanobi , ricco mercante , seguace del Savonarola prima e poi uno dei sette dittatori ai tempi dell'assedio sara' l'ascendente di Bartolomeo e di Zanobi proprietari della piu famosa tra le banche dei Carnesecchi ) e del senatore Giovanbattista

 

Bernardo di Francesco sara' anch'esso un seguace di Savonarola

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Francesco di Piero Carnesecchi ???

 

Dall’ armeggeria del Benci

Che sembra confortare l'esistenza di un Piero Carnesecchi di cui per ora non conosco il padre e di cui non trovo traccia nel Catasto del 1427

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Questo sotto e’ l’atto di battesimo di Francesco di Buonaccorso di Francesco Carnisecca , di cui non conosco niente , il 7 aprile 1459

nel battesimo viene indicato come residente nel popolo di Santa Felicita’ in Oltrarno ( ????????? ) mentre in genere i Carnesecchi sono indicati come residenti nel popolo di Santa Maria Maggiore

 

 

Si apre un altro interrogativo chi e’ questo Francesco di Bonaccorso di Francesco Carnesecchi di Santa Felicita ????????

Bonaccorso di Francesco non l’ho trovato neppure sul catasto elettronico della Brown University

 

 

 

C'e' pero da dire che nel censimento del 1562 troveremo Raffaello Carnesecchi proprio nel popolo di Santa Felicita !!!

 

 

 

 

 

 

 

Ecco l'atto di battesimo di Bernardo di Francesco di Berto Carnisecca (sicuramente un Carnesecchi ) 16 marzo 1459

 

 

 

 

 Carnisecca e' detto Francesco di Buonaccorso Carnisecca e' detto Bernardo di Francesco

 

 

 

 

 

 

 

"L'armeggeria di Bartolomeo Benci " messa in rima da Filippo Lapaccini da un fuggevole ritratto di alcuni componenti questa nuova generazione.

 

 

 

…………………………………………………………………………………

E così stando tanta compagnia, senti' nuovo romor dell'altro amante, che novel Ganimede par che sia;

vago, leggiadro, bel, fermo e costante era Andrea Carnesecchi alto levato ritto in istaffe sopra 'l suo afferrante,

e da' suo be' sergenti è circundato:da Giulian Carnesecchi in sul sentiero, Giovan Ginor non l'ha dimenticato,

Pier Carnesecchi e Francesco di Piero che non era al seguirlo pigro o tardo, Filippo di Bernardo tanto altiero.

Era Andrea Carnesecchi più gagliardo col paggio innanzi e col caval coperto,adorno sì ch'a dir parrei bugiardo.

Era l'amante sì leggiadro e sperto tutto vestito al bel drappo d'argento e d'amor sempre aspetta degno merto.

E poi partì col dardo in un momento e volse a mezzo il corso intorno quello e brandì quel, passando com'un vento.

Come dall'altra banda il damigello tra gli altri amanti giunse, i' lo sguardai, che pare un bel falcon fuor di cappello.

 ……………………………………………………………………………………………………………………..

 

 

 

 

 

 

 

 

Partecipazione politica dei Carnesecchi nei tempi di Cosimo de Medici detto Cosimo il vecchio (1434-1464)

 

 

 

Gonfalonieri di giustizia nel periodo

5

1436

1

1

0

SIMONE

PAOLO

BERTO

CARNESECCHI

5

1450

1

1

0

SIMONE

PAOLO

BERTO

CARNESECCHI

5

1451

1

1

0

BERNARDO

CRISTOFANO

BERTO

CARNESECCHI

 

 Priori delle Arti nel periodo

6

1434

8

5

0

GIOVANNI

PAOLO

BERTO

CARNESECCHI

10

1439

8

1

0

MANETTO

ZANOBI

CARNESECCHI

5

1441

8

5

0

GIULIANO

SIMONE

PAOLO

CARNESECCHI

10

1442

8

5

0

PAOLO

BERTO

ZANOBI

CARNESECCHI

10

1443

8

5

0

FILIPPO

BERTO

ZANOBI

CARNESECCHI

10

1444

8

1

0

MANETTO

ZANOBI

BERTO

CARNESECCHI

5

1446

8

5

0

AMERIGO

SIMONE

PAOLO

BERTO

CARNESECCHI

5

1446

8

5

0

ANDREA

BERNARDO

CRISTOFANO

CARNESECCHI

10

1446

8

5

0

ANDREA

SIMONE

PAOLO

BERTO

CARNESECCHI

10

1447

8

5

0

ANDREA

SIMONE

PAOLO

BERTO

CARNESECCHI

5

1447

8

1

0

BERNARDO

CRISTOFANO

BERTO

CARNESECCHI

10

1447

8

5

0

COSIMO

SIMONE

PAOLO

BERTO

CARNESECCHI

5

1447

8

5

0

PIERO

BERNARDO

CRISTOFANO

CARNESECCHI

10

1451

8

5

0

FRANCESCO

GIOVANNI

PAOLO

BERTO

CARNESECCHI

5

1453

8

5

0

ANTONIO

ZANOBI

BERTO

CARNESECCHI

10

1453

8

5

0

GIOVANNI

MANETTO

ZANOBI

CARNESECCHI

5

1454

8

5

0

ALESSANDRO

BERNARDO

CRISTOFANO

CARNESECCHI

5

1454

8

43

0

ZANOBI

ZANOBI

BERTO

CARNESECCHI

6

1456

8

43

0

LUCA

LUCA

CARNESECCHI

5

1457

8

5

0

BERTO

MANETTO

ZANOBI

CARNESECCHI

5

1457

8

5

0

LORENZO

ZANOBI

BERTO

ZANOBI

CARNESECCHI

6

1457

8

9

0

ZANOBI

ZANOBI

BERTO

CARNESECCHI

6

1458

8

1

0

MANETTO

ZANOBI

BERTO

CARNESECCHI

10

1459

8

5

0

BERTO

MANETTO

ZANOBI

CARNESECCHI

10

1459

8

5

0

PAOLO

SIMONE

PAOLO

BERTO

CARNESECCHI

5

1461

8

1

0

ANTONIO

PAOLO

BERTO

CARNESECCHI

5

1461

8

5

0

COSIMO

SIMONE

PAOLO

BERTO

CARNESECCHI

6

1463

8

5

0

COSIMO

SIMONE

CARNESECCHI

10

1463

8

5

0

ZANOBI

SIMONE

CARNESECCHI

5

1464

8

5

0

BERNARDO

ANTONIO

PAOLO

CARNESECCHI

5

1464

8

1

0

FRANCESCO

BERTO

ZANOBI

CARNESECCHI

5

1464

8

5

0

MARIOTTO

ANTONIO

PAOLO

CARNESECCHI

 

 

 Buonuomini e Gonfalonieri di compagnia nel periodo

5

1434

16

1

0

MANETTO

ZANOBI

BERTO

CARNESECCHI

6

1434

16

5

0

PAOLO

BERTO

ZANOBI

CARNESECCHI

6

1434

12

1

0

SIMONE

PAOLO

BERTO

CARNESECCHI

5

1435

12

5

0

CARLO

BERNARDO

CRISTOFANO

CARNESECCHI

6

1435

16

2

0

FRANCESCO

BERTO

ZANOBI

CARNESECCHI

5

1435

12

43

0

LUCA

LUCA

CARNESECCHI

6

1436

12

1

0

BERNARDO

CRISTOFANO

BERTO

CARNESECCHI

5

1437

16

5

0

PAOLO

BERTO

ZANOBI

CARNESECCHI

5

1437

16

5

0

PAOLO

SIMONE

PAOLO

CARNESECCHI

10

1437

16

5

0

ZANOBI

BERTO

ZANOBI

CARNESECCHI

5

1439

16

5

0

FILIPPO

BERTO

ZANOBI

BERTO

CARNESECCHI

5

1439

12

43

0

FRANCESCO

BERTO

ZANOBI

CARNESECCHI

10

1440

16

1

0

ANTONIO

PAOLO

BERTO

CARNESECCHI

10

1441

12

1

0

GIOVANNI

PAOLO

BERTO

CARNESECCHI

5

1441

16

5

0

PAOLO

BERTO

ZANOBI

CARNESECCHI

5

1442

12

1

0

ANTONIO

PAOLO

BERTO

CARNESECCHI

5

1443

16

1

0

GIOVANNI

PAOLO

BERTO

CARNESECCHI

5

1444

12

5

0

CRISTOFANO

BERNARDO

CRISTOFANO

CARNESECCHI

5

1444

12

5

0

FILIPPO

BERTO

ZANOBI

CARNESECCHI

5

1444

12

43

0

GIOVANNI

PAOLO

BERTO

CARNESECCHI

5

1445

16

1

0

ANTONIO

PAOLO

BERTO

CARNESECCHI

5

1446

16

5

0

AMERIGO

SIMONE

PAOLO

BERTO

CARNESECCHI

5

1446

12

5

0

FRANCESCO

SIMONE

PAOLO

BERTO

CARNESECCHI

5

1446

12

1

0

SIMONE

PAOLO

BERTO

CARNESECCHI

10

1446

12

6

0

SIMONE

CARNESECCHI

5

1447

12

1

0

GIOVANNI

PAOLO

BERTO

CARNESECCHI

5

1448

12

1

0

MARIANO

STEFANO

NESE

DURANTI

5

1449

16

5

0

AMERIGO

SIMONE

PAOLO

BERTO

CARNESECCHI

5

1449

12

43

0

LEONARDO

GIOVANNI

PAOLO

BERTO

CARNESECCHI

10

1449

12

1

0

SIMONE

PAOLO

BERTO

CARNESECCHI

5

1450

16

5

0

FRANCESCO

SIMONE

PAOLO

BERTO

CARNESECCHI

5

1450

12

9

0

GIOVANNI

PAOLO

BERTO

CARNESECCHI

10

1451

16

5

0

FRANCESCO

BERTO

ZANOBI

CARNESECCHI

10

1451

16

5

0

PAOLO

SIMONE

CARNESECCHI

10

1452

16

9

0

CARLO

BERNARDO

CARNESECCHI

5

1452

16

5

0

FILIPPO

BERTO

ZANOBI

CARNESECCHI

10

1452

12

1

0

MANETTO

ZANOBI

BERTO

CARNESECCHI

5

1452

16

5

0

PAOLO

SIMONE

PAOLO

BETTO

CARNESECCHI

10

1453

16

9

0

BERNARDO

CRISTOFANO

CARNESECCHI

5

1454

16

43

0

ALESSANDRO

GIOVANNI

PAOLO

BERTO

CARNESECCHI

10

1454

12

5

0

FRANCESCO

BERTO

ZANOBI

CARNESECCHI

5

1454

12

5

0

GIULIANO

SIMONE

PAOLO

BERTO

CARNESECCHI

5

1454

12

5

0

PAOLO

ANTONIO

PAOLO

BERTO

CARNESECCHI

5

1454

12

43

0

ZANOBI

ZANOBI

BERTO

CARNESECCHI

5

1455

12

5

0

CRISTOFANO

BERNARDO

CRISTOFANO

CARNESECCHI

5

1455

12

5

0

GIULIANO

SIMONE

PAOLO

BERTO

CARNESECCHI

10

1455

12

5

0

PAOLO

SIMONE

PAOLO

BERTO

CARNESECCHI

5

1456

12

5

0

CRISTOFANO

BERNARDO

CARNESECCHI

10

1456

16

5

0

FILIPPO

BERTO

ZANOBI

CARNESECCHI

5

1456

16

1

0

MANETTO

ZANOBI

BERTO

CARNESECCHI

5

1456

16

5

0

PIERO

SIMONE

PAOLO

BERTO

CARNESECCHI

6

1457

12

5

0

FRANCESCO

BERTO

ZANOBI

CARNESECCHI

10

1457

16

5

0

GIULIANO

SIMONE

PAOLO

CARNESECCHI

5

1457

12

5

0

PAOLO

GIOVANNI

PAOLO

BERTO

CARNESECCHI

5

1457

16

9

0

IACOPO

MARIANO

STEFANO

DURANTI

10

1459

12

1

0

ANTONIO

PAOLO

BERTO

CARNESECCHI

5

1460

16

5

0

AMERIGO

SIMONE

CARNESECCHI

5

1460

12

5

0

ANDREA

MANETTO

BERTO

CARNESECCHI

5

1460

12

5

0

CRISTOFANO

BERNARDO

CARNESECCHI

6

1460

12

5

0

FILIPPO

BERTO

ZANOBI

CARNESECCHI

6

1460

12

5

0

FILIPPO

BERTO

ZANOBI

CARNESECCHI

10

1460

16

5

0

LORENZO

ZANOBI

BERTO

CARNESECCHI

10

1460

12

9

0

MANETTO

CARNESECCHI

5

1460

16

5

0

PAOLO

ANTONIO

PAOLO

CARNESECCHI

10

1460

12

5

0

PIERO

BERNARDO

CRISTOFANO

CARNESECCHI

6

1461

12

43

0

ALESSANDRO

GIOVANNI

PAOLO

BERTO

CARNESECCHI

5

1461

12

9

0

SIMONE

PAOLO

CARNESECCHI

5

1462

12

5

0

ANTONIO

ZANOBI

BERTO

CARNESECCHI

5

1462

12

1

0

FRANCESCO

BERTO

ZANOBI

CARNESECCHI

6

1462

16

9

0

SIMONE

PAOLO

BERTO

CARNESECCHI

5

1463

12

5

0

ALESSANDRO

GIOVANNI

PAOLO

BERTO

CARNESECCHI

10

1463

12

5

0

ANDREA

BERNARDO

CARNESECCHI

10

1463

12

1

0

PAOLO

SIMONE

PAOLO

CARNESECCHI

5

1464

16

5

0

ANTONIO

MANETTO

BERTO

CARNESECCHI

6

1464

12

5

0

PIERO

BERNARDO

CRISTOFANO

CARNESECCHI

 

 

 Consoli delle arti 1434--dicembre1443

6

1435

6

1

0

BERTO

ZANOBI

CARNESECCHI

6

1435

25

1

0

GIOVANNI

PAOLO

BERTO

CARNESECCHI

6

1435

26

1

0

MANETTO

ZANOBI

CARNESECCHI

6

1436

6

1

0

SIMONE

PAOLO

BERTO

CARNESECCHI

6

1437

26

1

0

ANTONIO

PAOLO

BERTO

CARNESECCHI

6

1437

26

5

0

BERTO

ZANOBI

CARNESECCHI

6

1438

26

1

0

BERNARDO

CRISTOFANO

CARNESECCHI

6

1438

26

9

0

BERTO

ZANOBI

CARNESECCHI

6

1438

6

1

0

GIOVANNI

PAOLO

BERTO

CARNESECCHI

6

1439

25

1

0

GIOVANNI

PAOLO

BERTO

CARNESECCHI

6

1439

6

1

0

MANETTO

ZANOBI

BERTO

CARNESECCHI

6

1439

26

1

0

SIMONE

PAOLO

BERTO

CARNESECCHI

6

1439

26

43

0

ZANOBI

BERTO

ZANOBI

CARNESECCHI

6

1440

6

1

0

GIOVANNI

PAOLO

BERTO

CARNESECCHI

6

1441

26

1

0

ANTONIO

PAOLO

BERTO

CARNESECCHI

6

1441

25

1

0

GIOVANNI

PAOLO

BERTO

CARNESECCHI

6

1441

26

5

0

ZANOBI

BERTO

CARNESECCHI

6

1442

26

5

0

CRISTOFANO

ZANOBI

CARNESECCHI

6

1442

26

5

0

FRANCESCO

BERTO

CARNESECCHI

6

1442

6

1

0

MANETTO

ZANOBI

CARNESECCHI

6

1442

26

1

0

MANETTO

ZANOBI

CARNESECCHI

6

1442

26

5

0

PAOLO

SIMONE

CARNESECCHI

6

1443

26

5

0

AMERIGO

SIMONE

CARNESECCHI

6

1443

6

1

0

BERNARDO

CRISTOFANO

CARNESECCHI

6

1443

26

5

0

PIERO

SIMONE

CARNESECCHI

 

 

 

 

 

Oggi mi sono guardato il libro delle tratte fra il 1436 e il 1456.

Ho trovato la nomina di "Giovanni di Jacopo merciaio a podestà di Vinci", quindi il mistero rimane.

In compenso ho trovato anche, fra i vari assegnatari di incarichi pubblici:

 

Johannes Pauli Berti Carnesecchi

1437 eletto att. custodiae per 6 mesi

1437 eletto superiore a Orsanmichele

1441/2 a Pistoia

1445 elect.

1446 magistrato

1448 vicario del Valdarno superiore

 

Manetto di Zanobi di Berti Carnesecchi

1442 cap.

1445 cap.

1446 al Bigallo

1447 Pistoia

1455 Cam.e

1453 port. mag.

 

Mariano di Stefano di Nese Duranti

1445

1450

 

Paolo Piccardi 

 

 

 

 

 

 

ARROTI del quartiere di San Giovanni

 

Dove si evidenzia la presenza dei Carnesecchi nel 1434 e nel 1438

E l'assenza nel 1444 nel 1452 e nel 1458

 

S. GIOVANNI 1434

Boccaccio di Salvestro Alamanneschi

Antonio di Tedice degli Albízzi

Niccolò di Gentile degli Albizzi

Aldobrandino di Giorgio di Aldobrandino del Nero

jacopo di Giorgio di Aldobrandino del Nero

Bartolomeo di Ugo degli Alessandri

Battista di Doffo Arnolfi

Giovanni di Filippo di Michele Arrighi [da Empoli]

Uberto di jacopo Arrighi

Branca di Domenico Bartolini Scodellari

Bianco di Salvestro del Maestro Benvenuto

jacopo di Giovanni Bischeri

Bono di Giovanni Boni cambiatore

Niccolò di Luca di Giovanni Cambi

Niccolò di Francesco Cambini

Giovanni di Filippo di Barone Cappelli

Berto di Zanobi Carnesecchi

Simone di Paolo di Berto Carnesecchi

Antonio di Ser Lodovico della Casa

Níccolò di Matteo Cerretani

Cosimo di Antonio di Santi [Chiarucci)

Bernardo di jacopo di Ser Francesco Ciai

Gentile di Ghino Cortigiani

Cresci di Lorenzo di Cresci

Dietisalvi di Nerone di Nigí Dietisalvi [Neronil

Antonio di Luca di Manetto da Filicaia

Berto di Francesco da Filicaia

Matteo di Neri di Francesco Fioravanti

Bartolomeo di Ser Benedetto di Ser Lando Fortini

Francesco di Taddeo di Giano Gherardini

jacopo di Guccio Ghiberti

Piero di Francesco di Ser Gíno [Ginoril

Niccolò di Francesco Giraldi

Francesco di Vieri Guadagni

M. Zanobí di jacopo di M. Biagio Guasconi

 

 

Antonio di Migliore di Tommaso Guidotti

Antonio di Bernardo di Ligi

Uberto di Giovanni di Andrea di Neri Lippi

Giovanni di Antonio Lorini

Carlo di Niccolò Macigni

Meglino di Giovanni di Mígliorozzo Magaldi

M. Francesco di Ser Benedetto Marchi

Ugolino di Niccolò di Ugolino Martelli

Giuliano di Tommaso di Guccio Mattini

Antonio di Ser Tommaso Masi

Bernardo di Antonio de' Medici

Filippo di Migliore di Giunta [Migliori]

Stefano di Nello di Ser Bartolomeo di Ser Nello

M. Bartolomeo di Giovanni Orlandini

Giovanni di Stagio Barducci [Ottavantí]

Matteo di Marco di Antonio Palmieri

Carlo di Agnolo di Filippo di Ser Giovanni [Pandolfiini]

Nofri di Giovanni di Michele di Ser Parente

Andrea di Guglielmino de' Pazzi

Piero di Bartolomeo Pecori

Tommaso di Geri della Rena

Piero di Giovanni de' Ricci

Borgo di Borgo Rinaldi

Bartolomeo di Luca di Piero Rinìeri

Bono di jacopo Ristori

Niccolò di Bardo Rittafè

Andrea di Rinaldo Rondinelli

Zanobi di jacopo del Rosso vaiaio

Nuccio di Benintendi Solosmei

Andrea di Sinibaldo da Sommaia

Ruberto del Mancino Sostegni

Lorenzo di Andrea di M. Ugo della Stufa

M. Guglielmino di Francesco Tanaglia

Bartolo di Bartolo Tedaldi

Niccolò di M. Baldo della Tosa

Filippo di Bartolomeo Valori

Niccolò di Bartolomeo di Taldo Valori

S. GIOVANNI 1434

Artigiani

Benedetto di Puccino di Ser Andrea corazzaio

Banco di Simone di Banco rigattiere

Giovanni di Baroncino [Baroncini] spadaio

Niccolò di Zanobi Bonvanni beccaío

Bartolomeo di jacopo Casini bottaio

Bartolomeo di Giovanni Gianni linaiolo

Lorenzo di Benini di Guccio coltriciaio

Simone di Andrea di Guccio beccaio

Salvestro di Michele Lapi brigliaio

Benedetto di Piero di More oliandolo

Benintendi di Antonio Pucci [maestro]

Andrea di Nofri Romoli lastraíolo

Bonamico di Lionardo di Teo corazzaio

S. GIOVANNI 1438

Boccaccio di Salvestro di M. Filippo Adimari

Lorenzo di Alberto di Bonaccorso Alberti

Luca di M. Maso di Luca degli Albizzi

Niccolò di Gentile di Vanni degli Albizzi

jacopo di Giorgio di Aldobrandíno del Nero

Alessandro di Ugo di Bartolomeo degli Alessandri

Battista di Doffo Arnolfì

Uberto di jacopo di Francesco Arrighí

Giovanni di Nettolo Becchi

Bianco di Salvestro del Maestro Benvenuto

Bartolomeo di Matteo Bonaguisi

Niccolò di Francesco Cambini

Giovanni di Filippo di Barone Cappelli

Simone di Paolo di Berto Carnesecchi

Niccolò di Matteo di Niccolò Cerretani

Bernardo di jacopo di Ser Francesco Ciai

Lorenzo di Cresci di Lorenzo di Cresci

Dietisalvi di Nerone di Nigi Dietisalvi [Neroni]

Berto di Francesco di Berto da Fílicaia

Andrea di Ser Lando Fortíni

Francesco di Taddeo di Gíano Gherardini

jacopo di Guccio di Geri Ghiberti

Antonio di Giuliano di Francesco Ginori

Antonio di Migliorino di Tommaso Guidotti

Giovanni di Baldino di Gianni Inghirami

Giovanni di Tommaso di Bartolo Lapi

Salvestro di Michele di Salvestro Lapi

Giovanni di Antonio di Filippo Lorini

Giovacchino di Niccolò Macinghi

M. Francesco di Ser Benedetto Marchi

M. Domenico di Niccolò Martelli

Antonio di Ser Tommaso di Ser Francesco Masi

Nicola di M. Vieri di Cambio de' Medici

Filippo di Migliore di Giunta Migliori

Orlandino di Giovanni Orlandini

Giovanni di Stagio Barducci [Ottavantil

Matteo di Marco di Antonio Palmieri

Agnolo di Filippo di Ser Giovanni Pandolfini

Carlo di Agnolo di Filippo di Ser Giovanni [Pandolfinil

Parente di Michele di Ser Parente

Bartolomeo di Guidaccio Pecori

Tommaso di Geri della Rena

Antonio di Matteo di Gucciozzo de' Ricci

Borgo di Borgo di Talento Rinaldi

Zanobi di jacopo del Rosso vaiaio

Ruberto del Mancino Sostegni

Lorenzo di Andrea della Stufa

M. Guglíelmino di Francesco di Antonio Tanaglia

Niccolò di Bartolomeo di Niccolò Valori

 

Artigíani

Puccino di Ser Andrea armaiolo

Paolo di Níccolò Benci vinattiere

Niccolò di Zanobi Bonvanni beccaio

Giovanni di Bartolomeo di Geri staderaio

Bartolomeo di Giovanni Giani linaiolo

Lorenzo di Benino di Guccio linaiolo

Berto di Marchione rigattiere

Antonio di Piero Migliorottí cbiavaiolo

Niccolò di Biagio di Monte rigattiere

Níccolò di jacopo di Panuzio rigattiere

Salvestro di Lionardo di Puccio vinattíere

Andrea di Nofri Romoli lastraiolo

Domenico di Matteo dello Scroffa beccaio

Bonamico di Líonardo di Teo corazzaio

Lorenzo di Andrea Tosi coreggiaio

Niccolò di Baldíno del Troscia albergatore

 

 Dal 1444 al 1458 i Carnesecchi non compaiono tra gli arroti delquartiere di San Giovanni

 

 

S. GIOVANNI 1444

Luca di Maso degli Albízzi

Aldobrandino di Giorgio di Aldobrandino del Nero

Bono di Giovanni Boni cambiatore

Piero di Lorenzo di Piero Borsi

Giovanni di Filippo di Barone Cappelli

Cresci di Lorenzo di Cresci

Dietisalvi di Nerone di Nígi Dietisalvi [Neroni]

Francesco di Berto di Francesco da Filicaia

Francesco di Chimenti Guidotti

Salvestro di Michele di Salvestro Lapi

Ugolino di Niccolò di Ugolino Martelli

Tommaso di Antonio di Tommaso di Guccio Martini

Piero di Cosimo di Giovanni de' Medici

Filippo di Migliore di Giunta Migliori

Matteo di Marco di Antonio Palmíeri

Maso di Geri della Rena

Francesco di Taddeo di Giano Gherardíni della Rosa

 

S. GIOVANNI 1444

Artigiani

Paolo di Niccolò di Paolo Benci r.vinattiere]

Cambino di Francesco Cambini linaíolo

Andrea di Nofri Romoli lastraiolo

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

S. GIOVANNI 1452

Aldobrandíno di Giorgio di Aldobrandino del Nero

Arrigo di Filíppo di Arrigo Arrigucci

Niccolò di Bartolino di Niccolò Bartolíni

Piero di Lorenzo di Pietro Borsí

Gentile di Ghino di M. Ruberto Cortigiani

Lorenzo di Cresci di Lorenzo di Cresci

Francesco di Piero di Francesco Gherucci

Simone di Francescodi Ser Gino Ginori

Francesco di Antonio di Francesco Giraldi

Antonio di Migliore di Tommaso Guidotti

Francesco di Baldino di Gianni Inghirami

Zanobi di Piero [di Zanobi] Marignolli

Piero di M. Andrea de' Pazzi

Adouardo di Giovanni Portinari

Benintendi di Antonio Pucci

Antonio di Matteo di Gucciozzo de' Ricci

Matteo di Borgo di Rinaldo Rinaldi

Bono di jacopo di Benincasa Ristori

Domenico di jacopo del Rosso vaiaio

Ruberto del Mancino Sostegni

jacopo di Giovanni di Matteo Villaní

Artigiani

Benci di Niccolò di Paolo Benci [vinattiere]

Zanobi di jacopo di Niccolò Bucherelli [linaiolo]

Domenico di Zanobí del Giocondo bottaio

Francesco di Taddeo di Piero di Pero [calderaio]

S. GIOVANNI 1458

Antonio di Luca di M. Maso degli Albizzi

Lucantonio di Niccolò di Luca degli Albizzí

Maso di Luca di M. Maso degli Albizzí

Giovanni di Aldobrandino di Giorgio di Aldobrandino [del Nero]

jacopo di Uberto di jacopo Arríghi

Arrigo di Filippo [di Arrigo] Arrigucci

Francesco di Bartolomeo [di Tommasol Baldovini

Amerigo di Giovanni di Amerigo Benci

Salvestro di Bartolomeo del Maestro Benvenuto

Giovanni di Bono di Giovanni [Bonil bancbiere

Antonio di Cambino Cambini

Niccolò di Matteo di Niccolò Cerretani

Lorenzo di Cresci di Lorenzo di Cresci

Francesco di Nerone di Nigi Dietisalvi [Neronil

Battista di Berto da Filicaia

Francesco di Piero di Francesco Gherucci

jacopo di Guccio Ghiberti

Zanobi di Tommaso di Zanobi Ginorí

Francesco di Antonio [di Francesco] Giraldí

Antonio di Migliore [di Tommasol Guidotti

Tommaso di Giovanni di Tommaso Lapi

Bernardo di Taddeo [di Bartolomeol 1 Lorini

Zanobi di Piero di Zanobí Marignolli

Duti di Antonio di Ser Tommaso Masi

Pierfrancesco di Lorenzo [di Giovanni] de' Medici

Filippo di Migliore di Giunta Migliori

Giovanni di M. Bartolomeo di Giovanni Orlandini

Francesco di Andrea di Frosino [da Panzano] lanaiolo

Piero di M. Andrea de' Pazzi

Bartolomeo di Guidaccio [di jacopol Pecori

Saracino di Antonio Pucci

Antonio di Míchele [di Niccolò] da Rabatta

Maso di Geri [di Masol della Rena

Antonio di Matteo di Gucciozzo de' Ricci

Matteo di Borgo di Rinaldo Rinaldi

Ruberto del Mancino Sostegni

Giovenco di Lorenzo di Andrea della Stufa

Matteo di jacopo di Giovanni Villani

 S. GIOVANNI 1458

Artigiani

Andrea di Francesco di Ser Andrea corazzaio

Niccolò di Benintendi di Andrea Benintendi rigattiere

Zanobi di jacopo [di Níccolò] Bucherelli linaiolo

Cambino di Francesco Cambini linaiolo

Lorenzo di Giovanni di Ser Rero Centeffini corazzaio

Bartolomeo di Cinozzo di Giovanni Cini linaiolo

Domenico di Zanobi del Giocondo bottaio

Giovanni di Ser Lapo Mazzei corazzaio

Apollonio di Biagio di Niccolò Monti albergatore

Salvestro di Lionardo di Puccio vinattiere

Romolo di Andrea di Nofri Romoli lastraíolo

Bartolomeo di Ser Antonio di Baldino del Troscía albergatore 

 

 

 

 

 

 

 

Proprieta' dei Carnesecchi a SESTO FIORENTINO

 

. From the 14th century, the area around Florence was already dotted with villas, country houses and

estates that were owned by the wealthy Florentine families; the Medici family in particular constructed a number of

spectacular villas, generally in the hills from which excellent views could be had as well as the cool and salutary breezes

in the summer. It was, however, on the plain at Sesto that the Carnesecchi family, who were active participants in the

political life of Florence, owned property, and there they built a simple housein the second half of the 15th century.

 

 

 

Ho dal dr Paolo Piccardi

 

(4) Contratti di matrimonio e parentadi

1404 Parenti di Michele Serparenti e Maddalena di Paolo di Bartolommeo di Grazzino Carnesecchi f. 1000 (c.332)

1417 Berto di Zanobi Carnesecchi (c.279) f. 1200

1421 Gio. di Niccolo' di Matt.o Carnesecchi (c.102) f. 604

1426 Manetto di Zanobi Carnesecchi (c.29) f. 1100

1442 Antonio di Paolo Carnesecchi (c.3) f. 900

1446 Luca di Luca Carnesecchi (c.90) f. 1000

1446 Carlo di Bernardo Carnesecchi (c.165) f. 833

1434 Manetto di Zanobi Carnesecchi (c.90) f. 1050

1400 Antonio di Paolo Carnesecchi (c.59) f. 1000

1420 Francesco di Caccia Altoviti (c.192)

1430 Luca di Gio. Carnesecchi (c.88) f. 350

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il DIARIO FIORENTINO DI LUCA LANDUCCI
 

Nato nel 1437, probabilmente a Firenze, vi fu sepolto il 2 giugno 1516. Landucci deve la sua fama al celebre diario fiorentino che copre gli anni dal 1450 al 1516, e che venne continuato da un anonimo, forse un parente, fino al 1542. Luca nacque da una non meglio nota Angela e da Antonio di Luca Landucci, proprietario di un piccolo patrimonio di immobili situati nella podesteria di Dicomano ereditati dalla madre Felice. Dal catasto del 1469 sappiamo che il L. aveva un fratello a cui fu molto legato, Gostanzo, appassionato di cavalli e fantino eccezionale, che proprio in un palio perse la vita il 12 settembre 1485. L’altra grande presenza della vita affettiva di Luca fu la moglie Salvestra, figlia di Tommaso Pagni, entrata per la prima volta in casa di lui sabato 24 maggio 1466. Dopo averlo accompagnato per trent’anni, Salvestra gli premorì nel 1514 lasciandolo con sette dei dodici figli avuti insieme.
A differenza del fratello, Luca condusse l’esistenza ordinaria di un modesto speziale. Scarse sono le notizie sugli anni giovanili. Iniziò l’apprendistato nell’arte nel 1452, dopo che nell’ottobre del 1450 era stato a scuola di "abaco" presso un tal Calandro. Dopo che erano naufragati sodalizi commerciali con altri speziali, anche grazie alla dote della moglie, Luca acquistò un fondo al canto dei Tornaquinci e si mise in proprio. Solo molto lentamente riuscì a conquistarsi un certo benessere. Nel 1498 non si registrano incrementi nel patrimonio immobiliare di famiglia, formato dai soliti due poderi e di una casa "da padrone" in luogo detto Vegna, nella podesteria di Dicomano. Oltre ad ospitare i soggiorni estivi della moglie e dei figli la casa di Vegna fu un utile rifugio per Luca quando
nel 1479 fuggì da Firenze mentre infuriava il contagio. Nella portata catastale dell’anno seguente il L. dichiarava di vivere a pigione in un casa in piazza di San Sisto, nel popolo di San Pancrazio, e di tenerne in affitto una seconda sulla piazza delle Pallottole per la madre, a cui pagava anche una donna di compagnia. Col tempo riuscì comunque a trarre dalla bottega quell’agio finanziario che gli consentì di realizzare, lui modesto speziale, il sogno di far studiare da medico il figlio Antonio, addottoratosi a Bologna probabilmente nel 1506. Nel 1507 Luca doveva aver raggiunto un discreto benessere, se nello sfortunato incendio della sua casa fiorentina perse 250 ducati d’oro di masserizie e i libri di Antonio (del valore di 25 ducati). La famiglia e la bottega appaiono dunque come il doppio baricentro della vita di una persona evidentemente schiva, che nel corso degli anni non ricoprì mai cariche pubbliche, di governo, amministrative o diplomatiche, né ebbe posti di rilievo nell’arte di appartenenza. Il L. sembra quindi aver vissuto anche fisicamente tra l’abitazione e bottega ai Tornaquinci, e la casa di campagna a Dicomano, lasciando, a quanto sappiamo, la Toscana solo il 7 maggio 1475 quando si recò a Roma per il giubileo che lo tenne lontano da Firenze per quindici giorni.

Tranne alcune fonti fiscali il diario del L. è l’unico strumento utile per ricostruire una traccia biografica dell’autore, e di conseguenza manca pressoché del tutto una letteratura sulla sua figura.
Ma il diario è, soprattutto, una fonte eccezionale per la storia della Firenze dell’epoca, arricchita da informazioni su ciò che succedeva in altre parti della cristianità, Roma in primo luogo. La mancanza di partigianeria e di calore per i protagonisti e i mutamenti istituzionali di anni in cui la città era pericolosamente in bilico tra la legittimità repubblicana, la pressione del Valentino e quella poi vincente dei Medici, vengono meno solo quando Luca parla del Savonarola. Del frate ferrarese Luca fu un ardente sostenitore, fuggito fortunosamente dallo stesso Convento di S. Marco durante gli scontri che portarono alla caduta del domenicano. La misura delle aspettative che il Savonarola aveva suscitato nella gente e in Luca stesso, può cogliersi nel disincanto che il diarista esprime, senza forse sentirlo pienamente, al pronunciamento della sentenza: "E io mi trovai a udire leggere tale processo; onde mi meravigliavo e stavo stupefatto e in ammirazione. E dolore sentiva l’anima mia, vedere andare per terra uno si fatto edificio per avere fatto tristo fondamento d’una sola bugia. Aspettavo Firenze una nuova Gierusalemme donde avessi a uscirre le leggi e lo splendore e l’esempio della buona vita, e vedere la novazione della Chiesa, la conversione degli infedeli, e la consolazione de’ buoni; e io sentitti il suo contrario, e di fatto presi la medicina: In voluntate tua Domine omnia sunt posita".
Ma al di là dell’episodio del rogo del frate e dei suoi due seguaci la violenza è una presenza costante nelle pagine del diario, dove sono frequentissime le descrizioni di linciaggi, infanticidi, suicidi, riesumazioni violente di cadaveri che vengono dai giovani per le strade di Firenze malgrado il loro odore pestilenziale. Ma quello che colpisce l’attenzione del Landucci è soprattutto lo scempio contro le immagini sacre e i luoghi del culto.

Il diario è infine una fonte preziosa per le variazioni del prezzo del pane che il Landucci riporta scrupolosamente nella sua qualità di speziale, nonché per la registrazione degli eventi meteorologici eccezionali
. Ma la sua penna si attarda soprattutto nella descrizione degli interventi urbanistici fatti sulle vie, edifici pubblici, sulle chiese e sui palazzi della Firenze rinascimentale. Altrettanto numerose sono poi le notizie che riguardano opere d’arte, artisti e monumenti, ad esempio la costruzione e il posizionamento del David ("il gigante"). Luca ebbe infine un interesse specifico per l’architettura, chiaramente dimostrato dal progetto da lui stesso redatto per la costruzione di una nuova chiesa e di una cupola dietro quella di S. Evangelista, nell’attuale Via Martelli, presentato nel 1505 ad Antonio del Pollaiolo e nel 1509 a Giovanni Cellini, padre di Benvenuto, sempre senza successo.

Opere
- Diario fiorentino dal 1450 al 1516 di Luca Landucci continuato da un anonimo fino al 1542, edizione critica a cura di I. Del Badia, Firenze, Sansoni, 1883.
- Diario fiorentino dal 1450 al 1516 di Luca Landucci continuato da un anonimo fino al 1542, edizione critica a cura di I. Del Badia con prefazione di A. Lanza, Firenze, Sansoni, 1985 (rist. anast. dell’edizione del 1883).

Saggi su Landucci
- S. Calonaci, Landucci Luca, in Dizionario Biografico degli Italiani, vol. 63, Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana, 2004.
- A. Gherardi, Diario fiorentino dal 1450 al 1516 (recens.), "Archivio storico italiano", XI, 1883, pp. 359-375.

 

 Stefano Calonaci http://www.dssg.unifi.it/SDF/dizionario/Landucci.htm Firenze

 

 

 

 

 

 

DIARIO FIORENTINO di Luca Landucci

Prima parte

 

Ricordo, questo dì 15 d'ottobre 1450, io Luca d'Antonio di Luca Landucci, cittadino fiorentino e d'età d'anni 14 incirca, andai a l'abaco a un maestro che si chiama Calandro: e inparai a lalde di Dio.

E a dì primo di giennaio 1452, mi posi a bottega a lo speziale con Francesco di Francesco, alla Scala, in Mercato vecchio.

E a dì 8 di febraio 1453, morì la madre d'Antonio mio padre, e fu seppellita in San Piero Maggiore.

E a dì 3 di novenbre 1454, prese la redità Antonio mio padre di sua madre, della quale redità abbiamo carta; e prese tutti sua beni e di villa e di Firenze, e in fra l'altre una casa ch'era a vita di lei e d'Antonio. Si fece un conpromesso in messer Otto Niccolini, ch'e frati di Cestello, a chi ella ricadeva, avessino a dare a Antonio lire 23 l'anno, durante la sua vita; e loro ripresono detta casa: e intanto che Antonio visse ce le dettono.

E di marzo 1458, si pose una gravezza che si chiamò Catasto, e posola nella Sala del Papa.

E in questi tenpi si cominciò la lanterna della cupola di Santa Maria del Fiore, e 'l palagio di Cosimo de'Medici, e San Lorenzo e Santo Spirito e la Badia d'andare a Fiesole, e molte case in verso le mura di verso San Bernaba e di verso Santo Anbruogio e in più lati.

E in questi tenpi vivevano questi nobili e valenti uomini: l'arcivescovo Antonino ch'uscì di San Marco, frate, e andò senpre vestito come frate di quell'Ordine di San Domenico, al quale si può dire beato; messer Bartolomeo de' Lapacci, vescovo e predicatore eccellentissimo sopra tutti gli altri ne' nostri dì; maestro Pagolo medico, filosafo e astrolago e di santa vita; Cosimo di Giovanni de' Medici, el quale si chiamava da tutto 'l mondo el gran mercante, ch'aveva le ragioni per tutto l'abitato; non si poteva fare maggiore conparazione che dire: e' ti par essere Cosimo de' Medici: quasi dicendo: che non si poteva trovare el maggiore ricco e più famoso; Donatello scultore, che fece la sepoltura di messer Lionardo d'Arezzo in Santa Croce; e Disidero iscultore che fece la sepoltura di messer Carlo d'Arezzo pure in Santa Croce. Di poi venne su el Rossellino, un uomo molto piccolino, ma grande in iscoltura; fece quella sepoltura del Cardinale che è a San Miniato, in quella cappella a mano manca; maestro Antonio, sonatore d'organi, che passò ne' sua dì ognuno; maestro Antonio di Guido, cantatore inproviso, che ha passato ognuno in quell'arte; maestro Andreino degl'Inpiccati, pittore; maestro Domenico da Vinegia, pittore, veniva su; maestro Antonio e Piero suo fratello che si chiamava del Pollaiuolo, orafi, scultori e pittori; maestro Mariano che'nsegnava l'abaco; Calandro maestro d'insegnare l'abaco e uomo molto buono e costumato, che fu mio maestro.

E a dì 4 di settenbre 1462, mi parti' da Francesco di Francesco speziale al Sole, che mi dette, el sezzo anno, di salario, fiorini 50, e feci conpagnia con Ispinello di Lorenzo, e la speranza del maggiore bene mi fece perdere el bene certo. E aprimo lo speziale del Re in Mercato vecchio, ch'era un rigattiere, ch'erano tetti bassi: e alzamo la casa e spendemo un tesoro, benchè fussi contro a mia voglia lo spendere tanto, facemo ogni cosa sanza masserizia: uno armario che costò 50 fiorini d'oro. E veduto le spese grandi, e che 'l detto Spinello non aveva danari e ch'egli era in mal luogo, e come io avevo già speso 200 fiorini d'oro de' mia, e de' sua non si vedeva ancora danari, avàmo a mettere del pari: feci pensiero di tormi dalla 'npresa più presto ch'io potessi. E a dì 27 di luglio 1463 fumo d'accordo di dividerci, e dissigli: io ti vorrei lasciare ogni bene e male ch'è in questa bottega, sanza rivedere conti niuno, e che mi tocchi di guadagno l'anno fiorini 50 d'oro del tenpo ch'i ci starò; e che tu mi rendessi e' mia danari ch' i ci ò già messo. E' non bisognò altri mezzani. Disse: sia fatto; ma e' bisogna che tu mi facci tenpo parecchi mesi: e io fu' contento, dandomi soficenti malevadori, di fiorini 200 d'oro, che mi dette Lorenzo suo fratello e maestro Lorenzo del maestro Lionardo. Partìmi a dì 10 di dicenbre 1463 e mercatai la bottega di San Pulinari; e poi non fumo d'accordo, riparàmi con Giovanni da Bruscoli, ch'aperse l'Agnusdeo, e dettemi fiorini 36 l'anno, tanto ch'io conperai a' Tornaquinci, a dì primo di settenbre 1466.

 

 

 

 

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  ing. Pierluigi Carnesecchi La Spezia anno 2003