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indice generale : http://www.carnesecchi.eu/indice.htm

 

 

 Storia dei Carnesecchi 1532--1800

 

 

 

 

L'albero conservato tra le carte di Piero di Francesco di Ridolfo Carnesecchi canonico del Duomo e' un albero dei primi anni del seicento ed e' largamente incompleto a dimostrazione della scarsa conoscenza genealogica del tempo

Ha come capostipite Zanobi di Berto di Grazino

 

ALBERINI DEL RAMO DI BERTO DI ZANOBI DI BERTO DI GRAZINO

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Albero genealogico   ………Discendenza di Francesco di Berto

 

 

Albero genealogico   ………Discendenza di Manetto,Filippo,Zanobi,Antonio,Matteo,Paolo,Agnolo di Berto

 

 

Albero genealogico   ………Discendenza di Berto di Berto

 

 

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Ramo di Zanobi di Francesco di Berto di Zanobi di Berto di Grazino

 

Di Berto di Zanobi , fratello di Manetto , non ho raccolto molte notizie

Francesco e' sicuramente uno dei mercanti piu' ricchi di Firenze

Di Zanobi di Francesco di Berto abbiamo ampiamente parlato : Ricco mercante politicamente memore del Savonarola quindi Piagnone ma non contrario ad una pace onorevole coi Medici,

fu tra gli uomini in discussione per il Gonfalonierato a vita quando fu eletto il Soderini , il quale fu preferito per la mancanza di figli

fu uno dei sette dittatori al tempo dell'assedio

il Busini afferma essere stato Zanobi fra i cittadini piu' zelanti del bene pubblico ( ed il Busini non e' mai tenero coi Carnesecchi )

partecipo' alla riforma dello Stato trasformato in Ducato . E questo non giova al suo onore

 

Questo ramo e’ uno dei rami piu’ interessanti , imprenditorialmente molto vitale e ricco di personaggi ( maschili e femminili ) non trascurabili

Banchieri facevano compagnia con un ramo degli Strozzi , con cui gia Zanobi di Francesco era stato in societa'

Presenta due senatori Bartolomeo di Zanobi e Francesco di Giovanbattista

Questo ramo si estinguera' macchiato del sangue di un Cavalcanti in un delitto d'onore.

 

 

 

 

 

 

Dei figli maschi di Zanobi di Francesco conosco questi tre:

Bartolommeo

Giovanni Gabriello o Gabriello

Giovan Battista

 

 

Di Giovanni Gabbriello non ho raccolto alcuna notizia

 

Giovan Battista potrebbe essere : il dubbio e' legato a possibili omonimie visto quanto diffuso e' in questo periodo tra i Carnesecchi il nome Giovanbattista

 

 

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Giovambattista Carnesecchi a Lione

 

Panciatichi-Carnesecchi e compagni

 

 les Carnesecchi de Florence etaient representes a Lyon , en 1516 , par Jean de Salustres , c'est a dire , probablement , Jean de Saluces ( Charpin - Feugerolles pag.71 ). Giambattista etait lui meme etabli dans cette ville en 1541 ( Charpin - Feugerolles pag.182 )

 

 

 

 

Ricevo dal dr Paolo Piccardi

Archivio comunale e della comunità etrusca di Cortona .

pergamena datata 7 Settembre 1534

Giovanni Battista Carnesecchi protesta in Lione una cambiale di Mazzingo Mazzinghi non accettata da Francesco e Carlo Marrucelli e soci.

Firma F. Dortui

La "biblioteca comunale e dell' accademia etrusca di Cortona" non ha un numero di catalogo per le pergamene, che vengono identificate dalla loro data.

 

 

Gli ebrei nella vita di ogni giorno. - Pagina 109

di Anna Foa, Aa.vv. - 2000 - 215 pagine

... e Juam Battista Carneseca e Companhia de Liam [=Lione] a soma de sesenta e
qua- tro mil e centocinquanta e dous escudos e ...

 

 

 

 

 

 

 

 

Quindi questo Giovanni Battista muore nel 1548.

 

Il che puo' renderlo identificabile con precisione.

Forse e' suo figlio Bonifacio Carnesequi

 

 

 

 

Un personaggio di prima grandezza e' Bartolomeo di Zanobi di Francesco Carnesecchi

Con tendenze savonaroliane come il padre

la banca CARNESECCHI-STROZZI da lui fondata con Camillo Strozzi e una delle grandi banche fiorentine ed europee del XVI secolo

 

 

 

senatore

personalita' ecclettica

uomo influente , impegnatissimo in cento incarichi : una delle personalita' fiorentine piu' in vista del periodo

in contatto con gli uomini piu' influenti del suo tempo

di lui parlano centinaia di documenti

banchiere di prima grandezza con Camillo Strozzi , anche in Europa

Anche scrittore nel senso di autore di una risicata: "Storia di Firenze" che servira' anche come fonte per il Varchi

 

 

 

 

La Cronaca di Baccio Carnesecchi si trova manoscritta in BNCF Magliabecchiano XXV 555 cc 81r -98v ,

e a stampa in Michele Lupo Gentile "Sulle fonti inedite della Storia fiorentina di Benedetto Varchi", in "Studi storici" (Pisa) 1905 pg 421-471

 

 

 

 

UNA STORIA DI FIRENZE

 

A Bartolomeo ( detto Baccio ) si deve una storia di Firenze dall'anno 1526 all'anno 1529 , considerata una delle fonti utilizzate da Benedetto Varchi per le sue "Storie fiorentine"

 

 

 

Bartolomeo detto Baccio di Zanobi Carnesecchi, Storia di Firenze (1526-1529) - Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, Magliabechiano, XXV, 555; edizioni: Storia di Firenze dal 1526 al 1529, in M. Lupo Gentile, Sulle fonti della "Storia Fiorentina" di Benedetto Varchi, "Studi Storici", XIV, 1905, pp. 421-471; B. Carnesecchi, Storia Fiorentina, a c. di U. Dorini, "Rivista Storica degli Archivi Toscani", anno III, 1931, pp. 100-112, 196-207; saggi: U. Dorini, A proposito di un'edizione della Storia di B. Carnesecchi, "Rivista Storica degli Archivi Toscani", anno III, 1931, pp. 290-297.

Da G. M. Anselmi, F. Pezzarossa, L. Avellini, La "memoria" dei mercatores. Tendenze ideologiche, ricordanze, artigianato in versi nella Firenze del Quattrocento, Bologna, Pàtron Editore, 1980, pp. 109-110

 

 

La conferma che Baccio lo scrittore e’ la medesima persona di Bartolomeo il senatore viene :

Rivista storica degli archivi toscani - Pagina 60
di Roberto Ridolfi, Umberto Dorini, conte G L Passerini - 1933
Zanobi Carnesecchi. Vittorio Landi KE alli 28 si ...
Visualizzazione frammento -

 

Baccio Carnesecchi nacque a firenze il 3 ottobre 1501 da Zanobi di Francesco Carnesecchi

 

 

 

 

ANTONIA AMORE

 

forse e' questo medesimo Bartolomeo di Zanobi che ci pare molto umanamente vicino

in questo libro delle Edizioni Polistampa di Firenze

quello che e' detto un mistero forse puo' essere risolto

Bartolomeo ( nato nel 1501 ) aveva sposato MaddalenaVelluti ( una donna con diversi problemi di salute ) e ne erano nati tre femmine ( la prima nel 1536 ) ed un maschi Zanobi ( nato 1540 vedi genealogie )

Quindi si tratta ora di capire quando Bartolomeo era podesta' a Radda e scriveva " Antonia amore"

 

 

Attenzione pero' che Bartolomeo di Zanobi di Francesco puo' essere confuso con Bartolomeo di Piero di Simone

 

 

Bartolommeo ( Baccio ) di Zanobi di Francesco Carnesecchi

(3 ottobre1501-23 maggio 1569)

 

 

BANCHIERE

 

 

Banchiere in societa' con gli Strozzi porta la sua banca a livelli di eccellenza 

 

 

SENATORE

 

Bartolommeo e' eletto senatore nel

 

 

 

 

CORRISPONDENZA DI CATERINA DEI MEDICI

 

 

 

 

 

 

Ricevo dal dr Piccardi

Nelle ultime pagine della filza contenente gli Statuti di Castelfranco del 1394 ci sono aggiunte posteriori con l' indicazione delle persone deputate ad approvare le variazioni che venivano apportate nel tempo.

Allego la pagina che riguarda Bartolomeo.

 

 

 

 

 

 

 

 

BANCA : Bartolomeo Carnesecchi , Cammillo Strozzi e compagni

 

 

Da http://documents.medici.org/medici_index.cfm

 

1565 Nov 5 225-18

Cosimo I de' Medici authorizes payment for ''cordovani'' [leather from Cordova], pens, gold powder imported from Venice, and an animal skin.

 

[...] Pagate in virtù di questo mandato a Bartolomeo Carneschi et Cammillo Strozzi e compagni scudi dugentotre [203] soldi vi denari 4 d'oro in oro et sono per il costo et spese di cordovani, penne, oro macinato et pelle di nigre [unclear handwriting: possibly tigre] fattoci venire tutto da Venezia. [...]

1565 Dec 7 225/24

Cosimo I de' Medici authorizes a payment for an emerald button purchased from Bartolomeo Carnesecchi and Camillo Strozzi.

 

[...] Pagate in virtù di questo mandato a Bartolomeo Carnesecchi, Camillo Strozzi e compagni del banco scudi 150 d'oro in tanta moneta d'argento a lire 7.10 per scudo per uno bottone di smeraldo compero da loro per mezzo di Bernardo Baldini. [...]

 

1566 Mar 8 225-33

Cosimo I de' Medici authorizes a payment for purchase and transport of 4 small barrels of Malvasia wine from Venice to Palazzo Pitti..

[...] Pagate in virtù di questo mandato a Bartolomeo Carnesechi e Cammillo Strozzi e compagni del banco scudi 41.9.1 di moneta et sono scudi 21.17.7 per il costo di iiij carratelli di malvagia fattici comperare in Venezia et scudi 19.17.6 per le vetture et gabelle et altre spese sino condotti in casa nostra a' Pitti [...].

 

1566 May 18 225-41

Cosimo I de' Medici authorizes a payment for red cordovan leather.

[...] Pagate in virtù di questo mandato a Bartolomeo Carnesecchi, Cammillo Strozzi e compagni scudi 86, soldi 9, denari 9 d'oro di moneta di lire 7 di piccioli per scudo sono per il costo et spese di cento cordovani domaschini rossi di lacca fatti venire per nostro conto et consegnati nella nostra guardaroba. [...]

 

1566 Aug 2 225-48

Cosimo I de' Medici authorizes a payment for red leather and for 5 glass tubes from Venice.

[...] Pagate in virtù di questo mandato a Bartolomeo Carnesechi, Cammillo Strozzi e compagni scudi 300 d'oro in oro et sono scudi 286 .-.2 d'oro per costo et spese di 400 cordovarj rossi di lacca fatti venire per servitio nostro et scudi 12.19.10 d'oro sono per costo et spese di 5 cannoni di vetro grandj fatti venire da Venetia. [...]

 

17 ottobre 1566 225-58

Cosimo I de' Medici authorizes a payment for cinnamon from Venice.

 

[...] Pagate in virtù di questo mandato a Bartolomeo Carnesechi, Cammillo Strozzi e compagni scudi 58 soldi 11.1 d'oro in oro quali facciamo loro pagare per Cammilo Strozzi e compagni di Venetia per costo et spese di libbre 50 di cannella a peso di Venetia mandataci per servitio della nostra fonderia che con peso nostro tornò libbre 42 1/5 [...].

 

1567 Jun 6 225/93

Cosimo I de' Medici authorizes a payment for emeralds and pearls bought from Alessandro Caravia in Venice.

[...] Pagate in virtù di questo mandato a Bart.o Carnesecchi, Cammillo Strozzi e compagni scudi 138.10.7 d'oro in oro per tanti fatti pagare in Venetia a Alex.ro Caravia in tre partite per tre smeraldi et tre perle mandateci [...].

 

1567 Jul 31 225 102

Cosimo I de' Medici authorizes a payment for a pearl bought from Alessandro Caravia in Venice.

[...] Pagate in virtù di questo mandato a Bartolomeo Carnesecchi, Cammillo Strozzi e compagni scudi venticinque, soldi otto, danari sei d'oro in oro sono per conto di scudi venticinque d'oro fatti pagare in Venetia a Alessandro Caravia per la valuta d'una perla mandataci sino di giugno passato. [...]

 

1568 Feb 5 225 132

Cosimo I de' Medici authorizes a payment for two bales of Cordovan leather for the Biblioteca Laurenziana and for four dozen chamber pots [presumably made of glass] from Venice.

 

[...] Pagate in virtù di questo mandato a Bartholomeo Carnesecchi, Camillo Strozzi e compagni scudi dugentosei soldi cinque danari tre d'oro di cambio o la valuta d'essi per tanti che ne hanno pagati per noi scudi 96.4.11 per una balla di cordovanj fatti venire da Venetia per la libreria et scudi 100.12.8 per un altra balla di cordovani che fece venire Maestro Baccio Baldinj per detta libreria et scudi 9.7.8 per quattro dozzine di ornalj fatti venire da Venetia che tutto fa detta somma. [...]

 

http://documents.medici.org/medici_index.cfm

 

 

Si intensificano i rapporti con Ginevra Carnesecchi figlia di Pietro Antonio Carnesecchi vedova di Giuliano di Pietro di Luca Pitti ( nato 1474 gonfaloniere di compagnia nel 1518 Priore nel 1519 Gonfaloniere di Giustizia nel 1525 ) era maritato con Ginevra ( nata 1493 ) di Pierantonio di Francesco Carnesecchi

Con la morte di Giuliano senza figli l'eredita' di costui tra cui il castello di Fianopassera' a Ginevra ( castello di Santa Maria Novella )

Ginevra e' la Ginevra che vedremo rammentata nella lapide che ancora campeggia nel castello ed era una figlia di Pierantonio di Francesco di Berto Carnesecchi

Pierantonio suo padre ( era un importante mercante che aveva operato molto in Francia , era anche l’uomo che era sceso in arme per difendere Piero il fatuo quando fu cacciato ; poi commissario della Maremma durante la guerra per la riconquista di Pisa ) figlio di un mercante ancora piu’ importante di lui : Francesco di Berto

Ginevra aveva anche dei fratelli maschi

Alla morte del marito Ginevra si appoggia per i suoi affari al senatore Bartolomeo che era un suo cugino ( figlio di Zanobi di Francesco )

Ginevra e' probabile istituisca un fidecommisso a favore dei Carnesecchi del ramo di Bartolomeo ( non so come fosse formulato e non so perche' non privilegiasse i fratelli di cui almeno uno vivo)

 

 

nel 1569 muore Bartolomeo ma il banco continua ad operare con il figlio Zanobi

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Sposato con Maddalena Velluti di Messer Luigi di Piero d'Andrea Velluti

 

La Maddalena mia sorella fu donna di Baccio di Zanobi Carnesecchi, e da che si maritò, più anni stette mal sana, e dipoi andò al Bagno al Morbo in quel di Volterra , dove ammalò di febbre, et ivi a pochi dì dipoi tornata in Firenze , morì, che Dio le habbi dato luogo di riposo. Fu donna di grand' ingegno, e lasciò un figlio maschio chiamato Zanobi, e due femmine : l'una ha nome Lena, donna hoggi di messer Giovanni Strozzi ; l'altra Alessandra , che per ancora non è maritata.

( cronaca di Paolo Velluti )

http://books.google.it/books?pg=PA25&dq=carnesecchi+velluti&id=hsovAAAAYAAJ#v=onepage&q&f=false

conosco come figli di Bartolomeo :

Alessandra sposa del fratello di Vincenzo Borghini

Maria Lena sposa ad uno Strozzi : Giovanni

Zanobi

 

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Alessandra Carnesecchi

(vedi testamento di Vincenzo Borghini )

 

 

 

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MADDALENA CARNESECCHI SPOSATA STROZZI

 

Maddalena Carnesecchi negli Strozzi (datazione ritratto XVI secolo) : Uffizi Firenze

figlia del potente banchiere Bartolomeo ( Baccio ) di Zanobi di Francesco Carnesecchi ( vedi albero ) nata nel 1539 morira' secondo il necrologio del Cirri nel 1621

 

 

  Maria Lena Carnesecchi : si fa suora alla morte del marito

 

 

<< A 7 di giugno in venerdi , il giorno dopo il Corpus Domini a ore 8 , Maria Lena, figlia di Baccio Carnesecchi , di gia' stata donna a M. Giovanni Strozzi , col quale non ebbe mai segno di figliuoli ,si parti di casa con una fanciulla ,figlia di Daniello Carnesecchi e una serva giovane e innanzi a sse' 9 facchini carichi di quanto aveva in casa e andossene a servire Dio in Santa Lucia , sanza saputa di nessun parente e di eta' di circa 36 anni. Dio gli dia perseveranza. E' persona di buon cervello e molto spirituale. S'e' governata sempre col consiglio dei nostri padri , se ben di questo no ll'anno consigliata . Lo amore di Dio L'a' spinta a fare quanto e' detto. Alli undici del detto in martedi il giorno di San Barnaba detta Maria Lena prese lo abito santo e ,mutando panni e vita , muto' nome ;chiamorolla suor Maria Vicenza con lei si vesti la fanciulla serva e questa a nome suor Lena. E lo stesso di fu assai maltempo ; casco' dua saette non pero' feccion danno che si sia saputo. La pioggia non fu molta ma refrigero' alquanto il grande ardore di questa state. >>

 

da : Archivio di Santa Maria Novella in Firenze Diario di Fiammetta Frescobaldi 7 giugno 1577 fol , 41v.

 

 

Giovanni Strozzi (* 1517 + 22-8-1570), Patrizio di Firenze, Console dell’Accademia Fiorentina

 

nel 1541, Lettore di Filosofia all’Università di Pisa nel 1547, ambasciatore fiorentino a Ratisbona nel 1558, a Roma nel 1559 e al Concilio di Trento nel 1562.

 

Sposa nel 1557 una giovane Maddalena (era nata nel 1539) , figlia di Bartolomeo Carnesecchi, Patrizio di Firenze (+ post 1570), che alla morte del marito si fece monaca col nome di "suor Maria Vincenza" nel monastero domenicano di Santa Lucia a Firenze in via San Gallo.

visse il rimanente della sua vita in odore di santita', come narrano le cronache , e fu sepolta sotto l'altare maggiore

Il necrologio di Eusebio Cirri la da morta nel 1621 ( nel Necrologio e' chiamata per errore Elena )

Venerabile suor Maria Vincenza e' detta in "Firenze sacra ovvero Feste, devozioni, e indulgenze che sono nelle chiese della citta' di Firenze distribuite in ciascun giorno dell'anno" dal padre Maurizio Francesconi anno 1739

 

 

 

 

 

 

 

 

cassone attribuito al matrimonio tra Giovanni Strozzi e Maria Carnesecchi

 

 

+

 

 

Giovanni Strozzi (* 1517 + 22-8-1570), Patrizio di Firenze, Console dell’Accademia Fiorentina nel 1541, Lettore di Filosofia all’Università di Pisa nel 1547, ambasciatore fiorentino a

Ratisbona nel 1558, a Roma nel 1559 e al Concilio di Trento nel 1562.

= 1557 Maddalena, figlia di Bartolomeo Carnesecchi, Patrizio di Firenze (+ post 1570), che alla morte del marito divenne monaca "suor Maria Vincenza" nel monastero di San Domenico a Firenze.

 

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Nella conduzione della banca succede il figlio Zanobi che portera' la banca ad essere una delle prime in Europa

 

 

ritratto del banchiere Zanobi di Bartolomeo di Zanobi Carnesecchi

 

 

 

 

"Ritratto di Zenobio Carnesecchi"

Pittore fiorentino Cerchia di Santi di Tito (S.Sepolcro 1536 - Firenze 1603)

Dipinto su tavola (cm. 104 x 79)XVI secolo

Antiquario : Giancarlo Pelagotti - Firenze

III Mostra Mercato degli Antiquari Toscani

Città di Firenze Fortezza da Basso 1 - 16 Ottobre 1994

 

 

 

 Lettera di Donato Giannotti a Lorenzo Ridolfi

Archivio storico italiano - Pagina 249

di Deputazione toscana di storia patria - 1863

L'ultima volta che io fui " Roma, io mi trovai assai spesso con Zanobi

Carnesecchi figliuolo di Bartolommeo: ...

 

 

 

 

Zanobi come vedremo sposera' invece  Violante di Piero di Gino Capponi

 

Nelle carte dell'Ancisa ( fonte dr Piccardi ) figura nel 1565 :

 

 

in data 18/9/1566 Matrimonio di Carnesecchi Zanobi di Bart.o con Violante di Piero di Gino Capponi nella chiesa di S. Procolo

 

 

 

 

24 agosto 1569 il papa Pio V investe Cosimo I del titolo di Granduca di Toscana

 

 

New York Times  Il titolo di Granduca di Toscana e il sangue di Pietro Carnesecchi

 

 

Della solenne incoronazione del dvca Cosimo Medici in gran-dvca di Toscana

 

 

http://books.google.it/books?id=XEURAQAAIAAJ&printsec=frontcover&dq=incoronazione+cosimo&hl=it&sa=X&ei=rab2UoiQJYPhywPaw4KABw&ved=0CDIQ6AEwAA#v=onepage&q=incoronazione%20cosimo&f=false

 

 

 

 

13 dicembre 1569

«Nella gran sala del Palazzo Ducale si stava Cosimo assiso sotto il Trono, e attorno di esso erano collocati per ordine i Figli, il Bonelli [è il nipote del papa e latore della bolla papale della nomina a granduca di Toscana], e il Nunzio del Papa; gli Ambasciatori residenti di Ferrara e di Lucca ebbero appresso il lor posto, e dopo di essi il Senato dei Quarantotto, le altre Magistrature della Città, i Cavalieri di Santo Stefano, la Nobiltà, e la parte più scelta del popolo erano situati secondo il grado e la convenienza. Gio. Batista Concino figlio di Bartolommeo Concino primo Segretario di Cosimo fu deputato per esercitare in questo atto le funzioni di Gran Cancelliere. Presentò il Bonelli a Cosimo il Breve di Pio V accompagnandolo con le più obbliganti e officiose espressioni, e il Concino lo lesse ad alta voce pubblicamente; l’istesso fu esequito della Bolla, e tutta l’assemblea applaudì alle considerazioni del Papa e ai meriti del nuovo Gran Duca. I Principi, il Bonelli, gli Ambasciatori ed i Magistrati complirono con baciarli la mano, mentre la Piazza risonava delle pubbliche acclamazioni, e le artiglierie annunziavano l’atto come perfezionato. Si eressero subito per la Città le armi Medicee con la Corona Reale, si notificò ai sudditi il trattamento dovuto al Gran Duca di Altezza e di Serenissimo e si coronò l’opera con un solenne ringraziamento nel Tempio principale della Città. Successero dipoi le pubbliche dimostrazioni di gioia, i trattenimenti, i banchetti e tutto ciò che l’esquisitezza e la magnificenza di Cosimo poterono imaginare per render contento il Bonelli e dimostrare al Papa il gradimento di così segnalato favore. I popoli goderono sinceramente di vedere appagata così la vanità del loro Principe, e solo quei Cittadini internamente nemici della Monarchia si contristarono per vedere autorizzato sempre più con questo atto il governo di un solo».

Riguccio Galluzzi : Istoria del Granducato di Toscana sotto il governo della Casa Medici (Firenze, Cambiagi, 1781,vol. II, pp. 107-108)

il 13 dicembre 1569 a Firenze festeggiava la bolla del papa Pio V che attribuiva al duca di Firenze Cosimo I il titolo di granduca di Toscana. Un atto importante e a lungo voluto da Cosimo I, che pure nel maggio 1564 aveva ceduto quasi tutte le leve dello stato al figlio Francesco I, in vista del matrimonio che questi avrebbe contratto con Giovanna d’Austria, della famiglia imperiale.

Importante, perché questo titolo, nuovo e insolito nella pur ricca vetrina dei titoli sovrani, segnava il riconoscimento di una vera preminenza del principe fiorentino in quello che possiamo definire il sistema degli stati italiani della metà del XVI secolo. La concessione poneva infatti Cosimo I e dopo di lui i suoi successori ad un livello di prestigio, di “reputazione”, per riprendere un termine caro alla cultura politica dell’antico regime, che nessun altro principe italiano avrebbe potuto vantare. Né il duca di Savoia, che avrebbe dovuto aspettare gli inizi del XVIII secolo per potersi vantare di un titolo reale (re di Sicilia dal 1714 e poi re di Sardegna), né tantomeno i duchi di Modena – gli Este – che pure avrebbero voluto essi un segno di distinzione maggiore rispetto ai Medici fiorentini.

Ad ottenere un titolo di preminenza sugli altri principi italiani Cosimo aveva lavorato fin dall’elezione al soglio pontificio di Pio IV (Giovanni Angelo Medici, di famiglia milanese non imparentata con i Medici di Firenze) eletto, alla fine del 1559, in virtù dell’appoggio di Filippo II di Spagna e dell’azione diplomatica dello stesso Cosimo. Nel 1560 il papa dava il cappello cardinalizio a Giovanni dei Medici, figlio di Cosimo, e apriva una sede della Nunziatura a Firenze. E nel 1564, morto Giovanni, lo attribuiva ad un altro figlio di Cosimo, il giovane Ferdinando – che avrebbe poi cinto, nel 1587, la corona granducale alla morte del fratello Francesco I – e soprattutto appoggiava i Medici nella contesa sulle preminenze rivendicate dagli Este.

Nonostante la rinuncia alle rendite dello stato e al controllo degli apparati pubblici a favore di Francesco I, era pur sempre Cosimo a guidare la politica fiorentina e a nominare i principali ministri. E fu Cosimo a trattare con il nuovo pontefice Pio V (Antonio Ghisleri) per superare le differenze e diffidenze del pontefice nei confronti della politica religiosa di Cosimo, vinte sia grazie al “sacrificio” che Cosimo I fece dell’“eretico” Pietro Carnesecchi (abbandonato dal duca nelle mani dell’Inquisizione romana e quindi decapitato e bruciato a Roma nell’ottobre del 1567) sia grazie anche ad un forte sostegno di Cosimo alla guerra contro gli ugonotti di Francia. Pesò anche l’abile strategia di finanziamenti agli attori principali della scena politica internazionale. Nel 1565 infatti Cosimo prestava all’imperatore 200.000 scudi e 100.000 ducati alla Francia; qualche anno più tardi 100.000 ducati ancora alla Francia e, nel 1572, 200.000 scudi alla Spagna. A conferma di un ruolo nel contesto internazionale che poteva e doveva giustificare la preminenza medicea in Italia, in anni in cui la nuova dinastia si imparentava con la famiglia imperiale. A costo anche di sfidare con l’accordo e il sostegno di papa Pio V la diffidenza e l’opposizione dell’Impero e della Spagna, che infatti non vollero, nel 1569, riconoscere la bolla papale e il conseguente titolo granducale.

In questo contesto, alla metà degli anni sessanta del Cinquecento, mentre l’Imperatore sembrava appoggiare le pretese degli Este nella loro controversia per le precedenze sui Medici nelle cerimonie pubbliche, il papa si adoperava per concedere al duca di Firenze un titolo che non lasciasse dubbio sulla primazia dei Medici sugli altri principi italiani. Scartata l’idea di un titolo regio (la monarchia spagnola e l’impero non lo avrebbero certo tollerato) fu Pio V ad “inventare” il titolo di granduca di Toscana con una bolla del 27 agosto 1569, la cui minuta era il frutto di una stretta collaborazione tra il Torelli, uno dei segretari di Cosimo, e il giurista Nofri Camaiani, presidente dei Brevi pontifici.

Questa fu la bolla papale letta con grande solennità nella cerimonia davanti al Senato dei Quarantotto e le altre magistrature fiorentine così bene ricordata dal Galluzzi nella suaIstoria. E non deve sorprendere che il filolorenese Galluzi, al servizio del governo di Pietro Leopoldo, desse, negli anni ottanta del XVIII secolo, tanto risalto alla concessione del titolo granducale, perché, anche se, come vedremo, la bolla fu sempre contestata dal Sacro Romano Impero degli Asburgo, essa attribuiva a chi reggeva lo stato fiorentino – ed insieme quello senese – non solo una riconosciuta preminenza sugli altri principi italiani, ma soprattutto un più aperto riconoscimento della natura “monarchica” e assolutistica del potere dei Medici su quella che era pur sempre – e tale rimarrà fino al 1737, anno della successione lorenese – la Repubblica Fiorentina, una strana repubblica con a capo un duca, come si leggeva nel diploma di Carlo V.

Un titolo importate, dunque, cercato e voluto da Cosimo anche a costo di sfidare la diffidenza e l’aperta opposizione della Spagna di Filippo II e del Sacro Romano Impero. Non a caso, quando il 5 marzo 1570 Cosimo andò a Roma a cingere la corona granducale e ad offrire al papa l’appoggio per una lega contro i Turchi, dure furono le reazioni della Spagna e dell’Impero e fu solo la grande abilità politica di Cosimo, capace di giocare la carta dell’appoggio della corona francese e di rivendicare al tempo stesso la sua assoluta fedeltà alla politica degli Asburgo, a portare ad una progressiva distensione della situazione e a vincere l’ostracismo di Filippo II che, ad esempio, non volle che le nave medicee partecipassero, in nome dello stato fiorentino, alla lega antiturca che avrebbe riportato la celebre vittoria di Lepanto.

L’elezione di un nuovo pontefice, Gregorio XIII, nel 1572, avrebbe contribuito alla ripresa di buoni rapporti di Cosimo con la Spagna e a spingere il re Filippo II ad intervenire presso l’imperatore per il riconoscimento del titolo granducale. Questo sarebbe però arrivato solo con il diploma imperiale del gennaio 1576, morto oramai da due anni Cosimo I. Un diploma, quello di Massimiliano II, che formalmente ignorava la precedente bolla papale.

La lotta per il titolo granducale non fu, dunque, solo una lotta per la preminenza sulla scena italiana, nella concorrenza con gli Este o i Savoia, ma uno dei terreni sui quali Cosimo I si impegnò per il consolidamento della nuova dinastia sul piano internazionale e per una sua più forte legittimazione sul piano dell’esercizio del governo sullo stato fiorentino e sul nuovo possesso senese.

Chi ancor oggi vada in piazza della Signoria, a Firenze, può allora facilmente comprendere perché alla base del monumento equestre che Francesco I fece erigere al Giambologna in onore del padre Cosimo, siano raffigurate tre scene: la conquista di Siena, la rinuncia al potere a favore di Francesco e l’incoronazione granducale a Roma. Una cerimonia, questa, che aveva avuto nella Roma di Pio V e conserva ancor oggi nell’opera del Giambologna, il senso di una vera e propria “coronazione” regia con l’imposizione di una corona sul capo di Cosimo e la consegna dello scettro. E se poi il nostro visitatore volesse spostarsi dalla piazza della Signoria ed entrare a Palazzo, ben comprenderebbe perché per volere del granduca Ferdinando I Jacopo Ligozzi dipingesse non lontano dalla scultura di Baccio Bandinelli e di Bartolomeo Caccini – l’incoronazione di Carlo V a Bologna – la scena dell’incoronazione romana del granduca Cosimo I.

Fonte: MARCELLO VERGA, Dicembre 1569: la concessione del titolo granducale ai Medici, in “Portale Storia di Firenze”, Dicembre 2012 Leggi l’articolo completo su www.storiadifirenze.org

 

 

 

 

in societa' col figlio di Camillo Strozzi : Alessandro

La banca : Zanobi Carnesecchi et Alessandro Strozzi e compagni

 

 

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VENEZIA

 

1570 Jun 19 221 79

Long list of drugs and spices ordered by means of the Carnesecchi and the Strozzi in Venice for the granducal foundry, among which cardamon, coriandor, dittany, incense, manna, mastic, myrrh, mummy, pepper, dragonblood and sugar are included.

 

[...] Copia d'una listra di più droghe data a Carnesecchi e Strozzi per mandare a provederle a Venetia per servitio della fonderia di Sua Altezza [Cosimo I de' Medici] e prima: [...] Aloe epatico [...]; Agarico [...]; Biacca [...]; Ben Bianco [...]; Ben Rosso [...]; Bolo orientale [...]; Curiandoli [...]; Cardamomo maggiore [...]; Cardamomo minore [...]; Cubebe [...]; Carpobalsamo [...]; Costo amaro [...]; Costo dolce [...]; Dittamo di Creta [...]; Dauci comuni [...]; Dronaci [...]; Ecina [...] Gengevo belledi [...]; Gengevo soracco [...]; Gengevo mecchine [...]; Hermodattili [...]; Incenso elletto overo olibano [...]; Mummia [...]; Mirra eletta [...]; Manna masticina [...]; Melaghetta [...]; Mastico [...]; Mirabolani emblici [...]; Mirabolani bellirici [...]; Mirabolani Indi [...]; Mirabolani Citrini [...]; Mirabolani chebuli [...]; Noci metelle [...]; Pepe bianco [...]; Pepe lungo [...]; Pilatro di Levante [...]; Reupontico [...]; Sebesten [...]; Seme di bene [...]; Scinti marini [...]; Sena di Levante [...]; Sarcocolla chiara et scelta [...]; Scordion' di Candia [...]; Sangue di drago in lacrime [...]; Uve passate di Corrato [...]; Xilo balsamo [...]; Zedoaria [...]; Zucchero candido [...]; Zucchero candido violato e ben colorito. [...]

1571 Aug 4 238/5

Authorization of various payments, including those for the purchase of houses at Cerreto Guidi; for the "library" [presumably Libreria di San Lorenzo]; for work carried out in the Boboli gardens by Antonio Lupicini; for chemicals destined to the ducal "fonderia"; for the purchase of gold buttons; for work of "Giovanni orefice" [presumably Hans Domes]; for the erection of a column [in Piazza San Felice], supervised by Vieri de' Medici; and a payment to "Cristofano dipintore" [presumably Cristofano dell'Altissimo].

[...] vi conmettiamo che paghiate a Ms. Thommaso de' Medici nostro Tesoriere scudi tremila sessanta sette di moneta soldi XIII p.li per tanti pagati del mese di giugno passato per più conti come appresso. / scudi 1300 al nostro Maiordomo per le spese ordinarie della casa / scudi 306, lire 5, soldi 13, denari 4 pagati a parte della nostra famiglia a conto della paga del mese di Giugno passato / scudi 320 pagati sotto di 23 di luglio per la compera della case di Cerreto da Thommaso Adimari / scudi 200 alla S.ra Cammilla [Martelli] nostra consorte per la provisione di Luglio passato [...] / scudi 30 a spese della libreria [...] / scudi 61, 2, 10, 8 a spese de lavori che fa Maestro Antonio Lupattini [Lupicini] a Buoboli [...] / scudi 20 a Veri de' Medici per le spese di 4 settimane per la colonna [...] / scudi 48, 1, 8, 8 a Carnesecchi e Strozzi per drogherie fatte venire da Venetia per la fonderia / scudi 43, 5 a Maestro Giovanni [Hans Domes] orefice in scudi quaranta d'oro in oro per lavori / per [proposed reading: mille] bottoncini d'oro comperi et a noi consegnati / scudi 10 a Cristofano [dell'Altissimo] dipintore a conto di suo credito [...]

 

 

 

 

 

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VENEZIA

1586 Jul 12 269 94 Archivio Mediceo

 

Belisario Vinta gives instructions to Asdrubale Fiorelli regarding precious clocks and jewels from the German jeweler Johann Miller.

 

[...] Giovanni Miler Gioelliero Todescho [Johann Miller] riporta in dietro li due orioli gioiellati, che S.A. N. S.re [Francesco I] non gli ha volati comperare altrimenti, et gli ha consegnati al Procaccio nostro [Bartolomeo Mastacco] che gli consegnerà a voi, perché li diate al detto Miler. Il quale Miler consegnerà a voi un pendente con una perla grossa, et lunga in forma di uno cornetto, legata con tre catenuzze d'oro, et uno rubinetto, et uno diamante, per mandarlo qua a S.A., et come l'habbiate nelle mani, harete a farlo sapere alli SS.ri Carnesecchi, et Strozzi, acciò che gli paghino il prezzo, che s'è ordinato loro, et voi accomoderete detto gioiello nel piego, con la soprascritta a S.A. N.S.re, acciò che venga bene condizionato, et sicuro [...]  

 

VENEZIA

1586 Aug 23 269 124

Payment for a piece of jewelry purchased for Francesco I in Venice by Asdrubale Fiorelli from the German "gioielliere" Johann Richer.

 

[...] Mettete a uscita a spese nostri generali scudi cento ottanto cinque soldi X et denari X d'oro di cambi, che questo dì n'havete per mezzo del' Banco de' Ricci pagati a Lorenzo Bonnanni per tanti in lui trattovi li Carnesecchi, et Strozzi di Venetia in ducati 226 5/8 corr[en]ti a 81 7/8 d'oro per cento per valersi con le loro spese della valuta di talleri 250, che han pagati di vostro ordine a Gio. Miller, et per lui a Gio. Richer gioielliere todesco, li quali sono per prezzo d'uno gioiello, con una perla pera torta consegnato in Venetia a Asdrubale Fiorelli, il quale l'ha mandato qui a noi, et al rendere de' nostri conti vi saranno fatti buoni [...] 

 

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VENEZIA

 

 

RACCOLTA ALESSANDRI

Lettere ricevute da Don Giovanni de' Medici:

Da Zanobi Carnesecchi e Alessandro d' Alfonso Strozzi:

1587 - 1594 4 lettere

20/5/155 1 lettera da Venezia

 

notizie da dr Paolo Piccardi

  

 

 

VENEZIA

 

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1582 Jan 5 257 98

 

Francesco I de' Medici authorises payment for four cannonballs bought in Venice.

[...] In virtù di questo nostro mandato, mettete a uscita a spese nostre generali scudi sette [proposed reading: lire] XI. XI d'oro in oro, che questi dì n'havete fatti buoni a' Carnesecchi et Strozzi di Venetia [...] che vi hanno scritto essere il costo et spese di quattro palle di sagri compere di nostro ordine [...] le quali sono stete consegnate a noi per le mani del Cavaliere [Belisario] Vinta nostro secretario. [...]

 

 

 

VENEZIA

 

Storia arcana ed aneddotica d'Italia, raccontata dai veneti ambasciatori annotata ed ed. da F.... - Pagina 31
a cura di Fabio Mutinelli - 1855
Noi Zanobi Carnesecchi, Filippo Strozzi e compagni di ...
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VENEZIA__________________

 

Tutti coloro che sulla piazza veneziana agiscono come assicuratori appartengono a gruppi di capitale rilevante, e molti tra essi compaiono nei documenti raccolti come partecipanti a vario titolo alle fiere di Bisenzone; nessuno di essi domina completamente il mercato assicurativo, preferendo dividere il capitale su diverse navi senza sottoscrivere mai somme troppo elevate per un solo viaggio, tanto che non si trovano sottoscrizioni sopra alle 200 lire di grossi (2.200 ducati), e raramente sopra le 5061. Ma è pur vero che tra i più attivi vi sono proprio i genovesi, seguiti dai fiorentini: una delle compagnie più potenti, la Compagnia degli otto assicuratori creata nel 1594 sotto il nome di Mari e Spinola, riunisce Paolo Battista Sivori, Pier Francesco Mari, Girolamo Spinola, Nicolò Pallavicino,Paolo e Battista Serra, Nicolò Spinola, Agostino Spinola, Cesare Pallavicino, tutti genovesi, come genovesi sono le società Maruffo e Sauli, Spinola e Doria, Senestrari e Giudici. Al versante fiorentino appartengono invece gli Strozzi, soli o in società con i Carnesecchi, i Capponi, i Manelli, i Fioravanti, i Michelozzi, i Bartoli, i Marsuppini, i Tornaquinci, i Balbiani, i Bonvisi, i Simoni. Genovesi e fiorentini assieme soddisfano più di un terzo delle domande; fatta eccezione per una piccola porzione di olandesi, il resto del mercato è in mano veneziana62, eppure nel settore assicurativo, e non solo, si tocca con mano la forte presenza di capitali non veneziani, un fenomeno che permea tutta la vita economica della città sebbene si manifesti qui in maniera più forte che altrove, mancando le rigidità protezionistiche degli altri settori.

 

Aricordi, che li farà girare per due fiere75; o i 300 ducati che l’eccellente Alvise Venier medico chiede di poter prendere "à cambio e ricambio […] sotto obligatione di tutti suoi beni" dal clarissimo Francesco Barbarigo76; o anche il denaro necessario per un contratto di nozze, con una parte della dote consistente in un giro di sei anni in mano agli Strozzi, per un mercante ebreo77. E non è neppure detto che le tratte debbano esser fatte per forza su una piazza: una scrittura dia cambio su Piacenza o su Francoforte "al meglio", su cauzione (solidissima, crediamo) di Zanobi Carnesecchi e Filippo Strozzi e soci. Spesso le richieste sono fatte da commercianti: come i duecento ducati a cambio prestati da Girolamo Provaglio che è definito patron di nave ma sta in calle dei Bombaseri a Rialto, all’insegna dello Spirito Santo, a Battista Fornareto, che sembra trasportare bestiame, e che glieli ha chiesti ripetutamente ("pero mezi bona valuta, et mezi bezi")79; o i cinquecento ducati dati a cambio "per bisenzone" da Vincenzo Barocci ad Alvise Milioni, gioielliere, che si è "obligato" con un capitale di pietre preziose mandato ad Aleppo con due navi80. La ditta Capponi presta, probabilmente sotto nome del suo negociator in città, Orazio di Vincenzo Rucellai, 3.500 ducati a Giovan Pietro Orobon nel 1583, i quali ducati vengono ripagati otto anni dopo dal cognato, il marzer Cristofolo Rubbi, girando loro anche affitti di botteghe a San Salvador. Ed anche per compagnie più impegnative, quali, ad esempio, il "partito delle beccarie", il prendere a cambio per i necessari anticipi di denaro da parte dei soci era considerato prassi normale81. Le scritture che sono fatte registrare all’Officio dell’Esaminador, per sicurezza del creditore, rivelano giri di denaro contante o di scritta che serve per le operazioni commerciali. Ferigo di Tommaso Fedrici, probabilmente di origine bergamasca,saldati i conti in essere con il cognato Antonio Comenzuolo, si trova essere suo debitore di 537 ducati, che non può soddisfare immediatamente e che verranno presi a cambio dal magnifico Bortolo Zanoli, con l’obbligo di Fedrici di pagar lui gli interessi, compresi quelli per un cambio preso a nome di Antonio, ma goduto da Ferigo, dal clarissimo Orsato Giustinian…82 Lo stesso Fedrighi compare qualche mese più tardi in un piccolo consorzio di commercianti che noleggia un galeone per trasportare vini da Candia in Inghilterra, e poiché "detto magnifico Tizzone per total espeditione di detto Galion, li bisognano ducati doi mille correnti detti signori

 

 

 

fonte dottoressa Isabella Cecchini

http://www.dse.unive.it/fileadmin/templates/dse/wp/Note_di_lavoro/NL_DSE_Cecchini_18_06.pdf

 

1995-1998 Dottorato in Storia Economica e Sociale (X ciclo) presso l’Università Commerciale "L.Bocconi", Milano

1987-1994 Laurea in Economia e Commercio (indirizzo Economico-Politico) presso l’Università degli Studi di Ca’ Foscari, Venezia

insegnante a contratto (30 ore) in Elementi di Teoria Economica delle Arti, laurea triennale in Economia e Gestione dei Beni Culturali, Università di Ca’ Foscari, Venezia.

Partecipante al progetto "Il Museo di Venezia: per un catalogo ragionato e informatizzato delle collezioni di dipinti dalle origini all’Ottocento", coordinato da S. Mason e finanziato dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Venezia (2005-2008)

Partecipante al progetto ESPON 1.3.3 "The Role and Spatial Effects of Cultural Heritage and Identity" (2004-2006).

Borsa di ricerca per il programma "Sistemi Finanziari e Integrazione dei Mercati in Italia tra ‘600 e ‘800", Dipartimento di Economia, Università di Ca’ Foscari (2003-2004).

Collaborazioni con la Soprintendenza al Polo Museale Veneziano

Studi pubblicati :

Profession in art markets: Venice, in Mapping the Art Markets for Paintings, ed. N. De Marchi and H. Van Miegroet, Aldershot, in corso di stampa.

Al servizio dei collezionisti. La professionalizzazione nel commercio di dipinti a Venezia in età moderna, in Collezionismo a Venezia e nel Veneto ai tempi della Serenissima, ed. B. Aikema e S. Mason, in corso di stampa.

Il cantiere di Palazzo Ducale dopo l’incendio del 1574, in "Storia di Venezia. Rivista", II (2004), pp. 39-54.

Le figure del commercio: cenni sul mercato pittorico veneziano nel XVII secolo, in The Art Market in Italy 15th – 17th centuries, ed. M. Fantoni, L.C. Matthew, S.F. Matthews Grieco, Franco Cosimo Panini, Ferrara, 2003.

Contributi per un itinerario sul mercato pittorico veneziano nel Seicento, in "Dal Museo alla Città. Contributi per la ricerca e la didattica", Soprintendenza Speciale per il Polo Museale Veneziano, n.10, 2003.

Microstorie d’affari e di quadri. I Lumaga tra Venezia e Napoli [con L. Borean], prima parte: Attività familiari: corsi e ricorsi della fortuna mercantile, in Figure di collezionisti a Venezia tra Cinque e Seicento, eds. L.Borean e S.Mason, Forum, Udine 2002.

Contributi per una analisi del mercato per i quadri a Venezia nel Settecento, in Officina Veneziana. Maestri e Botteghe nella Venezia del Settecento, catalogo della mostra, Skira, Cremona 2002.

Forme dello scambio. La pittura ed i circuiti del mercato artistico a Venezia nel Seicento, in La pittura nel Veneto. Il Seicento, vol. II, Electa, Milano 2001.

Quadri e commercio a Venezia durante il Seicento. Uno studio sul mercato dell’arte, Marsilio, Saggi, Venezia 2000.

Nuovi dati su Clemente Molli scultore, in "Arte Veneta", 52 (1998).

Mecenatismo e mercato dell’arte in Italia tra Cinque e Seicento. Il caso veneziano, in "Sintesi", 0 (1997).

Convegni:

"Collezionismo a Venezia e nel Veneto ai tempi della Serenissima", Kunsthistorisches Institut in Florenz e Università degli Studi di Udine, Venezia 21 – 25 settembre 2003: La professionalizzazione dei mercanti d’arte.

"Il mercato dell’arte in Italia (sec. XV-XVII)", Quarta Settimana di Alti Studi Rinascimentali, Istituto di Studi Rinascimentali di Ferrara, Ferrara 1-5 ottobre 2001, Considerazioni sul mercato dell’arte (pittorica) ed il caso di Venezia nel Seicento.

"Il mercato dell’arte nel Veneto dal Cinquecento al Settecento", Università degli Studi di Verona, Verona 30 novembre – 1 dicembre 2000: Prezzi e valori di stima. Il caso veneziano da un campione seicentesco

"The Art Market in Italy (15th – 17th Centuries)", Firenze 19-21 giugno 2000: Le figure del commercio: il mercato artistico veneziano nel XVII secolo.

"Tenth International Conference on Cultural Economics", Barcelona 14-17 giugno 1998: Patronage and Art Market in modern Italy. A Model for Painters and Clients, and the Example of Venice.

 

La dottoressa Cecchini quindi e' una ricercatrice importante per la storia dei commerci dei fiorentini a Venezia

 

………………….Dal 2006 anche io - in maniera intermittente, in genere faccio ricerca con gli storici dell'arte ma mi occupo di storia economica - seguo alcuni grossi mercanti fiorentini a Venezia tra Cinquecento e Seicento. Domani ad esempio sarò a Milano, alla Bocconi, per parlare delle compagnie Strozzi -

 

 

 

 

Ricevo da :

Archivio di Stato di Venezia

 

OGGETTO : Banco Carnesecchi Strozzi a Venezia (sec. XVI).

 

In risposta alla richiesta della S.V., qui pervenuta tramite il servizio di posta elettronica, utilizzando lo stesso mezzo si comunica quanto segue.

Dalle prime indagini qui svolte non è nota a Venezia la presenza del Banco in oggetto, la consultazione in tal senso:

  1. degl’indici onomastici dei Regesti dei Commemoriali e -a campione-
  2. 2) dei Diari di Marin Sanudo,

ha dato esito negativo.

 

Numerosi riferimenti a membri della famiglia Strozzi sono reperibili invece, oltre che nei citati indici onomastici, in:

-EMANUELE ANTONIO CICOGNA, Delle inscrizioni veneziane, voll. I-VI, Venezia 1824-1853;

-ID., Saggio di bibliografia veneziana, Venezia 1847;

-GIROLAMO SORANZO, Bibliografia veneziana…, Venezia 1885.

Eventuali ricerche in questa sede potrebbero essere compiute infine nei seguenti fondi archivistici:

Senato, Mar (regg. 247 aa.1440-1796, filze 1286 aa.1545-1797),

Senato, Terra (regg. 411 aa.1440-1785,1788, filze 3128 aa.1543-1797, rubriche 7 aa.1542-1586, 1640-1645),

Collegio, Notatorio (regg.191 aa.1327-1391,1397-1796, filze 627 aa.1549,1560-1797),

Cinque savi alla mercanzia (bb., filze, regg. 1130 aa.1540-1797),

ma per la loro complessità ed il conseguente dispendio di tempo restano di necessità affidate alle cure del diretto interessato.

 

Il direttore

(dott. Raffaele Santoro)

 

 

 Fare ricerca su questi argomenti a Venezia è complesso. Al di là di fonti celebri (ad esempio i libri Barbarigo - XV sec. - studiati da Lane), i documenti delle magistrature che si occupavano di compagnie commerciali (il corrispondente del Tribunale della Mercanzia di Firenze) sono andati quasi completamente dispersi - rimane di più per il secolo XVIII, ma gli scenari sono completamente differenti e gli affari si sono ristretti non poco.
Resta l'archivio notarile, che è però vastissimo (anche considerando soltanto gli 8-10 notai più importanti ogni trent'anni: in media ciascuno di essi ha un registro di circa 200-300 carte ogni sei mesi...) e non è ovviamente indicizzato. Bisogna allora vedere se il notaio di interesse ha conservato l'alfabeto (con i nomi dei proponenti l'atto e talvolta anche i nomi di tutti i contraenti), redatto anno per anno, e poi cercare iregistri corrispondenti; se non c'è l'alfabeto , bisogna guardare carta per carta.

I.C.

 

 

 

In societa' con un GUADAGNI anno 1580

 

FIERA DI LANCIANO

Lettera di cambio pubblicata dal notaio G. Domenico Mancini il 18 Giugno 1580 alla presenza dei testimoni: Magnifico Berardino e Magnifico Costantino Balduino, nonché Magnifico Jacopo Bardi fiorentino, dal settore adibito alla vendita della cristalleria nella fiera di Lanciano. "Intus vero. Al nome de Dio 1580 a di 19 Aprile ducati 250 a 107 per cento, uso pagarò io Paolo de la Luna nella proxima fiera de Lanzano alli Magnifici Scipione Bardi ed Alixandro Brandolini ducati 250 a 107 per cento corr., la valuta delli mag.ci Guadagnino e Carnesecche e a Dio, io Paolo la riconosce di propria mano et "che la vol pagare, ma perché in presente fiera non si è fatto denari, offerisce pagare lo cambio alla ragione di 4 per cento siccome corre nella presente fiera et così offerisce pagare tum loco alli mag.ci Guadagni Francesco et Zenobio Carnesecche et compagni in Venezia et a maggior cautela di diritti mag.ci Guadagnino e Carnesecche pone in sicurtà e pegno in fondaco del magnifico Negrini (in Lanciano) casse 13 di cristalli con infrascritta marca (una doppia croce con p) alli quali da mo' gli dà autorità, non pagando, detto debito et cambio nel tempo predetto che possa pigliare detti cristalli e venderli a loro libertà per sodisfactione de detto debito et interesse".
(Arch. Not. Lanciano, Notar Mancini vol.XXI 1580)

 

 

Documento gentilmente fornitomi da Stefano Mari

 

 

 

FRANCIA

 

 

Da PICOT EMILE les Italiens en France au XVI siecle 1911-1918 pg 123  

 

 

SUPPLICA AL RE DI FRANCIA

 

Sire

La Nation fiorentina solita a dimorare in Lione devotissima a V.M.ta’ essendo stata costretta dalle spesse impositioni a partirsi di la' , hor sotto la sua benigna protettione desidera ritornarvi con ferma speranza di godere dei privilegi conceduti alle nationi et in particolare alla nostra , come piu' affetionata alla corona di Francia , si come gia' in nome di lei , da chi in Lione la rappresenta al nostro consolo , e’ stato certissimamente promesso . Fra questi privilegi uno dei principali e’ la prerogativa di conferire l’offitio di maestro de’ corrieri in Lione , che per lunghezza di tempo sotto i re Suoi antecessori habbiamo a diversi conferito et ultimamente ad Orlandino Orlandini , devotissimo servitore di V.M.ta’ , si come con l’opere ha dimostrato che hora dalla natione legittimamente continua possederlo . Hor intendendo che Asdrubale Guerini aspira a detto offitio per concessione fattali da V.M.ta’ ( la quale non possiamo credere che habbia inteso o intenda pregiudicare a’ nostri antichi privilegi ) humilissimamente la supplichiamo che , si come gia’ il re Arrigo terzo di gloriosa memoria ( benche’ ad Alfonso Bartoli ne l’avesse fatto dono ), su le dimostranze che a noi era data tale prerogativa , volse che la nostra elettione prevalesse , cosi le piaccia conservare l’offitio all’Orlandini et il privilegio a noi , i quali ci allegreremo di ritornare a vivere nel suo reame , gioiendo de’ nostri privilegi in nessuna parte alterati o diminuiti , ma conservati et accresciuti , come speriamo dalla begnissima e giustissima mente di V.M.ta’ , la quale Dio sempre esalti.

 

Di Firenze il di VJ di Marzo 1594

Humilissimi et obligatissimi servitori

Paulo Capponi

Lorenzo Strozzi

Zanobi Carnesecchi

Pierfrancesco Rinuccini

Alessandro d'Alessandro Strozzi

Niccolo' Capponi 

Ottavio Galilei

Antonio Maria Bartolomei

Lorenzo Giacomini

Filippo Gondi

 

Nous Croyons que les Florentins obtinrent gain de cause ; en tout cas ils rentrerent a Lyon

 

 

 

 

 

LIVORNO

 

Navires et marchandises à l'entrée du port de Livourne (1547-1611) - Pagina 28
di Fernand Braundel, Ruggiero Romano - 1951 - 122 pagine
rap Vecchietti et surtout Zanobi Carnesecchi (99.600). (47) VIVOLI, III, p.
165, et BARUCHELLO, op. cit., p. 149. (48) GALLUZZI, op. M., Florence, éd. ...
Visualizzazione frammento -

 

Enorme ricchezza di Zanobi 99600 Livorno 1611 

 

 

 

 

 

Carta de poder de Zanobi Carnesequi, florentino residente en la Corte, a favor de Lorenzo Manuchi, para la feria de febrero. (Traslado de 27 de marzo, 1602. Burgos).

1602

Valladolid a 1602, Marzo, 27

CM - -- - 527

vedere questo documento

 

un altro documento su Zanobi di Bartolomeo

 

un altro documento su Zanobi di Bartolomeo

 

 

altri documenti spagnoli su Zanobi di Bartolomeo

 

 

 

 

Memorie economico-politiche o sia de' danni arrecati dall'Austria alla Toscana dal 1737 al 1859 - Pagina 102
di Antonio Zobi - 1860
... mento publico da Banchieri Zanobi Carnesecchi, ed Alessandro Strozzi in
apparenza ( ma in verità dallo stesso Granduca Francesco, come ...
Visualizzazione completa
-

Libro Google www.carnesecchi.eu/danniAustria.pdf

 

 

El imperialismo hispánico en la Toscana durante el siglo XVI - Pagina 120

di Eladi Romero García - History - 1986 - 157 pagine

... asiento de 300.000 escudos de plata por los mismos Carnesecchi y Strozzi. ...
Esto obligó a que Fernando de Medici, hermano y sucesor de Francisco, ...

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

SPAGNA

 

Acta salmanticensia - Pagina 223
di Universidad de Salamanca - 1945
A di 17 di Marzo Ho scritto al Signor Zanobi Carnesecchi, et portò la Lettera
Filippo Buontalenti. A di 19 detto Dal Signor Rena di Madrid de 13 detto. ...
Visualizzazione frammento -

Valadolid

 

 

 

 

 

 

Goethe, der Kollege - Pagina 279

di Hans Tümmler - 1970 - 403 pagine

... Niccolo Cattaneo, Fernando Dazza, Geronimo Litta, Francesco Lomellino, ...
und exportierte in Zusammenarbeit mit Carnesecchi und Strozzi Zucker ua nach ...

 

 

SPAGNA E PORTOGALLO

 

Ministero dell’Interno Pubblicazioni dell’Archivio di Stato

 ARCHIVIO   DI   STATO   DI   FIRENZE ,I.

Archivio Mediceo avanti il Principato

Inventario-sommario, Roma 1966

Lettere di diversi dalla Spagna e dal Portogallo a Ferdinando I ed alla segreteria, di Ambrogio Spinola, dalla Spagna.

Zenobi Carnesecchi foglio 5032.

 

 

 

 

 

 

CAVALIERE DI SANTO STEFANO ???

Zanobi e’ forse cavaliere di Santo Stefano ……………. No !?

Pag. 44 1610 Ms. Piero di Ms. Luigi Mozzi citt. fior.o

Ginevera del Cav. Ms. Zanobi Carnesecchi citt. fiorent.o s. 8500

 

 

 

 

Zanobi di Bartolomeo al carnevale a Firenze

 

 

 

 

 

Due celebri mascherate : 1566 , 1577

 

Da Mellini Domenico : LE DIECI MASCHERATE DELLE BUFOLE mandate in Firenze il giorno di Carnovale l'anno 1566.
Con la descrittione di tutta la pompa delle maschere, e loro inventioni. CON LICENTIA E PRIVILEGIO. In Fiorenza appresso i Giunti. MDLXVI.

 

MASCHERATA PRIMA,
Fatta da M. Zanobi Carnesecchi e M. Tomaso del Nero, gentilhuomini Fior.

La prima Mascherata che entrasse in piazza fu di duoi gentilhuomini, M. Zanobi Carnesecchi e M. Tomaso del Nero, i quali, così nobili d'ingegno come di sangue, havevano con bella inventione figurata la SCELERATEZZA,
cacciata dal Flagello, con questi abigliamenti et habiti che qui appresso si diranno.
Habito della Sceleratezza.
Rappresentavasi la Sceleratezza un Lupo naturale vestito di due pelli d'Agnelli, col vello d'oro filato, et le teste e zampe dorate, che in testa haveva una chioma feminile, sopra la quale era una ghirlanda di spine fioriti. Et s'atteneva
con le zampe dinanzi a un sagginale che guidava la Bufola per il naso, la quale, dalli occhi in fuori, era tutta coperta di tela d'argento, tutta piena di velli lunghi di seta cruda. Haveva sopra la bardella una pella d'Asino con testa et gambe, figurata di seta bigia.

Habito del Flagello.

Le sei Maschere figurate per il Flagello erano vestite tutte con un medesimo habito, in questa forma.

Era la capellatura arruffata, e di color foscho; nascevan senz'ordine quattro zanne di Cinghiale sanguinose, e cinque fiamme di fuoco. La faccia era horribile, di color bronzino, con occhi affocati et spaventevoli, e barba arruffata, ricinta da un velo Bigio. Il collo era cinto da un tronco di Cipresso secco di tela d'argento, ricamato in velluto turchino, dal qual tronco uscivono alcune coccole simili; e di simile velluto e ricamo erano i bracciali fino al gomito. Vestivasi per sopraveste d'una pelle di Drago, la quale, essendo aperta per mezzo del collo, veniva a mostrare la sua testa davanti, che cascava sul petto del Mascherato, et le zampe dinanzi, che s'attaccavano in sulle spalle; et con l'ali et col resto della pelle adornava la parte di dietro, dalla quale era di modo staccata, che il di sotto tutto appariva. Era di raso verde ricamato di scaglie d'oro filato, et la testa et zampe di tela d'argento, dipinte; arricchita con un numero grandissimo d'occhi di tela d'argento dipinti, accommodati nell'ali et per tutto il dorso, fin alla punta della coda. Heveva di sotto una vestetta corta di tela d'oro pagonazza, con opera tutta orlata di foglie di cipresso, finte con seta verde et oro, et arricchita con infinite coccole di tela d'argento, dipinte. A questa faceva sottana un habito di velluto chermisi rosso, tutto ricamato di tela d'oro, perle e gioie finte, con alcune mascherette di tela d'argento dipinte che reggevono certo velo bigio, che andavano ricignendo tutto l'habito. Il quale da mezo in giù era diviso in otto falde,

similmente ricamate; fra l'una et l'altra delle quali usciva una maschera di tela d'argento dipinta, che reggeva un ramuscello di cipresso finto con seta verde et oro. Mostrava tutto il ginochio, come ancora l'uno e l'altro braccio dal gomito in giù; et i piedi et le mani ignude et augnate, con molte piastre di sangue. I calzari erano di tela d'oro pagonazza, sopra ciascuno de' quali erano avvolte due gran serpi di tela d'argento dipinte; et al piede, dalla banda di fuori, erano attaccati i talari simili all'ale del Vipistrello, e per isprone si serviva d'uno scorpione, che abbracciando il Calcagno pugneva con la coda. Portava in mano o sferza, o dardo, o tronco di lancia, o spada, o face funerale, o l'antica accetta. La testa del cavallo era coperta da un Teschio d'animale horribile, con un corno in fronte sanguinoso, et era ferma da otto serpi simili alle di sopra, che variamente avvolgendoseli attorno adornavan ancor la testa del Cavallo, et reggevano il morso. Fra le orecchie del quale usciva una Mascheraccia d'oro che reggeva un
gran pennacchio, e un velo bigio che cigneva il collo del cavallo; sotto la gola della quale pendeva
un gran ramo di Cipresso, di seta verde e d'oro. Le redine erano due catene di ferro inargentate. Il resto del cavallo era tutto bardato di tela d'oro, et nel petto e nelle punte di dietro di dette barde erano teste di Morte di tela d'argento
dipinte, con assai catene grosse della medesima tela, e veli retti da mascherette simili, tutta orlata di foglie e coccole di cipresso, dalle quali pendevano, a uso di nappe, molti rami di detto Cipresso. Et sopra la sella, a foggia di gualdrappa, era gettata una pelle intera di Lione, figurata con seta; gli staffili di catene della medesima tela, et
le staffe due maschere sbarrate. Havevano alla staffa dodici littori vestiti all'usanza loro antica, che portavano in mano le verghe et l'accette.

 

 

 Mascherata famosa del 1577 : mascherata della fuga dei veneziani per la peste

 

Realizzata da : Bernardo Strozzi, Sinibaldo Pitti, Vincenzo Filicaia, Alessandro Acciaiuoli, Sansonetto de' Bardi, Zanobi Carnesecchi, Girolamo Guicciardini, Neri Capponi, Ernilio Ricasoli, Pietro de' Medici e tanti altri appartenenti all'aristocrazia fiorentina

 

 

 

 

 

Ricevo da Marco Betti

PALAZZO MANDRAGONE

 

il prof. Sandro Bellesi su un articolo pubblicato su Arte Cristiana del 1996 (dal titolo "La maturità artistica e l'ultimo tempo di attività del pittore Antonio Puglieschi), dove dice che la famiglia Carnesecchi, che abitava dalla fine del '500 il Palazzo Mondragone a Firenze, fece affrescare due soffitti di quel palazzo al Puglieschi

 

La citazione esatta è questa:

".... Due soffitti affrescati nel Palazzo Mondragone a Firenze. Ignorate dalle fonti e nelle guide cittadine, le due opere, finora inedite e anonime, costituiscono un contributo interessante per lo studio di Antonio Puglieschi; commissionate dalla famiglia Carnesecchi, proprietaria dell'immobile dalla fine del '500..."

Bellesi data gli affreschi all'attività tarda del Puglieschi, quindi alla prima metà del Settecento; il Palazzo Mondragone è il Palazzo in via dei Banchi al numero 4, angolo via del Giglio.

Apparteneva ai marchesi di Mondragone (lo acquistarono nel 1570), molto vicini a Francesco I de' Medici; pare che la marchesa di Mondragone avesse favorito gli incontri segreti fra il granduca e Bianca Cappello .

 

Libri google :

 

Marietta de'Ricci ovvero Firenze al tempo dell'assedio racconto storico ...‎ - Pagina 623

di Agostino Ademollo - 1840 - 1126 pagine

Mandragone mené di mezzo sua moglie, che con arte somma pote ... Canto al
Mandragone. ...

Visualizzazione completa

 

Diario Fiorentino di Agostino Lapini: dal 252 al 1596, ora per la prima ...‎ - Pagina 157

di Agostino Lapini, Giuseppe Odoardo Corazzini - 1900 - 384 pagine

Qual Mandragone cadde di grazia di detto Principe, e si ebbe andar con Dio, ...
il detto bel casamento a Zanobi Carnesecchi 7 mila ducati ; e detto Zanobi

 

Dal diario del Lapini par di capire che Mandragone cadesse in disgrazia dello stesso Francesco I , per cui questi gli imponesse di uscire dalla Toscana entro la fine del settembre 1575 .

Mandragone fu costretto ad alienare le sue proprieta' tra cui questo palazzo che fu comperato da Zanobi Carnesecchi di Bartolomeo per circa 7000 ducati.

 

Marco Betti

 

 

 

Diario di Firenze e di altre parti della cristianità (1574-1579) - Pagina 63

di Bastiano Arditi, Roberto Cantagalli - 1970 - 243 pagine

il suo bel casamento che è in sul canto de' Cini [attuale angolo di via de' Banchi con via Panzani] a Zanobi Carnesecchi, scudi 7000, si disse ".

 

 

 

 

 

LA CAPPELLA DI ZANOBI CARNESECCHI IN SANTA MARIA MAGGIORE A FIRENZE

 

 

 

la cappella di Zanobi in Santa Maria Maggiore

 

 

 

 

 

Zanobi di Bartolomeo di Zanobi Carnesecchi e’ il fondatore di una cappella in Santa Maria Maggiore

 

……..la quarta Cappella e' dei Carnesecchi la cui arme : che qui vedessi ,oltre l' avere le tre liste d'oro con un rocco sotto d'oro , mostra da una parte l'arma

dei Capponi e dall'altra quella dei Velluti , mediante due donne entrate in casa Carnesecchi , che furono Violante di Piero Capponi e Maria Velluti questa madre

e quella moglie di Zanobi Carnesecchi che restauro' la Cappella di stucchi dorati nella volta con certe graziose storiette della vita di S. Zanobi dipinte da

Bernardino Poccetti

Nelle nicchie laterali le due statue di San Bartolommeo , e di San Zanobi , sono delle prime opere fatte da Gio: Caccini e la tavola sull'altare , ove e' dipinto

San Francesco di Assisi in atto di ricevere le Sacre Stimate , e' delle belle opere , che abbia fatto Pier Dandini. ………

…..( Richa Giuseppe :Notizie istoriche delle chiese fiorentine )

 

 

Lo stemma dei Carnesecchi : nella navata sud tra l'arme dei Capponi e quella dei Velluti ( da Agostini : Pietro Carnesecchi )

 

 

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http://www.culturaitalia.it/pico/

 

 

 

 

 Santa Maria Maggiore Firenze

Cappella di Zanobi Carnesecchi di Bartolomeo

 

 

 

 

Santa Maria Maggiore Firenze

Cappella di Zanobi Carnesecchi di Bartolomeo

Stemma Carnesecchi Velluti

Descrizione: Pannello rettangolare incorniciato.

Stato di conservazione: buono

Soggetto: stemma gentilizio delle famiglie Carnesecchi e Velluti

Indicazioni sul soggetto: Oggetti: scudo araldico. Decorazioni: drappo cornice a volute cherubino mascherone.

Materia e Tecnica: marmo/ scultura

Misure: 99 x 55

Data di creazione: 1584 - 1584, sec. XVI (Motivazione cronologia: bibliografia)

Ambito geografico: FI

 

 

 

 

 

Santa Maria Maggiore Firenze

Cappella di Zanobi Carnesecchi di Bartolomeo

 

 

 

 

 

 Santa Maria Maggiore Firenze

Cappella di Zanobi Carnesecchi di Bartolomeo

 Stemma Carnesecchi Capponi

 

Descrizione: Pannello rettangolare incorniciato. Oggetti: scudo araldico. Decorazioni: mascherone, drappo, volute accartocciate, cherubino.

Stato di conservazione: buono

Soggetto: stemma gentilizio delle famiglie Carnesecchi e Capponi

Materia e Tecnica: marmo/ scultura

Misure: 99 x 55

Data di creazione: 1584 - 1584, sec. XVI (Motivazione cronologia: bibliografia)

Ambito geografico: FI

 

 

 

 

 

 

 

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 -- Processo Medici rettore della cappella di Garnialla e Galigai e ccti beni Spezzati MDC/191 1596-1611


1 vol. Paper. 314 ff. with an index at the beginning.


Archival history:
[R. 45850] [No 5, Classe XIII, Armadio No 10]


Contents:

A Lawsuit between Canon Guiliano del Bali Raffaello de' Medici, of one part and the heirs of Antonio Galigai, the hospital of Santa Maria Nuova, and Zanobi Carnesechi, of the other part, about the chapel of Santa Maria di Garnialla, in the diocese of Fiesole

 

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UN PO DI CONFUSIONE

 

 

 Stratégie des affaires à Lisbonne entre 1595 et 1607: lettres marchandes des ...

di José G. "da" Silva - 1956 - 442 pagine

Pagina 54

Francfort : Grandes faillites en Italie : à Naples, à Bari, à Florence — Fernando
... Strozzi — ainsi que Carnesecchi, à Gênes, les Giunta, d'Anvers, ...

 

 

 

Ho trovato su un sito americano :

 

Nel febbraio 1596 la banca Carnesecchi falli' ……..

 

Non si tratta pero della banca Carnesecchi - Strozzi bensi della banca Carnesecchi Cambi

 

?????

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Se e' lo stesso Zanobi sembra avere un fratello di nome Pierantonio , molto probabilmente lo stesso che muore a Valladolid nel 1605

 

Acta salmanticensia - Pagina 319

di Universidad de Salamanca - 1945

... et Don Fernando Pizzarro. ... che era morto il Carnesecchi. A Helena d'Ansa
le Comedie di Lope che mi rese il Dottor Hernandez. ...

Visualizzazione frammento - Informazioni su questo libro - Aggiungi alla mia biblioteca - Ulteriori edizioni

 

 

 

 Quindi all'albero genealogico puo' mancare un Pierantonio figlio di Bartolomeo di Zanobi

 

 

La Banca Carnesecchi - Strozzi sembra esser in vita dopo il fallimento della Carnesecchi - Cambi

 

 

 

 

 

 

 

B1. Alfonso Strozzi (+ 8-10-1584), Patrizio di Firenze.

a) = 1552 Virginia, figlia di Luigi Rucellai, Patrizio di Firenze

b) = 1555 Lucrezia, figlia di Filippo Salviati, Patrizio di Firenze e Senatore, e di Maria Gualterotti (v.)

C2. (ex 2°) Filippo, Patrizio di Firenze.

= 1583 Maddalena, figlia di Zanobi Carnesecchi, Patrizio di Firenze

D1. Zanobi (+ ante 1630), Patrizio di Firenze.

D2. Alfonso (+ 1638), Patrizio di Firenze.

= Dianora, figlia di Giovanni Strozzi, Patrizio di Firenze (v.)

D3. Clarice, Patrizia di Firenze.

= Tommaso de’ Medici, Patrizio di Firenze (v.) 

 

 

 

 

 

 

 Nel 1580 nasce a Lucca Lucrezia Carnesecchi che andra' sposa nel 1603 a Piero Capponi , anche lui nato a Lucca nel 1575 ,

 

ASF

Manoscritti 560

Spogli della Gabella di Parentadi Nobili Moderni dal MDC al MDCCX

 

Pag. 20 1602 Cav. Cap.no Piero d' Alessandro Capponi Patrizio Fior.o

Lucrezia del Clar.mo Ms. Zanobi Carnesecchi s. 10.000

 

 

 

Libro d'oro della nobilta' fiorentina e fiesolana di Bruno Casini Arnaud editore

 

 

 

qui il Casini erra nel dire Zanobi senatore

 

 

 

Pag. 44 1610 Ms. Piero di Ms. Luigi Mozzi citt. fior.o

Ginevera del Cav. Ms. Zanobi Carnesecchi citt. fiorent.o s. 8500

 

  

 

Probabilmente e' figlia di Zanobi questa Violante di Zanobi Carnesecchi sposa di Iacopo Salviati

 

 

 

 

 

 

TROVIAMO TRACCE DI CARNESECCHI IN FRANCIA CHE SEMBRANO ESSERE RESIDENTI ; E IN SPAGNA DI BONIFACIO CARNESEQUI FIGLIO DI GIOVANNI DETTO DI PURA STIRPE FIORENTINA , SIAMO INTORNO AL 1572

 

 

 

 

 

 

 

This interesting manuscript is in the autograph of Bonifacio Carnesequi, "hijo legitimo de Juan Carnesequi de Stirpe e familiaridad floreniina, segunda naturaleza, y primera origen y degendencia de la casa de Borgana ymperial" who has added at the end his letter to "Donna Leonora de Guzman Abbadesa en el Monasterio de S* Clara d'Sevilla," on the manner of reciting the Rosary, his letter to Senora Florentina Botti, a Confession of his Faith in which are particulars of his life, and several Indulgences, the latter in Italian and Latin. This Carnesequi (or rather Carnesecchi) a Florentine Spanish writer, was no doubt a relative of the celebrated Pietro Carnesecchi, who was one of the most illustrious victims of the Inquisition in the sixteenth century, and who perished miserably at Rome in 1567, preferring rather to suffer death as a reformer, than to preserve life by the abjuration of his faith.

 

 

La frase

Copia hecha por Bonifacio Carnesequi hijo legitimo de Juan Carnesequi de stirpe e familiaridad florentina , segunda naturaleza y primera origen y decendencia de la casa Borgona ymperial appare enigmatica ma la signora Maria Luisa Alasia mi offre una soluzione intelligente

 

 

Bonifacio Carnesecchi era figlio del mercante fiorentino Giovanni Carnesecchi

Giovanni partito per la Spagna nel 1540 ha a che fare col mercante fiorentino Matteo Botti ,

I Botti erano tra i mercanti fiorentini piu importanti presenti in Andalusia

Giovanni ( che genealogicamente non ho individuato ) quando parte da Firenze mi pare non tanto ben messo economicamente

Giovanni e quindi Bonifacio non hanno ovviamente nulla a che fare con la casa di Borgogna

il manoscritto , che non ho potuto consultare , faceva parte della collezione di Sir Thomas Phillipps, 1st Baronet (2 July 1792 — 6 February 1872).Nel 1859 la collezione fu smembrata e il manoscritto fu venduto passando di mano in mano fino ad essere venduto da Sotheby Parke Bernet & Co nel 1979 : questa e' l'ultima traccia )

Il manoscritto conterebbe :

A le "Sentenze" di Francisco de Guzman

B Una lettera di Bonifacio alla badessa Leonora de Guzman sul modo di recitare il rosario

C Una lettera di Bonifacio per la signora Botti ( quel fiorentina credo indichi la cittadinanza )

D Un documento scritto da Bonifacio nel 1572 in cui Bonifacio dichiara di avere 27 anni e in cui da qualche cenno della sua vita e contenente una professione di fede

E Indulgenze da 11.000 anni ( Papa Sisto )

F Indulgenze da 4.000 anni ( Papa Innocenzo )

G Orazione per 80.000 anni di perdono

La signora Maria Luisa Alasia credo dia l'intrpretazione giusta alla frase :

Dice infatti : La casa Imperiale di Borgogna incomincia con Ottone I Conte di Borgogna , fratello dell'imperatore Enrico VI, quarto figlio di Beatrice di Borgogna e di Federico Barbarossa.

Prima di questo la Borgogna era la Franca Contea.

Erano sempre Conti, ma con l'avvenuto matrimonio tra Beatrice di Borgogna erede di questa Contea ed altri staterelli, e Federico Barbarossa, imperatore , Beatrice viene incoronata imperatrice e la discendenza dei Borgogna cambia con seconda natura, da Contea a Regno Imperiale di Borgogna.

Il manoscritto del Carnesecchi probabilmente quindi contiene anche la storia dei Conti di Borgogna

In definitiva la frase con una strana contrazione potrebbe contenere l'autore ed una parte del contenuto

Bonifacio Carnesequi hijo legitimo de Juan Carnesequi de stirpe e familiaridad florentina e' l'autore

segunda naturaleza y primera origen y decendencia de la casa Borgona ymperial e' una parte del contenuto

 

 

 

 

 

 

Questo legame di Bonifacio con la famiglia Botti mi spinge a guardare con attenzione ad un Giovanni Carnesecchi che compare nel lavoro della

dottoressa Angela Orlandi (Universita' di Torino ) : Mercanti toscani nell'Andalusia del cinquecento

 

Giovanni Carnesecchi inviato in Andalusia da Matteo Botti nel 1540

 

 

 

Bonifacio nasce intorno al 1545 cinque anni dopo l'arrivo di questo Giovanni in Spagna

 

Ho la mezza idea possa trattarsi di GiovanBattista ( nato nel 1508 ) fratello di Bartolomeo ( Baccio ) di Zanobi di Francesco della banca Carnesecchi Strozzi anche se non mi risultava avesse un figlio

 

 

 

 

 

 

Pierantonio figlio di Zanobi in Francia

 

 

Pierantonio di Zanobi muore a Valladolid nel 1604

 

 

Bartolomeo figlio di Zanobi di Bartolomeo e' presente col padre a Valladolid nel 1607

 

 

 

 

 

 

Lucrezia Carnesecchi nei Nasi (datazione ritratto 1600-1649) : Uffizi Firenze

 

nata nel 1573 dal banchiere Zanobi di Bartolomeo di Zanobi Carnesecchi e da Violante Capponi sposa a .........Nasi e successivamente al cavaliere Piero Capponi

 

 

  • dipinto
  • Firenze
  • (Altezza per Larghezza) 69 x 56
  • Poggio Imp., 601 (1860)
  • SBAS FI 474873 (fotografia b.n.)
    SBAS FI 474874 (fotografia b.n., particolare)

http://www.polomuseale.firenze.it/catalogo/avanzata.asp 

 

 

Lucrezia Carnesecchi nel 1607 assieme al consorte Piero di Alessandro Capponi donò una lampada alla chiesa della SS. Annunziata. La notizia è riportata nel libro di Eugenio M. Casalini, odm e Paola Ircani Menichini, Le lampade votive d’argento della cappella della SS. Annunziata di Firenze, Firenze 2011, pag. 20.

 

per la cortesia dr.ssa Paola Ircani Menichini,

 

 

 

 

 

GIOVAN BATTISTA CARNESECCHI DI ZANOBI

 

Descrizione: Stemma con cornice architettonica mistilinea ornata da riccioli e foglie di acanto, sormontata elmo piumato e, in basso, da cartiglio con iscrizione.

Stato di conservazione: buono

Soggetto: stemma gentilizio della famiglia Carnesecchi

Indicazioni sul soggetto: Araldica: stemma gentilizio.

Codifica ICONCLASS: 46 A 12 21 : 61 B 2 (CARNESECCHI) 2

Materia e Tecnica: intonaco/ pittura a tempera

Misure: 120 x 100

Data di creazione: 1700 - 1710, sec. XVIII (Motivazione cronologia: analisi stilistica)

Ambito geografico: PT

 

IN REALTA' NON E' DEL 1700-1710 BENSI DEL 1630

 

 

 

ASF

Manoscritti 560

Spogli della Gabella di Parentadi Nobili Moderni dal MDC al MDCCX

 

Pag. 44 1610 Gio.Batta di Zanobi Carnesecchi Patr. fior.

Lisabetta di Gio. Cavalcanti Nob. fior. s. 14.000 

 

 

 

 

 

 

Per maggiori informazioniuno studio sulla peste del 1630

 

OMAGGIO DELLA POPOLAZIONE A UN GRANDE VICARIO

( ricorda molto le dediche novecentesche a Onofrio e a Francesco Carnesecchi a Venezia )

 

 

 

Stemma di Giovan Battista di Zanobi di Bartolomeo Carnesecchi vicario a Pescia al tempo della peste del 1631

 

Giovan Battista e' figlio del banchiere Zanobi di Bartolomeo , sposato con Elisabetta Cavalcanti , padre del futuro senatore Francesco e di Zanobi

 

Lo stemma fa parte del fregio dipinto sulle pareti della Sala del Consiglio

 

 

 

 

Descrizione: Stemma con cornice architettonica mistilinea ornata da riccioli e foglie di acanto, sormontata elmo piumato e, in basso, da cartiglio con iscrizione.

Stato di conservazione: buono

Soggetto: stemma gentilizio della famiglia Carnesecchi

Indicazioni sul soggetto: Araldica: stemma gentilizio.

Codifica ICONCLASS: 46 A 12 21 : 61 B 2 (CARNESECCHI) 2

Materia e Tecnica: intonaco/ pittura a tempera

Misure: 120 x 100

Data di creazione: 1700 - 1710, sec. XVIII (Motivazione cronologia: analisi stilistica)

Ambito geografico: PT

 

http://www.culturaitalia.it/pico/

 

 

 

 

 

Trascrizione per la cortesia

---Guido Buldrini

---professor Franco Benucci

 

IO: BAPT:ª CARNESECCHIUS ZANOBI FIL: CUM PER
ANNUM AC SEX MENSES PISCINENSEM PRAEFECTURAM
ATROCITER POPULARI MORBO, AC DIRA FAME DIU
VEXATAM, IN SUMMIS RERUM OMNIU* ANGUSTIIS
ADMINISTRASSET ET PER UNIVERSAM NEBULAE VALLEM
PAESTILENTIAM SEDANDAM PRAEFUISSET SOSPES IPSE
SANUM AC ANNONAE UBERTATE LAETU* POPULUM
RELINQUENS SUO MUNERE FELICITER FUNCTUS, GRATI
ANIMO ERGA DEUM SANCTOSQ: TUTELARES OB TAM EXIMIA
BENEFICIA MON: POS: ANNO DN*I 1631.



L'asterisco indica che la lettere precedente ha sopra una tilde.

 

 

Traduzione per l'incommensurabile ( unico aggettivo appropriato )cortesia di :

---Guido Buldrini

 

Caro Pierluigi,
eccoti la trascrizione, senza abbreviazioni, e la mia traduzione:
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IOANNES BAPTISTA CARNESECCHIUS ZANOBI FILUS CUM
PER ANNUM AC SEX MENSES PISCINENSEM PRAEFECTURAM
ATROCITER POPULARI MORBO, AC DIRA FAME DIU
VEXATAM, IN SUMMIS RERUM OMNIUM ANGUSTIIS
ADMINISTRASSET ET PER UNIVERSAM NEBULAE VALLEM
PAESTILENTIAM SEDANDAM PRAEFUISSET SOSPES IPSE
SANUM AC ANNONAE UBERTATE LAETUM POPULUM
RELINQUENS SUO MUNERE FELICITER FUNCTUS, GRATI
ANIMO ERGA DEUM SANCTOSQUE TUTELARES OB TAM
EXIMIA BENEFICIA MONUMENTUM POSUERUNT ANNO DOMINI 1631.


Avendo Giovanni Battista Carnesecchi, figlio di
Zanobi, amministrato per un anno e sei mesi nella
più grande ristrettezza in ogni campo la
prefettura di Pescia, travagliata a lungo in modo
atroce da un'epidemia e da una fame crudele, e
sovrinteso al contenimento della pestilenza per
tutta la valle del Nievole, scampato lui stesso e
adempiuto felicemente il suo compito lasciando la
popolazione sana e contenta per l'abbondanza del
cibo, [essa] con animo grato a Dio e ai Santi
protettori per così grandi benefici pose questo
ricordo nell'anno del Signore 1631

----------------------------------------------------------------------------------------------------
Non ho troppi dubbi al riguardo. Che a porre la
memoria sia stata, come è logico, la popolazione e
non lo stesso G. B. C. - che pure è il soggetto
di gran parte del discorso - lo deduco da quel
"grati" che è soggetto plurale e che non può che
essere riferito al popolo. In sostanza la
traduzione letterale sarebbe: "grati nell' animo
a Dio e ai Santi protettori per così grandi benefici posero...".

Ciao!
Guido

 

 

 

 

 

 

 

Maddalena di GiovanBattista di Zanobi di Bartolomeo Carnesecchi nata nel 1616 sposa nel 1632 Angelo Galli

 

Maddalena di GiovanBattista Carnesecchi e Angelo Galli dipinto di Baldassare Franceschini

Wikipedia attribuisce il dipinto a Cosimo Ulivelli

 

Maddalena di GiovanBattista Carnesecchi e Angelo Galli

 

Maddalena di GiovanBattista Carnesecchi e Angelo Galli : particolare

 

 

 

Una Carnesecchi madre di molti figli< ……………………………… Maddalena Carnesecchi ed i suoi dicianove figli dipinti da Lorenzo Lippi

 

 

 

 

 

Orcio con gli stemmi Galli e Carnesecchi< ……………………………… matrimonio tra Maddalena Carnesecchi e Angelo Galli

 

Pandolfini è la più antica Casa d'Aste italiana, dalla fondazione avvenuta nel 1924 ha via via consolidato il suo ruolo nel mondo dell’arte mantenendo il passo con il mercato e il collezionismo, attraverso nuovi criteri di valutazione e la costante evoluzione della metodologie d’offerta.

 

Tra i lotti presentati nel catalogo CERAMICA. MAIOLICHE E PORCELLANE DAL XVI AL XX SECOLO, per i quali sarà possibile effettuare offerte online fino al 16 dicembre, potrete trovare un orcio di Montelupo dalle imponenti proporzioni. La sua destinazione originaria doveva essere non tanto quella di contenitore per lo stoccaggio di acque medicinali e odorose, ruolo spesso destinato a questa tipologia di oggetti e sottolineato dalla presenza di cartigli dipinti sulle superfici, ma di contenitore di vino, e in particolare di quella dolce e liquorosa varietà chiamata in Toscana “vin santo”. A confermare questo tipo di impiego è non solo la particolare forma “a fiasco”, ma anche l’esuberante decorazione con pampini e grappoli d’uva, che nel nostro orcio è posta a incorniciare uno stemma araldico entro cornice sagomata. E proprio lo stemma, riferibile alle famiglie Galli e Carnesecchi, ci consente di ricondurre il nostro orcio a un avvenimento preciso: nel 1631, infatti, viene celebrato a Firenze il matrimonio tra Agnolo Galli e Maddalena Carnesecchi, in occasione del quale il nostro orcio potrebbe essere stato donato come beneaugurale dono di nozze

 

 

sedi della casa d'aste Pandolfini< ……………………………… sedi della casa d'aste Pandolfini

 

Interessante lo stemma dei Galli

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Francesco di Giovanbattista di Zanobi

(1617 1691)

eletto nel 1663

  • Senatore
  • Commissario di Arezzo
  • Commissario di Pistoia
  • E' sepolto in Santa Maria Maggiore

 

 

Palazzo Pretorio di Pistoia

stemma del senatore Francesco di Giovanbattista di Zanobi Carnesecchi commissario generale di Pistoia nel 1667-1668

(cortesia Stefano Mari )

 

 

 

Matrimonio con Sestilia Del Rosso

 

 

Questo matrimonio doveva rivelarsi funesto per questi Carnesecchi

 

 

ASF

Manoscritti 560

Spogli della Gabella di Parentadi Nobili Moderni dal MDC al MDCCX

 

 

 Pag. 139 1647 Francesco di Gio. Battista Carnesecchi Nob. fior.

Sestilia di Rosso del Rosso s. 14.000

 

 

 

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UN OMICIDIO

Da Google libri

Sommario storico delle famiglie celebri toscane compilato da D. Tiribilli-Giuliani (F. Galvani)...
di Demostene Tiribilli-Giuliani, Francesco Galvani - 1862
... Cav. di S. Stefano fu fatto strangolare da Francesco I nella nota tragedia
... mentre il di lei drudo periva sotto il pugnale di Zanobi Carnesecchi uomo ...
Visualizzazione frammento - Informazioni su questo libro

 

Luigi figlio di Antonio fu marito di quella Maddalena del Rosso amante riamata di Giovanbattista Cavalcanti fu nella sera del 25 maggio 1652 uccisa da un suo fratello , mentre il di lei drudo periva sotto il pugnale di Zanobi Carnesecchi uomo vendicativo del quale l’infelice Antinori aveva respinto gli affetti . Il senatore Antonio figlio di questi coniugi……………………
 
 
Di lui si parla nella pagina sull’omicidio di Giovan Battista Cavalcanti )

 

 

Zanobi ,come Francesco , era figlio di Lisavetta Cavalcanti e di Giovan Battista Carnesecchi

GiovanBattista Cavalcanti era fratello di Lisavetta .

Quindi era zio materno di Zanobi Carnesecchi che doveva essere il suo assassino

 

Maddalena Del Rosso era sorella di Sestilia Del Rosso , cresciuta da giovane con Giovan Battista Cavalcanti e di lui innamorata , era stata costretta dalla famiglia a sposare Luigi di Antonio Antinori .

Reincontratasi col Cavalcanti finirono per divenire amanti.

Il codice d'onore del periodo era molto complesso

Offesi sembrano tutti : I Del Rosso , gli Antinori , i Carnesecchi per via del matrimonio tra Francesco Carnesecchi e Sestilia Del Rosso.

Anche Sestilia ( che poi morira' in odore di santita' ) sembra aver approvato ed istigato il delitto , che trovera' in Zanobi Carnesecchi l'esecutore come amico dell'Antinori e come fratello di Francesco .

Aggiungasi che sembra vi fossero stati dissapori tra cognati cioe' tra Giovan Battista Cavalcanti e il padre di Francesco e Zanobi : GiovanBattista Carnesecchi

Quindi una storia truce ma tutta dentro i canoni d'onore del tempo.

Maddalena cosi' perisce per mano di un fratello. E il cavalcanti per mano del nipote

 

 

Rivista europea ...‎ - Pagina 484

1840
aveva avuta parte nella morte del Cavalcanti, non se lo poteva vedere avanti gì'
... cioè quanto sia restato in odio ad ogniuno Zanobi Carnesecchi doppo ...

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Libro google : www.carnesecchi.eu/delitto.pdf

 

 La sporca storia di Firenze‎

di Stefano Sieni - 2002 - 350 pagine
Pagina 303 ... viene ucciso dal nipote Zanobi Carnesecchi, per conto di Luigi Antinori. E
la mattina dopo tocca alla sua amante Maria Maddalena di Rosso del Rosso, ...

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Sommario storico delle famiglie celebri toscane compilato da D. Tiribilli ...‎ - Pagina 19

di Demostene Tiribilli-Giuliani, Francesco Galvani - 1862
Luigi figlio di Antonio fu marito di quella Maddalena Del Rosso che ... lei
drudo periva sotto il pugnale di Zanobi Carnesecchi uomo vendicativo del quale
...

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La Rossina: storia fiorentina del secolo xvii. Vol. i‎

di Giuseppe Bandi - 1875
Pagina 346 ... stabilì recarsi subito dal cavaliere Del Rosso fratello di lei ... Zanobi; —
tanto é vero che in queste due o tre notti che non t'abbiamo visto, ...

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DONO DI UN MANTELLINO ALLA SANTISSIMA ANNUNZIATA

 

 

18 Novembre 1664


Rcordo, come fu portato dall’Ill.mo et Clariss.mo Sig.e Francesco Carnesecchi un bellissimo, e ricchissimo Mantellino per l’Altare della SS.ma Nunziata, nel quale vi si vede l’Arme della Famiglia sua, e quella della Moglie, ch’e’ Del Rosso, ch’e’ una torre bianca in campo rosso. Se gli canto’ la Messa conforme al solito.
ASFi 119 55 Carta 85v

 

 

 

Francesco Carnesecchi continua a mantenere diverse proprieta nel Reggello tra cui molto probabilmente la villa ora Massangioli

 

A Cascia di Reggello vi e’ un grande stemma dei Carnesecchi

la Villa Bargagli-Petrucci ora Massangioli di San Giovenale ha uno stemma di pietra grandissimo (alcuni quintali), posto a Nord della Villa e con il nome Carnesecchi.( Ovviamente la villa fu in possesso dei Carnesecchi )

 

 

 

( cortesia contessa Massangioli e professoressa Alessandra Ceccherelli )

  

Nella porzione superiore resta scolpito il cognome " Carnesecchi" ed un singolare motto dal linguaggio misto di latino tardo e di italiano arcaiccizzante :

 

CON ANTIA FRANGERE FRANGO

 

Che avrebbe dovuto essere CUM ANXIA FRANGERE FRANGO e che una traduzione letterale induce a leggere :

 

SPEZZARE SENZA STANCARSI , DUNQUE IO SPEZZO

 

( descrizione dell'archeloga Maria Luisa Fantoni )

 

 

 

 

FRANCISCUS IO:BAPT: F: SENATOR DE CARNESECCHIS
ADUC IU VENIS
LOCI DELICIAS PREDILIGENS POST MULTA BENEFICIA
PLUPIBUS AT QUE OMNIBUS COLLATA
IAM CANUS
HANCEXORNANDO MOLEM SIBI TANTU EXIMIAM LAUDEM
POSTERISQUE VERO AMPLISIMAM PARAVIT UTILITATEM
SIC NIMIRUM POTERIT MORS VITAM ARRUMPERE
NON BENEFICIENTIA

 


 

Il senatore Francesco figlio di Giovanni Battista Carnesecchi
ancora giovane
avendo prediletto le delizie del luogo, dopo molti benefici
portati a molti e a tutti,
già vecchio
ornando questo stabile procurò a sé solo una straordinaria lode
e ai posteri un'utilità davvero grandissima
cosicché senza dubbio la morte potrà spezzare la vita,
non le buone opere

 

 

 

Alla morte di Francesco eredita la moglie Sestilia Del Rosso

Che molto probabilmente si ritira a vivere a Cascia dove mi assicurano rimase conosciuta come la contessa di Cascia

 

TESTAMENTO DI FRANCESCO CARNESECCHI A FAVORE DI SESTILIA 14 MAGGIO 1691

 

 

I Del Rosso trassero origine da un Antonio di Antonio di Signa, vetturale, e discendevano da un Puccino di Lotto, squittinato al priorato nel 1381. Rosso di Antonio (1578-1656) fu commendatario per l'Ordine di S. Stefano ed ebbe Giovanni Andrea (1633-1795), marito di Maria Maddalena Grifoni, da cui Marco Antonio (1679-1736). La figlia Sestilia (+ 1724) si sposò con Francesco Carnesecchi, erede dei beni paterni che passò alla moglie (testamento del 14 maggio 1691); il figlio Giovanni Andrea ebbe Marco, marito di Giulia Panciatichi Ximenes de Aragona.

 

 

La pietà dell’Illustrissima Sestilia Del Rosso Carnesecchi Promotrice di tal Fondazione e Devozione per sostenersi per i futuri tempi, lasciò e destinò un Luogo del Monte sussidio non vacabile della Città di Firenze e ne fece la voltura necessaria a favore del piovano pro tempore della Pieve di S.Piero a Cascia come apparisce al Libro del Monte segnato 388 Adi 9 Agosto 1714.

Ad effetto che con tal provento il Piovano di Cascia faccia celebrare la Festa della Madonna del Carmine ogni anno la 3° Domenica di Luglio con n. sette Sacerdoti con darsi a ciaschuno un testone con applicarsi il sacrificio, il restante delli scudi quattro di frutto si spenda in cera e servizio di detta Festa e Tornata Generale il Piovano di Cascia pro tempore.

http://www.valdarnoscuola.net/museccetera/doc/altaripieve.doc

 

 

Morta in odore di santita' Sestilia le ricchezze di questo ramo dei Carnesecchi passarono ai Del Rosso , come si puo' desumere dalla lettura della lapide (Maria Luisa Fantoni )

 

 

 

http://www.archivi.beniculturali.it/SAFI/inventari/Panciatichi.pdf 

Al fondo dei Panciatichi si aggiunse anche quello, consistente, dei Del Rosso

Anche questo fondo è corredato di un indice alfabetico e comprende i documenti familiari e patrimoniali sia dei Del Rosso che dei Carnesecchi. I documenti di quest’ultima famiglia erano pervenuti all’archivio Del Rosso attraverso Sestilia Del Rosso.

***

Sestilia, vedova di Francesco Carnesecchi, alla sua morte, avvenuta il 19 agosto 1724

(APX, Fondo Del Rosso, affari diversi, n.126), lasciò erede suo fratello Giovanni Andrea

Del Rosso, con testamento del 31 marzo 1721, rogato dal notaio lacopo di Giovanni Vinci

(APX, Fondo Del Rosso, f.2 di testamenti, n.71). Giovanni Andrea aveva un figlio, Marco,

che il 19 aprile 1784 sposò Giulia Panciatichi, nata il 12 aprile 1763, per una dote di 17000

scudi (APX, Fondo Panciatichi, Cass.XXII n. 17).

http://www.archivi.beniculturali.it/SAFI/inventari/Panciatichi.pdf

 

 

 

 

Lapide di Sestilia Del Rosso nella chiesa di Cascia

Sestilia Del Rosso morta in odore di santita’

( cortesia dr Paolo Piccardi )

 

 

(cortesia dr Paolo Piccardi )

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 ASF

Manoscritti 560

Spogli della Gabella di Parentadi Nobili Moderni dal MDC al MDCCX

 

 Pag. 279 Condizione 26

1632 Agnolo di Lorenzo Galli

Maddalena di Gio.Batta di Zanobi Carnesecchi s. 6000

 

 

 

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Unknown Works by Baldassare Franceschini, Called Il Volterrano (1611-1689)
Gerhard Ewald
Burlington Magazine, Vol. 115, No. 842 (May, 1973), pp. 272-283

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…………………..Angelo Galli sposa nel 1631 Maddalena Carnesecchi figlia del senatore Giovanbattista

Era figlio di Lorenzo Galli ed era nato il 18 maggio 1604, fu alfiere del gioco del calcio nel 1629

e Depositario del principe Mattia dei Medici

Muore il 6 giugno 1657

 

Alberi genealogici di diverse famiglie compilati di mano del conte Luigi Passerini

Biblioteca Nazionale Firenze MSS Passerini 8 c.108 recto 

 

 

Ora pero’ non esiste alcun senatore Carnesecchi di nome Giovanbattista !!!

 

 

 

 Vedi la storia di Maddalena madre di 19 figli e del ritratto di Lorenzo Lippi

 

 

 Il malmantile racquistato‎

di Lorenzo Lippi, Paolo Minucci, Puccio Lamoni - 1815

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Libro Google www.carnesecchi.eu/malmantile.pdf

 

 

 

 

 

Si spegneva cosi con una tragedia e nel sangue questo ramo dei Carnesecchi fiorentini 

Sterili rimanevano le nozze di Francesco con Sestilia e Zanobi moriva solo con se stesso

 

 

 

 

 

 

 

 

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Esporremo ora per intero la morte di Giovanni Battista Cavalcanti, e della Maria Maddalena del Rosso Antinori. ,_

Nacque Giovanni Battista, d'Anselmo Cavalcanti e della Maddalena Aldobrandini due delle principali famiglie di Firenze, e fu così ben dotato di beni di fortuna, e di natura quanto alcun'altro suo pari; possedeva tra gl'altri suoi effetti una magnifica villa lontaua dalla città otto miglia chiamata Castelletti; vicino a questa era un altra villa posta al colle di Signa d'un cittadino nuovo , ma ricco chiamato Rosso del Rosso, che nell'accasarsi, e nel maritar le figliole, che fumo parecchie s'era imparentato con le prime famiglie di Firenze; tra queste sue figliole una n'haveva nominata Maria Maddalena. La quale benchè di mediocre bellezza era però tanto graziosa, che con questa suppliva a quello si fusse potuto desiderare in lei di bellezza; la vicinanza delle ville diede adito a questi due giovanetti (che d'età andavano quasi del pari) di praticarsi famigliarmente, onde non fu gran fatto che nei lor teneri cuori s'accendesse poi un tal fuoco, che non si spense poi se non con l'estinsion della vita dell'uno, e dell'altra. Era Giovanni Battista un bellissimo giovane, e perciò si bisbigliò che Rosso del Rosso non volesse men 'bene a Giovanni Battista, che Giovanni Battista alla Maria Maddalena, e perciò egli non andasse così rigoroso, come si conveniva nell'osservare gl'andamenti della figliola per non disgustare il giovane; onde crescendo tutta via l'ardore tra di loro e la comodità tal'hora di parlarsi a solo a solo, e di vedersi ad ogn' ora diede a loro animo di passar avanti con i fatti. Avvenne che un giorno soprafatti da Giovanni Antonio del Rosso mentre parlavano a quattr'occhi, quale era zio paterno della giovane, il quale accortosi da più tempo avanti di questa benevolenza, trovandogli interruppe loro i discorsi et avendo saputo, che il Cavalcanti haveva già fatta chiedere al padre la Maria Maddalena per moglie, trovato Rosso suo fratello lo ragguagliò di quanto egli stesso haveva veduto; l'avvertì, che per tor, via ogni occasione sarebbe stato bene di dare quella fanciulla a Giovanni Battista, che di già vi si vedeva inclinato, e replicando Rosso, che da luì non restava havendogli con essa offerti dieci mila scudi di dote, ma che egli ne pretendeva molti più; soggiunse Giovanni Andrea, che non era prudenza lasciare quei due giovanetti ingolfare senza speranza di conclusione, e che se il giovane non si contentava di dieci mila dargliene venti mila, e giuocarsene meno, conoscendo molto bene, a chi egli parlava, perchè Rosso era stato, et era uno de più rovinosi giuocatori che avesse allora Firenze. Il vero però fu, che questo parentado non ebbe la difficoltà nella dote, ma nell'ostinazione della madre del Cavalcanti, che operò ogni diligenza per disturbarlo, ma come andasse la faccenda non è necessario andar minutamente ricercando, basta dire che corse fama per quei paesi che quei giovanetti cioè Giovanni Battista, e la Maria Maddalena con

 

Morbio. Fin. % - 8

 

la speranz2 "lel futuro matrimonio che si trattava venissero a di quelle domestichezze, che si bramano da quelli che si vogliono bene, e la vicinanza della villa ne porse loro tal occasione, che molti ebber a credere, che in una ragnaia, o sia uccellaia vicino alla villa del Rosso venissero all'ultime sodisfazionr, il che non ardisco affermare, ma le cose seguite di poi danno qualche probabilità che così fusse. Interrotta di lì a poco ogni pratica di parentado, e maritata la Maria Maddalena a Luigi Antinori non rimase però estinto l'amore antico, anzi crescendo sempre non ostante che il Cavalcanti poco dopo s'accasasse (con più sodisfazione de'parenti, che sua) con la Margherita figliola del sen. marchese Bernardo Capponi, si rese sempre più vigoroso. Il detto Luigi Antinori era in effetto (o pure fingeva) grandissimo amico del Cavalcanti, e spesso si ritrovava assieme a giuochi, festini, e cene, siccome in campagna a balli, cacce, pescagioni, ed ogui altra sorte di passatempo, che si costuma di godere in campagna; con le quali occasioni trovandosi sovente i due amanti assieme in vece d'estinguersi più s'infiammava il lor desiderio, et aggiungendosi a queste cose una naturale antipatìa che haveva al marito la Maria Maddalena, come quella che violentata dall'autorità paterna haveva acconsentito a tal matrimonio, e che poca sodisfazione haveva seco in ogni conto, e per averla (secondo ch'ella haveva detto alle sue più confidente) piena di mal francese cominciò ella, a pensare, come a lei potesse venir fatto di ritrovarsi qualche volta a solo a solo con Giovanni Battista, e non potendo succeder questo in casa propria perchè oltre il marito vi habitava anco il cognato giovane avveduto; quale per avventura s'era accorto di qual cosa di questo innamoramento, si diede ella a pensare a qualche luogo, nel quale senza porger sospetto si potesse far questo congresso.

Aveva Luigi Antinori in casa sua tra gli altri servitori un tal Francesco detto comunemente Cecco da Scandicci, et una fante detta Maria dal ponte a Sicve ambedue scaltriti, e tra di toro confidenti) come quelli che s'amoreggiavano; con questi ha vendo in progresso di tempo la Maria Maddalena (presosicurezza oblignandogli con amorevolezze, e con il chiudere gl'occhi ai loro amori) preparatosi il modo di poter trovarsi con il Cavalcanti, fuori di casa, e fu questo. Era la Ginevra Giraldi Anselmi amica, et anco un poco parente della Maria Maddalena, et anco vicina, habitaudo Domenico Anselmi suo marito in una casa posta nel corso vicino al Chiasso de'Sassetti, e di costei appunto fece assegnamento l'Antinori, come quella, che essendo donna libera, et allegra, et anco essa un poco innamorata non era netta farina, onde non ebbe gran rossore in scoprirgli lo stato suo, e l'amore che la consumava, nè intoppò gran dificultà per ridurla al suo volere, a farla condescendere a dar qualche volta ricetto nella sua casa a lei, et all'amante suo, e questo riusciva assai facile havendo la casa dell'Anselmi una riuscita, che resta dietro a san Miniato tra le torri, luogo assai solitario, e remoto, e molto a proposito per l'entrata di Giovanni Battista, al quale facendo ella per via di Cecco intendere il giorno, e l'ora concertata, et aggiustandosi con 1' Anselma per via della suddetta Maria, bene spesso sul mezzo giorno per modo di visita, e di diporto come s'usa tra le vicine in abito domestico, e con i suoi lavori di ricamo si diportava, non da altri accompagnata, che dalla sua Maria, partendosi dalla piazza degl'Antinori dove stava, e voltando per via de' Pescioui colà se n'andava a diportarsi con il Cavalcanti, il quale per mantenersi aperta questa comodità per i suoi diletti largheggiava in fare ogni cortesia all'Anselma, anzi, che per i di lei bisogni spendeva molti danari, a tale che in una sol volta gli fece donativo di due muli che valevano circa 200 scudi perchè sgraziatamente bave va rotto il collo un mulo, che teneva l'Anselma per condurre le grasce delle sue possessioni a Firenze, e mostrando la Ginevra gli fusse avvenuto questo di sinistro, et altre disgrazie per tenere ella di mano a quelli amori; volle Giovanni Battista raddolcir l'animo dell'Anselmo, e con generosa liberalità risarcirgli a molti doppi quel danno, e così qualunque volta che la Ginevera si lasciava intendere di voler tor via questa pratica gli veniva ben tosto turata la bocca con nuovi regali, e si tirò così questa faccenda innanzi fino a tanto che il senatore Alessandro del Mero mandato ambasciatore alla corona di Francia fu Luigi Antinori eletto per una delle sue quattro camerate, si che detto Luigi passatosene in Francia, e trattenutosi qualche tempo lasciò in Firenze la moglie libera di sè stessa, e da poter fare quello che voleva, onde ferventemente, e con l'animo posato trovandosi ella con il Cavalcanti vogliono ch'ella s'ingravidasse et avendo poi partorito circa sci mesi doppo il ritorno del marito una bambina, che è la maggiore de'figliuoli dell'Autinori, volsero le donne che havevano indizio di tali andamenti, e che più volte gli fecero i conti addosso a ore ch'ella non potesse essere a patto ninno di Luigi, il quale non di meno se la prese per sua, come quello che non essendo stato scrupoloso rie con la madre, ne con le sorelle, non voleva nemmeno esserlo con la moglie. Ma amore, che sempre assottiglia l'ingegno de'suoi seguaci somministrò alla Maria Maddalena un' invenzione molto ben colorita, e che gli riuscì di gran comodo a'suoi interessi e fu questa. Aveva con saputa del marito fatta con il Cavalcanti una compagnia di negozio nel giuocare alle scommesse di maschio, o femmina, cosa che in oggi si usa assai tra le donne, con il qual pretesto, e di quando in quando scrivendo al Cavalcanti, mandavagli viglietto per Cecco, etesso rispondendogli avevano libertà di trattare assieme, et oltre di ciò gl'erono da lui mandate buone somme di danari, come se fussero avanzi delle loro comuni scommese, et avvenne che essendo una volta non so come capitata una di quelle lettere in mano a Luigi, ne fece scalpore, e minacciando protestò di volere ammazzare Giovanni Battista e conferì il tutto al cav. Castaldi cameriere del Gran Duca, et intimo suo confldente, il quale acciò non succedesse maggiore scandalo partecìpò a S. A. che con singolar prudenza per reputazione d'ambe le parti quietò il tutto con imporre del passato perpetuo silenzio, e con fare una rigorosa correzione al Cavalcanti, il quale negò sempre, et in cambio di servirsi di quest'avvertimento mandatogli da Dio, o per essere un poco scredente, o pure instigato da lei, che continuamente lo stimolava invece di ritirarsene più s'ingolfò, onde arrischiandosi ogni giorno tanto l'uno che l'altra corsero diversi rischi, come appresso si dirà.

Racconta un cocchiere che stette già con l'Antinori, che la Maria Maddalena s' era già preso tant' animo che non poche volte mentre il marito dormiva si levava dal letto e con l'ajuto dell' istesso cocchiere passava il Cavalcanti per la rimessa, et andavano trastullandosi insieme in una carrozza^ che quivi era riposta, la qual cosa poco piacendo al cocchiere per il timore che aveva di se medesimo se fusse venuta alla luce la trama, chiese licenza, e non ostante che la padrona s'afFatticasse a ritenerlo non fu possibile, e questo doppo la morte di essa ha raccontato il tutto a diverse persone; come ancora la balia d'uno de'suoi figlioli doppo la morte della Maria Maddalena raccontò, che essendo una sera Luigi fuori di Firenze, e la Maria Maddalena andata a letto con Giovanni Battista, picchiò Rosso del Rosso 6U le due ore di notte, che avvisata ella dalla Maria quale domandatogli quello dovesse fare gli rispose: aprigli, e digli ch'io non mi sento bene. Et ella in un attimo riposto Giovanni Battista, con tutti i suoi panni in uno scrittoino piccolo sotto un tavolino dove gli conveniva stare tutto rannicchiato, e con estremo disagio, et ella fatto passare il padre in camera fingeva star male di dolor di stomaco, che volendo il padre mandar per il medico ella non vi consentì, et in quel cambio fece venire lo speziale, quale non trovò in lei altroche un poco d'alterazione, cominciò ella a mostrar di quietarsi, e finger d'aver sonno acciò il padre se n'andasse, onde egli su le quattr'ore si parlì, et ella corse subito allo scrittoio, dove trovò Giovanni Battista che per il gran disagio s'era svenuto, onde chi amata la Maria, e con gran fatica ricondottolo nel Ietto a forza d'aceto, e di elescruite lo fece tornare in se, et ella accarezandolo, e baciandolo come racconta la detta balia, che stava osservando questa scena per una fessura dell'uscio, lo pregava a scusarla, et a compatirla di quanto haveva patito per lei.

Aveva Luigi Antinori presa in affitto dal cav. Valori una villetta in Camerata, perchè la sua patrimoniale era nelle divise tocca ad Alfonso suo fratello, il quale per il licenzioso proceder della cognata s'era dal fratello diviso. In questa villa era andato Giovanni Battista per trattenersi da lei una notte. Francesco di Giovanni Battista Carnesccchi nato d'una sorella del Cavalcanti, e cognato ancora dcll'Antinori haveva per moglie la Sestilia sorella della Maria Maddalena, che sapendo esso tutte queste pratiche non s'era ritenuto d'accennar tutto al cav. Gio. Gualberto del Rosso fratello della Maria Maddalena giovane ardito e furioso, quale avendo saputo questa gita del Cavalcanti verso Camerata, epartecipàtola al detto cavalier citl Rosso, ambedue sol serrar della porta usciruo di Firenze, e s'avviamo passo passo alla volta della detta villetta, dove arrivati circa le due ore di notte, e fortemente bussando fu loro aperto, e fattosi loro incontro la Maria Maddalena, finsero essi d'essersi partiti di villa d'un amico, et esser quivi venuti a cena, et albergo, et in apparenza fumo da lei ricevuti liberamente, e con buona cera, ma nell'intrinseco con gran cordoglio, come quella, che non punto semplice penetrò la vera cagione della loro venuta, e vidde il pericolo che haveva corso, imperocchè essendo quando fu picchiato messasi a tavola con l'amante, gl'era convenuto trafugarlo ben presto, col cercare di cavarselo di casa, come destramente fece per via d'una tinaja, e cosi in apparenza allegra introdusse il fratello, et il cognato, e con quelli tornossi e cena, et essendo l'apparecchio riuscito assai copioso, il Carnesecchi indovinando quel era in vero succeduto, con un ghiguetto forzato le disse: signora cognata voi al vedere state molto bene all'ordine. Al che rispose ella, che quelle erono rigaglie che dava la villa, e così cenorno mentre Giovanni Battista aggiratosi tutta la notte per quel paese si ridusse la mattina a Firenze mezzo morto.

 

Di tanti sinistri incontri ammonito, et avvertito, e pregato anco dai parenti, et amici a levarsi da questa pratica, o almeno andare più circospetto non volle mai desistere. Onde il cielo sdegnato contro di loro, e non volendo tollerar più a lungo l'invecchiata dissolutezza d'un reciproco adulterio continuato tant'anni (tra persone, che per la numerosa famiglia, e per ogni altro riguardo erono divenuti insopportabili) andò preparando mezzi per punire un inconveniente tanto scandaloso, il che avvenne in questa maniera. Era Luigi Antinori scalco della serenissima Gran Duchessa, la quale trattenendosi per la primavera a goder la villa di Baroncelli, oggi detta il Poggio Imperiale, per il che aveva Luigi bene spesso (rispetto al suo servizio) necessità d'albergare fuori di Firenze, il che cadendo molto bene in acconcio a i due amanti, bene spesso si trovavano insieme. Successe che dovendosi la domenica de 26. maggio consccrare alcune monache nel monastero di s. Monaca , tra le quali era una sorella della Maria Maddalena, et una figliola d'Antonio Federighi nata d'una sorella del Cavalcanti, il che essendo noto alla serenissima padrona, come quella che clemcntissima diede licenza, e consigliò Luigi, che dovesse come parente intervenire alla funzione del detto Sacramento, che poi tornasse la sera in Firenze per non avere la mattina a levarsi troppo per tempo \ del qual consiglio valendosi Luigi se ne venne alla volta della città accompagnato da un solo suo paggio, et arrivato a casa dopo l'ore due di notte picchiando più e più volte, non gl'essendo aperto, perchè la Maria Maddalena non aspettandolola sera in Firenze haveva introdotto il suo amante, con il quale essendo posta in letto senza sospetto si tratteneva, si che non aveva in quella strettezza di tempo potuto dargli agio di rivestirsi, ne cavarlo fuori dì casa; sospettando Luigi di quell'indugio, e venuto dubbioso di quello, die era se n'andò a casa dì Francesco Carnesecchi suo cognato ivi vicino, e non trovandolo s'abbattè ad esservi Zanobi Carnesecchi di lui minor fratello, dal quale più volte per la ragione che appresso toccheremo era stato instigato a liberarsi da quell'infamia, e gli espose in poche parole il suo conceputo sospetto; onde sollecitato più che mai a prender la vendetta, e promessagli perciò una pronta assistenza ambedue se n'uscirno a dirittura con due torce accese, portate da due paggi, e furno in un baleno alla casa dell'Anti1101 i. Erono come s'è detto Francesco, e Zanobi Carnesecchi nipoti di Giovanni Battista et avendo il lor padre per interessi civili, litigato assieme erano rimasti poco amici et aggiungevasi ancora, che Zanobi essendo anche egli invaghito della Maria Maddalena, e consapevole dell'amore, che passava tra lei, et il Cavalcanti, la richiese dell' amor suo, et avendo da lei ricevuta una resoluta negativa, egli le soggiunse, che se ella compiaceva al zio poteva anco sodisfare al nipote; onde ella inasprita per questo strano modo di procedere, coraggiosamente se lo levò d'attorno con parole risentite, onde egli da quel tempo in poi nutrì contro di essa, e contro del zio un odio implacabile, e che partorì poi quei dolorosi effetti, che poco appresso si narreranno. S'erouo in questo mentre Giovanni Battista, e la Maria Maddalena, così in fretta al meglio che poterono rivestiti, e volendo ella trarlo di casa per una porticella, che risponde nel vicolo che è tra la casa dell' Antinori, e quella del Giacominj non vi fu modo perche non si trovò mai le chiavi, e non potendo farlo passare per la porta principale per esservi già Zanobi, e Luigi con i due paggi con le torce da lei molto ben riconosciuti dalla finestra, rassicuratasi però perchè non v' era il cavaliere suo fratello, per meno reo partito l'ascose in una camera terrena, poi di sopra fece dalle serve aprire al marito, che tornato di nuovo all' uscio fortemente bussava , onde fattosele incontro con sembiante allegro amorevolmente l'accolse. Entrati dunque in casa entrorno anco i paggi, che con le torce accese havevano tenuto su i canti, e salendo tutti in furia le scale diedero occasione a Giovanni Battista di pensare al suo scampo. Posato dunque in un canto il suo spadoncello, che haveva se n'uscì di camera, ma nell'uscire percosse in alcuni quadri, ch'erono appoggiati ad una tavola, e ne fece cadere uno, onde sentito il romore quei ch'eron già sopra scesero in furia le scale, e se n'uscirno fuori correndo per giungerlo.

Non era riuscito a Giovanni Battista allontanarsi perche di poco haveva cominciato a patir di gotta, che Zanobi, et il suo paggio con la torcia lo sopragiunsero su la piazzuola di S. Sisto, il paggio lo riconobbe per fuggitivo alle gambe, non avendo egli per la fretta potuto mettersi le calze che poi gli furon trovate in tasca, et insegnollo a Zanobi, che avventatosegli addosso con l'arme gli diede molte ferite, mentre egli non potendosi difendere, ne fuggire si raccomandava al nipote, dicendogli: Ah! Zanobi, e che v'ho io mai fatto, che m'abbiate a tor così miseramente la vita? Concedete almeno all'anima mia un poco di spazio di penitenza. A questo caso s'abbattè Antonio Ciampoli giovane di buone condizioni, e conosciuto da Giovanni Battista che se gli raccomandò, ma egli non havendo armi procurò d'ajutarlo con le parole, ma minacciato da Zanobi della propria vita fu necessitato a ritirarsi. V'arrivò intanto Luigi, che sentendo chieder perdono dal Cavalcanti, già ridotto a mal termine s'intenerì et increscendogliene diceva a Zanobi: basta, basta. Ma non giovò perche secondoche fu fama abbattutosi quivi Francesco Carnesecchi nel tornarsene a casa, venendo da una compagnia di notte,incitò il fratello a privar di vita Giovanni Battista, il quale mentre ferito recitava il misererò, spirò. Tale fu la morte di Giovanni Battista Cavalcanti, e l'uccisore di lui fu Zanobi Carnesecchi secondo che si disse da chi si ritrovò presente, et i vicini che al rumore corsero alle finestre, e maggiormente ciò si manifesta perche fu trovata in ..... . morto una ciocca di capelli biondi e ricciuti, e riconosciuti per di quelli di Zanobi, il quale tornatesene con il fratello, e con Luigi nel convento de P. P. Teatini fu da Luigi raccomandata loro la moglie caldamente, con pregargli a caccargliela di casa, gli andorno a casa P Antinori, e trovorno la Maria Maddalena che come presaga della morte di Giovanni Battista, e perciò poco curante del vivere non haveva voluto per suo scampo torsi di là, la quale in atto tutto doloroso e piangente stava a piedi dell1 immagine di san Domenico raccomandandosi a Dio , che sopragiunta da essi, disse loro: ammazzatemi giacchè avete ammazzato il vostro zio; e rispondendo essi che aveva ammazzato il

, e che dovrebbe a quell'ora aver tolta la vita anco a lei, replicò loro, che morirebbe volentieri, e che di tutti i falli da lei commessi da fanciulla n'era stata la cagione suo padre, e da maritata Lui#i suo marito $ e cercando essi cavarla di quivi disse a loro risolutamente che non voleva uscir di casa , e se il marito la voleva uccidere venisse pure a far quello che gli tornava bene, e che ciò doveva haver fatto molto prima, e non allora doppo una lunga tolleranza, mentre sapeva i suoi errori, e che avrebbero fatto meglio a condurgli un confessore. Onde quelli volendola cavar di quivi cominciorono a spaventarla con dire che poteva star poco a venire il bargello, e condurla in prigione, e così la mossero dalla sua pertinacia , e con le buone la condussero a casa loro, e la diedero in custodia alla Sestilia sua sorella, con la quale discorrendo della sua disgrazia mostrava di non esser del tutto disperata della vita di Giovanni Battista, perchè conosceva che Luigi non era da tanto a torgliela, e se pure era stato morto non lo poteva havere ucciso altri che Zanobi per non havere ella voluto compiacere all'amor suo.

Poco avanti giorno comparve a casa il Carnesecchi un lor parente per il quale havevano mandato per consigliarsi, il quale informato del tutto, e veduta quivi la Maria Mad| dalena disse loro: che volete voi far quivi di costei; bij , sogna levarla via. 11 che udito da lei così rispose: su via i conducetemi al macello, e se nvhavete a far piacere ali cuno fate voi, poi che non essendo vivo Giovanni Battista non voglio viver ne anch'io. La qual cosa intesa da Francesco la caricò di mille villanie, et interrogata dove volesse esser condotta, così rispose: a piedi d'un confessore , e poi alla sepoltura. Pensorno di condurla in un monastero, ma per esser troppo buon'ora risolvettero mandarla a casa la Vespuccia vedova, loro zia cugina, che abitava nel fondaccio di s. Spirito allato al senatore Arrighetti, quasi all'incontro alla casa del Cavalcanti. Messa dunque la Maria Maddalena in una carrozza, assieme con Francesco suo cognato, e Zanobi guidandola colà la condussero, e per la strada mai restò Francesco d'ingiuriarla, e tanto forte, che fu sentito da persone degne di fede, e l'ultime parole con le quali la lasciò furono queste: addio sciagurata infame. Era la Vespuccia ad una sua villa poco lontano da Firenze, ma gli fu aperto da una fante, e fatto levar Francesco figlio di lei, giovane di 25 anni, e fattogli succintamente sapere il seguito, lo pregò che andasse a vedere se Giovanni Battista fusse vivo, o morto, dicendo che andasse verso s. Sisto perchè quivi l'ho sentito l'ultima volta gridare. Andò il Vespucci, e tornato riferì, ch'era morto, la qual novella gli venne in breve confermata dai pianti che sentirono in casa del Cavalcanti, dov'era già pervenuto l'avviso; per la qual cosa prorompendo ella in pianti, e strida fu per morir di dolore, et uscita di sentimento rinfacciava al marito tutti i benefizj ricevuti in tant'anni dal Cavalcanti, e malediceva l'ora, e il punto ch'ella nacque, e ch'ella gli venne alle mani, e con voce alta narrando i fatti suoi si faceva in tal guisa sentire ai vicini, et a quelli che passavano per la strada, che la Maria Maddalena Aldobrandini madre del Cavalcanti, che pure haveva di che piangere srebbe a ritirare in altre stanze per non sentirla. Alla fine tornatasene la Vespuccia di villa, e dal figlio inteso il tutto, con il di lui ajuto la levò dalla finestra, e condottala a letto cercò quietarla nel miglior modo che sapeva. Il Vespucci indi a poco uscì di casa, e la madre si serrò in camera con la Maria Maddalena dove si trattenne per spazio di due ore, che si cuusumorno tutte in doglienze, e rammarichi contro la crudeltà del padre, che Thaveva maritata contro sua voglia a Luigi, e contro al medesimo Luigi che doppo una dissimulazione, e tolleranza di tant'auni haveva intrapresa una risoluzione così crudele, ed in affermare più volte, che aveva da morire per mano del cavaliere suo fratello. Su l'ore tredici la Maria Maddalena s' addormentò, onde la Vespuccia sua zia tirato a sè l' uscio di camera, et ordinato alla serva che non aprisse l'uscio a nessuno, serrato prima l'uscio dell'orto, et appresso quello della via se n'andò fuori alla messa; intanto fattosi tardi, e ragunatisi in s. Monaca tutti i parenti, mancandovi il Cavalcanti, la Mar/a Maddalena, Luigi Antinoli, et altri interessati nel trambusto seguìto, cominciossi prima a bisbigliare, poscia a parlarsi apertamente della morte di Giovanni Battista, e della cagione, la qual cosa pervenuta all' orecchie del cavaliere del Rosso, e forse dettogli da Francesco Carnesecchi, come si credette, se ne volò a casa di Luigi, e non vi trovando ne lui, ne la sorella, domandato dov'ella fusse, et inteso da Cecco, come era dalla Vespuccia colà si inviò et immaginatosi che non gli sarebbe stato aperto pensò che non gli sarebbe riuscito l'entrarvi, et essendogli noto il sito di detta casa, e chi la confinava, presa in presto una scala da un barbiere, e fattosela portar dietro dal fattore se n'entrò nel chiasso, che dal fondaccio arriva alla chiesa di s. Spirito, et appoggiata la scala ad un tetto d' una rimessa che rimane assai più bassa, e quivi salito, e di lì sceso nell'orto della casa del cerusico Ballerini, e da quello nell'orto della Vespuccia ove si credette entrare a dirittura in casa, ma trovò l'uscio dell'orto serrato, onde tacitamente si messe ad aspettare, che congiuntura porgesse il tempo di poter dare esequzioue al suo fiero proponimento; la quale non tardò molto a venire perchè la serva del Yespucci eh' era restata sola in casa dalla Maria Maddalena che tuttavia si tratteneva in letto piangendo, chiestole licenza d'andare nell'orto a corre alcune erbette per la cucina, non ebbe a pena aperto l'uscio, che il cavaliere correndo salì di sopra, ed entrato in camera dov' era la sorella, quella con dodici pugnalate (la maggior parte nel petto) uccise, senza lasciarle altro tempo, che dire una sol volta: Oh! Dio, cogliendo ad essa in un sol punto la vita, l'onore, e forse la salute dell'anima.

Tale fu il fine di questi sfortunati amanti; i quali nella sera del 26. maggio dell'anno i65z furono portati a seppellire in s. Spirito, quello nella sepoltura dei Cavalcanti, e questa in quella degli Antinori, contigua l'una all'altra. Furono universalmente compianti, tanto più quando si seppe che il Cavalcanti era stato ammazzato dal nipote, giacchè prima che il Carnesecchi pigliasse per moglie la sorella della Maria Maddalena sapeva molto bene questi amori, e fu di poi osservato, che il giorno di s. Giovanni, che venne doppo, facendo Zanobi il bello nella solita cavalcata per il corso del Palio, con un giubbone di teletta d' oro incarnato, fusse ancor macchiato del sangue del zio, e fu da molti scansata la sua compagnia, sicchè gli convenne accompagnarsi con un forestiero. La resoluzione del cavaliere del Rosso fu stimata da tutti troppo impetuosa, e senza consiglio, poichè la morte di lei non servì ad altro che a propalare l'infamia del proprio sangue, imperocchè se pure doveva la Maria Maddalena pagare con la morte il suo fallo, non doveva esserle data per altre mani, che di quelle del marito. Luigi Antinori s' era frattanto trasferito in s. Michele, quale amaramente pianse la morte della Maria Maddalena sua moglie, maledicendo il cavaliere, e le sue furie e con molta dificultà s'indusse a dargli la pace; e perche Cecco, e la Maria riempirono Firenze di cicalate, essendo da molti, come servitori di casa interrogati sopra del seguito, pocurorno gì' interessati far bandir Cecco

fuori dello stato pena la galera, e la Maria dieci miglia lontana da Firenze; Giovannino paggio del Carnesecchi fu pochi giorni dopo inviato a Mantova a servir certi cognati delTAntinori medesimo; Luigi avuta la pace dalla Maddalena Aldobrandini, e da chi altri la potesse havere, fu poco appresso dalla giustizia assoluto, e per grazia rimesso al servizio di prima, e di questa grazia partecipò anco Zanobi il quale fu principio e strumento di questa tragedia, ma non potette il detto Zanobi restare impunito dalla divina giustizia perchè dal tempo che egli commesse così atroce delitto, oltre all'esser da tutti universalmente mal visto, mal volsuto, e reso poco meno che odioso a se stesso doppo d' aver passati dieci anni di vita molto travagliata, finalmente Tanno 166i; si morì in tempo che disunito dal fratello, con il quale sempre ardentemente litigò, era ridotto in istato miserabile, pieno di fastidj, e di debiti.

 

 

 

Fine del racconto della morte di Gio. Battista Cavalcanti
e della Maria Maddalena del Rosso negli Antinori,

a Imperocché la serva della Vespuccia, che sola era

serrata in camera con la Maria Maddalena, che tuttavia si tratteneva nel letto piangendo, le chiese licenza d'andar nell'orto per pigliare alcune erbette per servigio della cucina, e di li partitasi, non prima aperse l'uscio che il cavaliere del Rosso sali correndo di sopra, et entrato nella camera, dove si ritrovava la sorella, senz' alcuna parola quella con undici pugnalate la maggior parte nel petto uccise, senza che ella avesse tempo di dir altro, che una volta Oh Dio, togliendo à quella meschina sig." oltre l'onore la vita, e forse anco la salute dell'anima.

" Tale fù la tragedia e fine di questi due sfortunati amanti, a' quali solo in questo fù osservato essere stata favorevole la sorte, che la medesima sera delli a5 di maggio furono portati a seppellire senza pompa non solo nella medesima Chiesa di S. Spirito, ma tanto vicino l'uno all'altro, che essendole Cappelle, e sepolture de' Cavalcanti et Antinori, dove furon sepolti i delti corpi, contigua l'ima all' altra, divideva le sepolture un solo mattone. Furono universalmente compianti, tanto più che sapevasi che il Cavalcanti era stato morto per mano d'un suo nipote, al quale non toccava in maniera nessuna à far questa vendetta, particolarmente contro d'un zio, gli amori del quale, e gli errori della Maria Maddalena sapevano mollo bene i medesimi Carnesecchi prima d'imparentarsi seco.

•> Fu osservato che il giorno di S. Gio. Battista, Festa principale della nostra Città di Firenze per esser delto Santo il nostro Protettore, che delto Zanobi Carnesecchi fece il bello in cavalcata per il corso del Palio con Giubbone di tela d'oro ricamato forse ancora macchiato del sangue di un Zio, fu destramente da molli scambiato, che non vollero esser veduti seco in coppia, abbonendosi universalmente da tutti i Gentiluomini la sua compagnia, onde gli fu forza accompagnarsi con un forestiero, e forse anche quello laverebbe sfuggito se fusse stato consapevole del suo enorme delitto commesso il mese avanti nella persona d' un Zio.

" La risoluzione dui Cavaliere del Rosso d' essersi così bruttamente imbrattate le mani nel sangue della sorella è stata universalmente reputata troppo rigorosa, e non essere stata un'azzione cavalleresca, e lontana da ogni affetto fraterno, e più tosto essere stata un'azzione barbara, e da commettersi da gente vile, e plebea, dovendo in questo caso non lasciarsi egli tanto tirar dal furor giovanile, ma con più matura risoluzione. E perchè dovendo pur ella pagar i proprij falli col perder la vita, doveva quella esserle tolta non per altre mani, che per quelle di Luigi suo Marito, il quale era tanto lontano da sifatta risoluzione, che secondo poi ha delto la Margherita Martini sua sorella , la quale aveva sentito dire à Luigi che se la Maria Maddalena gli confessava veramente il fallo, non solo era disposto à perdonare à lei, ma di salvare ancora la vita a Gio. Battista Cavalcanti, e doppo la morte di detta sua Moglie ritrovandosi egli comesi è detto in S. Michele de'Padri Teatini, e caldamente raccomandando la vita di lei à quei Padri , et à Francesco Carnesecchi suo Cognato, e sentendo di poi la sua morte, amaramente la pianse maledicendo il Cavaliere Del Rosso, e la sua furia, che gli aveva tolto quanto bene aveva al mondo, e con difficultà grande s'indusse à darli la pace, ma dettegliela poi più per timore del suocero, del quale era debitore di gran somma di danaro, che per altro.

" Cecco e la Maria, servitori di casa, perchè empivano Firenze con le loro cicalate, il che ridondava sempre in maggior infamia sua, procurò egli di fargli baudire come segui, Cecco fuori dello Stato, e la Maria che a dieci miglia non s'accostasse àFirenze, et à quello pena la Galera, il che gli tornò anche ben fatto, perchè avendolo per sua riputazione cacciato di casa come consapevole, e mezzano degl' amori della Maria Maddalena e del Cavalcanti, faceva egli instanza d'esser pagalo di scudi quattrocento, ch'era creditore per tanti prestati da lui, e spesi per casa, de'quali teneva più cedole scritte, e sottoscritte dalla Maria Maddalena, in tal maniera se lo levò d'avanti Giovannino Paggio del Carnesecchi, eh'essendo stato mandato via di casa loro perchè la Sestilia, essendosi pubblicato che aveva avuta parte nella morte del Cavalcanti, non se lo poteva vedere avanti gì' occhi, si ricoverò pochi giorni doppo in casa di Luigi, e perchè pubblicava per tutto che Zanobi era stato l'uccisore del Zio fu mandato à Mantova à servire certi Cognati del medesimo Luigi, il quale avendo il giorno medesimo dalla sig.ra Maddalena madre e dalla sig.r" Margherita Moglie del Cavalcanti, che con generosità d'animo non punto feminile tollerarono questo colpo, ottenuta la pace, fù poco appresso senza fabbricare processo da ogni pregiudizio, nel quale egli per la morte del Cavalcanti poteva esser incorso, dalla giustizia liberamente assoluto, " dal Granduca con la sua solita benignità nella sua grazia, e Cariche rimesso.

" Cecco da Scandicci, e la Maria dal Pont' à Sieve, che fece due Figli al detto Cecco, de' quali infino la notte di Natale ne ricolsc uno la Maria Maddalena in casa in compagnia della sua Serva Fanciulla, che era un' altro parto della detta Maria, che si era raccomandata alla sig." Maria Maddalena Cavalcanti perchè glie ne salvasse, quale glie ne portò in una carrozza, e la menò à casa di certe donne tenendola per far la carità. Partorito che ella ebbe la pregò à tenerla un mese, e poi mandarla via perchè non era sua, riputazione, del che ne restò mollo disgustata, e la Maddalena le disse che sapeva ricamar troppo bene, e Cecco aveva ad avere troppi danari dalla casa.

" Benigno Lettore.

" Alla narrativa tanto puntuale di questo fatto parrebbe che si potesse aggiunger qualche moralità, cioè quanto sia restato in odio ad ogniuno Zanobi Carnesecchi doppo l'eccesso commesso, e che Dio benedetto n'abbia fatta dimostrazione con'averli mandata una continua infermità, e mai abbia avuto bene, et infine è morto miserabilmente, et anco il Cavaliere del Rosso è slato molte volte vicino à Morte, e di più pieno di Scabbia.

" Vivi felice ".

 

 

 Si parla di Zanobi di Giovanbattista fratello del senatore Francesco

in realta' la storia che segue e' fortemente romanzata e tende a suscitare un moto di pieta' verso i due amanti e un moto di disapprovazione verso chi li ha uccisi

Si fa brutto Luigi Antinori dicendo lui avere la sifilide senza considerare che quindi se Maria Maddalena ..............

Si dice che GiovanBattista Cavalcanti fosse fratello di Elisabetta madre di Zanobi e cio' e' falso , per cui l'eventuale delitto fosse un delitto verso il suo stesso sangue ( il Cavalcanti zio di Zanobi )

Si insinua che l'eventuale assassinio abbia motivazione nell'amore di Zanobi respinto da Maria Maddalena

Non e' sicuro che sia stato Zanobi a uccidere il Cavalcanti perche' era un delitto a detta della gente

 

Di certo e' un delitto figlio del secolo

Un delitto necessario a lavare un'offesa che secondo la morale del tempo DOVEVA essere lavata e pubblicamente dalle famiglie offese

 

 

 

 

 

 

by dr Paolo Gennai direttore scientifico Sistema museale Valdelsa fiorentina :Castello di Santa Maria Novella a Fiano e per la cortesia dei signori Giacomo, Claudia, Tommaso ed Eliane Zanzotto

 

……..Nell'interno si vedono alcune buone tele moderne ed una discreta raccolta di ritratti della famiglia Carnesecchi……………..

 

 

Il castello di Fiano o di Santa Maria Novella

 

 

Questo nome di Santa Maria Novella e' dato ad un castello assai ben conservato , ad ostro-scirocco di Lucardo e ad un altezza di 407 metri , ricordato nel 1020 per alcuni beni che qui il ridetto Pimmone di Tatto vende' a Berta di Rolando .Poi vi comincio' a possedere il vescovado fiorentino nel 1126 , quando Zabollina di Bottaccio vedova di Ridolfino da Catignano , pigliando il velo ,fece al vescovo Gottifredo rinunzia di molti dei suoi diritti feudali .

Il 25 novembre 1312 , dopo nove giorni d'assedio , fu preso d'assalto da Baldovino di Lussemburgo , arcivescovo di Treveri e fratello d'Arrigo VII , che vi fece molti prigionieri , tra cui Corrado Gianfigliazzi figlio del signore del castello , ai quali furon fatti soffrire stenti gravissimi fino a doverne morire .I Gianfigliazzi che ne erano i signori , per esser guelfi oltre ad aver ricevuto danni dai ghibellini dopo Montaperti nel 1260 , e dai seguaci di Arrigo VII , si ridussero a un tal punto d'impotenza , che nel 1355 trattarono della vendita di questo castello con gli Acciaiuoli. Poi l'ebbero i Canacci , i quali nel 1444 , quando gia' era stato convertito in villa signorile lo vendettero a Galeazzo Malatesta , signore di Pesaro ,da cui prima passo' ai Borromeo , poi ai Franceschi , piu' tardi ai Carnesecchi e finalmente ai Pappadoff e Carranza.

Il castello e' quasi quadrangolare , con torri merlate negli angoli e con torre massiccia sulla porta , che e' di forma senese , dandoci tutto l'insieme un bellissimo esempio di architettura militare del medio evo . Quasi tutta la costruzione e' in pietra tufacea , che le da un colore di veneranda vetusta' . Nell'interno si vedono alcune buone tele moderne ed una discreta raccolta di ritratti della famiglia Carnesecchi

 

Dall'opera di Michele Cioni : La Valdelsa guida storico-artistica anno 1911

 

 

Castello di santa Maria Novella a Fiano  …………

 

 

 

 

Bonaventura Carnesecchi riacquista ai Carnesecchi il castello di Fiano

 

by gentilezza signora Claudia Paludetto Zanzotto

 

l'avvocato Gio Bonaventura Carnesecchi merita la gratitudine dei Carnesecchi ; egli si pone nelle vesti del restauratore dei meriti della famiglia Carnesecchi nella storia fiorentina e resuscita la memoria che i fiorentini stavano perdendo della famiglia

 

 

 

 

 

 

  ing. Pierluigi Carnesecchi La Spezia anno 2003

 

 

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