contatti : pierluigi18faber@libero.it

indice generale : http://www.carnesecchi.eu/index.htm

 

 

Memorie del piviere di S. Pietro in Bossolo e dei paesi adiacenti nella ...

Di Luigi Biadi

 

http://books.google.it/books?id=qpUOAWrmSqMC&pg=PA120&dq=donato+carnesecchi+cavaliere&hl=it&sa=X&ei=trvZUqmBGIqA7QaV6IGwCw&ved=0CEgQ6AEwAw#v=onepage&q=donato%20carnesecchi%20cavaliere&f=false

 

 

 

 

 

 

LAPIDE NEL CASTELLO DI SANTA MARIA NOVELLA A FIANO

 

by signora Claudia Paludetto Zanzotto

 

A Dio Ottimo Massimo

A Ginevra di Pietro Antonio Francesco de' Carnesecchi, vedova di Giuliano Pietro

de' Pitti, a causa della primogenitura istituita (ob pri[m]oge[n]itura[m] instituta[m])

nella famiglia de' Carnesecchi sull'intero suo patrimonio,

non immemore di tanto grande beneficio, Giovanni Bonaventura de' Carnesecchi, figlio di Francesco

dottore nell'uno e nell'altro diritto, chiamato a vita dal Collegio dei nobili fiorentini

della Sacra Milizia di Gerusalemme e dei Serenissimi Principi (sere[n]issi[m]oru[m]q[ue] pri[n]cipu[m])

pose nell'anno del signore millesettecentocinque, in verità nel settantasettesimo di sua età.

 

Ginevra Carnesecchi citata compare in questo alberino genealogico

http://www.carnesecchi.eu/discendenza_berto1.jpg

 

RICOSTRUZIONE DEI PASSAGGI DI PROPRIETA' DEL CASTELLO DI SANTA MARIA NOVELLA A FIANO

 

 

Il castello e' ricordato in un atto del 27 maggio 1020 redatto a Cestiano (la cui copia figura tra le carte della Canonica) in cui PIMMO filio b.m. TActi vende innumerevoli beni a BERTA di ROLANDO tra cui il castello

In un atto del 5 agosto 1085 troviamo essere BERTA del fu ROLANDO vedova di Pimmo detto Signorello Tacti . In tale atto in cui vengono ceduti alla Canonica da Berta i beni posseduti dal defunto marito nella corte di Campi col consenso di Rodolfo figlio di Pimmo e di Berta presente all'atto

pro Dei timo et remedium anime mee et anime de suprascripto viro meo et anime filiis et filiabus meis et anime Hermingardecoiux iam dicti Rodulfi...

Nel 1126 il Castello passa al Vescovado fiorentino nella persona del vescovo Gottifredo quando ZABOLINA di BOTTACCIO vedova di RIDOLFINO da CATIGNANO prende il velo e lo cede appunto al Vescovo Gotifredo insieme con altri diritti feudali ( e'ipotizzabile Zabolina esser la vedova di Rodolfo di Pimmo )

 


Nel corso del 200 passa ai Gianfigliazzi probabilmente per via di debiti ( usurari ) contratti dal Vescovado (I Gianfigliazi erano noti usurai ( vedi Dante )

 


La presenza dei Gianfigliazzi è documentato da una lapide incastonata nel pavimento della chiesa

 


La presenza dei Gianfigliazzi e' documentata nel 1260 quando il castello subisce guasti dai Ghibellini dopo la vittoria ghibellina a Montaperti (1260)

l'estimo del danno pero' non si trova stranamente nel Liber Extimationum

 

I documenti parlano di nuovo del castello il 25 novembre 1312 quando durante la discesa di Arrigo VII dopo nove giorni d'assedio il castello e' preso da Baldovino di Lussemburgo fratello di Arrigo VII e arcivescovo di Treviri

Tra i molti Guelfi prigionieri anche Corrado Gianfigliazzi figlio del padrone del castello , che mori tra gli stenti con molti altri compagni di prigionia

 

La lunga parentesi dei Gianfigliazzi termina nel 1355 quando i Gianfigliazzi vendono il castello agli Acciaiuoli importantissima famiglia fiorentina divenuta a Napoli di grande rilievo

 

 

 

------------------------------------------

 

Poi i Borromeo famiglia fiorentina ghibellina schierata col Visconti

Filippo Borromeo fece ribellare i San Miniatesi .Suo figlio pote rientrare in Firenze perche’ fu condonato durate la pace col Visconti

Un’altra parte della famiglia si trasferi a Milano e da questa dovrebbe esser disceso San Carlo Borromeo

 

 

Nel 1444 i documenti ci dicono che e' di proprieta' dei Canacci che lo vendono a Galeazzo Malatesta

 

 

ASFI, Catasto, 906, cc. 399 e sgg. Nel 1469 Giovannozzo Pitti denuncia, fra gli altri beni, «una fortezza in luogo detto Santa Maria Novella in Valdelsa la qual tengo per mio abitare chon un giardino»: si tratta del castello di Santa Maria Novella che dai Pitti passerà successivamente ai Carnesecchi.

by Maria Chiara Merlini e Paolo Gennai

... E MI PARE CHE DELLA NOSTRA FAMIGLIA SI FACIESSE TRE PARTI. UN'IPOTESI SULLA PRESENZA DEI PITTI NELLA CAMPAGNA INTORNO ALLA PIEVE DI SAN LAZZARO A LUCARDO (CERTALDO) NEI SECOLI XVI-XVII

 

 

 

 

Giuliano di Pietro di Luca Pitti ( nato 1474 gonfaloniere di compagnia nel 1518 Priore nel 1519 Gonfaloniere di Giustizia nel 1525 ) era maritato con Ginevra ( nata 1493 ) di Pierantonio di Francesco Carnesecchi

Ginevra e' la Ginevra che vedremo rammentata nella lapide che ancora campeggia nel castello ed era una figlia di Pierantonio di Francesco di Berto Carnesecchi

Pierantonio suo padre ( era un importante mercante che aveva operato molto in Francia , era anche l’uomo che era sceso in arme per difendere Piero il fatuo quando fu cacciato ; poi commissario della Maremma durante la guerra per la riconquista di Pisa ) figlio di un mercante ancora piu’ importante di lui : Francesco di Berto

La figlia come detto Ginevra era sposata appunto con il Pitti

Ginevra aveva anche dei fratelli maschi

Alla morte del marito tra i suoi beni figura anche il castello di Santa Maria Novella probabilmente ereditato

Alla morte del marito Ginevra si appoggia per i suoi affari al senatore Bartolomeo (quel Baccio che scrisse una breve storia di Firenze ai tempi dell'assedio ) che era un suo cugino ( figlio di Zanobi di Francesco ) ed era a capo di una banca gia' allora di livello europeo ( banca Carnesecchi-Strozzi )

Ginevra e' probabile istituisca un fidecommisso a favore dei Carnesecchi del ramo di Bartolomeo ( non so come fosse formulato e non so perche' non privilegiasse i fratelli )

 

In alcuni preziosi appunti fornitimi dalla dressa Rita Romanelli e'citato un fidecommisso del 14 aprile 1531 redatto da ser Francesco di ser Giovanni di ser Anselmo da San Miniato che credo sia quello che trasmetteva il possesso del castello

 

 

Cosi il castello passo' in mano al ramo di Bartolomeo Carnesecchi per circa 2 secoli

 

 

Certo è che un secolo dopo, tutta la zona che circonda a Nord-Est Sticciano, gravitante sulla strada che univa Montespertoli a Certaldo, vedeva la presenza pressoché continua della grande aristocratica fiorentina: nel 1648 la famiglia Pazzi possiede poderi sul colle di Lucardo, un “Palazzetto da Padrone” con annessi poderi fra Fiano e Lucardo (Palchetto); gli Strozzi possiedono il castello di Lucardo che nel 1690 è già organizzato a fattoria; i Carnesecchi sono i proprietari di un altro castello (Santa Maria Novella) anch’esso alla fine del Seicento già strutturato in fattoria con otto poderi distribuiti fra la valle della Presaglia e l’abitato di Marcialla; i Gianfigliazzi, patroni della pieve di San Lazzaro e precedenti proprietari di Santa Maria Novella, che hanno vasti possedimenti intorno al colle di Lucardo da antica data e anche nel popolo di San Lazzaro; gli Agli, proprietari del borgo fortificato di Cellole sul torrente Virginiolo, nel popolo di Santa Maria a Polvereto; i Girolami che hanno proprietà sul colle di Lucardo fin dal 1525 e i Del Nero, già presenti in queste zone alla fine del Seicento e che un secolo dopo diverranno i proprietari del castello di Lucardo. Insomma, da questi pochi dati si ha l’impressione che, in questa zona della Valdelsa centrale, nel volgere di un secolo e poco più si attui un radicale cambiamento nella proprietà della terra con un marcato accentramento di questa in poche mani ed una sua riorganizzazione produttiva secondo i canoni dettati dal contratto di mezzadria. Ci sembra degno di nota il fatto che nel 1690 sia il vicino castello di Santa Maria Novella, che la confinante pieve di San Lazzaro abbiano già provveduto ad organizzare i propri possedimenti in un centro aziendale (fattoria) a cui afferiscono i poderi sparsi nella campagna circostante, ponendo nelle mani di una figura come quella del “fattore” la gestione di questo assetto produttivo e marcando così una maturità di organizzazione produttiva che induce a far risalire indietro di qualche decennio l’instaurarsi di questa struttura aziendale

 

by Paolo Gennai e Luca Ranfagni : La fattoria di Sticciano nella storia della Valdelsa centrale dal XIV al XIX secolo

 

 

 

Casi analoghi si stavano verificando anche nei confinanti popoli di Santa Maria Novella (totalmente egemonizzato dalla proprietà Carnesecchi) e Santa Maria a Lucardo (dove gli Strozzi detenevano il castello e lo stavano strutturando a fattoria mezzadrile proprio negli anni Ottanta del Settecento)

 

by Paolo Gennai e Luca Ranfagni : La fattoria di Sticciano nella storia della Valdelsa centrale dal XIV al XIX secolo

 

 

 

Alla morte nel 1691 del senatore Francesco discendente di Bartolomeo e ultimo del suo ramo , tutti i beni di Francesco passarono alla moglie Sestilia Del Rosso la "contessa" di Cascia

 

P> 

ritratto del banchiere Zanobi di Bartolomeo di Zanobi Carnesecchi

 

 

http://www.carnesecchi.eu/discendenza_berto1.jpg

 

 

Buonaventura Carnesecchi ( 31 luglio 1629- 2 marzo 1708 ) figlio di Francesco di Giovanni di Giovanni ( un ramo diverso ) , avvocato , credo facesse tutto il possibile per recuperare il tesoro ( era veramente un tesoro ) di Francesco

Credo vanamente : probabilmente una delle poche cose che riusci a recuperare fu il castello infatti quando Sestilia muore nel 1724 buona parte del patrimonio passa ai nipoti di Sestilia ( anche la capella di Zanobi Carnesecchi in Santa Maria Maggiore ) ma non il castello

Quella lapide credo c'entri poco con la riconoscenza :penso sia una memoria legale vera e propria in cui si ricordano i motivi per cui il castello deve rimanere ai Carnesecchi

 

 

Sezione : Atti patrimoniali

Produttore : Archivio Del Riccio

Data: 1692

Carnesecchi controversia per loro confini

Carte legali e stime compilate dal giudice arbitrale Luigi di Leonardo Del Riccio per la sentenza relativa alla controversia insorta tra la signora Sestilia Del Rosso Carnesecchi e Giovanni Buonaventura Carnesecchi per questioni di confine tra i loro beni nella Podesteria di Montespertoli e nel Popolo di S. Maria Novella

fascicolo CONTENUTO IN BUSTA di cc. 42

Collocazione in archivio : 54 - 13

Segnatura antica: Affari diversi 8

 

 

 

 

http://www.carnesecchi.eu/discendenza_antonio1.jpg

Alla morte di Buonaventura i suoi beni passano al figlio Francesco Maria ( 10 luglio 1679—13 febbraio 1742 )

 

 

Penso sempre in virtu’ del fidecommisso alla morte di Francesco Maria morto senza figli i beni di Lucardo passano a Ridolfo Carnesecchi patrizio fiorentino . ( dei Carnesecchi stabilitisi a Pietrasanta ) che si spegne come ultimo del suo ramo a Lucardo il 25 gennaio 1756 e viene poi sepolto in Santa Maria Maggiore.

 

http://www.carnesecchi.eu/discendenza_luca1.jpg

 

 

Ridolfo che era figlio di Francesco di Ridolfo di GiovanBattista di Ridolfo di Giovanni non ha figli e fa testamento a favore del ramo discendente da Isabella Carnesecchi sorella di Giovan Battista di Ridolfo che nel 1595 era andata sposa ad un Narducci la cui figlia Maria Laura che aveva sposato un Aulla

http://www.carnesecchi.eu/aullacarnesecchi.jpg

 

 

In virtu' di un adozione con l'impegno di continuare il cognome e lo stemma dei Carnesecchi eredita cosi Giuseppe Aulla (1741-1779 ) che assume il cognome Carnesecchi e che muore lasciando erede il fratello Luigi Aulla

Da Luigi Aulla nasce Pietro Leopoldo Aulla Carnesecchi che ha una sola figlia morta in tenera eta’

 

 

Il dr ROBERTO AMERIGHI mi segnala anche le provanze di Pietro Leopoldo Aulla Carnesecchi cavaliere per Grazia

dove e' posto in evidenza come in effetti fossero rispettate le disposizioni testamentarie di Rodolfo Carnesecchi per cui gli Aulla di quel ramo erano tenuti all'adozione oltre al cognome anche dello stemma

 

 

Contributo del dr ROBERTO AMERIGHI

 

 

cavaliere Pietro Leopoldo Aulla Carnesecchi

 

stemma presentato per Pietro Leopoldo Aulla Carnesecchi

 

 

Con la morte di Pietro Leopoldo nel 1844 senza prole il castello passa a sua sorella Anna Maria Aulla Carnesecchi

Il marito di Anna Maria Aulla e’ Lellio Franceschi Galletti e qui la storia che vede i Carnesecchi finisce

Lelio Franceschi, marito di Maria Aulla, restituisce nuova dignità all'antico maniero con diversi lavori di restauro ed abbellimento e, secondo il gusto neogotico dell'epoca, dà forma ogivale alle finestre mentre l'antica corte viene livellata e acquista l'aspetto della piazza di un borgo.

Poi tutta una serie di passaggi che portano il castello finalmente alla famiglia Zanzotto

 

Infatti con l'estinzione della famiglia Franceschi Galletti continua il passaggio in eredità per via femminile ai Lottaringhi della Stufa.Una serie di lapidi nella chiesa, anch'essa risalente all'XI sec. ma più volte rimaneggiata, attestano la completa estinzione, nel 1898, anche della famiglia di Alessandro Lottaringhi della Stufa, Marchese e Conte del Calcione.

La proprietà passa quindi alle sorelle Bertolli, eredi della moglie di lui : Marietta Bertolli, Pia Bertolli moglie di Livio Carranza e Alessandrina Bertolli moglie di Costantino Papadoff

Le sorelle Bertoli hanno lasciato l'eredità al nipote Pietro, della nobile famiglia Ruschi di Pisa, che ha incrementato l'attivitàdella fattoria per la produzione dei vini e dell'olio.

 

Infine nel 1987 il castello e i cento ettari di pertinenza vengono acquistati dell'Azienda Agricola Castello di Santa Maria Novella s.r.l.

Nei successivi sette anni, Giacomo, Claudia, Tommaso ed Eliane Zanzotto con la preziosa collaborazione dell'arch. Caterina Sindici e dei bravissimi artigiani locali - hanno curato un attento restauro dell'immobile.

 

Attualmente,ospita meeting e seminari culturali.

 

Con Ridolfo come abbiamo visto si estiguono i rami patrizi e benestanti dei Carnesecchi

Il base all'adozione e al testamento che chiama alla successione di Ridolfo gli Aulla Carnesecchi (imparentati per via femminile ) molto probabilmente viola il primo fidecommisso infatti probabilmente il castello avrebbe dovuto passare a dei Carnesecchi poveri anziche' agli Aulla

Ma tant'e' sono gli Aulla a divenirne proprietari

 

 

 

Mi sembra una storia non del tutto banale

Tenendo conto che Francesco Carnesecchi e Sestilia Del Rosso ( poi morta 95 nne in odore di santita' ) furono implicati in un delitto d'onore familiare

che videro morti un Cavalcanti zio di Francesco e la sorella di Sestilia che essendo amanti avevano secondo il codice del tempo infangato l'onore delle famiglie

****************

Lo stemma dei Carnesecchi appare sulla torre più alta , sul camino di pietra della vecchia cucina e in alcune suppellettili .

lo stemma in facciata non esiste più purtroppo essendo caduto l'inverno scorso e quindi irrimediabilmente frantumato

****************

ASF, "Corporazioni religiose soppresse dal governo francese", fila 43:

Da un atto di vendita dei fratelli Pazzi del 1648 e relativo al podere detto Torricella, posto in Lucardo (1 km a ovest di SMN) si ricava che un confinante con le terre di detto Palchetto era "Francesco Carnesecchi".

Dr Paolo Gennai

**************

Scritti di storia dell'arte in onore di Ugo Procacci: Volume 1

Maria Grazia Ciardi Duprè Dal Poggetto, Paolo Dal Poggetto 1977 pg 633

 

....... ...... Io Bartolomeo di Zanobi Carnesechi in vice et nome di Monna Ginevra de' Carnesechi donna fu di Giuliano di Piero Pitti et per lei prometto et mi obligo pagare per .conto della sopradetta tavola et altro , come di la si dice , Fiorini dieci d'oro di moneta et in fede ho fatto questa schritta di mia propria mano questo di XVI d'ottobre 1568 in Firenze

 

 

Sembra che Ginevra nata nel 1493 da Pierantonio di Francesco di Berto di Zanobi C si affidi alla tutela del banchiere Bartolomeo di Zanobi di Francesco di Berto di Zanobi ( banca Carnesecchi-- Strozzi ) [ i fratelli maschi di Ginevra quindi dovevano essere tutti morti ???]

E’ probabile che alla morte di Ginevra sia questo ramo ad ereditare ( un ramo potentissimo di banchieri )

Allora il Francesco delle corporazioni soppresse , e’ il senatore Francesco di GiovanBattista di Zanobi di Bartolomeo (1617-1691 )

http://www.carnesecchi.eu/discendenza_berto1.jpg

 

 

 

 

DOCUMENTI RACCOLTI DA PAOLO GENNAI SULLA PROPRIETA' DEL CASTELLO DI SANTA MARIA NOVELLA

 

Questi studi mi paiono confermare per buona parte la ricostruzione

 

Ecco alcuni documenti - tratti dall'Archivio storico comunale di Certaldo (ACCe) e dall'Archivio di Stato di Firenze (ASF)- relativi al possesso Carnesecchi di SMN:

 

- ASF, "Corporazioni religiose soppresse dal governo francese", fila 43:

Da un atto di vendita dei fratelli Pazzi del 1648 e relativo al podere detto Torricella, posto in Lucardo (1 km a ovest di SMN) si ricava che un confinante con le terre di detto Palchetto era "Francesco Carnesecchi".

 

 

- ACCe, "Collette di Certaldo 1700 al 1740": Sotto il popolo di SMN, nell'anno 1700, compaiono i vari poderi, la proprietà degli stessi e chi li lavora. Purtroppo non si cita mai il nome della proprietà seguendo questo schema:

"Podere del Carnesecchi di Cannerecchi lavora Girolamo Bandinelli"

 

 

- ACCe, "Certaldo Comune. Filza di Dazzaioli dal 1750 al 1775":

Nell'anno 1753 abbiamo sotto il popolo di SMN:

"[...] Podere di Bambolacci di Carnesecchi 4.7.7.

Podere dell'Infrantoio del med.mo 4.7.0.

Terre di Romellina Carnesecchi 0.1.8.

Podere di Strada del med.mo 3.3.4.

Terre del med.mo poste in Marcialla 0.2.0.

[...]"

Purtroppo non cita mai il nome del Carnesecchi allora proprietario. "Romellina" dice niente ?

 

 

 

- ACCe, Certaldo Dazzaiolo dal Primo Settembre 1777 a tutto agosto 1780"

Nell'anno 1777, dall'elenco del dazzaiolo per possidenti, relativo alpopolo di SMN, si evince che non è più Carnesecchi proprietario ma "Luigi dell'Aulla":

"[...] Chiesa di S.Maria Novella 1.2.8. Sig. Cav. Luigi Aulla 21.9.4.[...]"

non torna con l’anno di morte che io ho 1779 di Giuseppe Aulla ma probabilmente e’ la data di morte che e’ sbagliata

 

 

Quindi fra il 1753 ed il 1777 SMN cambia di proprietà

NOTA Ridolfo Carnesecchi patrizio fiorentino . ( dei Carnesecchi stabilitisi a Pietrasanta ) infatti si spegne come ultimo del suo ramo a Lucardo il 25 gennaio 1756 .

 

 

- "ACCe, Certaldo Dazzaiolo dal primo maggio 1789 a tutto agosto 1792"

Al 1792 risulta sempre Luigi Aulla proprietario di SMN ed è il quarto come importo di beni tassati dell'intera Comunità di Certaldo con 94.4.8 (Artimini Luigi 128.0.0.; Gino Capponi 122.14.4; Lotti Guido Giovanni 120.19.0.).

 

 

- ACCe, Filza di Ordini, Lettere, Fogli diversi [...] dal 11 maggio 1808 a tutto dicembre detto":

Nell'elenco riassuntivo della tassa di "Porte e finestre" relativo alla comunità di Certaldo abbiamo: "[...] Aulla di Pietro Leopoldo di Pisa professione Signorile" come proprietario di SMN.

 

 

- "ACCe, Reparti dellla Tassa di Famiglia della Comunità di Certaldo per l'Anno 1840"

Nel popolo di San Donato a Lucardo risulta presnte una famiglia che lavora per un Aulla ma non è specificato chi:

"[...] Falai Lorenzo di Ferdinando, lavoratore dell'Aulla a Bambolacci 1"

 

Dr Paolo Gennai

 

 

 

 

STUDI DI PAOLO GENNAI SUL TERRITORIO

 

Paolo Gennai e Luca Ranfagni : Sticciano una fattoria dei Medici nella Valdelsa centrale

 

 

Sticciano una fattoria dei Medici parte 1

 

 

Sticciano una fattoria dei Medici parte 2

 

 

Raffaello di Pierantonio Carnesecchi fratello di Ginevra

 

Per pura coincidenza sto visionando alcuni documenti cinquecenteschi presenti nella chiesa di Lucardo e in questi si fa menzione dei Carnesecchi ovviamenti, come confinanti della chiesa. Te ne allego uno, dove si nomina un Raffaello di Pierantonio Carnesecchi (Gonfalone di ???) proprietario di alcuni pezzi di terra in località San Giusto di Sotto, luogo dove nel XII secolo era localizzata la chiesa extra moenia di Lucardo, titolata a San Giusto appunto, poi abbandonata nel corso del XV secolo. I Carnesecchi restano fino al Settecento livellari del podere di San Giusto, di proprietà della chiesa di Lucardo.

Non so dirti la data precisa del documento che ti allego, ma in alcune pagine precedenti si fa riferimento ad un arroto della Decima del 1559 che può essere usata come datazione post quem.

 

 

 

-----------------------------------------------------------

 

 

UNO STUDIO DI PAOLO GENNAI SULLA RISTRUTTURAZIONE DEL CASTELLO DI SANTA MARIA NOVELLA

 

 

Innanzitutto, partendo dalla forme in cui attualmente si presenta l’immobile, direi che si tratta di una fattoria agghindata a castello secondo uno stile tardo-ottocentesco che strizzava l’occhio al medioevo rivisto secondo l’accezione alla Walpole (Il castello di Otranto, appunto), alla Shelley e alla Byron; insomma ai romantici inglesi che fecero del castello e dell’horror una vera e propria icona letteraria ma anche di stile. Del resto la facciata, con le sue bifore neogotiche, con la merlatura che gli dà quel tocco sapiente di antico, con quel suo abbracciare tutti i fabbricati retrostanti che poi componevano il cuore pulsante della fattoria, presentando al visitatore che arriva dal basso la sua facciata austera, mi sembra collimi perfettamente con l’intento che dovettero avere a quel tempo coloro che misero mano a (credo) ingenti lavori di ristrutturazione dell’intero complesso. Scorrendo il succedersi cronologico delle proprietà di SMN, dovrebbero essere stati i Galletti-Franceschi (o Franceschi-Galletti), pisani di origine e imparentati con gli Aulla, come sai precedenti proprietari.

Dico credo perché non ho ovviamente prove certe di quello che vado affermando ma solo indizi. Il più corposo è senza dubbio quello deducibile dal confronto che possiamo fare fra lo stato attuale dell’immobile e dei suoi immediati dintorni (più questi che l’altro) e quelli desumibili dalla carte del Catasto Generale Toscano che, per SMN, equivale a dire dicembre 1820. Questo è infatti il mese preciso della "levata" fatta sul campo dal geometra incaricato a questo, deducibile dalla stessa carta depositata in Archivio di Stato di Firenze (ASF). Dalla mappa si rivela che la "diacciaia", posta a sinistra della porta di ingresso al castello, attualmente sotto circa 10 metri il piano di calpestìo della campagna, fuori dal perimetro delle mura, alora era invece accessibile dall’esterno e posta fuori terra. Questo vuol dire che successivamente al 1820 è stata fatta una notevole operazione di modifica del piano di calpestìo di fronte al castello livellandolo – a destra e a sinistra della porta di ingresso - per un buon tratto. Credo per una larghezza complessiva abbondantemente superiore all’intero sviluppo lineare della facciata. Infatti, oggi ai lati estremi della facciata scenografica, il terreno si presenta in piano per alcuni metri fino a giungere a due grossi muri a retta, oltre i quali la quota si abbassa repentinamente di alcuni meri. Lo stesso prato, posto oggi quasi di fronte al castello, leggermente decentrato sulla destra (sempre guardando la facciata) per lasciar posto alla strada bianca rettilinea in salita che giunge al portone d’ingresso dalla sottostante provinciale, allora, nel 1820, risultava ancora più decentrato e meno esteso in larghezza essendo occupato dagli orti. Infatti, quello che oggi è il resto di un giardino all’italiana con il labirinto ed il bosso, nel 1820, prima di questi lavori di livellamento, erano orti gradinati.

Un ulteriore indizio – e siamo già a tre – mi è stato fornito dalla signora Claudia che mi ha parlato di una serie archi venuti fuori duranti i lavori di restauro, posti nella parte posteriore del castello, e posti ad altezze anomale rispetto al piano attuale. Vale a dire in parte sotto terra, come se, precedentemente il piano di calpestìo fosse più basso. E non si tratta di archi reggispinta ma di archi relativi a vani di passaggio fra ambienti diversi. La stessa geometria delle stanze interne al piano terra (e siamo a quattro) non riconduce all’irregolare profilo che il castello ha sul fianco sinistro, ma sono ben dritte e allineate, frutto di un lavoro di quadratura e regolarizzazione così caro al clima culturale di quel tempo. Lavoro di quadratura che collima perfettamente con l’arredo murario-strutturale di quelle stanze e della tromba delle scale che salgono ai piani superiori.

Dalla foto aerea di SMN che ti ho inviato puoi cogliere benissimo un aspetto secondo me basilare per spiegare, almeno in parte, la cronologia delle grandi strutture del castello.

La torre più bassa ed il palazzotto posto di fianco ad essa – vero e proprio punto nevralgico dell’intero complesso – mostrano un disassamento notevole rispetto alla facciata ed inoltre il palazzotto (significativamente conosciuto dalla tradizione proprietaria come "palazzo pretorio") si trova insolitamente occultato alla vista per oltre un terzo del suo sviluppo prospettico! Una cosa inspiegabile questa se tieni anche conto dell’importanza decorativa che aveva quella facciata sulla quale sono ancora presenti una buona parte degli stemmi relativi alle passate proprietà del castello. Mi sembra invece che la contraddizione trovi spiegazione nel considerare l’immobile che attualmente invade lo spazio visivo del palazzotto come posteriore a questo e adibito a funzioni completamente diverse come anche la sua forma lascia capire. Si trattava infatti del primo (o ultimo) dei locali adibiti alla lavorazione e allo stoccaggio dei prodotti agricoli che convergevano a SMN dalla campagna circostante e che si contrapponevano al lato opposto adibito a residenza padronale nella classica suddivisione della fattoria ottocentesca toscana. Il pozzo al centro rivestiva il doppio significato decorativo e funzionale.

La torre, accanto al palazzotto, la considererei come insistente sull’antica struttura difensiva del castello medievale di SMN, intendendo per medievale sicuramente post 1375, cioè l’anno a cui fa riferimento un documento che ci dà SMN come "castrum". Sappiamo che nel 1313 SMN era forse distrutto o malridotto; prima ancora sappiamo (dalla ricerca accuratissima di M.E.Cortese) che i castelli del territorio fiorentino raramente vedevano l’utilizzo della pietra come materiale da costruzione anteriormente all’XI secolo, trionfando invece il legno e le piccole e modeste dimensioni. Resta il XII secolo sappiamo ben poco delle strutture materiali di SMN.

Diverso è il discorso per quanto concerne l’età moderna sulla quale peraltro ho più dimestichezza essendo uno storico modernista. Dai documenti che ti ricordavo nella scorsa mail, ricavati dall’archivio storico del Comune di Certaldo, soprattutto di matrice fiscale, si sa che SMN a metà Seicento è già strutturato a fattoria come altre realtà confinanti (vedi la fattoria dei Cavalieri di Santo Stefano del Pino) con le quali condivide anche altro.

 

Dr Paolo Gennai

 

 

 

****************

 

 

Vedi anche Michele Cioni " La valdelsa guida storico artistica "

 

 

 

Memorie del piviere di S. Pietro in Bossolo e dei paesi adiacenti nella ...

Di Luigi Biadi

 

http://books.google.it/books?id=qpUOAWrmSqMC&pg=PA120&dq=donato+carnesecchi+cavaliere&hl=it&sa=X&ei=trvZUqmBGIqA7QaV6IGwCw&ved=0CEgQ6AEwAw#v=onepage&q=donato%20carnesecchi%20cavaliere&f=false

S" MARIA NOVELLA.

Sopra un Colle alquanto elevato fra Lucardo e Marcialla è la contrada di S. M. Novella.

Nuvola. - S. Marine Novelle ubi Nuvole dicitur è il nome di questo Castello deeifrato in una Carta del 1126 ove si legge che nella Corte e Castello di S.3 M.’ Novella erano nel Secolo XII i larghi possessi della prosapla di Catignano donati da Za-’ bolina Vedova di Ridolfino di Catignano propter velamrn sui ca. pitis. a Gottifredo Vescovo fiorentino.

Il popolo di S.‘ l M.- Novella è fra gli aderenti nel 1202 alla distruzione dei Forti di Semifonte. La sua Chiesa Porroechialc fu da lunga data riunita all’ altra di Sì‘Doinato a Lucardo nel Piviere di S. Lazzaro. '

La cospicua famiglia fiorentina di Giov. Figlìacci (poi Gianfigliazzi) che nella Terra del Deltlnato e presso il Rodano avea ricchezza per centomila fiorini, possedeva il Castello di S.I M.Novèlla piuttosto ragguardevole per posizione e gagliardla nel Secolo'XIll in che i medesimi Ghibellini danneggianti la Pieve di S. Laz‘zaro , e Lucardo, dettero ancor quivi il guasto al Palazzo ed a sei case contigue. - ‘ ‘ ,""‘ "f >'

A più virile aggressione ti: sottoposto il Castello dalle armi d’Enrico VII. Due Scrittori contemporanei ne tramandarono la storia. NICCOLò Vescovo m BU'I'RIN'I'Ù che componeva la Corte d’Enrico VII, fa presente allorché l’Imperatore ritiratosi dall’assedia di Firenze nel 1312 e stanziato per due mesi in S. Casciano, si muoveva coll‘ esercito verso Poggibónsi atlliggendo con violenta ruina molti Castelli e Villaggi in Val di Pesa , e in Val d’ Elsa , non esclusi Lucardo e S.‘ I M.’ Novella. GIOvANI" LEun che per vaghezza di conoscere l’ Imp. Enrico VII si tra

’sferì a Pisa , scriveva " 1313 Novembre 22. - Ed in detto di a le genti dell'Imperatore (Arrigo VII) combattendo il Castello a di S.A M.‘ NovEnA di Lucania , dove erano alla guardia cento a: fanti, e due de"Gian/igliazzi di Firenze , e Tramaccio Cona stabile de’ S. Miniato con più Samminiatesi, e difesisi a suo a potere, par la forza gli superò e vinse. Preso il Castello rin" chiuscro i prigioni in certo palancato legati allo scoperto, al " sereno, alt’ acque, al vento , in modo che molti morirono di a disagio e di stento. Dipoi il seguente di, 800 Cavalieri si par(1 tirano dal campo ed andarono a Consoli, il quale (Castello a di S.‘l M.’ Novella ) l’ ebbero alla prima giunta ". Dei due Gianfigliazzì (prosegue a dire il Vescovo m BUruINrò) era Corrado di Giovanni Figliacci (Gianligliazzi) Signore del Castello, che dopo essersi difeso per alcuni giorni, fu fatto prigione.

Abbandonato per più di un Secolo questo Luogo ridotto quasi a totale sconquasso , vi diresse sua mente nel Secolo XV la Ghibellina famiglia Sanminiatese discesa da Filippo Borromeo, e fattorie acquisto, eretta comoda Villa circondata da mura a foggia di fortilizio, fu in seguito lasciata dal nipote di detto Filippo a quattro figlie unite in sa\ire vincolo a potenti cittadini di Firenze. Da esse pervenne alla fiorentina stirpe Carnesecchi, rilevandosi dal di lei Stemma appeso sù la Porta d’ ingresso alla Villa, e dal sottopostovi cognome - Carnesecchi - tutt’ oggi visibile. In seguito ne succederono a dominio i Nobili Signori AULLA di Pisa, dai quali per titolo ereditario la virtuosissima Dama Sig- MARIA Ama impalmata all’ottimo di lei concittadino Cavaliere Marchese Lauo FnaNcEscm.

Se la sola verità degli encomii toglie il sospetto d’adulazionc, non passiamo in silenzio il giusto plauso dovuto alla operosità animata dal genio , dal profondo sapere del Cavaliere LEuo FaaNcEscux pel bonificamento del Villaggio di S.. Ma Novella. '

Spazioso viale adomhrato da vigorosi cipressi conduce al ripiano ridotto a maggiore estensione del primitivo, mediante apposite colmato. Qui presentandosi con magnificenza l’esterno materiale del Villaggio , scorgiamo con quanta intelligenza abbia il March. Fruuvcascnr amalgamato la gravità dei vetusti residui del Castello con i moderni ‘fabbricati. Gagliarde mura circondano l’Edifizio. Al di fuori della parete destra elevasi il marziale Osservatorio con sporti , uguale agli altri sù le mura di S. Donato in Poggio o di Spicciano. Sù la Porta principale in sesto acuto è, come dicevamo, la memoria degli antichi padroni Carnesecchi . e nel!’ Atrio la Rieordanza in pietra della loro istituita Primogenitnra. Un vasto Piazzale interno è contornato da diverse fabbriche. Soprasta alla Porta d’ ingresso ed in tutta la principale facciata si estende la nuova aggiunta del superbo Palazzo d’ abitazio'ne, arricchita di adeguato terrazzino corrispondente alle gallerie, ai numerosi quartieri. La Fattoria, i Magazzini, le Tinaje, le Rimessa, le Stelle, e tutto ciò si è potuto immaginare dalla splendidezza del March. F nmcEscm a comodità d’ un Villaggio, occupano altro terreno del Piazzale. Quello però che ferma di più l‘ attenzione dell’ osservatore è il moderno Editizio avente lisonomia d’ antico Pretorio, fornito d’ alcuni Stemmiin marmo ed in pietra come in figura d’ appartenenza ai Giusdieienti che vi avessero seduto. Si accresce la lisonomia del Pretorio dalla rinnitavi altissima Torre con grave porta armata da quantità di finti chiodi a gran cappello. Non è da immaginarsi quanto sul culmine della Torre situata nella maggiore elevazione della Val d’Elsa, venga rallegrata la vista da tanti Paesi, da tante brillanti campagna che all’in,tgrno appariscono. .

 

 

 

*************************

 

 

 

 

 

Castello di Santa Maria Novella a Fiano

 

vicino a Certaldo e vicino a Tavernelle val di Pesa

 

 

 

 

 

 

 

Eccone un'altra bella immagine ( da una postazione insolita ) che sembra sottoposta a copyright ( se mi sara' richiesto la togliero' : l'ho trovata in Internet senza poterne contattare l'autore : Aldo Innocenti)

 

 

 

 

 

 

Dal sito della famiglia ZANZOTTO :

Del Castello di Santa Maria Novella si hanno notizie fin dal 1020 quando è nominato in un atto di compravendita. Risale invece al 1126 un documento relativo alla donazione al vescovo Gottifredo da parte di Zibellia di Bottaccio, moglie di Ridolfino da Catignano, di ogni suo possedimento posto in Santa Maria Novella.

Che il Castello fosse antica proprietà della famiglia Gianfigliazzi è documentato da una lapide incastonata nel pavimento della chiesa ed è confermato sia dal ricordo della conquista che ne fecero i ghibellini dopo la battaglia di Montaperti, nel 1269, sia da un altro evento storico: nel novembre del 1313 il Castello fu cinto d’assedio da Balduino, vescovo di Treviri e fratello dell’imperatore di Germania Arrigo VII, che lo conquistò e fece prigioniero Corrado Gianfigliazzi.

A seguito di questo evento, il Castello rimase abbandonato per oltre cento anni e la proprietà passò a diverse famiglie nobili quali i Borromeo, gli Acciajuoli, i Canacci, i Malatesta, i conti Alberti e infine ai Carnesecchi che gli diedero le attuali forme e il cui stemma appare sulla torre più alta , sul camino di pietra della vecchia cucina e in alcune suppellettili arrivate sino a noi. Come attestato da una lapide murata nell’androne d’ingresso, nel 1705 essi erano sicuramente presenti al castello. Dai Carnesecchi passò alla famiglia Aulla e da questi, essendo passato in eredità per via femminile, nel 1844 ai Franceschi Galletti. Lelio Franceschi, marito di Maria Aulla, restituisce nuova dignità all’antico maniero con diversi lavori di restauro ed abbellimento e, secondo il gusto neogotico dell’epoca, dà forma ogivale alle finestre mentre l’antica corte viene livellata e acquista l’aspetto della piazza di un borgo.

Con l’estinzione della famiglia Franceschi Galletti continua il passaggio in eredità per via femminile ai Lottaringhi della Stufa.

Una serie di lapidi nella chiesa, anch’essa risalente all’XI sec. ma più volte rimaneggiata, attestano la completa estinzione, nel 1898, anche della famiglia di Alessandro Lottaringhi della Stufa, Marchese e Conte del Calcione. La proprietà passa quindi alle sorelle Bertolli, eredi della moglie di lui Marietta Bertolli. Pia Bertolli moglie di Livio Carranza e Alessandrina Bertolli moglie di Costantino Papadoff hanno lasciato l’eredità al nipote Pietro, della nobile famiglia Ruschi di Pisa, che ha incrementato l’attività della fattoria per la produzione dei vini e dell’olio.

Nel 1987 il castello e i cento ettari di pertinenza vengono acquistati dell’Azienda Agricola Castello di Santa Maria Novella s.r.l. Giacomo, Claudia, Tommaso ed Eliane Zanzotto – con la preziosa collaborazione dell’arch. Caterina Sindici e dei bravissimi artigiani locali – hanno curato un attento restauro dell’immobile. Attualmente, oospita meeting e seminari culturali.

 

 

 

Luigi Biadi

Sù la Porta principale in sesto acuto è,la memoria degli antichi padroni Carnesecchi . e nell’ atrio la ricordanza in pietra della loro istituita Primogenitura.

 

Quindi e' confermato che lo stemma che campeggiava sull'entrata era quello dei Carnesecchi fiorentini

uno stemma fortemente rovinato

interessante la scritta : CARNESECCHI

 

 

 

 

 

Il castello di Fiano o di Santa Maria Novella

 

 

 

Memorie del piviere di S. Pietro in Bossolo e dei paesi adiacenti nella ...

Di Luigi Biadi

 

http://books.google.it/books?id=qpUOAWrmSqMC&pg=PA120&dq=donato+carnesecchi+cavaliere&hl=it&sa=X&ei=trvZUqmBGIqA7QaV6IGwCw&ved=0CEgQ6AEwAw#v=onepage&q=donato%20carnesecchi%20cavaliere&f=false

 

 

 

 

 

 

Dall'opera di Michele Cioni : La Valdelsa guida storico-artistica anno 1911

 

Questo nome di Santa Maria Novella e' dato ad un castello assai ben conservato , ad ostro-scirocco di Lucardo e ad un altezza di 407 metri , ricordato nel 1020 per alcuni beni che qui il ridetto Pimmone di Tatto vende' a Berta di Rolando .Poi vi comincio' a possedere il vescovado fiorentino nel 1126 , quando Zabollina di Bottaccio vedova di Ridolfino da Catignano , pigliando il velo ,fece al vescovo Gottifredo rinunzia di molti dei suoi diritti feudali .

Il 25 novembre 1312 , dopo nove giorni d'assedio , fu preso d'assalto da Baldovino di Lussemburgo , arcivescovo di Treveri e fratello d'Arrigo VII , che vi fece molti prigionieri , tra cui Corrado Gianfigliazzi figlio del signore del castello , ai quali furon fatti soffrire stenti gravissimi fino a doverne morire .I Gianfigliazzi che ne erano i signori , per esser guelfi oltre ad aver ricevuto danni dai ghibellini dopo Montaperti nel 1260 , e dai seguaci di Arrigo VII , si ridussero a un tal punto d'impotenza , che nel 1355 trattarono della vendita di questo castello con gli Acciaiuoli. Poi l'ebbero i Canacci , i quali nel 1444 , quando gia' era stato convertito in villa signorile lo vendettero a Galeazzo Malatesta , signore di Pesaro ,da cui prima passo' ai Borromeo , poi ai Franceschi , piu' tardi ai Carnesecchi e finalmente ai Pappadoff e Carranza.

Il castello e' quasi quadrangolare , con torri merlate negli angoli e con torre massiccia sulla porta , che e' di forma senese , dandoci tutto l'insieme un bellissimo esempio di architettura militare del medio evo . Quasi tutta la costruzione e' in pietra tufacea , che le da un colore di veneranda vetusta' . Nell'interno si vedono alcune buone tele moderne ed una discreta raccolta di ritratti della famiglia Carnesecchi

 

……..Nell'interno si vedono alcune buone tele moderne ed una discreta raccolta di ritratti della famiglia Carnesecchi……………..

 

 

In realta’ anche il Cioni ha notizie confuse : il castello entra in proprieta’ dei Carnesecchi con Ginevra di Pierantonio intorno alla meta’ del cinquecento e da questa entra per fedecommesso in proprieta’ del ramo del senatore Bartolomeo , per giungere infine a Buonaventura che lo rivendica in forza del fidecommisso a Sestilia Del Rosso vedova del senatore Francesco Carnesecchi

estintosi immediatamente il ramo di Bonaventura il castello perviene al ramo dei Carnesecchi di Pietrasanta

A questo punto all’estinguersi dei Carnesecchi di Pietrasanta avrebbe dovuto tornare ai Carnesecchi e non esistendo piu’ i Carnesecchi aristocratici avrebbe dovuto passare ad una famiglia povera

In realta’ se ne appropriano gli Aulla Carnesecchi che legalmente non ne avrebbero avuto il diritto……dovendo trasmettersi il castello al primogenito maschio dei Carnesecchi

Il castello insomma rimane di proprieta’ dei Carnesecchi per circa due secoli

 

Castello di santa Maria Novella a Fiano  ………… Bonaventura Carnesecchi

 

 

 

Lapide presente nel castello di Santa Maria Novella

( per la cortesia della signora Claudia Paludetto Zanzotto )

 

 

Penso che piu' che per gratitudine l'avvocato Buonaventura di Francesco di Giovanni abbia posto la lapide per chiarire i motivi del suo buon diritto sul castello cioe' il fedecommesso istituito da Ginevra figlia di Pierantonio di Francesco di Berto a beneficio della primogenitura dei Carnesecchi

Per il momento non sono in grado di capire se Ginevra abbia acquisito il Castello da suo padre o dal marito . Cioe' se il castello apparteneva ai Carnesecchi anche prima o prima apparteneva ai Pitti

Pierantonio Carnesecchi era stato il commissario della Maremma ai tempi della riconquista di Pisa ed era un ricco mercante con traffici internazionali

 

 

A Dio Ottimo Massimo

A Ginevra di Pietro Antonio Francesco de’ Carnesecchi, vedova di Giuliano Pietro
de’ Pitti, a causa della primogenitura istituita (ob pri[m]oge[n]itura[m] instituta[m])
nella famiglia de’ Carnesecchi sull’intero suo patrimonio,
non immemore di tanto grande beneficio,
Giovanni Bonaventura de’ Carnesecchi, figlio di Francesco
dottore nell’uno e nell’altro diritto, chiamato a vita dal Collegio dei nobili fiorentini
della Sacra Milizia di Gerusalemme e
dei Serenissimi Principi (sere[n]issi[m]oru[m]q[ue] pri[n]cipu[m])
pose nell’anno del signore millesettecentocinque, in verità nel settantasettesimo di sua età.

 

Traduzione dovuta alla cortesia dei forumisti IAGI  : RFVS ; LORD HENRY ; GUIDO 5 ; da FIORE ;

 

  

 

 

 

 

 

 

 

 

presen tazione del sito

 

 

storia 1

 

storia 2

 

storia 3

 

4 note

 

altri documenti

 

araldica

 

genealogie

 

Durantis

 

Buonfantini

 

Personaggi

 

Cariche politiche

 

Giacomo mio figlio

 

La mia famiglia

 

storia di Firenze

 

il cognome a Firenze

 

libri da consultare

 

ospiti

 

tutte le pagine di questo sito.