personaggi
Pietro Carnesecchi (1508-1567 ) un martire |
< ….Un uomo nato per stare a fronte ai re… >
Il tragico corteo si mosse alle sei del mattino.......Agli scarsi spettatori Carnesecchi apparve straordinariamente sereno e sicuro di se'; sali' sul palco con atteggiamento di alto decoro e di distacco di quanto accadeva intorno a lui <<nel condursi non mostro' vilta' non per altro se non per ostentatione del mundo e perche' andasse fuori voce che lui fosse morto con molta costantia per la nuova religione.>>
............Due anni dopo Cosimo I riportava il premio del suo tradimento e riceveva il titolo ambito di Granduca e una Bolla pontificia che diceva come per suo merito, per la sua virtu'e per la prudenza la provincia della Toscana era , tra tutte le altre, la piu' libera dalla perniciosa tabe delle pestifere eresie
(Da Agostini Antonio "Pietro Carnesecchi e il movimento Valdesiano" )
Pietro Carnesecchi e' commemorato , dagli Evangelici , come martire il 2 di ottobre |
Sulle vicende biografiche di Pietro Carnesecchi l'importante voce di A. Rotondò in Dizionario biografico degli italiani,d'ora in poi DBI, vol. 20, Roma 1977, pp. 466-76. |
*****************************
Nasce a Firenze il 24 dicembre 1508 da Andrea di Paolo di Simone di Paolo Carnesecchi e da Ginevra Tani
ritratto di Pietro Carnesecchi realizzato dal Puligo
Dimensions : 39 cm x 59 cm Matériaux : Tempera sur bois Date : vers 1527 Artiste :
Domenico Puligo Lieu : Galerie des Offices de Florence Section 26nel ritratto ha quindi circa19 anni
Del Carnesecchi, esistono due ritratti: uno eseguito dal noto pittore Sebastiano del Piombo nel 1530 (o 32), attualmente esposto alla Pinacoteca di Parma e uno del Puligo (Domenico Ubaldini) alla Galleria degli Uffizi a Firenze.
Un uomo tutt'oggi non sufficientemente conosciuto, non ci sono gli studi seri ed esaustivi sul suo conto .
Un uomo che fu in grande potenza e a contatto costante con uomini che ,nel suo tempo, reggevano il mondo.
Aveva capacita' diplomatiche sviluppatissime , esso era avveduto e accorto e sapeva facilmente discernere il lato debole di un discorso o di un avvenimento
Di lui i contemporanei tracciano ogni genere di lode e la maggior parte sono sincere perche' era di carattere molto amabile. Aveva il dono di piacere alle persone
Per tutte queste qualita' della mente e della persona non era punto straordinario che il Carnesecchi entrasse nelle grazie e nel favore di Clemente VII. Il Papa apparteneva a i Medici famiglia che era sempre stata in intime relazioni con i Carnesecchi.
Clemente VII ponendo sempre maggior amore al Carnesecchi ,non cessava di proteggerlo e di beneficarlo in tutte le maniere Adunque chiamo Pietro alla sua corte e gli dette l'uffizio di Notaro, conferendogli poi poco alla volta i titoli di famigliare, di continuo commensale, di segretario del numero dei partecipanti. Egli infine lo fece protonotario della Curia , e per designare quell'intima relazione che confina con la parentela, gli concedette il privilegio, davvero molto ambito , di aggiungere al suo nome anche quello di Medici: onde si venne a chiamare Pietro Medici dei Carnesecchi
Infatti col breve 16 dicembre 1533 diretto al
<<Dilecto filio Magistro Petro Medicis alias de Carnesecchis Canonico Florentino Notario et Familiari nostro >> gli conferiva il canonicato della metropolitana fiorentina, concedendogli il privilegio straordinario di assumere il suo stesso nome di famigliaNel 1533 il Papa oltre al canonicato fiorentino, gli conferiva l'ufficio di governatore di Tivoli e di castellano di quella fortezza,l'abbazia di san Piero in Eboli nella diocesi di Salerno e l'abbazia di santa Maria di Gavello nella diocesi di Adria
In ultimo il Papa lo fece suo primo segretario, facendogli balenare anche la speranza di un cappello cardinalizio nel caso il nipote Ippolito non avesse voluto saperne di continuare la carriera ecclesiastica
Bernardino Pio ambasciatore di Mantova a Roma cosi riferiva <<sotto Clemente VII il Carnesecchi hebbe in Roma tanto di autorita' et ho sentito de lui degni di fede che detto Papa haveva a dire che in caso chel cardinale di Medici Hippolito suo nipote non restasse cardinale ,come si dubitava , di volergli dare il suo cappello e farlo de Casa Medici>>
L'ufficio di segretario era uno dei piu' difficili da sbrigarsi e portava con se' una serie di importanti e delicate occupazioni. Il popolo a vedere che il Carnesecchi prendeva una parte cosi grande nel maneggio degli affari , credeva che fosse lui e non il papa che mandasse avanti tutto il meccanismo politico e dirigesse la barca dello stato. E la poesia delle persone dotte fa eco all'opinione popolare.
Questo per dire a quali livelli di potere fosse giunto quest'uomo.
La morte di Clemente VII gli togliera' tutto questo potere,
Ma intanto in lui erano maturate idee ed aveva coltivato amicizie che gli impedivano di rimpiangere il passato e che lo spingevano su una nuova strada
Da questo momento si comincia ad intuire l'uomo che vuole modificare dall'interno il sistema ecclesiastico dei suoi tempi
Era un uomo abituato all'intrigo dalla lunga milizia sotto Clemente , non agiva mai troppo scopertamente e non si esponeva mai piu' del dovuto ma continuava a tessere una fitta ragnatela di contatti
Nel 1536 nella sua casa paterna di Firenze dove si era ritirato si ebbe una straordinaria riunione di alcuni dei piu' vivaci protagonisti della storia religiosa del cinquecento :Ochino, G.P. Carafa , Caterina Cybo , Pole ,Giberti , Priuli
Delle sue azioni atte a favorire la parte eretica poco rimane , l'inquisizione a quei tempi non scherzava affatto e lui non era uomo sprovveduto da lasciar traccia di cio' che facesse , (a tradirlo saranno le sue lettere conservate da Giulia Gonzaga, lettere che gli inquisitori useranno per farlo cadere in contraddizione nonostante la sua capacita' dialettica)
Sara' lungamente , alla corte di Francia presso Caterina dei Medici, sara' a Venezia , e mai non cessera' di tener contatto e prestare aiuto agli eretici
Processato piu' volte riuscira' sempre a cavarsela in virtu' dei suoi appoggi e della sua abile dialettica , della sua capacita magica di far vedere lucciole per lanterne
La morte di Giulia Gonzaga mette nelle mani dell'inquisizione l'epistolario che la stessa teneva con lui ; quest'epistolario gli sara' fatale
GIULIA GONZAGA
Soggiornando a Firenze sotto la protezione di Cosimo I dei Medici si riteneva completamente al sicuro dalle mene dell'inquisizione, ma Cosimo I messo con le spalle al muro dal papa Pio V sara' costretto a consegnarlo a tradimento (si disse persino che il Carnesecchi al momento dell'arresto stesse cenando col duca stesso) nelle mani dell'inquisizione pur tentando poi di aiutarlo nel successivo processo .
Come detto l'epistolario conservato dalla Gonzaga gli sara' fatale , con quello i giudici avranno in mano le prove del suo stato di eretico.
Torturato piu' volte non coinvolgera' gli amici , morira' con grandissima dignita'
… ..pronunciamo, sentenziamo , diffinimo et dechiariamo , che tu Pietro Carnesecchi dall'anno 1540 et seguenti sei stato eretico , credente agl' eretici , et loro fautore |
Alcuni passi da Oddone Ortolani "Pietro Carnesecchi"
SENTENZA DI MORTE
(Roma, 16 agosto 1567)
Noi Bernardino di Santo Mattheo de Trani, Scipione di Santo Angelo di Pisa, Francesco di Santa Croce in Hierusalem Pachecco et Giovanni Francesco di Santa Potentiana di Gambara' de' titoli per la mìseratione divina della santa romana Chiesa preti cardinali et nella universa republica christiana contro l'heretica pravità inquisitori generali dalla Santità di nostro signore Pio per la divina providentia papa quinto spetialmente deputati, ogni giorno per esperienza vederno verificarsi quello che il divino apostolo san Paulo scrivendo a Thimoteo predisse: "Erit enim tempus cum sanam doctrinam non sustinebunt, sed ad sua desíderia coacervabunt síbí magístros prurientes auríbus et a veritate quidem auditum avertent, ad fabulas autem convertentur ", sì come in questi infelici et calamitosi tempi si vede continuamente fare da molte scelerate sette di heretici, con irreparabíl danno della republica christiana et perditione d'infinite anime, et particolarmente se può considerare nella presente causa.
Poiché, essendo tu Pietro Carnesecchi, chierico fiorentino già prothonotario apostolico, in questa corte di Roma stato allevato et liberalmente beneficato di honori, beneficii ecclesiastici et pensioni, non bavendo riguardo all'ineffabile verità della santa fede catholica né rispetto veruno all'authorità della santa romana et apostolica Chiesa, né considerando il grado tuo ma deviando dalla diritto strada della vera salute, cadesti in alcune beresie contro la detta santa fede et tenesti et credesti molte et diverse opinioni beretiche et erronee:
Et prima dal 1540 in Napoli, instituito dalli quondam Giovanni Valdés spagnolo, Marc'Antonio Flaminio et Bernardino Occhino da Siena et conversando con loro et con Pietro Martire' et con Galeazzo Caracciolo et con molti altri beretici et sospetti d'heresia, leggendo il libro Dei beneficio di Christo et scritti del detto Valdés.........................................................................................................................................................
Invocato il santissimo nome di nostro signore Jesu Christo et della gloriosissima vergine Maria , dalla faccia delli quali procedono li retti giuditii et gli occhi dei giudici riguardano la verita', in questa causa et cause vertenti nel Santo Officio , tra il magnifico m. Pietro Belo procuratore fiscale di esso Santo Officio, da una parte e te Pietro Carnesecchi, reo, processato , confesso et colpevole respettivamente ritrovato, dall'altra parte , per questa sentenza definitiva, che in questa scrittura proferimo, pronunciamo, sentenziamo , diffinimo et dechiariamo , che tu Pietro Carnesecchi dall'anno 1540 et seguenti sei stato eretico , credente agl' eretici , et loro fautore , et recettatore respettivamente , et percio' sei incorso nelle sentenze, censure e pene legittime et ecclesiastice, dalli sacri canoni, leggi, et constitutioni, cosi generali come particolari, a simili delinquenti imposte. Et attesi tanti inganni fatti alla Santa Chiesa ,et tanti periurii , varieta', vacillationi , et l'incostantia et instabilita' tua et la durezza nel confessare la verita', et la impenitentia da te mostrata in molte cose , per molti segni , et tra gl'altri essendo prigionenel scrivere et dare avisi in favore di heretici ,come si e' detto,et la inveterata vita nelli errori et conversatione d'heretici et l'incorrigibilita'tua,poiche' in tre altre instanze oltra di questa e' stato giudicato di te et tua causa,havendo in quelle deluso et et ingannato il Santo Offitio, né doppo le prefate due assolutioni ti sei emendato né corretto, et considerando che perciò il Santo Offitio di te non si può più fidare né haverne sigurtà che sii vera et sinceramente pentito, né può sperarne correttione alcuna; per questo similmente ti dichiaramo et giudichiamo heretico impenitente, fintamente converso et diminuto et esser ipso iure privato, et quatenus opus est di nuovo ti priviamo d'ogni grado, honore et dignità et de' beneficii, pensioni et offitii ecclesiastici et temporali, qualunche si siano et in qualsivoglia modo qualificati, et quelli essere vacati dal tempo delle tue beresie, et doppo quello te essere stato inhabile a conseguirli, et alla confiscatione de tutti li tuoì beni mobili et stabili et semoventi, ragioni et attioni, secondo la dispositione de' sacri canoni, da applícarse sì come l'applichiamo a chi di ragione si debbono.Et come incorrigibíle, impenitente et fintamente converso parimente dechiaramo et decretiamo dovere essere degradato, sì come ordiniamo che sii attualmente degradato, dalli ordini nelli quali sei constituito. Et così degradato ex nunc prout ex tunc come inutil palmíte"' ti scacciamo dal foro nostro ecclesiastico et dalla / protettione della nostra santa Chiesa et diamo et relassiamo alla corte secolare, cioè a voi monsignore governatore di Roma, che lo riceviate nel vostro foro et a vostro arbitrio da punirsi con debito gastigo, pregandovi però si come caldamente vi preghiamo a moderare la sentenza vostra intorno la persona sua senza pericolo di morte et effusione di sangue.
Ita pronunciamus nos cardinales inquisitores generales infrascripti
Bernardinus cardinalis Tranensis
Scipio cardinalis Pisarum
Franciscus cardinalis Pacheco
Ioannes Franciscus cardinalis de Gambara
La pubblicazione della sentenza avvenne nel corso di un solenne autodafe'svoltosi nella chiesa della Minerva in Roma al quale Pio V volle dare particolare importanza appunto per la funzione d'esempio che la condanna dell'alto prelato doveva assumere presso i componenti della Curia. A tutti i cardinali di stanza a Roma venne imposto di parteciparvi
come eretico impenitente, fu condannato alla degradazione, alla perdita di tutti i benefici ecclesiastici e alla consegna al Governatore di Roma (braccio secolare) per l'applicazione "del debito castigo" (che nella fattispecie era la pena di morte) con la solita ipocrita formula intesa "a moderare la sentenza nostra intorno alla sua persona senza pericolo di morte ed effusione di sangue".
......Segui la lettura della sentenza del secondo condannato a morte. e poi i due vennero condotti in sagrestia per subire la degradazione. Carnesecchi passo' in mezzo a una folla di grandi personaggi quasi tutti da lui conosciuti che lo guardavano con interesse misto a disprezzo. anche in questa occasione volle far sfoggio di superiorita' agli eventi e a un gentiluomo di vista corta che si sporgeva per guardarlo <<Non vi affaticate tanto per vedere questo ricamo >>disse gentilmente , alludendo alla veste d'infamia con la quale era stato coperto << ecco che ve la mostro con comodita'>> e al proprio compagno di sorte fu sentito dire : <<Padre ,noi andiamo vestiti a livrea come se fussi di carnevale>>
Il primo ottobre 1567 il C. (in questi casi la decapitazione doveva precedere il rogo) lasciò il carcere di Tor di Nona e salì al patibolo con dignità e decoro. Il taglio della testa, notano gli agenti di Cosimo I che assistettero all'evento, avvenne senza problemi nella piazzetta antistante il ponte S. Angelo. Qualche problema ci fu per l'azione del rogo a causa della pioggia.
e ancora
................. Al momento di lasciare il carcere Carnesecchi non pronuncio' parole di circostanza ,ne' lascio' ricordi personali ; soltanto quando fu sul punto di muoversi verso il luogo dell'esecuzione, scorgendo che la minaccia di pioggia era cessata per il tempo che gli restava da vivere si tolse il ferraiolo per donarlo ai confortatori. Apparve allora elegantissimo, come se si recasse a una gran festa con indosso un vestito << tutto attillato con la camicia bianca ,con un par di guanti nuovi e una pezzuola bianca in mano>> . Fra i presenti si rinnovo' l'ammirazione che al cronista dell'autodafe'della Minerva aveva fatto esclamare << pulcherrimus erat aspectu et magnum nobilitatis signum ostendebat >>
Il tragico corteo si mosse alle sei del mattino.......Agli scarsi spettatori Carnesecchi apparve straordinariamente sereno e sicuro di se'; sali' sul palco con atteggiamento di alto decoro e di distacco di quanto accadeva intorno a lui <<nel condursi non mostro' vilta' non per altro se non per ostentatione del mundo e perche' andasse fuori voce che lui fosse morto con molta costantia per la nuova religione.>>
............Due anni dopo Cosimo I riportava il premio del suo tradimento e riceveva il titolo ambito di Granduca e una Bolla pontificia che diceva come per suo merito, per la sua virtu'e per la prudenza la provincia della Toscana era , tra tutte le altre, la piu' libera dalla perniciosa tabe delle pestifere eresie
(Da Agostini Antonio "Pietro Carnesecchi e il movimento Valdesiano" )
Molto piu' acutamente Massimo Firpo e Dario Marcato ne "I processi inquisitoriali ......" dicono :
Piuttosto, è lecito ipotizzare che altri furono forse gli strumenti di pressione messi in campo dal pontefice: vale a dire da un lato la minaccia di scatenare anche a Firenze una poderosa offensiva inquisitoriale, come già stava avvenendo in molte città italiane, e dall'altro l'impegno a non utilizzare ai danni dell'establísbment cittadino la nuova documentazione caduta nelle mani del Sant'Ufficio e, a maggior ragione, gli eventuali elementi d'accusa scaturiti dagli interrogatori del protonotario in relazione a uomini e ambienti vicini alla corte medicea. Il che era agevole supporre da parte di chiunque - a cominciare dal duca stesso - fosse stato a conoscenza delle deviazioni e complicità eterodosse di cui si erano resi responsabili negli anni quaranta e oltre alcuni dei patrizi e degli intellettuali più vicini alla corte medicea, da Bartolomeo Panciatichi ad Alessandro Del Caccia, da Giovan Battista Ricasoli a Pietro Gelido, da Pierfrancesco Riccio a Benedetto Varchi, da Cosimo Bartoli a Giambattista Gelli, da Ludovico Domenichi allo stesso Carnesecchi ". t bene non dimenticare, insomma, che mentre quest'ultimo sarebbe stato processato, condannato e giustiziato a Roma a causa delle dottrine valdesiane da lui professate e diffuse per un quarto di secolo, i sacri riti del potere mediceo non avrebbero cessato di essere celebrati nell'antica basilica di San Lorenzo, dove splendevano i "chiari colori" con cui tra il 1545/46 e il 1558 - e non certo senza il consenso e l'avallo del duca - Iacopo da Pontormo e poi il suo allievo Bronzino avevano trasferito nei grandiosi affreschi del coro lo spirito e la lettera del catechismo dell'esule spagnolo pubblicato nel '45 `. Non più tardi del 24 marzo 1562, del resto, un vecchio amico e confidente del protonotario come il Gelido, all'indomani della sua fuga a Ginevra nella cui Chiesa si era ormai "incorporato", concludeva una sua lettera a Cosimo con l'esortazione ad astenersi dal "perseguitare i membri di Christo, il quale in un momento può mandarli altretanta calamità e ruina quanta in tanto tempo le ha data felicità et grandezza", e l'augurio che Iddio si inducesse infine a "darle vera cognitione della verità, accioché la sia ministro e istrumento di Dio per persuadere al papa che, deposto ogni ambitione et ogni interesse, voglia una volta che si vegga et si conosca il vero di questa causa, come farebbe se egli medesimo volesse congregare un concilio legittimo nel mezzo di Germania, trovarvisi in persona et che davvero si riformasse la Chiesa".
Tutto ciò consente di ipotizzare che ciò che Cosimo chiese in cambio della consegna a Roma del Carnesecchi non fu tanto la corona granducale, che ne sarebbe stata piuttosto una ricompensa, una sorta di riconoscimento dell'ormai consolidata fama di "grande essecutor de lo que se ordena en la Inquisición en Roma", come avrebbe scritto nel '68 l'ambasciatore spagnolo presso la santa sede ". Ciò che forse il duca chiese - e ottenne - fu piuttosto una garanzia di impunità per sé e per il mondo che più da vicino lo aveva circondato negli anni dell'aspro conflitto contro Paolo III e Paolo IV, quando anche le dottrine valdesiane erano potute apparire al suo sguardo di spregiudicato uomo politico un'arma con cui combattere contro le prepotenti invadenze della corte papale, di schierarsi al fianco e nell'ombra di Carlo V, di appoggiare l'irenico riformismo che gli 'spirituali' avevano cercato di proporre anche in sede conciliare, di lottare contro la sorda opposizione piagnona. Ma ora quel mondo era tramontato per sempre: e se il prenderne realisticamente atto e schierarsi di conseguenza non dovette comportare eccessivi scrupoli di coscienza per il duca, gli impose tuttavia di fare qualcosa per mascherare e nascondere a occhi, indiscreti un passato religioso non proprio esemplare dal punto di vista della nuova ortodossia tridentina. Di qui la decisione di consegnare a Roma il Carnesecchi, mentre al pennello del Bronzino in San Lorenzo (1565-69) e alla penna del Vasari nella Vita del Pontormo (1568) veniva affidato il compito far dimenticare il significato religioso degli affreschi valdesiani scoperti solo dieci anni prima nella basilica medicea". Ne offre una pur indiretta riprova il fatto che, nonostante il lungo sforzo per spremere dalle esperienze e dai ricordi del protonotario tutto quanto egli sapeva su eretici e sospetti del passato e del presente, il tribunale romano evitò di porre domande imbarazzanti sul conto di Cosimo de' Medici, che per parte sua il Carnesecchi volle sempre presentare come "principe tanto catholico" `. E ciò a dispetto della sua stessa testimonianza su alcuni dei più stretti collaboratori del duca, come per esempio il Panciatichi e il Rícasoli, nei confronti dei quali da parte di Roma non fu preso alcun provvedimento alla fine del processo nonostante essi fossero ancor vivi e vegeti a Firenze`. 11 che autorizza il sospetto di una sorta di scambio tutto politico tra l'impunità per sé e la sua città ottenuta dal duca (e forse offerta dal papa) e l'abbandono del Carnesecchi al suo destino, senza lasciargli neanche la possibilità di sottrarsi all'arresto con una fuga da Firenze, o almeno di sbarazzarsi di carte e libri compromettenti...................................................................................................................................................................Per parte suo papa Pio V, che riusciva finalmente ad acciuffare quell'eretico impenitente sottrattosi solo pochi anni prima al Sant'Ufficio non nascose la sua soddisfazione e subito, appena avuta notizia dell'arresto, il primo luglio, volle che il cardinal nipote ringraziasse il duca mediceo: "Nostro Signore è restato intieramente satisfatto di Vostra Eccellenza nel successo di questo negotio", esordiva Michele Bonelli, assicurandolo peraltro che il pontefice non aveva mai dubitato di trovare piena collaborazione da parte sua e facendogli sapere che "non cessa di laudarla quanto meritamente si deve per ogni rispetto" e, oltre a impartirgli la benedizione apostolica, "promette serbarne viva et grata memoria": "Se molti altri principi christiani fossero simili allei in questa parte et dallei pigliassero essempio per l'avenire - concludeva -, le cose della religione piglíarebbon forma migliore et più servitio sarebbe del signor Iddio et maggior benefitio consequentemente di tutto '1 christianesmo" `. Concetto sul quale avrebbe insistito all'indomani della conclusione di quel processo anche il cardinale Scipione Rebiba che, nello scrivere all'inquisítore di Mantova il 5 novembre 1567 per sollecitare analoghi comportamenti da parte di Guglielmo Gonzaga, avrebbe additato ad esempio proprio "íl signor duca di Fiorenza et il signor viceré di Napoli, ch'hanno dato nelle mani della santissima Inquisitione quelli che gl'erano molto e molto cari, e per tal causa poi sempre odiosi" .Quali che fossero le argomentazioni del Manrique, esse valsero comunque a convincere subito il duca mediceo, che la sera stessa del suo arrivo - il 22 giugno - ordinò l'arresto del Camesecchi. Il bargello si presentò a casa sua con tre uomini che provvidero a effettuare una perquisizione, al termine della quale fu stilato un inventario dei 65 pezzi sequestrati e poi inviati a Roma, da cui il Sant'Ufficio avrebbe tratto nuovi elementi in grado di orientare gli interrogatori e di arricchire il poderoso arsenale probatorio già in suo possesso: scritti del Valdés e del Flaminio, lettere di quest'ultimo, del Priuli, della Gonzaga, minute del protonotario, scritti sull'eucaristia, documenti relativi all'ultimo processo del 1560-61 , il cui originale era peraltro custodito negli archivi inquisitoriali. Dopo le carte napoletane, il dossier a carico del Carnesecchi si arricchiva ora di quelle fiorentine,.......................
Pietro Carnesecchi e' commemorato , dagli Evangelici , come martire il 2 di ottobre
Cronologia della vita di Pietro Carnesecchi
Anno 1508 Nasce a Firenze il 24 dicembre 1508
Anno 1518 Scholarus et clericus presso il seguito del cardinale Bibbiena insieme ai figli del suo fratello uterino Antonio Dovizi :Marcantonio e Vittorio
Anno 1524 entra al servizio di Giulio dei Medici eletto papa il 18 novembre 1523 col nome di Clemente VII
Anno 1527 sacco di Roma
Anno 1529 presenzia all'investitura cardinalizia di Ippolito dei Medici
Anno 1529 presenzia all'incoronazione di Carlo V in Bologna
Anno 1530 ottiene da Clemente VII la grazia per Filippo Del Migliore condannato al confino dalla reazione medicea a Firenze
Anno 1532 conosce il Vergerio nunzio in Germania da cui negli anni a venire sara' relazionato dei fatti in Germania
Anno 1533 e' nominato da clemente VII segretario pontificio al posto di Giacomo Salviati ( Trionfa la politica di avvicinamento alla Francia )
Anno 1533 matrimonio di Caterina dei Medici nipote di Clemente VII con Enrico di Orleans
Anno 1533 16 dicembre breve di Clemente VII in cui gli concede il canonicato della metropolitana fiorentina
Anno 1534 frequenta a Roma Vittor Soranzo, Pietro Gelido ,Giovan Tommaso Sanfelice , Giovanni Valdes
Anno 1534 segue la predicazione di fra Bernardino Occhino a Roma
Anno 1534 muore Clemente VII viene eletto Paolo III Farnese antimediceo Carnesecchi e' destituito dall'incarico di segretario
Anno 1535 conosce Vittoria Colonna la poetessa
Anno 1535 conosce nel castello di Fondi Giulia Gonzaga Lei ha 25 anni lui 27 tra i due s'instaura una fortissima amicizia spirituale
Anno 1536 segue Giulia Gonzaga a Napoli che l'introduce nella nobilta' napoletana e dove ritrova Giovanni Valdes e ne segue la predicazione
Anno 1536 incontro a Napoli con Carlo V , reduce dall'impresa di Tunisi ,
anni 1536-1539 si ritira nella casa paterna a Firenze
anno 1536 nella sua casa paterna di Firenze dove si era ritirato si ebbe una straordinaria riunione di alcuni dei piu' vivaci protagonisti della storia religiosa del cinquecento :Ochino, G.P. Carafa , Caterina Cybo , Pole ,Giberti , Priuli
anni 1536 1539 diventa familiare del duca Cosimo I
anno 1538 incontra vittoria Colonna a Bagni di Lucca alle terme
anno 1539 torna a Napoli ed incontra Giulia Gonzaga rimane a Napoli circa un anno e aderisce al Valdesianesimo
anno 1540 conosce e diventa amico del Flaminio
anno 1541 Carnesecchi torna a Firenze viaggiano con lui ,il Flaminio ,il Rullo , il Villamarina sostano presso il cardinale di Mantova Ercole Gonzaga
anno 1541 il flaminio risiede per 6 mesi presso il Carnesecchi ed hanno contatto col Vermigli ,l'Occhino e con Caterina Cybo
anno 1541 legge il Calvino
anno 1541 su invito del Pole il Carnesecchi ed il Flaminio lo raggiungono a Viterbo dove trovano anche il Soranzo , il Priuli ,il Merenda ,il Rullo, Bartolomeo Stella ed altri
anno 1541 Vittoria Colonna e' a Viterbo ed invita Giulia Gonzaga a raggiungerla , ma Giulia non accetta
anno 1541 Carnesecchi ,Flaminio ,Soranzo,Priuli studiano Luttero
anno 1542 Carnesecchi e' a Venezia
anno 1546 Paolo III intima a Carnesecchi di presentarsi a Roma per rispondere dell'accusa di eresia
anno 1546 si muovono a suo favore il Pole ,Cosimo I, il cardinale Farnese
anno 1546 e' a Napoli presso Giulia Gonzaga
anno 1547 e' a Bagnorea invitato da il Pole e dal Flaminio
anno 1547 muore Vittoria Colonna
anno 1547 e' a Fontaineblau accolto cordialmente da Caterina Dei Medici
anno 1547 Caterina dei Medici da un incarico di prestigio al Carnesecchi , per 5 anni il Carnesecchi segue la corte francese ed e' in grande favore dei reali di Francia
anno 1549 muore Paolo III , il Pole rifiuta la nomina per acclamazione , viene eletto Giulio III
anno 1549 i cardinali francesi denunciano il Carnesecchi come eretico al re di Francia senza risultato
anno 1547 -1552 influenza del Carnesecchi su Margherita di Valois
anni 1547 - 1552 e' in rapporti a Parigi con il tipografo Roberto Stefano d'idee calviniste
anni 1547 - 1552 gravemente ammalato fa un atto di rinunzia a favore del cardinale Morone e' la prima notizia che si ha della loro intimita'che doveva gia' essere molto forte
anno 1552 il Carnesecchi rinuncia alla sua carica presso il re di Francia e si stabilisce a Lione
anno1552 il Carnesecchi ha intensi contatti con i mondi della riforma
anno 1553 torna a Venezia
anno 1553 Giulia Gonzaga finisce nel mirino dell'inquisizione
anno 1555 muore Giulio III e sale al pontificato Paolo IV Carafa azione forte contro gli eretici sono accusati il Pole e il Morrone
anno 1557 secondo processo a Carnesecchi si muove in suo favore Cosimo I e Giulia fa muovere in suo favore Ferrante Gonzaga
anno 1558 muore il Pole
anno 1559 il Carnesecchi condannato A morte in contumacia 24 marzo 1559
anno 1559 muore Paolo IV Carafa 19 agosto 1559
anno 1559 viene eletto pontefice Pio IV Medici
anno 1560 muore Alvise Priuli
anno 1561 Pio IV proclama solennemente che il Carnesecchi era stato sempre <<innocente e catholico >>
anno 1561 e' a Napoli con la Gonzaga
anno 1561 il Gelido e il Brancuti fuggono da Venezia e si rifugiano a Ginevra
anno 1562 settembre abbandona Napoli e va a Roma
anno 1563 a Roma tenta di pubblicare le oper del Pole
anno 1564 e' a Venezia
anno 1565 muore Pio IV sale al pontificato Pio V Ghisleri
anno 1565 Carnesecchi si rifugia a Firenze sotto la protezione di Cosimo I
anno 1566 16 aprile muore giulia Gonzaga tutto l'epistolario col Carnesecchi cade in mano all'inquisizione . La posizione del Carnesecchi e' irrimediabile
anno 1566 Cosimo I consegna il Carnesecchi all'inquisizione
anno 1566-1567 il processo durante il quale il Carnesecchi viene torturato
anno 1567 dopo un lunghissimo processo il 16 agosto 1567 la condanna a morte. La lettura della sentenza duro' oltre 2 ore
anno 1567 la condanna venne eseguita il 1 ottobre mediante decapitazione , quindi il corpo venne arso
dalla
"Storia del Granducato di Toscana" di Riguccio Galluzzi editore Marchini Leonardo 1822
Fosse in Borromeo debolezza di lasciarsi guadagnare dal Farnese , ovvero perfetta cognizione del Soggetto nominatoli dal medesimo e' certo che egli s'impegno' a proporre il Cardinale Alessandrino , il quale a pieni voti li sette gennaio resto' assunto al Pontificato. .......... facendosi denominare Pio V; ...................Niuno certamente si rallegro' di tale elezione temendo di veder risorgere in esso il genio feroce di Paolo IV , di cui si era dimostrato sempre sincero ammiratore......................
Estremamente zelante della purità della Fede introdusse un nuovo metodo nel Tribunale della Inquisizione, e sì prefisse di purgar l'Italia da tutti quei soggetti , che fossero infetti delle nuove opinioni; ne richiese perciò a varj principi per averli nelle sue forze, il che sparse per l'Italia il térrore, quale tanto più si accrebbe quando si rese noto l'impegno con cui richiese a Cosimo il Carnesecchi.
Pietro Carnesecchi Fiorentino era di una famiglia assai riguardèvole, e di quelle che seguitarono la fortuna dei Medici: servì Clemente VII in qualita' di Segretario e ciò gli meritò la protezione della Regina Caterina , la benevolenza di Cosimo, e l'acquisto di un competente Patrimonio Ecclesiastico ; dopo la morte di Papa Clemente , nauseato della permanenza di Roma , scorse per le varie Citta' dell'Italia., occupandosi unicamente delle lettere , e della conversazione dei dotti ; era egli versatissimo nelle lettere Greche e Latine , eloquente parlatore , e poeta.
Passò in Francia , dove, mediante il favore, di quella Regina, e del suo proprio merito fu tenuto in sommo onore, e stimato da quella Nazione.Siccome nei suoi viaggi avea contratto' amicizia con alcuni settarj, e singolarmente con Pietro Martire, e con Bernardino Ochino, s' imbevve percio' facilmente delle loro opinioni: ciò diede occasione alla Inquisizione di Roma di processarlo mentre era in Francia , ma il favore di quella Regina pote' liberarlo da ogni molestia. Nel 1552 ritornò in Italia , e stabili la sua dimora in Venezia, dove nel 1557 giunsero novamente a turbarlo le citazioni di Roma , e: in conseguenza il terrore dell'inesorabile Paolo IV. In tale occasione la protezione del Duca fu efficace a salvarlo dalle mani dell'Inquisitore Fra Míchele per mezzo di commendatizie, proroghe, e attéstazioni d'infermità, tanto che lo trattenne dal comparire , finché ebbe' vita quel Papa. Successe poi Pio IV. , e allora non fù dìfficile a Cosimo di renderlo immune da qualunque molestia , che anzi volle si portasse egli medesimo a Roma a difendere la propria causa : nel 1561 ne riporto' una sentenza assolutoria, che lo dichiarava purgato da ogni macchia d' imputazione, e riconosciuto per vero Cattolico, e obbediente alla Chiesa Romana. Dopo tanti travagli prevalse nondimeno nel Carnesecchi il fanatismo alla prudenza , poiche' non solo continuò con i settarj le antiche corrispondenze , ma apparve ancora complice , e fautore della evasione del Pero. Era questi Pietro Gelido da Samminiato, denominato comunemente il Pero, Ecclesiastico di molta dottrina, esercitato anch' esso in sua gioventù neila Corte di Clemente VII. Avea servito il Duca con carattere di Segretario alla Corte di Francía , e poi trattenutosi alla Corte di Ferrara si era meritato la benevolenza della Duchessa Renata , per opera della quale s'imbevve delle nuove opinioni di Calvino, che essa professava palesemente. Dipoi il Duca Cosimo lo dichiaro' suo Segretario Residente presso la Repubblica di Venezia, e dal 1552 al 1561 servì in questo incarico con molta lode, e sodisfazione del suo Principe. Ma infine la familiarità, e domestica conversazione del Carnesecchi avendo posto in agitazione il suo spirito, mosso dal fanatismo si risolvè di abbandonare l'Italia . e portarsi in Francia presso la Duchessa Renata per professare liberamente la nuova Setta con la di lei protezione . I Fiorentini della Regina avendolo diffamato per uno spione di Cosimo lo posero in necessita' di ritirarsi in Ginevra ,dove incorporatosi con quella Chiesa , e ridottosi a mendicare il cibo ,scriveva a Cosimo lettere oratorie , perche' inducesse il Papa a convocare un Concilio nel centro della Germania , e v'intervenisse personalmente. Fu comune opinione che il Carnesecchi , oltre ad aver fomentato il Pero a questa risoluzione , lo ajutasse ancora con le rimesse di danaro. Nondimeno egli si stava in Firenze godendo il favore del Duca , e conversando con esso domesticamente , essendo quel Principe singolarmente inclinato alla compagnia degli uomini di lettere . Questa tranquillita' del Carnesecchi doveva pero' essere turbata sotto un Papa Inquisitore , a cui erano ben noti i suoi andamenti , le corrispondenze , e le antecedenti imputazioni.
Considerando Pio V , che siccome costui era il piu' autorevole e illustre corrispondente dei Settarj in Italia. il toglierlo di mezzo era percio' della massima importanza per estirpare da questa Provincia il seminio delle nuove opinioni. Sapeva la protezione , che avea Cosimo per il medesimo , e trattò in Congregazione del modo di obbligarlo con gli ufficj per non avere una negativa.
Ecco come il Cardinale Pacecco li diciannove di Giugno prevenne il Duca di questo affare: Dalla lettera ,che N.S. scrive a Vostra Eccellenza , e dalla persona , che spedisce, potra' Ella ben giudicare di quanta premura sia il negozio , che il Padre Maestro Le dirà , nel quale Le posso assicurare che ho visto con i miei occhi cose nuovamente scoperte, che non solo non si possono dissimulare , ma sarebbe gran peccato davanti a Dio se sua Santita' non ne venisse a capo , e di Vostra Eccellenza come Principe Temporale se non desse al Papa tutto il favore , di cui ha bisogno per fare il suo uffizio come Vicario di Gesu' Cristo . Sua Santita' mi ha parlato di questo affare con gran premura e ansieta', e io l'ho assicurata di due cose , l'una che in tutta la Cristianita' non vi e' principe piu' zelante della gloria di Dio , e delle cose della Inquisizione quanto Vostra Eccellenza, e Sua Santita'conosce molto bene questa parte in Lei , e la predica. L'altra che per suo particolar contento e consolazione non vi sarebbe cosa per grave che fosse , che Ella non facesse , e mi ha detto che non poteva venir negozio in cui Vostra Eccellenza gli potesse mostrare il suo animo come questo ;e per dichiararglielo in una parola diro' che mi commesse nella Congregazione due volte che io venissi in persona a far l'uffizio, che viene a fare il P.Maestro, e se gli illustrissimi miei Colleghi non avessero disapprovato questa risoluzione non mi scaricava di tal peso ,dicendo queste parole : << Se bisognasse per la buona spedizione di questo affare che andassi io in persona lo farei volontieri , perche' questo e' il mio uffizio. >>Non si meravigli Vostra Eccellenza che per un uomo solo si faccia questa istanza , perche' sarebbe possibile ricavare altre cose che importassero moltissimo , e forse qualcuna che fosse di suo servizio. La supplico intanto che , considerando questo negozio con la sua solita Cristianita' e prudenza , si risolva in quello come suole nelli altri maggiori , tenendo Dio davanti agli occhi , e tenendo ancora per certo che da questo caso dipendera' gran parte della buona corrispondenza , che Vostra Eccellenza deve tenere col Papa in questo Pontificato ecc.
Fu percio' spedito a Firenze il Maestro del Sacro Palazzo , accompagnato da una lettera di proprio pugno di Sua Santita' in data del 30 Giugno del seguente tenore :
Dilecte fili ecc..Per causa molto importante al servizio di Sua Divina Maesta', e della Religione Cattolica mandiamo il portatore della presente Maestro del nostro Sacro Palazzo , e e quando non fossero stati i caldi eccessivi avressimo mandato il Cardinale Pacecco per la stessa causa , tanto l'abbiamo a cuore per l'importanza suddetta , nella quale dara' ad esso Maestro quella credenza , che daria a nostra medesima persona. Cosi Sua Divina Maesta' benedicavi ecc..Cosi vigorose premure del Papa posero il Duca Cosimo in un grave cimento, ma prevalendo in esso il desiderio di guadagnarsi la sua benevolenza , e dimostrare il zelo per la Religione , delibero' di concederlo , lusingandosi che in progresso i buoni ufficj , e forse la giustizia della causa avrebbero potuto renderli la liberta'. Condotto a Roma li quattro di Luglio fu rinchuso nelle carceri della Inquisizione . Dopo nove mesi di silenzio il Duca spedi espressamente al Papa per implorare la di lui clemenza , e impiego'a questo effetto l'autorita', e il favore dei Cardinali ; tento' di scusarlo , attribuendo i suoi errori a leggerezza piuttosto che a matura riflessione ; ma tutto fu inutile perche' il Carnesecchi si aggravava da per se stesso nei costituti .Li ventuno di Settembre 1567 fu letta pubblicamente la sua sentenza e dichiarato convinto di trentaquattro opinioni condannate ; fu privato di tutti gli onori , dignita', e benefizj , e consegnato al braccio secolare; gli fu posto indosso il Sambenito , dipinto a fiamme ,e diavoli , fu degradato. Si tento' a nome del Duca di muovere il Papa a compassione per risparmiarli l'ultimo supplizio ; e siccome era impenitente , Sua Santita' sospese l'esecuzione per dieci giorni , promettendo la grazia qualora si convertisse . Un Cappuccino da Pistoja fu incaricato di esortarlo , e ridurlo con la speranza della vita , ma egli godeva di disputare , e non di pentirsi , e sprezzava la morte . Riconosciute inutili le prove di Fra Pistoja li 3 Ottobre 1567 fu decapitato in Ponte , e abbruciato. Sostenne fino alli ultimi momenti il suo fanatismo , e volle intervenire alla esecuzione come in pompa, affettando di avere biancheria , e guanti nuovi , ed eleganti , giacche' il Sambenito infiammato non gli permetteva l'uso di altre vesti.La compiacenza di Cosimo accrebbe certamente nel Pontefice la stima , e l'amicizia verso di esso;
OPERE LETTERARIE DI PIETRO CARNESECCHI
Capitolo XII Antonio Agostini Pietro Carnesecchi e il movimento Valdesiano
Prima di procedere avanti col nostro racconto, occorre che ci fermiamo un poco per vedere se il Carnesecchi scrisse qualche opera e lasciò dietro di sè qualche monumento del suo ingegno. Poichè uno storico di gran fama ha detto che egli fu buon poeta e forbito scrittore in latino e in italiano e un altro si augura che sorga qualcuno a raccogliere le sue opere, perchè in quella'maniera sarà restituito non solo un martire al cristianesimo e un cittadino alla patria, ma anche un elegante scrittore alla nostra letteratura
Mi sembra che non sia fuori di luogo il ricercare quali furono veramente questi scritti, se essi esistono ancora, oppure se si può rinvenire qualche accenno, qualche traccia che comprovi la loro esistenza.
Il Carnesecchi era tenuto in grande stima e considerazione dagli artisti e dai letterati del suo tempo. Tutti quelli che parlano di lui sembra che facciano a gara per tributargli delle lodi lusinghiere. E' vero che egli ebbe una grande autorità nella corte di Roma al tempo di Clemente VII e poi si mostrò sempre liberale protettore dei letterati e degli studiosi, e quindi una parte di quelli elogi era ispirata dalla riconoscenza dei benefizi ricevuti oppure dal desiderio di procurarsene dei nuovi. Ma anche se si fa la tara a tutto questo, si vede che il sentimento di stima e di ammirazione, che stava nell'animo di quelli uomini, era schietto e sincero, e che le espressioni che risonavano nelle loro lettere e nelle loro opere erano dettate da vero affetto. Egli è " giovane dotto e gentile, " secondo Claudio Tolomei , " vir optimus atque elegantissimus, >> secondo il giudizio di Giovanni Faseolo . Egli ha una fine e squisita cultura, tanto che il suo nome è conosciuto in tutto il mondo letterario. " Níuno ci ha, " scrisse Giulio Ballino, dedicando al Carnesecchi la sua traduzione della Morale Filosofia di Epitetto, " niuno ci ha, a cui non sia noto, quanto sia intendente delle migliori lettere: della molta auttorità, che il suo gran valor li ha acquistata, meglio fia, ch'io taccia, poichè più non potrei dirne di quello che ne sa il Mondo, il quale ne é instrutto a pieno, e di assai maggiore la stimò sempre meritevole " . Pier Vettori in un suo libro di emendazioni alle epistole di Cicerone, viene,. Per incidenza, a ricordare il Carnesecchi e lo chiama " optimum et maximis in rebus spectatúm juvenem " . Egli poi manda quel libro in dono all'amico e umanista segnalatissimo, Francesco Robortello. Ma questi non si contenta di quelle poche parole di elogio, buttate là alla sfuggita sopra il nome del Carnesecchi, e fa un dolce rimprovero al Vettori e dice : " Vorrei che il Carnesecchi fosse nominato da te alquanto più onorevolmente " . Allora, al princìpio del 1540, non aveva ancora scritto quelle parole di ammirazione e di grata cortesia sopra il Carnesecchi e gli altri uomini cheprendevano parte insieme a lui alle conversazioni di Viterbo. Carlo Sigonio fa eco anch'egli al coro degli altri letterati e dipinge il Protonotario come " ornatissimum virum " .
Questi sentimenti di affetto, di simpatia, di stima che spuntavano qua e là in diversi animi, si vennero a riunire insieme, ed impressero un segno della più cara e gradita ricordanza. Il Carnesecchi era ritornato a Firenze, dopo aver subìto il primo processo per causa di eresia sotto Papa Paolo III. L'Accademia fiorentina stava allora " riformando, ordinando, e rassettando il suo corpo " ; cioè aveva dato balia ad alcuni soci di fare tutte quelle riforme e regolamenti che credessero necessari. Questi, dopo essersi radunati più volte insieme, il giorno 11 d'agosto del 1547, fissarono di cassare tutto il vecchio corpo degli accademici; vennero a nuove elezioni; e per di più nominarono una quantitá di uomini " chiari, ed illustri, si per gli onori, e sì per le lettere ", detti Padri, che dovevano aiutare a " reggere questo corpo con l'autoritá, consiglio, esempio, e dottrina. " Tra questi fu anche Pietro Carnesecchi. Il suo nome figurò in mezzo a quelli di Benedetto Accolti, di Giovanni della Casa; di Giambattista Ricasoli, di Pierfrancesco Riccio, di Lelio Torelli, di Pier Vittori, di Michelangelo Buonarroti .
Dopo tante frasche e tanti fiori si aspetterebbe di veder spuntare il frutto; voglio dire, dopo tante lodie tanti attestati di stima si aspetterebbe di trovare almeno uno scritto, un'opera più o meno vasta e importante, scritta dal nostro personaggio. Invece a noi non resta altro (oltre le lettere citate e l'epistolario contenuto nell'Estratto del processo) che un piccolo e magro componimento poetico, un sonetto, scritto in età giovanile, quando il pensiero non era ancora maturo. Questo sonetto, di cui abbiamo già riportato qualche verso, è scritto in risposta a un altro del Varchi e si riferisce a quel periodo di vita indeterminato e vago, pieno di abbattimenti dolorosi e di subite speranze, in cui il Carnesecchi, avendo volto le spalle alla Corte Romana, cercava di sollevarsi in un ordine di azioni e di pensieri più consentanei alla natura del suo ingegno.
Varchi, che sei dal secol cieco et empio
a Dio rivolto et al suo sant'ovile,
quasi smarrita pecorella humìle
con così chiaro et singular esempio,
Ben esser bramo quel sacrato tempio,
qual mi dipinge il tuo sacrato stile ;
et, divenendo in tutto a Dio simile,
schivar dei suo avversario il duro scempio.
Ma mel divieta la continua guerra
che al mio spirto quell'iniquo face
et farà, credo, fin ch'io sia sotterra.
Ond'il mio stato a me stesso non piace:
pur, per pietà di chi '1 ciel n'apre et serra,
spero goder là suso eterna pace.
In fondo segue una piccola lettera, che dice " Vedete, M. Benedetto mio, quant'obbligo ho " da avere alla vostra Musa che questo è il primo " sonetto che io abbia fatto ai miei giorni, come " l'opera stessa ve ne potrà far fede. Et in vero " era ben ragione, che, sì come. voi avete sforzato, il vostro genio in lodarmi tanto sopra il vero, così anch'io sfogassi il mio ingegno in ringratiarvene straordinariamente. Accettatelo adunque come segno, benchè piccolo, del mio grat'animo verso di voi, et poi gettatelo via come aborto della mia quasi vergine Musa " .
Il sonetto é scritto due volte, in due modi differenti. Nella prima copia appariscono molte cassature e correzioni. Specialmente quel verso che dice " che al mio spirto quell'iniquo face ", è tormentato più di tutti. L'Autore fa diversi tentativi per imprimere sulla materia ribelle quella forma che egli pregusta in confuso nella sua mente. Prima aveva scritto " esto iniquo allo spirito mio face >>; verso di suoni sgradevoli e di cattiva struttura. Poi corresse in quest'altro modo- " quel frodolento allo mio spirto face " ; che corre assai meglio, ma riesce troppo rimbombante per la modesta esiguítà del pensiero. Da ultimo venne alla forma che a me sembra la più semplice o la più conveniente: " che al mio spirto quell'iniquo face " .
Per Una Musa quasi vergine si può dire davvero che non ci sia male. Il Carnesecchi mostra un. gusto fine e delicato e sa avvolgere il suo pensiero nel fántasma poetico senza troppo contorcerlo o snaturarlo. Ma un solo componimento è troppo poca per poter giudicare dell'ingegno e delle qualitá poetiche di uno scrittore.
Si può domandare: E' probabile che il Carnesecchi scrivesse qualche altro componimento ? Può darsi che mettesse insieme qualche altra opera? Qui conviene fare una distinzione; cioè distinguere tra libri che trattano d'argomento religioso, e libri che riguardano altre materie. Per la. parte religiosa sembra che la supposizione si debba del tutto escludere. In fatti, nell'Estratto del processo comparisce una gran parte di libri che il Carnesecchi ha letto o che possedeva nella sua biblioteca. Vi è ancora notato chi era l'autore di 1 codesti libri, chi li aveva copiati, come mai erano venuti nelle mani del loro possessore. Ora, da questo esame non risulta mai un accenno o chiaro od incerto che il Carnesecchi scrivesse qualche, opera. E il Compendìum processuum, e l'interrogatorio che si trova nell'Archivio di Venezia serbano lo stesso silenzio. Un grado minore di probabilità possiamo raggiungere, quando diciamo che il Carnesecchi non compose opere riguardanti altri soggetti. Se si considera l'indole del suo ingegno adatto ad accogliere ed assimilarsi 'le idee degli altri, piuttosto che a produrre di proprio; se si pensa al suo carattere amante più della quieta conversazione, che dello studio ritirato e severo, si sarebbe indotti a credere che egli non serivesse alcun libro. Ma d'altra parte non bisogna perder di vista le difficoltà e le peripezie a cui questo libro, una volta scritto, sarebbe andato incontro. L'Inquisizione su questo punto era inesorabile. Essa non solo voleva che fosse soppresso il corpo del reo; ma anche si spengesse insieme con lui ogni memoria. Quindi ordinava, minacciando pene severe, che si gettassero alle fiamme i libri degli eretici, che si _disperdessero le loro lettere, che si cancellasse ogni ricordo; ed imponeva ai tipografi di non ristampare i libri o proibiti o sospetti, e di espungere anche dagli altri,ogni parola, ogni frase, che potesse risonare come lode agli individui, tagliati via violentemente dal corpo della Chiesa. Specialmente contro il Carnesecchi gli Inquisitori aguzzarono tutte le armi, perchè, avendo egli occupato un alto grado nella corte di Clemente VII, ed essendo stato in relazione con persone alte ed autorevoli, temevano che il desiderio di conoscere le sue credenze o i ricordi dell'amicizia potessero indurre qualcuno a frugare in mezzo ai suoi scritti. A volte, editori e scrittori, desiderando di evitare rischi e contese con l'Inquisizione, sopprimevano da loro stessi tutto quanto poteva riferirsi, anche da lontano, all'accusato. Gli esempi di questo genere non mancano; anzi, per chi legge gli epìstolari del ,decimosesto e decimosettimo secolo, sono frequenti ,e numerosi. Il nome del Carnesecchi nelle ultime edizioni delle poesie del Mauro è cambiato in Pontesecchi o Pontesecca. Il poeta Marco Antonio Mureto è veramente arguto nell'esprimere il Carnesecchi senza nominarlo, scappando, come suoi dirsi, per il rotto della cuffia. Egli aveva composto un'ode latina in onore del Protonotario. Ma, siccome questi era stato citato dal Sant'Uffizio a comparire a Roma e si trovava impigliato in quella causa che poi dovea finire con la sua condanna, in contumacia, il grazioso e peritoso poeta non vuole più aver che far nulla con lui, e scrivendo all'amico Paolo Manuzio, non osa neanche pronunziare il nome del Carnesecchi e lo chiama " Petrum òvnpòypv " aggiungendo però, affinchè l'altro capisse: " Immaginati qualche altro nome o Latino o vernacolo; così tu intenderai colui ch' io voglio dire >>. Qualche volta però non è colpa degli scrittori se i nomi sono cambiati. In una lettera al Mureto si legge : " Che cosa fa Carneseccus meus, fiore di tutte le squisitezze, e di tutte le virtù? Digli, più cortesemente che tu puoi, che io lo saluto e che stia bene ". Chi va a ricercare questo passo nelle edizioni fatte dopo il 1560, per esempio in quella di Colonia del 1586, o in quella di Lipsia nel 1669, trova che le parole di lode sono rimaste tali e quali, ma il nome non è più quello. " Molinus meus " si legge in luogo di " Carneseccus meus " . Il Manuzio dedica la ristampa delle opere di Sallustio al Cardinale Antonio, Trivulzio. Egli dice in fine della sua lettera: " Io ho per testimone del mio animo, non solo, ma anche per infervoratore del mio affetto e della mia benevolenza verso di te un uomo onorato, eccellente in tutte le virtù e il più gentile di quanti abbia visti in vita mia, Pietro Carnesecchi, Protonotario, che ti ama molto e ti tiene in grandissima stima e spesso leva al cielo i tuoi pregi " . Ora questo nome, unito ad espressioni di tanta entusiastica amicizia, si trova nell'edizione fatta in Venezia nel 1560 ; ma scomparisce affatto nelle edizioni posteriori . E lo stesso Mannuzio, che aveva scritto quelle parole e che anche in altre occasioni aveva dimostrato il suo affetto al Carnesecchi , non si peritò punto, nel ristampa re la lettera di Cosimo Gherìo : " Petro Carnesiccio Protonotario Apostolico ", di sopprimere a dirittura il nome, lasciando sola e isolata la qualitá dell'ufficio . Ma, tra tutti gli altri, il Mancurzio ebbe maggior numero di occasioni per tartassare e guastare l'infelice Protonotario, sebbene lo Schelhorn dica senza plausibile motivo che egli si mostrò più giusto " in pios Carnesecae manes " . Il Flaminio nel dedicare a Margherita, sorella del re Enrico II, i suoi Carmina sacra, dice: " Cum " Petrus Carnesecus, lectissimus et ornatissimus vir, de tua singulari erga Deum pietate, et assíduo litterarum studio scripsisset... " ; ed egli toglie via a dirittura il nome . Nei Carmina quinque illustrium Poetarum sono vari carmi del Flaminio al Carnesecchi ed egli li lascia da parte nell'edizione che fa delle poesie del Flaminio,
nell'anno 1743 . Chi volesse cercare distesamente, potrebbe racimolare qua e là anche altri esempi. Il Mancurzio, più ardimentoso, ma anche più leale, confessa ingenuamente l'opera sua, e dice: " Noi abbiamo lasciato da parte in questa edizione i carmi di M. Antonio Flaminio diretti al Carnesecchi per non subire il giudizio di quelli che dissero eretico il Flaminio, perchè stette in amicizia con il Carnesecchi. Giacchè il Flaminio fu congiunto col Carnesecchi negli studi letterari e in ogni famigliaritá di gentili servizi, ma dissenti affatto da lui in materia religiosa ". Il Mancurzio confessa ingenuamente la sua intenzione. Ma gli altri facevano lo stesso, senza dir nulla.In queste circostanze riesce molto difficile il poter escludere che il Carnesecchi scrivesse opere letterarie. Soltanto si può affermare con un certo grado di probabilità che egli non compose opere riguardanti argomenti religiosi. Tutto il resto sta sospeso nell' incertezza. Quando l'Inquisizione accendeva la sua pira, noi vediamo attraverso le nebbie e la lontananza dei tempi vampeggiare le fiamme che distruggevano il corpo del reo; ma intorno a lui e all'opera sua calavano più folte, più oscure le tenebre della. notte.
LA VITA DI BENVENUTO CELLINI FIORENTINO scritta (per lui medesimo) in Firenze
avvenga che tutte le volte che io gli capitavo inanzi, Sua Signoria mi dava da fare qualche opera d'importanza, per la qual cosa m'inpediva assai alla fine della mia medaglia, avvenne che misser Pier Carnesecchi,favoritissimo del Papa, prese la cura di tener conto di me: cosí in un destro modo mi disse quanto il Papa desiderava che io lo servissi. Al quale io dissi che in brevi giorni io mostrerrei a Sua Santità, che mai io non m'ero scostato dal servizio di quella.
Da :
Marietta de' Ricci ovvero Firenze al tempo dell'assedio racconto storico di Agostino Ademollo seconda edizione con correzioni e aggiunte per cura di Luigi Passerini
Stabilimento Chiari Firenze 1845
Note del Passerini : nota 17………… pagina 1768……………………….
E' famoso Piero Carnesecchi protonotario apostolico , uomo distinto per letteratura ed amico di Cosimo I. Essendosi imbevuto delle opinioni dei Luterani , andava altamente
predicandole , talche' viveva in gravi disturbi con l'inquisizione e solo sicuro perche' sempre ai fianchi del Duca
(sic : non ando' cosi ) . Quando il Medici si maneggio' presso Pio Vper aver titolo granducale , uno dei patti impostigli dal Pontefice si fu la consegna del Carnesecchi . Cosimo I lo fece immediatamente arrestare e condurre a Roma nelle carceri dell'inquisizione.
La fu processato ; e il 10 Agosto 1562 (SIC : 01 ottobre 1567 ) gli fu recisa la testa e quindi abbruciato il cadavere
Sabato, 5 Febbraio 2000
Giordano Bruno, il ribelle che si ribellava a tutto
C
aro Dirighetto,
Questa lettera definita da molti lettori "infame " scateno' al tempo una rabbiosa serie di lettere di reazione
Dal sito .............................
http://www.domusgalilaeana.it/Esposizioni/mostragiugno95/rimandi/eppur.html
NUMERO UNICO
PUBBLICATO A CURA DEI SOCIALISTI-ANARCHICI PISANI
EPPUR SI MUOVE
Così proruppe, come protesta della verita' torturata, dalla bocca di Galileo, la ribellione del pensiero scientifico contro la prepotenza incivile del dogma: In cotesto grido dell'anima, abiurante l'abiura che i tormenti strapparono alle labbra del martire, c'è come la sintesi della storia.
E qual sintesi, tutta di genio e d'eroismo da un lato , di ferocia e di viltà dall'altro.
(....)
RETTILI NERI
Che cosa fate?
No, no. E' inutile! E' inutile che vi adattiate maschere nuove :
Anche sotto le nuove maschere, noi, vi conosciamo.
Si, vi conosciamo. siete sempre quelli che rubbavate le offerte ai numi!
(...)
Dove un raggio di luce, dove un raggio d'amore, si affaccio' per brillare sulla deserta ingannata e oppressa umanita', voi, o eterni fabricatori d'infamie correste per soffocarlo.
I secoli si accavallarono ai secoli, come le onde del mare; le vicende, seguirono alle vicende, come le nubi del cielo;voi, cambiaste come il camaleonte, pelle e colori; ma una sola fu la costra fede, una la vostra tattica: l'impostura.
Una sola, non mai mutata la vostra natura: ingordigia e perfidia.
No!
Il vento dell'oblio, non crediate abia disperso le ceneri degli eroi del pensiero.
No!
Le ceneri di Arnaldo, del Moro, del Campanella, del Bruno, del Savonarola, del Carnesecchi e di cento altri, non sono disperse.
No, insensati, no!
Quelle ceneri si addensano, si aggirano tempestose, preparando il ciclone dell'ultima e definitiva disfatta.
(...)
La cuccagna, è quasi al tramonto.
Non per nulla Dante, ha cacciato i papi, ancora vivi, capofitti nelle bolge dei simoniaci!
Ed ora, tornate a spolverarci sul viso, le tele bizantine e tibie e teschi intermati?
Spudorati!
Il popolo, il vero popolo, il popolo veggente e volente, vi guarda indignato e grida col poeta:
O date pietre a sotterrarli, ancora, Nere macerie delle Touilleri !...
On Comitato
per le Onoranze a Galileo -- Pisa
Alla libera voce di popolo, salutante oggi in Pisa, la gloria di Galileo, si unisce -pur da lontano- il modesto saluto d'un credente nella forza vittorioso del pensiero.
Ma le insidie alla libertà della scienza mutaron forme e strumenti di tortura; e cessando d'esser monopolio dei preti, la inquisizione al pensiero non scomparve tuttavia dalla civiltà moderna.
Ditelo questo, a gran voce, voi almeno, che vi dichiarate amici della libertà.
E lasciate che in questa apoteosi del genio, sfolgorante sulla barbarie del passato, penetri un raggio di futuro redentore.
Dite alla maestà del popolo, che la eresia sociale ha oggi i suoi torturati- come ieri li ebbe quella scientifica e religiosa.
(...)
Rivendicate al pensiero la libertà - libertà vera, per tutti.
Questo è il solo monumento degno della grandezza di Galileo.
Milano, li 26 Giugno 1897
Vostro
PIETRO GORI
Mentre il Carnesecchi si trovava a Viterbo ebbe una notizia che lo addoloro' profondamente . Suo padre Andrea era morto . Questi era rimasto sempre fedele alla causa dei Medici e, dopo la salita al potere di Cosimo Iaveva ottenuto anche un ufficio nella corte .Percio' il Carnesecchi scrisse una lettera al duca , in cui lo ringraziava della cortese e autorevole protezione che si era degnato di accordare a suo padre e nello stesso tempo lo supplicava di far succedere nell'ufficio rimasto vacante il maggiore dei suoi fratelli <<della qual cosa sono forzato a supplicarla tanto piu' instantemente , quanto che , havendo lei usato di far in simili casi il medesimo favore ad altri suoi servitori , si potria arguir quando lo si negasse a noi , o che ella non ci tenesse in quel numero , come pur ci persuadiamo d'essere , o che il subbietto non li fusse parso habile a un tal grado , donde quella puo' facilmente pensare quanta vergogna et danno fusse per redundar a noi et alla casa nostra>>. E concludeva col rimettersi in tutto e per tutto alla gentilezza e alla cortesia del Duca e con l'augurarsi << di poter servirlo in modo corrispondente alla sua volonta'>>
Lettera di Pietro Carnesecchi a Cosimo I Archivio Mediceo Filza 357 carta 771 da Viterbo li XXII di Luglio MDXLII
Fama di Pietro Carnesecchi nell'ottocento
Inserimento di Garibaldi a Rio
Quando Garibaldi arrivò a Rio de Janeiro, si sapeva solo di lui che era stato oggetto di una condanna morte per contumacia, per aver partecipato ad un'insurrezione mazziniana, e questo valeva tutti i passaporti presso la comunità repubblicana. Ma non si sapeva che era stato Luigi Canessa, di Marsiglia, a indicarlo come rappresentante della Giovine Europa, che l'incontro a Taganrog con Cuneo non era mai avvenuto, e tanto meno l'incontro con Mazzini a Genova. Nelle sue Memorie, Garibaldi è poco preciso in merito, ma oggi la ricostituzione di quegli anni è abbastanza sicura.10 Il prof. Romano Ugolini da una spiegazione alla distorsione dei fatti : la necessità più tardiva, di consacrare il mito di un giovane eroe che sarebbe stato coinvolto ed iniziato nelle teorie mazziniane già dal 1833, sarebbe portatore di un messaggio, e così in grado di imporsi a tutti quelli che già avevano un ruolo nella comunità degli esuli. In effetti, arrivando a Rio de Janeiro, Garibaldi non trova un terreno vergine.
Il prof. Scirocco sostiene che "il bandito condannato per il moto di Genova, già personaggio, uomo-immagine, dei rivoluzionari per la rinuncia a cercare il perdono delle autorità, potrebbe trovare rifugio sicuro più vicino alla patria, per esempio a Costantinopoli, dove è vissuto a lungo. Si muove verso l'America per una scelta precisa, non come un esule sfiduciato, ma come un patriota ardente che vuole continuare a dare la sua opera per il trionfo degli ideali nazionali."11 Non coincidano i giudizi di Ugolini e di Scirocco, poiché Scirocco cede qualcosa al mito di Garibaldi, mentre Ugolini da per molto più casuali gli eventi di Marsiglia e la partenza, dovuta anche ad un epidemia di colera a Marsiglia e dintorni. Ma quello che conta è che in quel momento Garibaldi scopre la sua vocazione, ed anche il suo talento : ha individuato nelle idee di Mazzini un viatico per se e nei mazziniani un ambiente che lo accoglie, lo porta, lo riconosce.
La condanna a morte di Genova è l'atto di nascita di Garibaldi, l'incontro con Luigi Rossetti, con Cuneo, poi con Zambeccari l'inizio del suo protagonismo politico e militare, ed è quanto a noi interessa.12
I compagni, gli aiuti
Luigi Rossetti (sopranome Olgiati) lo accoglie a braccia aperte e immediatamente scocca tra i due una scintilla che Garibaldi stesso descrive efficacemente nelle sue Memorie. "Gli occhi nostri s'incontrarono, e non sembrò per la prima volta, com'era realmente. Ci sorridemmo reciprocamente, e fummo fratelli per la vita, per la vita inseparabili".13 Nel 2000, Tabajara Ruas ha dato alle stampe il suo bel "Garibaldi e Rossetti"14 ed ha contribuito egregiamente alla migliore conoscenza di questa nobile figura. Va fatto poi costante riferimento all'opera monumentale di Yvonne Capuano su questo punto e molti altri. 15
Vi sono altre forti personalità sul posto, tra gli altri Giuseppe Stefano Grondona. I rapporti tra i due non saranno mai semplici. Anche di lui Garibaldi si ricorda nelle Memorie. Il Grondona è qualificato da Garibaldi di "genio quasi infernale". Questo ligure, antico giacobino, è stato compagno di lotta di Giacomo Mazzini, è arrivato a Rio intorno al 1815, espulso per le sue idee nel 1823 e riammesso nel 1834 dal regime più liberale di Pedro II. Benché sia più legato all'idea della rivoluzione universale che a quella italiana, si mette in contatto con Mazzini e si fa arrivare le pubblicazioni della Giovine Italia che traduce, creando con mezzi propri una Società Filantropica italiana. Garibaldi in un primo tempo lo agevola, entra in una loggia locale della Massoneria per inserirsi nell'ambiente (Grondona è massone) alla famosa loggia "Asilo de la Vertud". Ma Garibaldi si considera investito direttamente da Mazzini, poiché lo è da Canessa, e si crea subito una difficoltà con Grondona. In breve, Garibaldi deve imporsi su Grondona, e non glielo perdonerà mai. Sarà per questo che Grondona non riuscì mai a tornare in patria ?
Tornano invece, nel 1839, altri personaggi presenti nella congrega di Rio de Janeiro, e sono le loro relazioni alla polizia che ci illuminano su molti fatti, tra testimonianza forzata e delazione. Vincenzo Raimondi, Gian Battista Folco, soprattutto Cesare Corridi,
Da Leila di Fogazzaro
La signora parlò subito del gran dispiacere di don Aurelio per non aver potuto alloggiare Massimo e neppure andargli incontro alla stazione. Raccontò che si era preso in casa, da due giorni, un infermo, un povero reietto, un venditore di bibbie protestanti, che a Posina era stato malmenato a furor di popolo e cui nessuno voleva ospitare.
"Poveretto!" esclamò la signora. "E' un tipo! Un tipo!" E rise di un riso breve, tosto represso perché la pietà prevalse al senso del comico e alla voglia di sfogarlo.
"E' un certo Pestagran" diss'ella, "ma qui gli hanno posto nome Carnesecca perché nei suoi discorsi, che sono sempre lirici, nomina spesso Carnesecchi. Egli si rifà, del resto. Una volta chiamava "pesci" i suoi concittadini di Lago: pesciolini, anguille, pesce popolo, marsoni, qualche volta gamberi. Adesso li chiama pescicani."
Ella continuò a parlare del disgraziato
Carnesecca con un umorismo placido e fine, che divertì Massimo e non gli lasciò indovinare in lei un'assidua visitatrice pia dell'infermo. S'interruppe tre volte, per incontri diversi, prima all'uscita della selvetta di castagni, poi nel verde grembo fiorito che i meli e i noci ombreggiano, dove le donne di Lago hanno il lavatoio e la maestà delle pendici silenziose incombe sull'idillio. Prima una vecchia miserabile, poi un povero sciancato trattennero la signora per raccontarle guai. Ella stessa fermò una fanciullina scalza, sudicia, che portava un canestro. Parlò a ciascuno affabile, dolce, chiamandolo per nome, chiedendo di altre persone, di malati, di lontani. Alla fanciullina disse una parola di rimprovero.Aveva saputo da un uccelletto certe cose! Congedati con bontà i poveri, riprendeva a pennelleggiare la figura e le varie gesta eroicomiche di
Carnesecca, intercalandovi di tempo in tempo un "poveretto!" come a soddisfazione della coscienza che le rimordesse di questo umorismo poco cristiano.
Bibliografia su Pietro Carnesecchi
Agostini Antonio........................ Pietro Carnesecchi ed il movimento Valdesiano Firenze 1899
Ortolani Oddone..................... Pietro Carnesecchi il dramma di un alto prelato vaticano nell'epoca tormentata del concilio di Trento Le Monnier
[Monografia] - Ortolani, Oddone - Pietro Carnesecchi ; Con estratti dagli Atti del processo del Santo Officio. Prefazione di Alberto Pincherle - Firenze - 1963 (IT\ICCU\LIA\0109970)
Bertolotti A...................................Martiri del libero pensiero e vittime della S. Inquisizione
[Monografia] - Bruni, Leonardo - Cosimo 1. de' Medici e il processo d'eresia del Carnesecchi : contributo alla storia della Riforma in Italia, con l'aiuto di nuovi documenti / Leonardo Bruni - TorinoFirenze - 1891 (IT\ICCU\CUB\0137698)
Cantu' Cesare............... ...............Gli eretici d'Italia Torino 1865-66
Corazzini Napoleone.....................Di alcuni grandi italiani dimenticati e di Giordano Bruno Firenze 1873
Estratto del processo di Pietro Carnesecchi a cura di Giacomo Manzoni in Miscellanea di storia italiana
Galatera di Genola ,Carlo............. Roma papale e i matiri del libero pensiero Roma 1904
Lemmi Francesco................. ....... La riforma in Italia e i riformatori italiani all'estero nel secolo XVI Milano 1939
Orano Domenico .........................Liberi pensatori bruciati in Roma dal XVI al XVII secolo Roma 1904
Ruffet L. P. Carnesecchi.............. Un martyr de la Reforme en Italie Toluose 1876
Palandri E.....Les negociations politiques et religieuses entre la Toscana et la France a l'epoque de Cosme et de Catherine de Medicis 1544-1558 Paris 1908
Rastrelli Modesto .........................Fatti attinenti all'inquisizione e sua storia generale e particolare di Toscana Firenze 1782
Witte Leopold...............................Pietro Carnesecchi , ein Bild aus der italienischen Martyrergeschiehte Halle 1883
Haase C. A ................................ Process und Martyrthum Carnesecchi
Firpo Massimo - Marcato Dario I processi inquisitoriali di Pietro Carnesecchi Collectanea archivi Vaticani Archivio segreto Vaticano 2000
[Monografia] - Bandi, Giuseppe <1834-1894> - Pietro Carnesecchi : storia fiorentina del 16. secolo / Giuseppe Bandi - Firenze (IT\ICCU\UBO\0278816)
[Monografia] - Dal canto alete : Pietro carnesecchi - RomaTip. Roma - 1911 (IT\ICCU\CUB\0153310)
[Monografia] - Dal Canto, Alete - Pietro Carnesecchi / Alete Del Canto - Roma (IT\ICCU\LIA\0039770)
[Monografia] - 1: I processi sotto Paolo 4. e Pio 4., 1557-1561 - Citta del VaticanoSelci - 1998 (IT\ICCU\TO0\0705433)
[Monografia] - 2: Il processo sotto Pio 5. (1566-1567). (IT\ICCU\TO0\0957599)
[Monografia] - Don Abbondio e Carnesecchi : ricordi d'un esule al clero toscano - Italia - 1860 (IT\ICCU\IEI\0157219)
[Monografia] - Santini, Luigi - Oddone Ortolani. Per la storia della vita religiosa italiana nel Cinquecento. Pietro Carnesecchi... / [recensione di L. Santini] - [S.l. - dopo il 1963] (IT\ICCU\NAP\0278212)
[Monografia] - Fera, Saverio - Pietro Carnesecchi : gentiluomo fiorentino arso in Roma dall'Inquisizione, li 3 ottobre 1567 / Saverio Fera (IT\ICCU\TO0\0118073)
[Monografia] - Estratto del processo di Pietro Carnesecchi / edito da Giacomo Manzoni - Torino - 1870 (IT\ICCU\RAV\1140182)
MASSIMO FIRPO – DARIO MARCATTO, I processi inquisitoriali di Pietro Carnesecchi (1557-1567).
Edizione critica— vol. I, I processi sotto Paolo IV e Pio IV (1557-1561), 1998, pp. CXX, 582
ISBN 88-85042-30-9
INDICE
Nota critica
1. La prima convocazione a Roma sotto Paolo III
2. il processo sotto Paolo IV
3. La condanna in contumacia
4. L’elezione di Pio IV e la presentazione a Roma
5. Il processo del 1560
6. L’assoluzione del 4 giugno 1561
7. I manoscritti
8. La presente edizione
9. Criteri di trascrizione
I. Processo sotto Paolo IV
1. Deposizione di Niccolò Bargellesi (Roma, 8 giugno 1557)
2. Atti inquisitoriali relativi a Pietro Carnesecchi (18 giugno 1556-6 aprile 1559)
II. Processo sotto Pio IV
Processo d’accusa (costituti e deposizioni)
Processi difensivi
Interrogatoria del Fisco apostolico (Roma, luglio 1560)
I. Processo romano
II. Processo padovano
III. Processo napoletano
IV. Processo veneziano
Sentenza e documenti preliminari
Summa in causa domini Petri Carnesechi Florentini
Parere di Girolamo Seripando indirizzato a Cristoforo Madruzzo
Indice dei nomi
Scegli la pagina …………………VAI ALL'INDICE GENERALE |
ing. Pierluigi Carnesecchi La Spezia anno 2003