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Storia dei Carnesecchi 1

Storia dei Carnesecchi 2

Storia dei Carnesecchi 3

 

Giovanni Carnesecchi , il tipografo , socio di Giulio Cesare Sansoni

 

UN LUNGO INTRECCIO EDITORIALE A FIRENZE : CARNESECCHI , SANSONI , CASALINI

 

 

LO STABILIMENTO TIPOGRAFICO "GIOVANNI CARNESECCHI E FIGLI" DI FIRENZE

TIPOGRAFIA E LITOGRAFIA

 

 

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premessa da Wikipedia

Il primo sviluppo dei fogli d'informazione fra '500 e '600 In tutti gli stati italiani, l'esercizio della stampa non era libero. Lo Stato imponeva un controllo attraverso la limitazione dell'autorizzazione a stampare. Infatti il sovrano decideva, a suo piacimento, quale tipografia poteva stampare un'opera. Tale specifica licenza era chiamata “privilegio di stampa”. Ogni opera nuova, inoltre, doveva essere vagliata prima della pubblicazione. Era quindi impossibile stampare notizie in proprio, sia le buone nuove, sia le notizie che mettessero in cattiva luce il sovrano.

 

Per aggirare il regime autorizzatorio nacque il costume di scrivere fogli avvisi manoscritti non firmati. Si trattava di fogli d'informazione sotto forma di lettere. Le prime città in cui apparvero gli Avvisi furono Roma e Venezia.

Erano composti generalmente da quattro fogli non rilegati, scritti sia sul recto che sul verso.

I fogli avvisi romani diffondevano le informazioni che da ogni parte del mondo giungevano nel principale centro della cristianità; inoltre riportavano le notizie più aggiornate dal Centro Italia e dal Mezzogiorno;

Sui fogli avvisi veneziani si pubblicavano abbondanti notizie dai principati tedeschi (Venezia era la città italiana che aveva più relazioni con i Paesi di lingua tedesca e slava) e dai Paesi levantini.

 

L'esempio di Roma e di Venezia si propagò rapidamente nelle altre principali città d'Italia, specialmente a Genova e a Milano.

 

Genova era una capitale commerciale e, alla fine del Cinquecento, gli avvisi erano dei tipici fogli commerciali: contenevano gli orari degli arrivi e delle partenze delle navi, notizie sul traffico ed i prezzi delle merci. Non mancavano di riferire le mosse dei pirati barbareschi che dalle loro basi di Algeri e Tunisi attaccavano le coste dell'Italia e di altri Paesi.

 

Gli avvisi milanesi riferivano soprattutto dei fatti della corte di Spagna in Lombardia (Milano fu un possedimento spagnolo dal 1535 al 1706), nonché della vicina Svizzera e delle Fiandre.

 

In tutte le città italiane gli Avvisi si diffusero con grande velocità. I fogli, quasi tutti a periodicità settimanale, si spedivano di sabato, giorno in cui i corrieri postali partivano da Roma, Venezia, Genova e Milano. Venivano spesso allegati ai dispacci diplomatici o ai carteggi privati. Le vendite consentirono ai loro anonimi estensori di realizzare buoni guadagni.

 

Nella Repubblica di Venezia i fogli avvisi erano venduti a 2 soldi. Dal momento che la moneta veneta da due soldi si chiamava gaxeta, i fogli avvisi assunsero il nome di tale moneta, italianizzato poi in gazzetta.

XVII secolo Venezia era la città italiana che registrava la più ampia produzione di fogli di notizie, diffusi via posta in molte altre città italiane ed europee. Su di essi sorvegliava con attenzione il governo della Repubblica, che lasciava comunque una certa libertà d'espressione.

 

 

Verso la metà del secolo le autorità pubbliche decisero di autorizzare l'uscita di fogli di notizie (o gazzette) a stampa.

Nacquero così i primi periodici distribuiti a cadenze regolari. Si trattava di pubblicazioni per lo più di piccolo formato, a due o quattro pagine, che uscivano una o due volte al mese. Il più antico nacque in Toscana: nel 1636 il Granduca Ferdinando II concesse a Lorenzo Landi e Amatore Massi il privilegio di stampare una gazzetta a Firenze. Seguirono Milano l'anno seguente e Genova nel 1639

 

Il compilatore della prima gazzetta genovese fu Michele Castelli. Nel 1642 le gazzette a stampa genovesi erano già due: alla prima, che aveva avuto il privilegio di stampa in quanto filo-spagnola, se ne aggiunse una seconda filo-francese. Entrambe portavano il nome di Genova sulla testata. La prima fu soppressa nel 1646 a causa di un mutamento di alleanze della Repubblica, che si allontanò dalla Spagna. In quell'anno il direttore della gazzetta filo-francese, Luca Assarino, decise di dare un nome al proprio giornale, che fu ribattezzato «Il Sincero». Fu uno dei primi giornali in Italia a portare un titolo specifico.

 

A Napoli, a quel tempo la più popolosa città italiana, la prima gazzetta nacque nel 1642.

 

Nello Stato Pontificio nacquero la Gazzetta pubblica nel 1640 e una gazzetta a Bologna nel 1642. Seguirono altre città: Rimini (1660), Macerata (1667), Ancona (1668), Foligno (1680), Todi (1684) e Senigallia (1687).

 

Il primo giornale apparso a Torino fu I successi del mondo (1645-1669). Voluto da Cristina di Borbone, il giornale fu fondato dall'abate Pierantonio Soncini o Socini. A Venezia si continuò a redigere gazzette manoscritte.

 

Il formato tipico delle prime gazzette era di 21,5 cm di base per 32 cm di altezza (di poco maggiore rispetto al formato in ottavo usato per i libri); contenevano in media quattro pagine. La periodicità era settimanale, ma non esisteva una numerazione progressiva. Altre caratteristiche dei giornali dell'epoca erano l'assenza di una titolazione e la struttura a “raccoglitore” di semplici notizie. Gli articoli erano allineati uno sotto l'altro senza interlinee o spaziature tra le righe. La totale assenza di titoli e di rubriche conferivano un carattere di uniformità a tutte le pagine. Il prezzo di un foglio di notizie poteva variare da cinque a quindici soldi; quelli a stampa erano distribuiti a un prezzo inferiore rispetto a quelli manoscritti. I giornali erano venduti nelle botteghe dei librai o da parte degli stampatori stessi. Gli acquirenti e i lettori delle gazzette erano soprattutto diplomatici, politici, funzionari, ecclesiastici e mercanti. Nella seconda metà del secolo apparvero i primi abbonamenti. Solo sul finire del Seicento i fogli di notizie divennero di 8 pagine e passarono da settimanali a bisettimanali.

 

La prima rivista culturale italiana fu il «Giornale de' Letterati» (il “letterato” all'epoca era lo studioso, il dotto), un trimestrale fondato a Roma nel 1668 dall'abate Francesco Nazzari, seguito nel 1671 da un'analoga pubblicazione a Venezia («Giornale veneto de' letterati», 1671-1690). I «Giornali de' letterati» si proponevano di orientare la cultura intellettuale recensendo le principali opere stampate in Italia. La formula del giornale per eruditi si diffuse anche a Parma, dove apparve nel 1686 il «Giornale de' Letterati», curato da padre Benedetto Bacchini. Chiuso nel 1690, rinacque a Modena, dove continuò fino al 1698. Fu fondato un «Giornale de' Letterati» anche a Ferrara (1688-89). Nel 1696 apparve a Venezia un nuovo periodico per eruditi, la «Galleria di Minerva» (1696-1717). Nello Stato pontificio troviamo a Forlì il «Gran Giornale de' letterati» (1701-06), fondato da Giovanni Pellegrino Dandi il 9 febbraio 1701[16], ed il «Genio de' letterati», fondato da Giuseppe Malatesta Garuffi nel 1705. Nel 1710 nacque a Venezia il «Giornale de' letterati d'Italia». Tra tutti i periodici d'élite dell'epoca, divenne il modello da imitare e fu preso ad esempio da molte altre riviste.

 

Nel XVIII secolo si cominciarono a stampare gazzette con periodicità fissa a Napoli, Bologna (fratelli Sassi, 1730), Foligno, Parma (Giuseppe Rosati) ed in altre città. Da questi periodici nacquero le Gazzette ufficiali dei diversi stati d'Italia. Le aree trainanti del giornalismo italiano furono la Repubblica di Venezia e la Lombardia.

Delle 803 pubblicazioni periodiche censite in Italia nel Settecento, tra giornali letterari e scientifici, gazzette e almanacchi, 240 - pari al 30% - uscivano nel territorio della Repubblica di Venezia, il 20% nel Ducato di Milano, 13% nello Stato Pontificio. Può essere utile fornire un quadro riassuntivo per ciascuno Stato della penisola.

 

Granducato di Toscana

Giornali stampati a Firenze:

 

Novelle letterarie pubblicate in Firenze (1740-1792), settimanale fondato da Giovanni Lami, copriva argomenti che spaziano dalla storia alla teologia, dalla scienza al diritto;

Giornale de' Letterati (aprile 1742-1753);

Magazzino italiano d'istruzione e piacere (1752);

Magazzino toscano d'istruzione e piacere (1754);

Gazzetta toscana (1766-1811), settimanale creato dal Governo toscano, Anton Giuseppe Pagani stampatore;

Gazzetta di Firenze (23 agosto - 15 ottobre 1768), dal 18 ottobre ridenominata Notizie del Mondo (ottobre 1768 - 31 dicembre 1791), conteneva notizie dall'estero. Nel 1792 fu assorbita dalla Gazzetta

Universale di Vincenzo Piombi (dal 1775 fino all'aprile 1798). Riprese dal 1799 fino al 29 gennaio 1811.

 

Nelle altre città del Granducato : Giornale de' Letterati (di Angelo Fabroni, Pisa 1771-1796).

 

fine premessa da Wikipedia

 

 

Entriamo nel secolo XIX ed e' in questo secolo che i Carnesecchi con Giovanni Carnesecchi e suo figlio Tito entrano nel mondo della carta stampata

 

 

 

 

Un'altro figlio di Giovanni e' Cesare che combatte nella guerra del 1866

Ed e' possibile che muoia in questa guerra a 20 anni , perche' non ne ho piu' notizia

Tito pare l'unico figlio sopravvissuto. Un ramo che sopravvive solo nelle figlie di Tito

 

dal progetto Torelli

Cesare di Giovanni di Gioacchino e di Erminia Serandrei nato a Firenze ( popolo di San Remigio) --------Rg 169 fg 66 dei battesimi del Duomo di Firenze 15 febbraio 1846

 

 

 

 

LA TIPOGRAFIA E/O CASA EDITRICE DI GIOVANNI CARNESECCHI A FIRENZE

 

 

 

La Gazzetta di Firenze giornale trisettimanale stampato a Firenze dal 1814 al 1848. Fu il giornale ufficiale del Granducato di Toscana. Usciva nelle giornate di martedì, giovedì e sabato.Nel 1848 fu sostituito dal Monitore Toscano continuera' le pubblicazioni fino al 1880

Uno dei periodici toscani più longevi, la Gazzetta di Firenze è la continuazione di due diverse pubblicazioni fondate entrambe nel 1768 (Gazzetta patria e Notizie del mondo), divenute nel 1811 Giornale del dipartimento dell'Arno, poi nel febbraio del 1814 per i soli numeri 16-17 Giornale politico di Firenze, e infine dal n. 18 (10 febbraio 1814) fino al n. 274 (4 novembre 1848) Gazzetta di Firenze. Cambierà nuovamente nome con il numero del 6 novembre di quell'anno, uscendo come Monitore toscano.

 

 

La prima notizia su Giovanni che ho raccolto e' del 1846 ( quando aveva 28 anni ):

Giovanni Carnesecchi gazzettiere : 20 marzo 1846

Ordine di pagamento in favore di diversi per spese relative all' ufficio del Peso pubblico, per fornitura di stampe e per la pubblicazione sulla Gazzetta degli avvisi relativi a delle fiere

Che ci mostra Giovanni chiamato gazzettiere gia' nel 1846

 

 

 

 

Giovanni Carnesecchi   tipografo    ---       Monitore Toscano   1854  1857

 

 

https://www.museogalileo.it/esplora/biblioteche/biblioteca/archivio/archiviomuseofisicastorianaturalefirenze.html

 

 

 

Notizie su Webb e le sue collezioni botaniche, scritte dal professor Parlatore per il direttore del Museo; pubblicazione, sul Monitore toscano, dell'annuncio del legato con cui Webb lasciava al granduca la sua biblioteca e le collezioni suddette, da conservarsi nel Museo, 6 ottobre - 27 novembre 1854.

 

 

Pubblicazione, sul Monitore toscano, dell'annuncio della scoperta di una nuova cometa fatta da Giovan Battista Donati, 6 giugno 1855.

 

 

Pubblicazione, sul Monitore toscano, di un breve articolo del giardiniere del Museo che invita il pubblico a recarsi all'Orto botanico per apprendere un suo metodo di medicatura delle uve a base di zolfo, 25 luglio 1855.

 

Arrivo al Museo delle ottantuno casse contenenti il legato Webb e annuncio del fatto sul Monitore toscano, 18 settembre - 20 ottobre 1855.

 

Annuncio, sul Monitore toscano, della data d'inizio del corso di botanica del professor Parlatore, che si aprirà con la lettura dell'elogio del botanico Barker Webb, 28 novembre 1855.

 

 

Annuncio, sul Monitore toscano, della morte del professor Passerini  7 marzo 1857

 

 

Annuncio, sul Monitore toscano, della scoperta di una cometa fatta a Lipsia e dei calcoli effettuati dall'aiuto astronomo Donati nell'Osservatorio fiorentino per determinarne l'orbita e stabilire con certezza che si tratta di una cometa affatto nuova, 10 marzo 1857.

 

 

 

 

https://www.museogalileo.it/esplora/biblioteche/biblioteca/archivio/archiviomuseofisicastorianaturalefirenze.html

 

 

 

 

 

 

 

Ci cava un poco dalla confusione questa rara pubblicazione con le note di Marcello Aquilani lavorante nella tipografia in un periodo un po piu' tardo

In queste note compare la figura del prete Giulio Cesare Casali gia' come proprietario del Monitore Toscano

 

 

Debbo alla cortesia della dottoressa Barbara Casalini la riproduzione della monografia di Marcello Aquilani sulle origini della tipografia

 

………………………le scrivo per condividere con lei le informazioni e i ricordi che il Signor Aquilani, amico e collaboratore di Cesare e Piero Casalini, ha raccolto intorno al 1915 sulla Tipografia Carnesecchi, dalle origini dell'attività fino alla gestione di Giovanni Carnesecchi e del figlio Tito e quindi al passaggio alla famiglia Casalini. Piero Casalini era il mio nonno paterno. Abbiamo scansionato il breve scritto sulla Tipografia Carnesecchi per averne una versione digitale, che le invio come allegato al messaggio. Sperando di aver dato un contributo alle sue ricerche,………………………………………………………………

 

Vedi http://www.carnesecchi.eu/Aquilani.pdf

 

 

 

Come detto La Gazzetta di Firenze fu un giornale trisettimanale stampato a Firenze dal 1814 al 1848. Fu il giornale ufficiale del Granducato di Toscana.Usciva nelle giornate di martedì, giovedì e sabato. Nel 1848 fu sostituito dal Monitore Toscano

 

La pubblicazione col nome di "La Gazzetta di Firenze" fu ripresa sempre dal sacerdote Giulio Cesare Casali il primo gennaio 1863 :"Avviso il Monitore Toscano riprende fin da ora l'antica sua denominazione di Gazzetta di Firenze piu' conforme al presente ordinamento del Regno"

 

 

Giulio Cesare Casali cedette nel 1865 sia la tipografia che le pubblicazioni ai Carnesecchi ( Giovanni il padre e al giovanissimo Tito il figlio ) : Giovanni come abbiamo visto era gia' tipografo presso il Casali

 

Nel 1865 troviamo cosi un giovanissimo Tito Carnesecchi amministratore della Gazzetta di Firenze

 

 

www.icharta.com

 

 

 

 

 

POESIE PRIMA EDIZIONE GIUSTI GIUSEPPE TIPOGRAFIA DI G. CARNESECCHI E FIGLI

 

 

Verso il 1867 ,frequentando la tipografia il celebre caricaturista Mata ( Matarelli) per la stampa del giornale satirico Il Lampione , fu ideata la pubblicazione delle poesie di Giuseppe Giusti

La veste tipografica vinse la medaglia di bronzo al congresso tipografico di Bologna

 

 

POESIE

https://books.google.it/books?id=nkejKYicg9sC&printsec=frontcover&dq=dante+carnesecchi&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwiBkZudhrjlAhWLyqQKHc6VACA4KBDoAQg0MAI#v=onepage&q&f=false

 

 

 

Giulio Cesare Sansoni

Giulio Cesare Sansoni (Firenze, 1837 – Roma, 13 febbraio 1885) editore fondatore della casa editrice Sansoni.

Gestore dell'esattoria comunale di Firenze ma appassionato di letteratura, frequenta assiduamente i salotti letterari della città: il Caffè del Parlamento, il Caffè Doney, la trattoria dei fratelli Barile, dove entra in contatto con personaggi quali Adolfo Bartoli e Giosue Carducci.

Spirito modernissimo, inizia l'attività editoriale, con l'amico tipografo Giovanni Carnesecchi, pubblicando nel 1873 (con la dicitura "a spese di alcuni amici"), un'opera educativa di Guido Falorsi, "Guardare e pensare, studi dal vero, libro di lettura e di premio", a cui segui i "Dialoghi e commediole" del Calenzoli e il "Disegno storico della letteratura" di Raffaello Fornaciari. Il marchio editoriale "G. C. Sansoni Editore" compare solo l'anno successivo. Sin dall’inizio le sorti della nuova casa editrice sono fortemente legate alla tipografia "G.Carnesecchi e figli" diretta da Giovanni Carnesecchi e dal figlio Tito tanto che le due ditte hanno in comune sede e magazzini. Grazie all’imprenditorialita’ del Sansoni e del Carnesecchi alle loro conoscenze nel mondo culturale ed accademico la "G.C.Sansoni editore" andava crescendo di fama ed importanza pubblicando lavori espressione della cultura fiorentina collaborando tra gli altri con il professore Arturo Bartoli docente di letteratura italiana all' Istituto di studi superiori esponente della scuola storica di positivismo filologico, e con Cesare Guasti, linguista, dell'Accademia della Crusca. Nel 1876 il Sansoni concepi l’idea di pubblicare "Le vite" di Giorgio Vasari, in un’edizione curata dall’archivista Gaetano Milanesi, per la cui realizzazione il tipografo Carnesecchi aveva acquistato una modernissima macchina da stampa Koenig & Bauer: fu il primo grande successo editoriale. Segui tutta una serie di opere che consolidarono la fama della casa editrice.

 

 

 

Quindi nel 1873 , anno in cui fu fondata la casa editrice G.C. Sansoni , le sorti della tipografia , come quelle della nuova ditta editoriale ,sono strettamente legate fra di loro , avendo il signor Giulio Cesare Sansoni affidato alla Tipografia Carnesecchi le sue pubblicazioni e posto la sede e i magazzini della editoria negli stessi locali della tipografia

 

Il marchio editoriale "G. C. Sansoni Editore" e' destinato a diventare famoso.

L'inizio e' un breve lampo di circa 12 anni : in cui si consumeranno le vite di tutti gli iniziatori dell'impresa

Giulio Cesare Sansoni avviò l'attività con la chiara intenzione di inseririsi nel mercato dell'editoria scolastica e al contempo svolge un lavoro di ricerca e presentazione della cultura italiana con finalità quasi istituzionali. La casa editrice Sansoni iniziò l'attività editoriale in anni difficili per il mondo della stampa e dell'editoria fiorentina, attingendo al grande serbatoio degli Istituti culturali cittadini che si erano rinnovati e attrezzati per svolgere un ruolo di guida culturale nazionale.

 

........e da allora cominciarono a convenire nei suoi locali gli uomini piu' illustri di quei tempi che degnarono della loro amicizia il sor Giovanni, come comunemente era chiamato da tutti il vecchio Carnesecchi..............

 

La comunanza di intenti e l'amicizia di Giovanni con Giulio Cesare Sansoni della omonima casa editrice fece si che la tipografia Carnesecchi ( di Giovanni e di suo figlio Tito Carnesecchi ) avesse cosi un peso di notevole rilevanza nella vita culturale fiorentina

 

 

 

 

LA TIPOGRAFIA CARNESECCHI E LA CASA EDITRICE SANSONI

 

Seguendo la piu' celebre delle nostre enciclopedie : la TRECCANI

SANSONI, Giulio Cesare

di Luca Brogioni - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 90 (2017)

Giulio Cesare Sansoni

Giulio Cesare Sansoni

SANSONI, Giulio Cesare. – Nacque a Firenze il 20 maggio 1838 da Antonio e da Anna Calenzoli e venne battezzato due giorni dopo nel battistero della città, avendo come padrini il nonno Gaetano Sansoni, possidente di Pisa e lo zio Giuseppe Calenzoli, impiegato.

Il censimento della popolazione della Toscana del 1841 trovò la famiglia Sansoni in una tranquilla agiatezza: il padre era impiegato nella Banca di sconto e la madre, con l’assistenza di una domestica, accudiva i sei figli: Giulio Cesare e i fratelli Enrico, primogenito di 12 anni, Elvira, Raffaello, Giovanna e Assunta. Nello stesso edificio viveva la famiglia del nonno Francesco Calenzoli, impiegato nel museo scientifico La Specola. Giulio Cesare divenne dipendente pubblico nel 1859, in qualità di apprendista alla direzione generale del Pubblico censimento (il catasto toscano). Frequentò i caffè letterari fiorentini come il Galileo, il Cornelio e il Doney, luoghi di incontro di giovani scrittori e di serate letterarie. Qui conobbe, tra i tanti intellettuali, Giosue Carducci e il gruppo degli Amici pedanti.

Nel frattempo, conclusosi il governo lorenese, la città di Firenze si stava sviluppando sotto la guida delle classi dirigenti riformatrici moderate, quale capitale culturale della nazione. Venne fondato l’Istituto di studi superiori pratici e di perfezionamento, centro del positivismo e luogo di formazione delle élite del nuovo Stato unitario. L’editoria fiorentina, cresciuta attraverso la diffusione delle opere risorgimentali, si trasformò in strumento di promozione della lingua e della cultura in ambito scolastico con gli editori Barbera, Le Monnier e Paggi-Bemporad, che diedero inizio alle loro famose collane per la scuola. Lo spostamento della capitale a Firenze (1865-71) permise agli editori di instaurare significative relazioni con il mondo politico al fine di promuovere l’adozione dei propri libri di testo.

È in questo clima culturale che Giulio Cesare Sansoni, ormai inserito nei circoli letterari, decise di pubblicare nel 1873 Guardare e pensare. Studi dal vero, libro di lettura di Guido Falorsi, allievo di Niccolò Tommaseo. A questo seguì, pochi mesi dopo, una raccolta di commedie edificanti per le scuole femminili, Dialoghi e commedine (1874), scritte dallo zio Giuseppe Calenzoli.

Le prime due edizioni uscirono con la responsabilità «A spese di alcuni amici», avendo ricevuto il sostegno del tipografo Giovanni Carnesecchi, che aveva realizzato una florida tipografia dedita alla stampa di periodici popolari. I riscontri delle vendite, nonostante la semplicità delle realizzazioni, furono positivi e Sansoni si convinse di iniziare una impresa editoriale a suo nome, G.C. Sansoni, con la pubblicazione, nell’aprile del 1874, di un’opera di Cesare Guasti, linguista e accademico della Crusca, Belle arti. Opuscoli descrittivi e biografici. La sede editoriale venne fissata nei locali della stessa tipografia Carnesecchi tra piazza d’Arno 1 (ora piazza Mentana) e il magazzino di via dei Saponai 14.

Vennero invitati a collaborare giovani studiosi: pubblicò di Raffaello Fornaciari, il Disegno storico della letteratura italiana (1874), rimasto in catalogo per oltre cinquant’anni; di Alessandro D’Ancona, I precursori di Dante (1874); di Pio Rajna, Le fonti dell’Orlando furioso (1876). Grandi novità furono la traduzione della Civiltà del secolo del Rinascimento in Italia, di Jacob Burckhardt (1876), e la pubblicazione della collana Studi di legislazione scolastica comparata, con scritti del ministro dell’Istruzione Ruggiero Bonghi.

L’incontro con Adolfo Bartoli, professore di letteratura italiana all’Istituto di studi superiori, maestro nella ricostruzione storico-filologica dei testi, inaugurò un profondo e amichevole rapporto intellettuale. Gli studi di Bartoli e i lavori dei suoi allievi rifornirono le collane Sansoni e diventarono una delle principali linee editoriali con opere come I precursori del Boccaccio nel 1876 e la Storia della letteratura italiana (I-VII) nel 1878-1889. Giovanni Carnesecchi morì nel 1877 e subentrò alla direzione tipografica il figlio Tito, che completò la messa in funzione della nuova macchina da stampa Koenig & Bauer. Questa venne utilizzata per l’edizione delle Opere di Giorgio Vasari (1878-1885), curate da Gaetano Milanesi, archivista e storico dell’arte attivo nell’ambiente culturale del Gabinetto Vieusseux al quale, nel 1879, si iscrisse anche Sansoni. L’editore strutturò le pubblicazioni in una serie di collane dalle caratteristiche omogenee per presentazione critica e rigore metodologico, facilmente riconoscibili e consigliabili dal corpo insegnante ai propri studenti. Fu una chiave di successo poi mantenuta e ampliata dalla casa editrice nel corso della sua storia.

Ricordiamo le collane: i Classici latini tradotti e illustrati, la Biblioteca di carteggi, diari, memorie, la Piccola biblioteca italiana, la Biblioteca scolastica di classici italiani, la Raccolta di opere inedite e rare.

Un grande cambiamento nella vita privata di Sansoni si ebbe con il matrimonio con la parmense Albertina Piroli (forse 1880) figlia del giurista Giuseppe e di Maria Rosa Masini. La sorella della moglie, Amelia, sposò nel 1881 un amico di Sansoni, il brillante studioso Guido Biagi, di cui l’editore aveva pubblicato Le novelle antiche (1880).

Agli inizi degli anni Ottanta dell’Ottocento, Firenze si trovò in grandi difficoltà economico-finanziarie: gli investimenti, legati al ruolo di capitale nazionale, erano rimasti infruttuosi dopo il trasferimento dell’amministrazione a Roma e numerose società, persino il Comune, dichiararono fallimento. Quote significative di tasse non furono pagate. Le indagini promosse sull’esattoria comunale (concessionario Rinaldo Rinaldi) coinvolsero anche Sansoni nella sua attività di esattore e collettore dei dazi. Il tribunale civile di Firenze richiese al Comune informazioni su di lui e sulla sua patente di collettore. Le ispezioni si conclusero senza procedimenti penali. Sansoni, ormai concentrato nella sua attività di editore, non volle rimanere travolto da maldicenze o scandali cittadini: si trasferì a Roma nel 1883, aprì una libreria al principio di via del Corso da piazza Venezia e stabilì la succursale romana della casa editrice in via Napoli 27. A Roma, nel 1884, nacque suo figlio Alberto e nello stesso anno il suocero Giuseppe Piroli venne nominato senatore.

Non ebbe però il tempo di gioire dei risultati raggiunti né delle prime cento edizioni realizzate: morì il 13 febbraio 1885.

La vedova Albertina confermò l’impegno nell’azienda cercando aiuto nel cognato Guido Biagi, cui affidò la direzione editoriale, e in Giorgio Ceccherini, che ebbe la responsabilità amministrativa. La stampa e la sede rimasero alla tipografia Carnesecchi, che nel frattempo era stata ereditata da Giulia Bellini, vedova di Tito, risposatasi con l’orafo Cesare Casalini, che assunse la guida dell’attività e collaborò intelligentemente alle pubblicazioni. Biagi diede impulso alla casa editrice, aprì nuove collane di testi greci e latini e, con grande successo, la Biblioteca scolastica di classici italiani secondo i programmi ufficiali diretta da Carducci.

La casa editrice Sansoni si presentò nel Novecento con oltre seicento edizioni organizzate in collane tematiche. Biagi, divenuto bibliotecario della Laurenziana, introdusse il nipote Antonio Sansoni nella gestione aziendale nella nuova sede di via Cherubini 12 e poi di viale Mazzini 26, a Firenze. Antonio, divenuto pienamente direttore oltre che proprietario della casa editrice, già ufficiale di cavalleria e sportivo intrepido, partì volontario nel maggio del 1915 nella prima guerra mondiale quale ufficiale di artiglieria, medaglia d’argento al valor militare. Morì nell’Ospedale militare di Padova per le conseguenze di una infezione influenzale il 19 settembre 1918. La casa editrice venne ereditata dai cugini Guido (1866) e Ugo (1875) Zaccherelli, rispettivamente avvocato e impiegato, figli di Elvira, sorella di Giulio Cesare. I due fratelli trasformarono nel 1919 l’azienda familiare in società: la Società anonima editrice G.C. Sansoni e aprirono alla partecipazione degli editori Bemporad di Firenze, Lattes di Torino e della tipografia L’arte della stampa. La linea editoriale affiancò al grande corpo dei classici e della manualistica, il teatro e le letterature straniere.

La continua modifica dei programmi scolastici, la crisi economica e i dissidi tra i soci portarono a vari riassetti nell’azienda fino all’ingresso nel 1932 di Giovanni Gentile, che rilevò le quote Zaccherelli. Gentile, che aveva da poco lasciato la Vallecchi, era uno degli attori fondamentali dell’editoria fiorentina presente anche in Bemporad e Le Monnier. Un complesso scambio azionario con Armando Paoletti della Le Monnier e Vito Benedetto Orzalesi, industriale della Manetti & Roberts, lo portò al pieno controllo della Sansoni. Gentile curò attentamente le ristampe, i rifacimenti critici e il rinnovamento del catalogo, avviò a suo nome la Collana scolastica di testi filosofici e affidò a Giorgio Pasquali la Biblioteca dei classici latini e greci. Alla Sansoni non mancò il sostegno del regime fascista con l’assegnazione delle edizioni nazionali delle opere di Francesco Petrarca, Tommaseo e Alessandro Manzoni.

Dopo il commissariamento per compromissione con il regime repubblichino, la casa editrice tornò nel dopoguerra al figlio di Giovanni Gentile, Federico, che continuò la produzione delle opere classiche commentate e aprì al settore enciclopedico. Il centenario editoriale della Sansoni, nel 1973, vide 4859 edizioni elencate negli Annali e un grande plauso del mondo accademico per il prezioso lavoro effettuato. Purtroppo la casa editrice non seppe rinnovarsi e fu travolta da una crisi irreversibile e liquidata nel 1977, venendo poi rilevata dal Gruppo Rizzoli-RCS Libri e suddivisa tra Sansoni per la scuola, unita a La nuova Italia di Scandicci (Firenze), e Sansoni aggregata al settore Università di Milano. La Mondadori nel 2016 acquistò RCS Libri e Sansoni continua a pubblicare libri per la scuola come Rizzoli Education.

Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Firenze, Casa Editrice Sansoni (1882-1960); Stato civile della restaurazione, Firenze, Registro dei matrimoni 1828, n. 85, p.184; Stato civile della restaurazione, Firenze, Nati 1838, n. 254, p. 124, n. 1361; Censimento anno 1841, Stato delle anime, Comunità di Firenze, Parrocchia di S. Frediano, n. 276, p. 293; Firenze, Archivio storico del Comune, Segreteria Generale, 1882, n. 2.218; Uffizio provvisorio per la liquidazione delle imposte arretrate, 1885; Anagrafe, Schede anagrafiche, Fogli famiglia; Stato civile, Atti di nascita, Atti di morte; Camera di commercio, Registro delle società, n. 2746; Opera di Santa Maria del Fiore, Archivio storico delle fedi di battesimo 1838, reg. 161, p. 180; Gabinetto Vieusseux, Libro dei soci, 31 dicembre 1879. Almanacco toscano, Firenze 1859, p. 615; In memoria di Antonio Sansoni editore fiorentino, Firenze 1919; Lo stabilimento tipografico G. Carnesecchi e figli in Firenze, Firenze 1920; M. Parenti, G.C. S. editore in Firenze, Firenze 1956; Lettere di G.C. S. a Giosue Carducci, Firenze 1963; Testimonianze per un centenario, Annali della casa editrice G.C. S., Firenze 1974; Testimonianze per un centenario, Contributi a una storia della cultura italiana 1873-1973, Firenze 1974 (con contributi di G. Contini, G. Nencioni, W. Binni, G. Devoto, B. Migliorini, M. Praz, A. La Penna, M. Pallottino, P. Baracchi, G. Pugliese Carratelli, U. Spirito. Interventi per il cinquantenario di E. Pistelli, V. Rossi, P. Rajna, N. Zingarelli, E. Levi, G. Pasquali, D. Pieraccioni, G. Gentile; Catalogo editoriale del 1932 postillato da G. Gentile); Editori a Firenze nel secondo Ottocento, Atti del Convegno… 1981, a cura di I. Porciani, Firenze 1983; G. Pedullà, Il mercato delle idee, Giovanni Gentile e la casa editrice Sansoni, Bologna 1986; G. Turi, Giovanni Gentile, una biografia, Firenze 1995; Storia dell’editoria nell’Italia contemporanea, a cura di G. Turi, Firenze 1997; N. Tranfaglia - A. Vittoria, Storia degli editori italiani, Roma-Bari 2000; Editori e lettori. La produzione libraria in Italia nella prima metà del Novecento, a cura di L. Finocchi - A. Gigli Marchetti, Milano 2000; Editori italiani dell’Ottocento. Repertorio, I-II, a cura di A. Gigli Marchetti et al., Milano 2004; Percorsi del libro per la scuola fra Otto e Novecento. La tradizione toscana e le nuove realtà del primo Novecento in Italia, a cura di C. Betti, Firenze 2004; L. Brogioni - A. Cecconi, Gli archivi degli editori toscani, Pisa 2010; Firenze capitale europea della cultura e della ricerca scientifica. La vigilia del 1865, Atti del Convegno… 2013, a cura di G. Manica, Firenze 2014 (una descrizione dell’ambiente culturale nel quale Sansoni maturò l’idea della casa editrice).

 

 

 

La funzione di Guido Biagi nella Sansoni

GUIDO BIAGI (Firenze, 29 gennaio 1855 – Firenze, 6 gennaio 1925)

Guido Biagi

I primi contatti con Giulio Cesare Sansoni : Nel 1880, l’editore Sansoni, presumibilmente dietro proposta del Bartoli, consulente dell’omonima casa editrice e mentore del Biagi, ne pubblicò la tesi di laurea, una edizione critica del Novellino, intitolandola Le Novelle Antiche. Il 12 febbraio 1881 Biagi sposò la cognata dell'editore, Amelia Piroli, sorella di Albertina, moglie appunto di Giulio Cesare Sansoni.

Al rapporto di parentela con Sansoni se ne affiancò uno professionale con la Casa Editrice, sempre più stretto e prolifico. Biagi venne infatti nominato Direttore Editoriale, ruolo che la moglie di Sansoni, Albertina, confermò nel 1885 alla morte del marito.

Biagi diede un grande impulso alla casa editrice avviando una serie di collane di successo: nel 1887 la Collezione di classici greci ad uso delle scuole diretta da Girolamo Vitelli e Pietro Cavazza, nel 1889 la Biblioteca scolastica di classici italiani secondo i programmi ufficiali diretta da Carducci, l'anno successivo i Manuali di Zoologia di Guelfo Cavagna e i Manuali di Botanica di Poli e Tafani. Con la Biblioteca critica della letteratura italiana diretta da Francesco Torraca e, nel 1901, con l’avvio della collana Biblioteca storica del Rinascimento diretta da Paolo Luiso, la casa editrice Sansoni si affaccerà al XX secolo con oltre seicento importanti edizioni organizzate in collane tematiche.

 

Oberato da pressanti impegni procurati dalla sua attività di bibliotecario, nel 1910 Biagi chiamò in aiuto alla direzione della Casa Editrice il nipote Antonio Sansoni che cominciò a prendere parte attiva nell'azienda di famiglia a partire dal trasferimento nella nuova sede di via Cherubini 12 e poi di viale Mazzini 26. Alla morte prematura di Antonio, avvenuta al termine della I guerra mondiale, i suoi cugini presero in mano le redini della Sansoni. Era il 19 settembre 1918. Dopo quella del fondatore Sansoni e quella di Guido Biagi aveva così inizio la terza fase della vita operativa della casa editrice fiorentina.

Guido Biagi

 

 

UNA LITE SINDACALE DI GIOVANNI CARNESECCHI

 

Nonostante i fasti culturali l'arte tipografica doveva avere anche ripetute crisi finanziarie anche negli apparenti momenti di maggior floridezza

Non sembrano essere infrequenti i contrasti sindacali tra proprieta' e lavoratori

 

 

 

 

 

 

MORTE DEL PADRE E MORTE DEL FIGLIO, IN RAPIDA SUCCESSIONE

Nel frattempo Giovanni Carnesecchi moriva nel 1877 seguito a pochi anni di distanza (1880) dal figlio Tito cosi la direzione della stampa passava a Cesare Casalini (che divenne marito della vedova di Tito Carnesecchi e nuovo direttore della Tipografia Carnesecchi: cognome anch’esso destinato a divenire prestigioso nella storia dell’editoria ) .

Sansoni nel 1883, in seguito a problemi sorti nella gestione dell’Esattoria si trasferisce a Roma aprendo una libreria ma continuando a gestire da lontano la società editrice. Infine nel 1885 Giulio muore lasciando la vedova Albertina Piroli (figlia del giurista e senatore Giuseppe) e il figlio Antonio di appena un anno.

 

Giovanni mori il 23 giugno 1877 e solo pochi anni dopo , nel gennaio del 1880, mori Tito lasciando la moglie Giulia Bellini con tre piccole figlie alla direzione della tipografia.

Nel 1883 moriva anche Giulio Sansoni. L'attivita' della tipografia venne proseguita da Cesare Casalini che ne porto' avanti il nome dal 1884 agli anni 50 del novecento

 

 

 

 

 

Giulia Bellini ,vedova di Tito , rimasta con le figlie piccole e la tipografia e la litografia da mandare avanti , dapprima vende la Litografia al signor Catanzaro, un fabbricante di saponi e tira avanti con crescenti difficolta' la tipografia

 

 

Una breve storia della Tipografia Carnesecchi e della casa editrice Carnesecchi si deve, come visto , a Marcello Aquilani

Nel 1881 Cesare Casalini diventa amministratore - direttore della tipografia

Successivamente nel 1884 diventa marito di Giulia Bellini

Continua la proficua collaborazione con la casa editrice Sansoni ora condotta dal Biagi

Dalla unione con Giulia Bellini nasce un figlio Piero che nel 1906 alla morte del padre ha 18 anni e gia' diplomato ragioniere si mette alla testa della tipografia che continua a mantenere l'antica denominazione :

stabilimento tipografico G. Carnesecchi e figli in Firenze

Condotta da Piero Casalini proseguira' le pubblicazioni fino agli anni 50 del XX secolo

 

 

 

 

http://www.casalini.it/Company/mariocasalini.asp?LINGUA=ITA

 

 

Morta l'antica azienda Carnesecchi . Il nome Casalini nell'editoria compare da solo e precisamente con Mario figlio di Piero , che fonda autonomamente una sua impresa editoriale oggi proseguita dai figli Barbara e Michele

MARIO CASALINI

1926-1998

Mario Casalini nacque a Firenze nel 1926. Figlio unico di genitori amanti dell'arte, crebbe con loro in un ambiente molto colto con un'educazione impartita sia in casa che nelle scuole cittadine. Parlava correntemente quattro lingue, era un avido lettore e aveva una profonda conoscenza delle arti e delle discipline classiche.

Avendo dapprima lavorato con suo padre, un tipografo, nella sua azienda la Tipografia Carnesecchi, Mario Casalini si sentiva naturalmente portato verso i libri e l'editoria. Ne era così attratto che, quasi ragazzo, entrò nella casa editrice fiorentina La Nuova Italia portando il capitale necessario per divenirne il direttore più giovane. Ebbe successo, malgrado tutto, e rimase a lungo nella direzione dell'azienda, diventandone il riferimento in tutto il mondo e, in seguito, il suo presidente. Fu anche vicepresidente dell'Associazione Italiana Editori.

Si ritirò poi da La Nuova Italia con l'intenzione di seguire più da vicino la sua azienda familiare, la Casalini Libri, che aveva fondato alla fine degli anni '50. Se ne occupò con impegno sempre maggiore, viaggiando a lungo, fino quasi alla sua morte, per visitare le biblioteche che utilizzavano la banca dati bibliografica e acquistavano i titoli italiani tramite Casalini LIbri. Grazie a questi contatti, durante gli anni coltivò molte sincere e profonde amicizie. Fu uomo dai tanti interessi, conoscitore della musica classica e da camera, coinvolto nella direzione di parecchie associazioni di amici della musica a Firenze e nell'organizzazione dei loro concerti ed eventi culturali. Fu un membro fondatore di Musicus Concentus e diresse l'Associazione Amici della Musica di Firenze. Mentre Musicus Concentus è attualmente più indirizzato verso la musica jazz piuttosto che verso quella classica, l'Associazione Amici della Musica ancora oggi, promuove alcuni dei più importanti programmi di musica da camera a Firenze. Mario Casalini ebbe anche un ruolo importante nella fondazione della Scuola di Musica di Fiesole, attualmente considerata una delle più prestigiose scuole di musica italiane. Anche la protezione dell'ambiente era per lui di capitale importanza. Era un convinto sostenitore della salvaguardia della natura e delle sue risorse con ogni mezzo possibile, e fu un membro attivo di due importanti associazioni naturalistiche italiane, Italia Nostra e Firenze Viva.

La sua passione per l'editoria non lo lasciò mai. Qualche anno fa subentrò nella direzione di una piccola ma prestigiosa casa editrice, la Cadmo, della quale era molto orgoglioso. La Cadmo pubblica un numero limitato di titoli ogni anno, tutti accademici. Per natura semplice e molto legato alla famiglia, morì nella sua casa, "La Torrossa", sulle colline di Fiesole, dove aveva vissuto fin da quando era bambino, dapprima con i genitori e in seguito con la moglie Gerda e i loro tre figli; vi ha sede anche l'azienda di famiglia, adesso retta dai figli Barbara e Michele.

 

 

 

 

 

 

[Monografia] - Lo stabilimento tipografico G. Carnesecchi e figli in Firenze : notizie su le origini / raccolte da Marcello Aquilani, pref. 1915 (IT\ICCU\TO0\0743726)

[Monografia] - Aquilani, Marcello - Lo stabilimento tipografico g. Carnesecchi e figli in Firenze : Notizie su le origini - Firenze - 1920 (IT\ICCU\CUB\0032614)

 

G. C. Sansoni: editore in Firenze - Pagina 23

di Marino Parenti - 1956 - 167 pagine
...

 

 

 

 

 

 

 

tra le centinaia di pubblicazioni :

 

AUTORE: GIUSTI GIUSEPPE TITOLO: POESIE ILLUSTRATE CON VIGNETTE DA ADOLFO MATARELLI (MATA) E COMMENTATE DA UN CONDISCEPOLO DELL'AUTORE. FIRENZE, TIPOGR. CARNESECCHI E FIGLI, 1868.

AUTORE: TABARRINI, MARCO- TITOLO: STUDI DI CRITICA STORICA. FIRENZE, TIP. E LIT. CARNESECCHI, G. C. SANSONI EDITORE, 1876.

TITOLO: CAMINO IN PIETRA SERENA NELLA VILLA TEPLE LEADER FIRENZE, LITOGRAFIA CARNESECCHI, 1882

AUTORE: TITOLO: RICORDI DI ARCHITETTURA FIRENZE, LITOGRAFIA CARNESECCHI, 1881

TITOLO: GIORNO (NEL FAUSTO) VIII DICEMBRE MDCCCXCVII QUANDO VITO SICILIANI DI MORREALE, REGIO VICECONSOLE IMPALMAVA IN ALESSANDRIA D'EGITTO LA SIGNORINA LUISA CIOCCI GUARINO. (FIRENZE, STAB. TIP. G. CARNESECCHI, 1897), IN-8, PP. (4). FIORITURE. CONTIENE UNA POESIA DI R. FORNACIARI.

AUTORE: KALIDASA TITOLO: MEGAHADUTA O LA NUBE MESSAGGERA TRADOTTA DAL SANSCRITO DA GIOVANNI FLECHIA. II FIRENZE TIPOGRAFIA G. CARNESECCHI E FIGLI 1898

AUTORE: BIAGI GUIDO (A CURA) TITOLO: DUE CORREDI NUNZIALI FIORENTINI. 1320 - 1493. DA UN LIBRO DI RICORDANZE DEI MINERBETTI. NOZZE AVVOCATO VIERI CORAZZINI DI BULCIANO CON LA SIGNORINA ELISA BRENZINI. FIRENZE, TIPOGRAFIA G. CARNESECCHI E FIGLI, VII GIUGNO 1899.

AUTORE: BIAGI GUIDO (A CURA) TITOLO: DUE CORREDI NUNZIALI FIORENTINI. 1320 - 1493. DA UN LIBRO DI RICORDANZE DEI MINERBETTI. NOZZE AVVOCATO VIERI CORAZZINI DI BULCIANO CON LA SIGNORINA ELISA BRENZINI. FIRENZE, TIPOGRAFIA G. CARNESECCHI E FIGLI, VII GIUGNO 1899.

AUTORE: MARPICATI A. TITOLO: ALCUNE POESIE . FIRENZE CARNESECCHI 1952

 

 

 

 

 

 

 

 

SANSONI EDITORE

 

http://www.fondazionemondadori.it/censimenti/toscana/Schede/130.htm

 

Giulio Cesare Sansoni (1837-1885) appaltatore dell'Esattoria comunale, era un assiduo frequentatore dei salotti letterari fiorentini e vi conobbe numerosi giovani autori e studiosi. Attirato dal mondo dell'editoria, con a disposizione alcuni capitali, insieme all'amico tipografo Giovanni Carnesecchi, si offrì di pubblicare un'opera educativa di Guido Falorsi, Guardare e pensare, studi dal vero, libro di lettura e di premio. È il 1873 e la pubblicazione uscì con la semplice responsabilità "a spese di alcuni amici", come un successivo libretto. Nel 1874 comparirà il marchio editoriale "G. C. Sansoni Editore" destinato a diventare famoso. Giulio Cesare Sansoni avviò l'attività con la chiara intenzione di inseririsi nel mercato dell'editoria scolastica e al contempo svolge un lavoro di ricerca e presentazione della cultura italiana con finalità quasi istituzionali. La casa editrice Sansoni iniziò l'attività editoriale in anni difficili per il mondo della stampa e dell'editoria fiorentina, attingendo al grande serbatoio degli Istituti culturali cittadini che si erano rinnovati e attrezzati per svolgere un ruolo di guida culturale nazionale.

Sansoni pubblicò i lavori epressione della cultura fiorentina dell'Istituto di studi superiori e di perfezionamento, degli archivisti e dei bibliotecari delle istituzioni statali e delle antiche Accademie a partire dalla Crusca.

Tra gli autori e i curatori, con i quali Giulio Cesare Sansoni ebbe un rapporto intellettuale e allo stesso tempo amichevole, assunse una figura di rilievo il professore Arturo Bartoli docente di letteratura italiana all' Istituto di studi superiori esponente della scuola storica di positivismo filologico, al quale si deve la ricostruzione storica filogica di numerosi testi della letteratura italiana delle origini e dei grandi secoli e saggi approfonditi. I suoi studi e il lavori dei numerosi allievi riforniscono le collane editoriali Sansoni. Ricordiamo anche Cesare Guasti, linguista, dell'Accademia della Crusca e Gaetano Milanesi, archivista, che curò le Vite di Vasari nel 1876, il primo grande successo editoriale per la cui realizzazione il tipografo Carnesecchi aveva acquistato una modernissima macchina da stampa Koenig & Bauer.

La Sansoni mise così in catalogo numerose opere per la scuola e gli studi, riuscendo a penetrare, grazie anche alle vaste conoscenze del suo titolare, nella ristretta cerchia delle adozioni.

Passano dieci anni: l'attività era già ben avviata, ma Giulio Cesare Sansoni ebbe seri problemi nella gestione dell'Esattoria comunale e fu costretto a lasciare la città per le polemiche che lo circondano. Nel 1883 si trasferì a Roma dove aprì una libreria e continuò a seguire l'attività editoriale affidata all'amico e parente Guido Biagi. Due anni, dopo nel 1885, Giulio Cesare Sansoni morì prematuramente lasciando la vedova Albertina Piroli e il figlio Antonio di appena un anno.

Albertina Piroli si affidò al cognato Guido Biagi (1855-1925), bibliotecario della Marucelliana, fondatore della "Rivista delle biblioteche", conferenziere e divulgatore di studi, dalle vaste conoscenze e amicizie con studiosi e letterati, a Giorgio Ceccherini per l'amministrazione e a Cesare Casalini (marito della vedova del tipografo Carnesecchi e nuovo direttore della Tipografia) la stampa.

Giudo Biagi prosegì l'attività ed aprì nuove collane; nel 1887 la "Collezione di classici greci ad uso delle scuole" direta da Girolamo Vitelli e Pietro Cavazza, nel 1889 la "Biblioteca scolastica di classici italiani secondo i programmi ufficiali" diretta da Giosuè Carducci di grande diffusione e successo. L'anno successivo iniziò le edizioni scientifiche con i manuali di Zoologia di Guelfo Cavagna e Botanica di Poli e Tafani, e infine aprì la "Biblioteca critica della letteratura italiana" con il prof. Francesco Torracca, che pubblicò anche un fortunato Manuale di letteratura italiana.

Nel 1901 prese l’avvio la collana "Biblioteca storica del Rinascimento" diretta da prof. Paolo Luiso a cui succedette nella seconda metà del novecento Eugenio Garin.

Impossibilitati a citare i tanti autori che segnarono l’affermazione dell’azienda, vogliamo ricordare ancora i professori Alessandro D'Ancona, Pio Rajna e Pasquale Villari accumunati da un rigoroso impegno metodologico.

La Sansoni si presentò nel ‘900 con solido impianto, la cultura bibliografica unita al positivismo classificatorio aveva portato alla ploriferazione delle collane nelle quali vengono presentate razionalmente le opere sui diversi temi e le diverse tipologie di lettori: la "Biblioteca critica della letteratura italiana"; la "Biblioteca di bibliografia e paleografia"; la "Biblioteca di carteggi, diarii, memorie, …"; la "Biblioteca scolastica dei classici italiani"; "I classici latini nuovamente tradotti e illustrati"; la "Collezione di classici greci ad uso delle scuole"; la "Collezione di classici latini ad uso delle scuole"; la "Lectura Dantis"; la "Nuova collezione dei classici latini con note ad uso delle scuole"; le "Opere di storia e di letteratura italiana"; la "Piccola biblioteca italiana"; la "Piccola biblioteca per le scuole elementari"; la "Raccolta di opere inedite o rare di ogni secolo delle letteratura italiana"; la "Raccolta educativa"; la "Raccolta letteraria"; gli "Studi di legislazione scolastica comparata".

Il giovane Antonio Sansoni entrò nella gestione della casa editrice nel secondo decennio del novecento, sotto la guida dello zio Guido Biagi, ma perse la vita nella prima guerra mondiale.

La casa editrice passò in eredità ai cugini Ugo e Guido Zaccherelli che la trasformano in società anonima, la "Società editrice Sansoni" con al partecipazione dell'editore Enrico Bemporad (275 azioni su 700) nominato Presidente, del tipografo Mario Calò dell'Arte della Stampa (100 azioni) nominato Direttore e Amministratore delegato e del libraio Lattes di Torino. La nuova gestione consolidò l’impegno nel campo scolastico e diede avvio alla "Biblioteca sansoniana straniera" che propose classici senza aprirsi al romanzo contemporaneo.

Nel 1925 si dimise Enrico Bemporad e i fratelli Zaccherelli ripresero la maggioranza insieme a Mario Calò e a suo fratello il pedagogista Giovanni Calò. La crisi degli anni ’30 unita ai dissidi tra i soci sulla gestione portarono all’uscita dei fratelli Zaccherelli e all’acquisto della maggioranza azionaria da parte di Giovanni Gentile, Armando Paoletti e Vito Benedetto Orzalesi. Il nuovo consiglio di amministrazione nominò Giovanni Gentile Presidente e Armando Paoletti Amministratore delegato.

Tra gli anni tra il 1935 e 1937 Giovanni Gentile che era contemporaneamente presente nelle case editrici Bemporad e Le Monnier e nella tipografia Arte della stampa vendette o scambiò i pacchetti azionari con i soci Paoletti e Orzalesi e acquisì le ultime azioni di Guido Zaccherelli fino al completo controllo della Sansoni. Il capitale azionario venne quindi suddiviso all'interno della famiglia Gentile con l'ingresso dei figli Federico e Fortunato.

Con l’ingresso di Gentile, la Sansoni riprese lo sviluppo rivitalizzando il settore scolastico e le collane portanti, avviando tra le altre la "Biblioteca dei classici latini e greci" diretta da G. Pasquali e la "Collana scolastica di testi filosofici" diretta dallo stesso Gentile e iniziando collaborazioni con Istituti di cultura e Università per la pubblicazione di studi e testi per reperire sovvenzioni che rendessero meno rischiosa l’impresa editoriale. Il sostegno del regime si concretizzò con la commissione delle edizioni nazionali di Manzoni, Petrarca, Tommaseo e nelle pubblicazioni dell’Istituto nazionale fascista di cultura. Fondamentali furono i contributi che l’azienda diede nel campo storico e filosofico con l’avvio di numerose collane come la "Biblioteca storica Sansoni" diretta da Federico Chabod, la "Biblioteca italiana" e la "Civiltà europea" per la quale uscirono la Storia della letteratura inglese di M. Praz e la Storia del medioevo di G. Volpe, mentre Federico Gentile diresse una innovativa collana di "Letteratura contemporanea".

La compromissione con il regime fascista pesò sulla Sansoni che al passaggio della guerra (1944) fu messa sotto gestione commissariale escludendo gli eredi Gentile dall'azienda.

Nel 1945 il governo Parri revocò il commissariamento e Federico Gentile tornò alla direzione.

La storia della Sansoni continuò nel secondo dopoguerra con la prosecuzione e il rinnovamento dell'ampia l'offerta culturale, le collane vennero ampliate fino a raggiungere il numero di 28 e iniziò una proficua attività nel settore enciclopedico. Negli anni ’60 la fedeltà della linea editoriale all’editoria di cultura non fu rinnovata da contatti e apporti nuovi con gli studiosi emergenti che si rivolgevano così ad altre case editrici e con l’apertura a tematiche di attualità che rappresentavano ora la maggior produzione saggistica.

Dalla fine degli anni settanta la casa editrice entrò in una crisi irrimediabile che condusse, nonostante gli sforzi, al regime di amministrazione controllata con sentenza del Tribunale di Firenze del 28 giugno 1976 e alla liquidazione l’anno successivo.

La famiglia Gentile proseguì l'attività editoriale-libraria con la casa editrice Le Lettere e la commissionaria libraria LiCoSa.

Il marchio venne venduto e acquisito dal Gruppo editoriale RCS che la trasformò nel decennio successivo in due branche separate inserite nella Società RCS Libri: la "Sansoni" con sede a Milano integrata nella divisione Università e professioni e la "Sansoni per la scuola" con sede a Scandicci - Firenze (ospitata nel palazzo della Nuova Italia Editrice) inserita nel settore RCS Scuola.

 

 

  

GIULIO CESARE SANSONI EDITORE e GIOVANNI CARNESECCHI TIPOGRAFO

Da wikipedia

 

 

 

Giulio Cesare Sansoni (Firenze, 1837 – Roma, 13 febbraio 1885)

editore fondatore della casa editrice Sansoni.

Biografia

Gestore dell'esattoria comunale di Firenze ma appassionato di letteratura, frequenta assiduamente i salotti letterari della città: il Caffè del Parlamento, il Caffè Doney, la trattoria dei fratelli Barile, dove entra in contatto con personaggi quali Adolfo Bartoli e Giosue Carducci.

Spirito modernissimo, inizia l'attività editoriale, con l'amico tipografo Giovanni Carnesecchi, pubblicando nel 1873 (con la dicitura "a spese di alcuni amici"), un'opera educativa di Guido Falorsi, "Guardare e pensare, studi dal vero, libro di lettura e di premio", a cui segui i "Dialoghi e commediole" del Calenzoli e il "Disegno storico della letteratura" di Raffaello Fornaciari. Il marchio editoriale "G. C. Sansoni Editore" compare solo l'anno successivo. Sin dall’inizio le sorti della nuova casa editrice sono fortemente legate alla tipografia "G.Carnesecchi e figli" diretta da Giovanni Carnesecchi e dal figlio Tito tanto che le due ditte hanno in comune sede e magazzini. Grazie all’imprenditorialita’ del Sansoni e del Carnesecchi alle loro conoscenze nel mondo culturale ed accademico la "G.C.Sansoni editore" andava crescendo di fama ed importanza pubblicando lavori espressione della cultura fiorentina collaborando tra gli altri con il professore Arturo Bartoli docente di letteratura italiana all' Istituto di studi superiori esponente della scuola storica di positivismo filologico, e con Cesare Guasti, linguista, dell'Accademia della Crusca. Nel 1876 il Sansoni concepi l’idea di pubblicare "Le vite" di Giorgio Vasari, in un’edizione curata dall’archivista Gaetano Milanesi, per la cui realizzazione il tipografo Carnesecchi aveva acquistato una modernissima macchina da stampa Koenig & Bauer: fu il primo grande successo editoriale. Segui tutta una serie di opere che consolidarono la fama della casa editrice.

Nel frattempo Giovanni Carnesecchi moriva nel 1877 seguito a pochi anni di distanza (1880) dal figlio Tito cosi la direzione della stampa passava a Cesare Casalini (che divenne marito della vedova di Tito Carnesecchi e nuovo direttore della Tipografia Carnesecchi: cognome anch’esso destinato a divenire prestigioso nella storia dell’editoria ) .

Sansoni nel 1883, in seguito a problemi sorti nella gestione dell’Esattoria si trasferisce a Roma aprendo una libreria ma continuando a gestire da lontano la società editrice. Infine nel 1885 Giulio muore lasciando la vedova Albertina Piroli (figlia del giurista e senatore Giuseppe) e il figlio Antonio di appena un anno.

Scrive Marcello Aquilani :<<…nel 1885 moriva pure il sig. Giulio Sansoni, che alla casa editrice aveva dato tutto il suo ingegno e tutta la sua attività. Cosi mentre la Tipografia e la Casa Sansoni andavano crescendo di fama e d’importanza scomparivano coloro che avevano dato ad esse l’intelligenza e l’energia per poterle portare all’altezza che, amanti dell’arte e della cultura, avevano sempre sognato.>>[1]

L’attivita’ della Sansoni continuò nonostante la morte del suo fondatore. Albertina Piroli affido’ la direzione della societa’ al cognato Guido Biagi (1855-1925), bibliotecario della Marucelliana e letterato che portò la società verso il nuovo secolo e verso nuovi successi.

 

 

 

Bibliografia

Marino Parenti, G. C. Sansoni: editore in Firenze, Firenze, Landi, 1955

NOTE

 

Matrimonio di Albertina Carnesecchi con Giuseppe Bini

 

Margarita (Suor) di Martino. Lettera di una monaca a fra Jeronimo Savonanola. Firenze, tip. G. Carnesecchi e figli, 1898. 8°. p. 9. Edizione di soli duecento esemplari. – Pubblicata da Guido Biagi per le nozze di Giuseppe Bini con Albertina Carnesecchi

 

 

Causa del figlio di Matarelli per i disegni del padre

 

 

 

 

 

 

 

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