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ing.Pierluigi Carnesecchi

indice generale : http://www.carnesecchi.eu/indice.htm

 

Storia dei Carnesecchi 1

Storia dei Carnesecchi 2

Storia dei Carnesecchi 3

 

CESARE CARNESECCHI di FIRENZE un piccolo eroe

 

da distinguere dal fante Cesare Carnesecchi di Giovanni di Giovacchino , figlio del tipografo , e presente nella campagna del 1866 nel 30 Reggimento di fanteria ( matricola 5122 )

 

CESARE CARNESECCHI di FIRENZE di Giovanni di Gaetano Carnesecchi

fratello anche di Telemaco ed Alessandro , anch'essi combattenti nelle guerre d'indipendenza

Cesare di Giovanni di Gaetano e di Teresa Rutilensi

data di nascita Rg 167 Fg 77 17 maggio 1844 Firenze popolo di San Lorenzo ( la famiglia era di Santa Lucia sul prato )

 

Come i fratelli combattente nelle guerre d'indipendenza

 

 

Combatte nella III guerra d'indipendenza nel 29mo Reggimento di Fanteria matricola 2153 col grado di sergente e fu decorato con medaglia d'argento al valor militare

 

 

 

 

Sergente di fanteria nel Regio esercito

Con Garibaldi a Monterotondo

diplomi per medaglia d'argento al valor militare e medaglia italiana , francese e romana commemorative della guerra dell'indipendenza

 

E' una storia esemplare di come va il mondo questa di Cesare Carnesecchi , giovane audace ed eroe di guerra, finito nel 1874 a far la guardia carceraria in giro per l'Italia

Lo ritroviamo dopo 30 anni di servizio messo a riposo con una misera pensione

Esemplare di come viviamo in un mondo dove non viene mai premiato il merito ma quasi sempre la furbizia e le conoscenze e gli appoggi

Esemplare anche nel mostrare come la nostra vita sia in pasto alla burocrazia e come internet inesorabilmente trovi traccia della vita di ognuno di noi anche se e' vissuto centocinquanta anni fa

 

 

 

Lo incontriamo per la prima volta a Custoza inquadrato prima come sergente nel 29 Reggimento di fanteria

 

 

 

DECRETO DI CONFERIMENTO ONORIFICENZE

CUSTOZA 24 giugno 1866 : sergente CESARE CARNESECCHI

 

FIRENZE COMMEMORA I DECORATI FIORENTINI CON UNA LAPIDE : Compare Cesare medaglia d'argento al valor militare.

 

La lapide si trova sull’estremità destra della Loggia ( è posta di fronte al palazzo della Signoria).

 

 

notizia raccolta per la cortesia del dr. Roberto Segnini

 

 

CON GARIBALDI A MONTEROTONDO

 

 

Nell'ottobre 1867 Giuseppe Garibaldi organizzò una spedizione di volontari alla conquista di Roma. Confinato a Caprera, diede ai suoi comandanti l'ordine di muoversi verso il Lazio. Il generale si sarebbe unito ai soldati in un secondo tempo e avrebbe guidato la marcia decisiva sull'Urbe. Sapeva di violare gli accordi tra Regno d'Italia e Secondo impero francese. Ma era convinto che, davanti al fatto compiuto, Napoleone III non avrebbe scatenato una guerra contro l'Italia.

Garibaldi evase da Caprera il 19 ottobre, e si unì ai suoi volontari nell'agro romano, mettendosi in marcia verso Roma. La chiave di volta del piano era la conquista di Monterotondo, da dove si controllano la via Salaria e la via Nomentana. In un primo tempo il generale decise di attaccare il 24 ottobre ma le guide scomparvero e il terreno fu reso fangoso dalla pioggia. La mattina del 25 Garibaldi decise l'attacco, puntando alle due porte: Porta Romana e Porta Ducale.

Le colonne di Eugenio Valzania e di Caldesi attaccano Porta Romana, ma vennero respinte dopo un fitto fuoco di fucileria. Anche la colonna di Mosto fallì l'attacco a Porta Ducale. Dopo due nuovi attacchi a Porta Romana, guidati dal figlio Menotti, Garibaldi decise un attacco notturno. I garibaldini spinsero un carro pieno di zolfo sulla porta, incendiandola, poi attaccarono, dopo aver cannoneggiato la porta. Gli attaccanti lanciarono un nuovo carro in fiamme sull'ingresso del castello che venne alla fine preso.

Nonostante la vittoria, Garibaldi subì perdite considerevoli, e non riuscì a vincere la decisiva Battaglia di Mentana, il 3 novembre, la cui sconfitta segnò la fine dell'avventura garibaldina.

da Wikipedia

 

 

Monterotondo ottobre 1867. 

 Noi difatto ci fermammo d’ordine del Generale Garibaldi alla Palazzina, ed io stesi una catena di volontari alle spalle degli altri battaglioni per evitar\ne una sorpresa se fossero venute truppe in rinforzo da Roma. Alle ore il Generale Garibaldi mandò un ordine ad Antongina che sciegliessè 16 uomini di buona volontà per trasportare delle fastella ed un carro caricoqdi zolfo già preparato nella corte della Palazzina, per quindi metterli sotto la porta di Monte Rotondo, darne il fuoco e farne cosi un’ apertura per l’assalto.

E qui riporto i nomi dei 16 valorosi che tanto si distinsero in quell’ impresa, che ne conservo tuttora la nota.

Catanzaro Pietro, Pratellesi Luigi, Bellucci Cesare, Arata Antonio, Baldi Leopoldo, Francioni Napoleone, Pinpinelli Armando, Canocchi Pilade, Becci Zelindo, Grossi Arturo, Favi Egisto, Carnesecchi Cesare, Rossi Filippo, Mattencci Ferdinando, Masini Arcangelo, Cioni Giovanni, Marchini Giuseppe, tutti di Firenze.

Questi eroi presentavansi al maggiore domandando d’ esser loro gli incaricati a tale servizio, e tosto a forza di braccia trasportarono il carro fino alla porta di Monte Rotondo, accomodarono le fastella e lo zolfo e diedero il fuoco. Ammetto però che per la strada siano stati seguiti e protetti dagli altri volontari.

 

Questo atto di valore garibaldino ovviamente non venne riconosciuto dalle autorita' italiane

 

 

 

 

Mi sono sempre chiesto che fine abbiano poi fatto questi giovani sanguigni e generosi che hanno speso la loro giovinezza combattendo per un ideale come la riunificazione d'Italia e come la "Patria" riunificata li abbia ripagati

Internet ci aiuta a ricostruire la vita di Cesare

Dopo aver dato bella prova di se' Cesare comincia a pensare a riorganizzare la propria vita e a costruire il proprio futuro

Nel 1872 presenta domanda al Comune di Roma per l'assegnazione di una modesta rivendita di generi di privativa

Non gli viene concessa

 

 

Nel 1877 e' ancora presente a Roma perche' compare nelle liste elettorali

 

 

Nel frattempo nel 1875 deve essere stato assunto dal Ministero come guardia carceraria , e questo lo deduciamo dalla lettera di messa a riposo

Dei tre anni precedenti non ho alcuna notizia

 

Nel 1878 sembra essere di servizio al carcere di Alessandria infatti e da li che partecipa ad una sottoscrizione per un monumento a Vittorio Emanuele II

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Nel 1880 in seguito ad esame viene promosso a Guardia di prima classe. Non so in quale citta' stia prestando servizio

 

 

 

Nel 1904 viene collocato a riposo dopo 30 anni di lavoro

 

 

Ed infine nel 1905 gli vediamo percepire la pensione

Una breve scorsa e vediamo che il problema delle pensioni da fame e delle pensioni d'oro e' un problema che parte da lontano

 

 

MINISTERO DEL TESORO : pensioni liquidate dalla Corte dei conti

 

LA PATRIA MEMORE E GRATA PER IL DOVERE COMPIUTO E PER IL SANGUE VERSATO................................

 

 

 

 

...........amare e disperate le conclusioni di Giuseppe Prezzolini per una societa' che non riconosce e non ricorda il merito ma vive di chiacchere vane

 

I FURBI E I FESSI (CODICE DELLA VITA ITALIANA)

 

 

I cittadini italiani si dividono in due categorie: i furbi e i fessi.

Non c’è una definizione di fesso. Però: se uno paga il biglietto intero in ferrovia, non entra gratis a teatro; non ha un commendatore zio, amico della moglie e potente nella magistratura, nella Pubblica Istruzione ecc.; non è massone o gesuita; dichiara all’agente delle imposte il suo vero reddito; mantiene la parola data anche a costo di perderci, ecc. questi è un fesso.

I furbi non usano mai parole chiare. I fessi qualche volta.

Non bisogna confondere il furbo con l’intelligente. L’intelligente è spesso un fesso anche lui.

Il furbo è sempre in un posto che si è meritato non per le sue capacità, ma per la sua abilità a fingere di averle. .

Colui che sa è un fesso. Colui che riesce senza sapere è un furbo.

Segni distintivi del furbo: pelliccia, automobile, teatro, restaurant, donne.

I fessi hanno dei principi. I furbi soltanto dei fini.

Dovere: è quella parola che si trova nelle orazioni solenni dei furbi quando vogliono che i fessi marcino per loro.

L’Italia va avanti perché ci sono i fessi. I fessi lavorano, pagano, crepano. Chi fa la figura di mandare avanti l’Italia sono i furbi che non fanno nulla, spendono e se la godono.

Il fesso, in generale, è stupido. Se non fosse stupido avrebbe cacciato via i furbi da parecchio tempo.

Il fesso, in generale, è incolto per stupidaggine. Se non fosse stupido, capirebbe il valore della cultura per cacciare i furbi.

Ci sono fessi intelligenti e colti, che vorrebbero mandar via i furbi. Ma non possono: 1) perché sono fessi; 2) perché gli altri fessi sono stupidi e incolti, e non li capiscono.

Per andare avanti ci sono due sistemi. Uno è buono, ma l’altro è migliore. Il primo è leccare i furbi. Ma riesce meglio il secondo che consiste nel far loro paura: 1) perché non c’è furbo che non abbia qualche marachella da nascondere; 2) perché non c’è furbo che non preferisca il quieto vivere alla lotta, e la associazione con altri briganti alla guerra contro questi.

Il fesso si interessa al problema della produzione della ricchezza. Il furbo soprattutto a quello della distribuzione.

L’Italiano ha un tale culto per la furbizia, che arriva persino all’ammirazione di chi se ne serve a suo danno. Il furbo è in alto in Italia non soltanto per la propria furbizia, ma per la reverenza che l’italiano in generale ha della furbizia stessa, alla quale principalmente fa appello per la riscossa e per la vendetta. Nella famiglia, nella scuola, nelle carriere, l’esempio e la dottrina corrente – che non si trova nei libri – insegnano i sistemi della furbizia. La vittima si lamenta della furbizia che l’ha colpita, ma in cuor suo si ripromette di imparare la lezione per un’altra occasione. La diffidenza degli umili che si riscontra in quasi tutta l’Italia, è appunto l’effetto di un secolare dominio dei furbi, contro i quali la corbelleria dei più si è andata corazzando di una corteccia di silenzio e di ottuso sospetto, non sufficiente, però, a porli al riparo delle sempre nuove scaltrezze di quelli.

by Giuseppe Prezzolini (Perugia, 27 gennaio 1882 – Lugano, 14 luglio 1982)

 

 

 

"La credenza d'essere dei rivoluzionari ci ha trattenuto (almeno per conto mio posso ben confessarlo) dall'agire più efficacemente. Abbiamo avuto più ritegno nel metterci in contatto con le forze operanti del paese. Abbiamo avuto un certo pudore di solitudine e di separazione. Non dico che bisogni cambiare strada addirittura. Ma occorre tener meno al valore della protesta e più a quello del fare... La cosa principale è acquistare le cognizioni tecniche per il rinnovamento dei congegni, degli organismi, delle tendenze alle quali siamo più vicini e nelle quali c'è più facile operare. Il municipio; la biblioteca comunale; le ferrovie; la scuola; le biblioteche pubbliche; i giornali; l'organismo finanziario; i paesi di lingua italiana soggetti ad altre nazioni; i paesi dove si dirige l'emigrazione; gli uffici pubblici; il clero; le organizzazioni operaie... Ecco mille oggetti del cui modo di funzionare, corretto o scorretto, dobbiamo mentalmente impadronirci, per potere, nel momento opportuno, proporre una riforma chiara, offrire la nostra persona, determinare un movimento di opinione che provochi un mutamento."

by Giuseppe Prezzolini (Perugia, 27 gennaio 1882 – Lugano, 14 luglio 1982)

 

 

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