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ing.Pierluigi Carnesecchi

indice generale : http://www.carnesecchi.eu/indice.htm

 

Storia dei Carnesecchi 1

Storia dei Carnesecchi 2

Storia dei Carnesecchi 3

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.La microstoria e la macrostoria si costruiscono anche definendo con esattezza i particolari e controbattendo le alterazioni

.Spesso si danno per scontate cose che scontate non sono. Poi certe affermazioi di taluni che dimenticano gli antichi finiscono per generare errori anche grossolani

.La Toscana ha una sua parte notevole nella storia italiana e vale la pena di conoscerne alcune regole che la differenziano da altre zone

.Tra queste la formazione dei cognomi

.Materia su cui si leggono ancora affermazioni non veritiere

.si faccia attenzione a quella splendida espressione "volgare latinato" che usa il Borghini

.Gli storici hanno dato poca importanza alle conseguenze politiche della nascita dei cognomi

.Io ho idea che fin dalla meta' del XII secolo vi fosse invece una percezione in Firenze del problema

.E che nonostante questa percezione il problema diventasse col tempo inarrestabile

.

.Ora nel XII secolo a Firenze tutti parlavano in volgare Ed il volgare aveva preso a vivere da quando Goti , Longobardi , ......., mischiavano la loro lingua col latino

.Colti ed ignoranti lo avevano come lingua normale in lenta trasformazione da quel V secolo che vide il disfacimento dell'impero d'occidente

.Il latino compare ancora nei documenti istituzionali per lungo tempo , e nei trattati dotti , ma la gente pensa in volgare

.Giovanni Villani , Dino Compagni , Dante Alighieri, Guido Cavalcanti, Giovanni Boccaccio , Francesco Petrarca scrivono oramai in volgare

.Nel 1272 lo splendido testamento di Beatrice vedova di Marcovaldo dei conti Guidi e' dettato in uno splendido "volgare latinato"

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il volgare .......................nascita del volgare

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.Ora il volgare non era certo caratteristica fiorentina ,che in ogni luogo d'Italia si stava formando ed uniformando quella lingua che l'avvento della radio-televisione tendera' poi a uniformare velocemente . E dovunque si stava formando dal V secolo

.

.Ma caratteristica fiorentina anzi direi toscana era un certo modo particolare del formarsi dei cognomi

.E di questo ci parla con acutezza Vincenzio Borghini nel XVI secolo

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.Il problema che Borghini stava affrontando era la trasformazione in atto ( fatta da piu' eruditi ) degli elenchi delle cariche della Signoria repubblicana ,cioe' dei "prioristi per anno " , in "prioristi a famiglie". Cioe' l'assegnare alle famiglie fiorentine i singoli ufficiali. Cioe' incasellamento a famiglie

.Il problema nasceva da tre fatti principali

.A il cognome fiorentino nasce come "figlio o nipote di...." cioe' Tornaquinci = filii Tornaquincio

.B i Fiorentini elencavano gli individui con nome e patronimico ( sovente anche col nome del nonno ) talvolta (spesso col cognome ) in quel "volgare latinato"

.C gli elenchi portavano le generalita "tradotte" in latino ( perche' comunemente si parlava in volgare e si pensava in volgare)

.Cosi nelle assegnazioni ad una famiglia l'erudito spesso scambiava il patronimico per un cognome

Vincenzio Maria Borghini

(Firenze, 29 ottobre 1515 – Firenze, 15 agosto 1580)

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vive nel periodo in cui la Repubblica piegata dalla preponderanza militare degli spagnoli , si trasforma rapidamente in un principato

.

Studioso estremamente acuto tenta di imporre una metodologia negli studi

studi che stavano tentando di ricordare gli avvenimenti repubblicani e le cariche repubblicane e riducendo i prioristi per anno in prioristi a famiglie

tracciando gli avvenimenti delle singole famiglie in relazione al pubblico

.Siamo in presenza dei primi vagiti d'impostare uno studio sulle famiglie fiorentine

.

.

.E' curioso questo ricordare , nel momento in cui di piu' si stringe la morsa del Principe

Inizialmente Cosimo I si interesso' ad esaltare la storia fiorentina con Scipione Ammirato per esaltare la terra su cui regnava

Poi la dinastia esercito' un controllo piu' stringente sulla produzione storiografica

 

INTERRUZIONE DELLA TRADIZIONE STORIOGRAFICA FIORENTINA OPERATA DAI MEDICI

 

da Marco Cavarzere - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 75 (2011) : Piero Monaldi di Giovanni di Piero 1559 circa--1629

 

Il tentativo del Monaldi di raggiungere attraverso la ricerca storica una coesione tra vecchie e nuove leve dell’aristocrazia cittadina trovò terreno fertile in un secolo che coltivava ancora un intenso interesse per la storia municipale. Non a caso prima e dopo la morte del Monaldi vi fu chi cercò continuamente di aggiornare e arricchire l'Istoria di nuove notizie: in particolare, nel 1626 Girolamo della Sommaia, membro dell’élite mercantile di Firenze e provveditore dell’Università di Pisa, autore a sua volta di un priorista, si preoccupò di rivedere sistematicamente l’opera del Monaldi e ancora in seguito, fin all’inizio del Settecento, si trovò chi ampliò le informazioni date nell’Istoria con le acquisizioni della nuova erudizione antiquaria. Di fatto però tutta la storiografia fiorentina del Seicento, compresa l’opera compilativa del Monaldi, si risolse in uno sforzo di ricostruzione genealogica e si parcellizzò in una ricerca documentaria ed erudita volta a studiare le vicende di singoli lignaggi, evitando accuratamente una storia complessiva della città e della Toscana. Questo deciso cambiamento degli interessi storiografici fu causato in parte anche dall’attenta politica dei Medici, che esercitarono uno stretto controllo sulla produzione storica e sugli stessi archivi dello Stato. Anche la mancata pubblicazione dell’opera tanto apprezzata del M. è stata interpretata come una conseguenza della politica di chiusura della famiglia regnante nei confronti di ogni scrittura storica, perfino di quelle più favorevoli: incapaci di organizzare una propria storia ufficiale i Medici preferirono una serrata totale, interrompendo in questo modo l’antica tradizione storiografica di Firenze.

 

 

 

IMPORTANTE DISANIMA SUI NOMI E SUI COGNOMI FIORENTINI NEI DOCUMENTI

.

Storia della nobilta' fiorentina :discorsi inediti o rari

Alcune pagine offrono chiarimementi su come esaminare e studiare i nomi ed i cognomi :

Non tutte le conclusioni sono oggi condivisibili , che Borghini confonde i modi di dire del suo tempo suo tempo col tempo antico , ma e' importante la discussione sulla genesi degli errori di attribuzione nella confusione tra cognome e patronimico

Ricordiamoci , a scusante , che studiosi come il Borghini , pur avendo a disposizione documenti oggi perduti, non avevano le possibilita' di visione dei documenti che oggi il piu' infimo studioso ha a disposizione

 

Alcune pagine tratte da "Storia della nobilta' fiorentina" Discorsi inediti o rari :

a cura di J.R. Woodhouse per le edizioni MARLIN ---Pisa ------edizione di pagine 377

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Altro saggio importante e' lo studio sulle armi delle famiglie fiorentine

Piu' che altro e' una sorta d'iniziatore

anche se non esente da errori

"Dell'arme delle famiglie fiorentine", in Discorsi, Florence, 1585,

2e éd., 1755, t. 2, p. 1--132. A cura del Manni

Dell'arme delle famiglie fiorentine / Vincenzo Borghini ; con le annotazioni di Domenico Maria Manni. Firenze nel 1755

 

 

 

Lo studio della genesi del cognome fiorentino va studiato sugli antichi documenti , editi o in Archivio di Stato ( diplomatico ) Va seguita nelle cronache di contemporanei

.......................segue...................................

 

due documenti che aiutano a capire la composizione del ceto dirigente fiorentino intorno al 1200 :

anno 1197 Giuramento della Lega toscana : i Consoli ed i Consiglieri fiorentini giurano la Lega

 

 

 

 

 

 

 

 

anno 1201 Alleanza dei Fiorentini coi Senesi : giurano i Fiorentini

 

 

 

Fondamentali per l'individuazione in questo periodo sono le "genealogie" compilate dal dr Enrico Faini

 

 

.......................segue...................................

Gia questi pochi documenti ci fanno dubitare delle famiglie di primo cerchio elencate da Giovanni Villani e da Dante Alighieri

Il Malispini e' guardato oggi con molto sospetto di essere una imitazione del Villani , con antichissimi intenti di falsificazione genealogica

 

 

 

Non dimenticando che si parlava e si pensava in volgare e che quindi il latino con cui si compilavano ( per antica tradizione ) i documenti istituzionali era conseguenza del pensiero in volgare

La prosa di Giovanni Villani o di Dino Compagni ci mostra chiaramente quali debbano intendersi i cognomi fiorentini e come erano espressi

 

 

Evoluzione del cognome fiorentino nei secoli...................Passaggio dalla forma originaria pseudo-latina al cognome fiorentino ad una forma latina pensata in volgare

 

Inizialmenteil , a cavallo della meta' secoloXII il cognome ( quasi sempre ) significava ed esprimeva la discendenza da un eponimo

Era sancito l'essere nipoti o figli ( poi discendenti ) di un individuo ben conosciuto dalla comunita'

 

Neri Piccolino fratello di Farinata

Nel marzo 1251 Neri Piccolinus DE FILIIS UBERTI civis Florentinus,

 

Nobili et egregio viro multe probitatis ac sapientiae decorato, honorabili Dei gratia potestati Narnensi,et eiusdem civitatis consilio et comuni, Neri Piccolinus de filiis Uberti civis Florentinus, eadem gratia potestas comunis Sancti Geminiani....................

 

 

Intorno alla meta' del XIII si comincia a fissare l'appartenenza ad una famiglia nella forma DEI o DEGLI

rimanendo comunque le forme X+Y+Z e le forme .........de filiis ........

 

 

S'intende DE DOMO DE e si semplifica con DE

Vediamo nel "Libro di Montaperti" --------Montaperti anno 1260

 

 

 

interessante vedere nella sfortunata impresa lo zio di Dante : Burnettus Bellincionis Alaghieri ( Burnettus Ballincionis Alaghieri de Alagheriis )

 

 

 

---------------continua-----------------

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il prof Sergio Raveggi ha redatto un elenco molto importante

 

Signoria , gonfalonieri , buonuomini.............................uno studio del prof . Sergio Raveggi

 

L’elenco degli eletti nei governi fiorentini dall’istituzione del priorato all’agosto del 1343, cioè fino a quando la città fu suddivisa in sestieri, è stato compilato sulla base del codice dell’ASFi denominato Priorista di Palazzo, confrontato e integrato con le altre fonti citate in nota.

Si è scelto di proporre i nomi nella forma latina, come era uso nei documenti coevi e nei più antichi prioristi, ma si è ritenuto opportuno procedere ad una loro normalizzazione grafica per renderne più agevole il riconoscimento e la fruizione a fini statistici. Sotto la data di inizio dell’attività di ciascun collegio governativo ( che come è noto aveva durata bimestrale ) sono riportati i nomi degli eletti, il sestiere di appartenenza e tra parentesi quadra, essendo frutto di un intervento in alquanti casi deduttivo, la famiglia dell’eletto.

Per le famiglie socialmente eminenti e di maggiore tradizione l’indicazione del cognome è già un uso piuttosto consolidato nel Duecento e lo diventa in crescente misura nel secolo successivo, cosicché naturalmente nessun problema pone l’indicazione dell’appartenenza familiare quando risulta esplicita nelle fonti, né quando abbiamo la certezza che si tratti dello stesso individuo, qualche volta definito solo con nome e patronimico ed altre anche con il proprio cognome.

Un’arbitrarietà lieve si è compiuta nell’indicare il cognome nei casi in cui esso non sia esplicito fin dalle prime attestazioni, ma lo diventi nel volgere di pochi anni o nella generazione seguente; molte delle famiglie che parteciparono al priorato divennero non a caso gruppo familiare noto nei primi decenni di questo governo popolare acquisendo da allora un cognome stabile

Con una maggiore arbitrarietà invece, operando una scelta giustificata dall’interesse di rendere comunque evidenti i nessi stretti di parentela, si è deciso di indicare molte volte patronimici e avonimici come se fossero cognomi, avendo, s’intende,la convinzione che si riferissero ad individui dello stesso gruppo familiare.

Oltre a mettere a frutto le conoscenze acquisite in decenni di studio delle fonti fiorentine, per l’attribuzione delle forme cognominali ho consultato una quantità di contributi inediti ed editi di eruditi e genealogistiche dal XV al XIX secolo si cimentarono, con ricerche più o meno benemerite, nella redazione delle liste di questi antichi governanti, proponendole secondo il criterio della successione cronologica delle elezioni oppure in base alle partecipazioni delle famiglie; di quest’ultima tipologia mi limito qui per brevità a ricordare il prodotto più autorevole, il cosiddetto Priorista Mariani (ASFi, Manoscritti, 248-250 per gli anni che in questa sede prendo in esame ), della cui monumentale catalogazione per famiglie mi sono servito sia pure con qualche critica cautela, rilevando imprecisioni soprattutto per famiglie e personaggi di minor rilievo escegliendo di rinunciare a varie attribuzioni di cognomi che apparivano anacronistiche o non suffragate da prove documentarie convincenti.

Ma in questo campo la perfezione è meta abbastanza chimerica e le scelte possono essere opinabili.

by prof. Sergio Raveggi

 

 

 

 

E' EVIDENTE come il DE deve intendersi come APPARTENENZA AD UNA CASATA e non una particella facente parte del cognome

DE Medicis sono i Medici e non mai i DE Medici, DE Machiavellis sono i Machiavelli e non mai i DE Machiavelli , ......................................

 

 

 

La visione sbagliata sull'argomento comporta errori distorsivi alla storia fiorentina

 

 

 

 

 

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Seguiamo le descrizioni delle famiglie di Firenze del Villani e del Malespini che le riferiscono  al 1050

Queste elencazioni sia del Malespini che del Villani vanno cronologicamente spostate in avanti

Oramai e' certo che molte cognomizzazioni sono nate almeno cento anni piu' tardi dalla data riferita dal Malespini e dal Villani cioe intorno al 1150

Infatti i primi cognomi a Firenze cominciano a stabilizzarsi tra la meta' del secolo XII e la fine del secolo XII quasi sempre facendo riferimento al nome di un antenato ( eponimo )

Prima (salvo alcune rare eccezioni ) dobbiamo parlare solo di patronimici

 

E' proprio questo cristallizzarsi del cognome sul nome di un eponimo che deve far pensare all'intervento di un fattore esterno che congela la situazione ad un dato istante : L'ARALDICA

 

 

 

Nota bene

Malespini viene oggi spesso considerato solamente come una copia tardo trecentesca della cronaca del Villani , con aggiunte di altra fonte e linguaggio finto antico , copia avente lo scopo di falsificazione genealogica delle origini in particolare della famiglia Buonaguisi

 

 

 

 

 

 

come nascono e quando i primi cognomi   Il cognome e lo stemma

 

 

E' evidente l'errore del ricordo di Giovanni Villani ( e di Dante Alighieri ), che individuano gia nel 1050 l'esistenza di un cognome per le famiglie che sono dette di "primo cerchio"

In realta' i documenti conservati non concordano col loro ricordo

 

 

da Nuova Cronica Giovanni Villani

 

Come Currado primo fu fatto imperadore.

Dopo la morte d'Arrigo primo imperadore fu eletto e consegrato Currado primo per Benedetto papa ottavo negli anni di Cristo MXV. Questi fu di Soavia, e regnò nello 'mperio XX anni, e quando egli passò in Italia, non possendo avere la signoria di Melano, sì·ll'assediò infino ne' borghi; ma prendendo la corona del ferro di fuori di Melano in una chiesa, cantando la messa, sì venne uno grande tuono e saetta in quella chiesa, e alquanti ne morirono; e levato l'arcivescovo che cantava la messa dall'altare, disse a Currado imperadore che visibilemente vide santo Ambruogio che fortemente il minacciava se non si partisse dall'assedio di Melano; e egli per quella amonizione si levò da oste, e fece pace co' Melanesi. Questi fu giusto uomo, e fece molte leggi, e tenne lo 'mperio in pace lungo tempo. Bene andò in Calavra contro a' Saracini ch'erano venuti a guastare il paese, e co·lloro combattéo, e con grande spargimento di sangue de' Cristiani gli cacciò e conquise. Questo Currado si dilettò assai della stanza della città di Firenze quando era in Toscana, e molto l'avanzò, e più cittadini di Firenze si feciono cavalieri di sua mano e furono al suo servigio. E acciò che si sappia chi erano i nobili e possenti cittadini in quegli tempi nella città di Firenze, brievemente ne faremo menzione.

X De' nobili ch'erano nella città di Firenze al tempo del detto imperadore Currado: prima di quegli d'intorno al Duomo

Come adietro è fatta menzione, la prima reedificazione della picciola Firenze era divisa per quartieri, cioè per quattro porte; e acciò che noi possiamo meglio dichiarire i nobili legnaggi e case che a' detti tempi, disfatta Fiesole, erano in Firenze grandi di podere, sì gli conteremo per gli quartieri ove abitavano. E prima quegli della porta del Duomo, che fu il primo ovile e stazzo della rifatta Firenze, e dove tutti i nobili cittadini di Firenze la domenica facieno riparo e usanza di cittadinanza intorno al Duomo, e ivi si faceano tutti i matrimoni e paci, e ogni grandezza e solennità di Comune: e appresso porta San Piero, e poi porta San Brancazio, e porta Sante Marie. E porte del Duomo erano abitanti il legnaggio de' filii Giovanni, e quegli de' filii Guineldi, che furono i primi che reedificarono la città di Firenze, onde poi sono discesi molti lignaggi di nobili in Mugello e in Valdarno e in città assai, che oggi sono popolari e quasi venuti a fine: furono i Barucci che stavano da Santa Maria Maggiore, che oggi sono venuti meno; bene furono di loro legnaggio gli Scali e' Palermini. Erano ancora nel detto quartiere Arrigucci, e' Sizii, e' figliuoli della Tosa. Questi della Tosa furono uno legnaggio co' Bisdomini, e padroni e difenditori del vescovado; ma partissi uno di loro da' suoi di porta San Piero, e tolse per moglie una donna chiamata la Tosa, che n'ebbe lo retaggio, onde dirivò quello nome. Eravi quelli della Pressa che stavano tra' Chiavaiuoli, gentili uomini.

XI Delle case de' nobili del quartiere di porta San Piero.

Nel quartiere di porta San Piero erano i Bisdomini che, come di sopra è detto, e' sono padroni del vescovado, e gli Alberighi, che fu loro la chiesa di Santa Maria Alberighi da casa i Donati, e oggi non n'è nullo; i Ravignani furono molto grandi, e abitavano in sulla porta San Piero, che furono poi le case de' conti Guidi, e poi de' Cerchi, e di loro per donna nacquero tutti i conti Guidi, come adietro è fatta menzione, della figliuola del buono messere Bellincione Berti: a' nostri dì è venuto tutto meno quello legnaggio. I Galligari, e Chiarmontesi, e Ardinghi che abitano in Orto San Michele, erano molto antichi; e simile i Giuochi che oggi sono popolani, che abitavano da Santa Margherita; Elisei che simile sono oggi popolani, che stanno presso a Mercato Vecchio; e in quello luogo abitavano i Caponsacchi, che furono grandi Fiesolani; i Donati, overo Calfucci, che tutti furono uno legnaggio, ma i Calfucci vennoro meno; e quegli della Bella di San Martino anche divenuti popolani; e il legnaggio degli Adimari i quali furono stratti di casa i Cosi, che oggi abitano in Porta Rossa, e Santa Maria Nipotecosa feciono eglino; e bene che sieno oggi il maggiore legnaggio di quello sesto e di Firenze, non furono però in quelli tempi de' più antichi.

XII Di quegli del quartiere di porta San Brancazio.

Nel quartiere della porta di San Brancazio erano grandissimi e potenti la casa de' Lamberti, nati per loro antichi della Magna; gli Ughi furono antichissimi, i quali edificarono Santa Maria Ughi, e tutto il poggio di Montughi fu loro, e oggi sono spenti; i Catellini furono antichissimi, e oggi non n'è ricordo: dicesi che' figliuoli Tieri per bastardo nati fossono di loro lignaggio; i Pigli gentili uomini e grandi in quegli tempi, Soldanieri, e Vecchietti; molto antichi furono quegli dell'Arca, e oggi sono spenti; e' Migliorelli, che oggi sono niente; e' Trinciavelli da Mosciano furono assai antichi.

XIII Di quegli del grande quartiere di porta Santa Maria e di San Piero Scheraggio.

Nel quartiere della porta Sante Marie, ch'è oggi nel sesto di San Piero Scheraggio, e quello di Borgo, avea molto possenti e antichi legnaggi. I maggiori erano gli Uberti, nati e venuto il loro antico della Magna, che abitavano ov'è oggi la piazza de' priori e 'l palagio del popolo; i Fifanti, detti Bogolesi, abitavano in sul canto di porte Sante Marie, e' Galli, Cappiardi, Guidi, e Filippi che oggi sono niente allora erano grandi e possenti, abitavano in Mercato Nuovo; e simile i Greci, che fu loro tutto il borgo de' Greci, oggi sono finiti e spenti, salvo che n'ha in Bologna di loro legnaggio; Ormanni che abitavano ov'è oggi il detto palagio del popolo, e chiamansi oggi Foraboschi. E dietro a San Piero Scheraggio, ove sono oggi le case de' figliuoli Petri, furono quegli della Pera, overo Peruzza, e per loro nome la postierla che ivi era si chiamava porta Peruzza: alcuno dice che' Peruzzi che sono oggi furono stratti di quello legnaggio, ma non l'affermo. I Sacchetti che abitano nel Garbo furono molto antichi; intorno a Mercato Nuovo erano grandi i Bostichi, e quegli della Sannella, e Giandonati, e Infangati; in borgo Santo Appostolo erano grandi Gualterotti e Importuni, che oggi sono popolani; i Bondelmonti erano nobili e antichi cittadini in contado, e Montebuoni fu loro castello, e più altri in Valdigrieve; prima si puosono Oltrarno, e poi tornarono in Borgo. I Pulci, e' conti da Gangalandi, Ciuffagni, e Nerli d'Oltrarno furono ad un tempo grandi e possenti con Giandonati e con quegli della Bella insieme nomati di sopra; e dal marchese Ugo che fece la Badia di Firenze ebbono l'arme e la cavalleria, imperciò che intorno a·llui furono molto grandi.

XIV Come in quegli tempi era poco abitato Oltrarno.

Avemo nomati i nobili e possenti cittadini che a' tempi dello imperadore Currado primo erano di rinnomea e di stato in Firenze; altri più legnaggi v'avea di più piccolo affare che non se ne facea rinnomea, e oggi sono fatti grandi e possenti; e degli antichi nomati di sopra sono calati, e tali venuti meno, che a' nostri dì apena n'è ricorso se non per questa nostra cronica. Oltrarno nonn-avea in quegli tempi gente di lignaggio né di rinnomo, però che, come avemo detto addietro, e' nonn-era della città antica, ma borghi abitati di vili e minute genti. Lasceremo ora di raccontare de' fatti di Firenze infino che fia tempo e luogo, quando i Fiorentini cominciarono a mostrare loro potenzia, e diremo brievemente degl'imperadori che furono dopo Currado primo, e della contessa Mattelda, e di Ruberto Guiscardo che conquistò in quegli tempi Puglia e Cicilia, che di raccontare di tutti ci è di nicessità per le mutazioni che n'avennero in Italia e poi alla nostra città di Firenze.

 

 

Da Ricordano Malespini

 

Imprima la schiatta ,overo famiglia degli Uberti ne dissi adietro che sono nobili di progenia , e di nobilta' , e puosonsi fra santo Piero Scheraggio , e la chiesa di santo Romolo, e tra detti Uberti , e san Piero Scheraggio erono gli Ormanni detti Foraboschi , e tra il detto san Piero , e santa Cecilia si puosono i Malespini miei consorti , e allandare in verso santo Michele in orto alla mano mancha si puosono i Giugialferri, e i Tebalducci , tutte e tre queste ischiatte furono istratti d'uno lignaggio di ceppo : e allato a detti Tebalducci si puosono i Combiobbesi , poi seguitando alla detta mano ad andare in verso Calimara si puosono i Chiaramontesi , e guadagnuoli , e Malpilli , e i Romaldelli , tutti questi sopradetti di progenia maschulina istratti per anticho e al volgere su per la detta piaza , e la detta mano si puosono gli Abati antichi merchatanti , e Macci ancora antichi merchatanti, e a ritornare su per la detta piaza in verso il Garbo si puosono i Galigai in sulla detta piazza , e anchora nella via dietro al detto Garbo , che al partire della detta piazza va in verso santo Martino , ancora erono i detti Galigai , e per la detta via che viene d'orto san Michele , nel detto Garbo erano le case dei Buonaguisi dirimpetto a Compiobbesi, e Tebalducci alla detta mano mancha allo partire della detta piazaetto san Michele in Orto , e alla rivolta del detto Garbo alla detta mano allato a Buonaguisi erano gli Alepri , e quegli Dellapressa, andare in verso san Martino erono i Giugni : questi sopraminati quatro famiglie tutte furono istratti di progenia maschulina di Lisghai detti Ghaligai per anthico , ed etiandio quegli Dellapressa sopradetti nella detta via , e furono consorti dei detti Galigai . e furono d'uno lato i detti Buonaguisi , e quelli dellapressa , e si divisono da Galicai imprima assai che gli altri sopranominati , e poi all'andaresu per lo Garbo alla detta mano mancha erono i Sacchetti cioe' all'andare verso santo Appolinare , e poi all'andare in sue verso dove fa il Parlagio fu per la via detta oggi Anguillaia , si puosono gli Schelmi, e poi ditro alloro nella via del Borgo de Greci si puosono i detti Greci , i quali prima stavono in Terma ; e piu oltre per la via di san Pulinari ad andare in verso Arno si puosono i Magalotti , e al voggere in verso la mano diritra all'andare inverso santo Romolo ,o' nverso le case dei detti Uberti si puosono quegli che oggi si chiamava Del Belculaccio , e dirimpetto alloro si puosono que'dell'Asino che oggi sono ispenti al tempo di me Ricordano , e furono consorti di progenia maschulina con quegli Delbelculaccio : dietro a detti Ormanni si puosono i Manieri , e quelli Della Pera , e anche sono ispenti di miei di : poi vi vennono i figliuoli Petri , i quali furono richissimi merchatanti , poi all'andare inverso santo Romeo si puosono i Guidalotti del migliaccio : piu' oltre i Bagnesi , e que d'Aquona , che vennono di contado antichi gentili huomini , e di linea maschulina furono consorti con gli da Voghogniano , e di quegli che oggi si chiamono da Chastiglionchio , e dietro a santa Cicilia tral Merchato Nuoovo , e la detta Chiesa si puosono gl'Infangati , o vero Mangiatroi , e in Vachereccia si puosono i Baroncelli , e vennono da Baroncello , e poi all'andare inverso santa Maria si puosono i Fifanti detti Bogolesi , e in porta santa Maria erano i Galli che gia aveano un poggio allatoa santo Miniato a monte , che si chiamava il poggio dei Galli , e toglievanvi per antico passaggio allato a Galli erono Capiardi , e Filippi : erono nella via di Terma gli Scholari consorti abanticho di linea maschulina de Bundelmonti , e poi vivennono i Buondelmonti , i quali vennano di contado come adietro s'e' detto , e monte Buoni era loro , e toglievanvi passaggio abantico : nella detta via erono Tiniozzi , e piu altre , e Guidi , elle loro case teneano in fino in borgo santo Apostolo, e infino a santa Maria sopra porta , in borgo sopradetto erono i Gualterotti , e Importuni , e presso a santa Trinita erono gli Schali , e i Palermini , questi , e i Barucci da santa Maria maggiore e furono consorti di linea maschulina , presso a costoro si puosono i Conti di Gangalandi , e di loro abbiamo detto adietro: allato alloro i Ciuffagni e ancora presso a santa Trinita erano i Soldanieri , e i Petriboni , e i detti Petriboni vennono di contado dalle Petrobone , in Portarossa si puosono i Cosi consorti ab antico degli Adimari di linea maschulina , e feciono fare santa Maria Nipotecosa che ancora oggi ritiene il nome e al volgere i chiassi di Portarossa ad andare in verso santo Miniato tra le torri si puosono i Pigli, e gli Erri , i quali furono consorti di linea maschulina poi ad andare p la via di Merchato vecchio a s.Pancratio si puosono i Manfredi Vecchietti , e Migliorelli e gl' Ughi stavono dietro a costoro , dove oggi e' ancora santa Maria Ughi , e p loro fu chiamata cosi , po che la feciono fare abanticho . I Benvenuti furono allato a Vecchietti . I Tornaquinci stavono in capo della via giubasso .Dei Cipriani abbian detto . Poi ad andare da s.Piero Buonconsiglio verso santa Maria in Canpidoglio erono gl'Alfieri , gl Arrigucci che vennono da Fiesole difenditori del detto Vescovado di Fiesole , e Pegolotti. Furono antichi ancora i Canigiani , e pero innanzi vi vennono i Brunelleschi , e ancora i Corbizzi vennono da Fiesole , e da santa Maria maggiore erono que Del beccato . Toschi , e Galluzzi si puosono in Merchato vecchio.Palermini e Barucci dicemo adietro . Quegli della Bella si puosono in santo Martino , e al Fraschato , e vennono poi que della Tosa consorti di linea maschulina dei Bisdomini , i quali furono padroni , e difenditori del Vescovado di Fiorenza , e per la via che viene da san Tommaso al Vescovado si posono gl' Ubaldini che acquistarono per lo cardinale Attaviano tenute e chastella assai che le compero il detto Cardinale . Allato alloro erano Agolanti :apresso alloro i Toschi , inporta del duomo erono i Figiovanni : e loro , e Firidolfi , e Fighineldi , e Chattani da Barberino di Mugello , e Ferrantini furono consorti di progenia maschulina queste cinque sopradette famiglie , e poi come adietro dicemo divisi di nomi , e d'armi si come dissi adietro d'altre famiglie i Bisdomini si puosono presso a s. Liberata , e santo Benedetto presso a porta s Piero , e presso a loro i Tedaldini , Donati , Ravignani , e da santa Margherita , e ivi allato si puosono Buonizi , e a presso a santo Martino i Razzanti venuti da Fiesole , e presso alloro gli Alberighi anche parte arota de Corbizi si puose nel detto porta san Piero, poi a ritornare verso Merchato vecchio si puosono gli Adimari , piu oltre erono i Lisei , poi al volgere verso Chalimara i Caponsacchi antichi Fiesolani , e presso a santo Andrea i Catellini detti da Castiglione di figliuoli Tieri .Questi figliuoli Tieri discesono de Catellini d'uno bastardo. Poi verso santa Maria sopra porta , e presso a santo Andrea i Lamberti , e da casa loro si chiamava il Dado de Lamberti . E dove oggi si chiama Chiasso di ferro dietro a Lisei si puosono i Tebaldi detti quelli della Vitella , e que da Filicaia furono loro consorti di linea maschulina , in Merchato nuovo si puosono i Giandonati , e Boschi , e que Della Zanella e gli Uccellini , e que Dell'Archa , e Pesci : e questi Pesci furono antichi merchatanti .Poi nella via di Porta santa Maria erono i Girolami consorti di linea maschulina del beato messer san Zanobi , il quale fu vescovo della nostra citta' di Fiorenza Piu' oltre verso santo Stefano si puosono gli Amidei , e Gherardini , e e vennono di Valdisieve , o vero di Montefavoso: e presso alloro i Pulci , questi furono ricchi ,e potentissimi chatanti , e questi erono tra santo Stefano , e santo Piero Scheraggio, e Borgo santo Appostolo . Gli Ardinghi Obriachi stavono presso gli Amidei .Gli Amieri abantico stavono da santa Maria maggiore , poi per innanzi vennano in merchato vecchio , e le case dove oggi sono furono de Nerli antichi gentili huomini .I Guicci stavono presso alla Badia di Fiorenza . Vennono di Valdisieve quelli del Forese, e Mazinghi da Campi , e Monaldi stavono tra porta rossa , ella piaza a santa Trinita , e presso a santa Maria Ughi agiugneano le loro case .E questi mazzinghi havean tributo da Pistolesi dua brachetti , e uno sparviere ogni anno per la festa di messer san Iacopo . Gli Erri consorti de Pigli nel detto si puosono in Porta rossa per certe vie strette , e piu e Pigli loro consorti di ceppo .I Pazzi di Fiorenza si puosono presso i Ravignani presso in porta san Piero , e dirimpetto da Ravignani , e p innanzi vennono da Fiesole merchatanti.Gli Agli si puosono presso agli Arrigucci .fra loro e' san Michele Berteldi . E tutte queste sopradette sei famiglie , o vero casati , i quali si puosono in questi sopra nominati luoghi furono antichissimi gentili huomini nella nostra citta di Fiorenza

 

 

 

 

ALCUNI STUDI RECENTI E MOLTO ATTENDIBILI CHE CAMBIANO UN POCO LE CARTE IN TAVOLA

 

genealogie fiorentine ....................genealogie fiorentine compilate dal dr Faini

 

ceto dirigente .........................ceto dirigente by dr Enrico Faini

 

ceto dirigente .........................ceto dirigente by dr Enrico Faini

 

studio ....................studio dr Faini

 

studio sul secolo XI ....................studio drssa Maria Pia Contessa

 

 

 

 

IMPORTANZA DELL'ARALDICA NELLA FORMAZIONE DEI COGNOMI

Quando non esisteva lo stemma e il cognome i gruppi parentali si scindevano con estrema facilita' in famiglie senza piu' tratti che li mettessero in comune : due fratelli potevano dar luogo a gruppi parentali scissi tra loro completamente

L'unico sospetto di parentela per i posteri poteva venire dalla contiguita' delle proprieta' e la certezza dall'indagine genealogica

Stemma e cognome diventano fattori unificanti del gruppo parentale

Stemma e cognome , come visto , non nascono insieme

lo stemma nel fiorentino nasce una settantina di anni prima dell'affermazione nei documenti scritti del cognome

La prima identificazione e unificazione di un gruppo parentale avviene quindi non attraverso il cognome ma attraverso lo stemma

Probabilmente lo stemma e' inizialmente utilizzato sul terreno di battaglia e sono solo le famiglie dei milites comunali ad adottarlo per prime

Che poi e’ come dire il ceto dirigente del tempo perche’ rappresentanti principalmente quella parte della popolazione che poteva mantenere cavalli e armamenti

Lo stemma aveva quindi il potere di riunire piu' famiglie di discendenza comune sotto un' unica individuazione quando ancora non vi era l'uso del cognome

In un gruppo parentale vi erano individui piu' noti ed altri meno noti . La stessa insegna era agli occhi degli altri segno di legami parentali indiscutibili

Si entra poi nella fase confusa di affermazione dei cognomi

lo stemma e' la brace da cui si sviluppa il fuoco del cognome

Lo stemma fa rinascere uno schema mentale dimenticato

Vi e' lo stemma , vi e' l'identificazione di un gruppo parentale da parte della gente che a quel gruppo parentale comincia nei discorsi a dare un unico nome facendo riferimento ai piu' conosciuti del gruppo , ai loro antenati , al loro mestiere , al loro luogo di provenienza , a una caratteristica fisica , a un soprannome, ...........

Nasce un'identificazione di quel gruppo parentale radunato sotto uno stesso stemma e la voce popolare a quel gruppo assegna un codice identificativo nei discorsi : il cognome

Lo stemma in questo momento svolge un azione di supporto al cognome , svolge un'azione importante cioe' aiuta a riunire piu' gruppi parentali aventi un medesimo stemma sotto un medesimo cognome ; gruppi che altrimenti la voce popolare avrebbe disperso in identificazioni diverse

Da notare che mentre il cognome ci verra' dato dagli altri lo stemma era qualcosa che un individuo sceglieva quindi lo stemma era qualcosa di piu' personale del cognome

Il cognome che entra nel parlato si rivela utile in molte circostanze : rende molte cose piu' semplici

Ovviamente uno stemma non puo' sostituire il cognome in un atto notarile...............

Aumentando la quantita’ circolante di denaro. Aprendosi l'eta' della proprieta' il cognome ( l'identificazione che ci davano gli altri e che finiamo per far nostra ) diventa indispensabile per tramandare i propri diritti sui beni

A questo punto inizia la lenta fase d'identificazione attraverso il cognome ( al catasto del 1427 solo il 36 % delle famiglie fiorentine ha un cognome ),

 

 

 

 

Come visto a questo punto , quasi sempre lo stesso gruppo parentale era radunato sotto un unico segno e spesso quando si disgregava in cognomi diversi ( per motivi politici , per liti familiari , per fondazione di un nuovo ramo ) tendeva a mantenere il segno modificandolo ma ricordandolo in qualche modo rivendicando gli antenati e la storia

Come nel caso della famiglia Adimari

 

Un eccezione famosa e' quella della famiglia Alessandri di Firenze

Nel 1372 Alessandro e Bartolomeo degli Albizi per sottrarsi alla pressione del periodo storico vollero distaccarsi dai loro parenti mutando stemma e adottando un cognome patronimico : lo stemma e' legato all'appartenenza all'Arte della Lana

Alessandri : Sono un ramo della famiglia Albizzi: nel 1372 Alessandro e Bartolomeo di Niccolò degli Albizzi vollero 'farsi di Popolo', mutando stemma e adottando un cognome patronimico: lo stemma è legato all'appartenenza dei due all'Arte della lana. Nell'esemplare del 1° tipo, posto sulla facciata del Palazzo Pretorio di Anghiari e appartenente a Lorenzo degli Alessandri (1517), l'agnello è sormontato da una lucertola piegata a cerchio; in realtà i discendenti di Antonio di Alessandro Alessandri adottarono un serpente attortigliato in ricordo della concessione da parte dell'imperatore Sigismondo di Lussemburgo dell'Ordine Militare del Drago nel 1413 circa. Il capo dell'Impero d'Oriente fu concesso dall'imperatore Giovanni Paleologo nel 1439, durante il Concilio di Firenze a Niccolò Alessandri, gonfaloniere di Compagnia; il capo di Leone X fu concesso dal pontefice ai componenti della Signoria fiorentina nel 1515, al momento del suo ingresso in città. La corona con le foglie di palma fu concessione di Giacomo di Borbone-La Marche, marito della regina di Napoli Giovanna II, nel 1415.

 

 

La situazione degli Alessandri va inquadrata nel periodo storico e nell'affermazione di idee politiche in forte contrasto col resto della consorteria

 

 

 

Non si possono dimenticare nella differenziazione con stemmi diversi di un medesimo gruppo familiare le liste di proscrizione per le famiglie ghibelline e le liste di proscrizione anti magnatizie che videro specie a Firenze famiglie rinunciare al cognome e allo stemma per differenziarsi dalle opinioni politiche di parenti irriducibili

 

 

vedi studio Michael Pastoureau e Klapisch - Zuber

Parente' et identite' : un dossier florentin du XIV siecle

Strategies heraldiques et changements d'armoiries chez les magnats florentins du XIV siecle

 

 

 

 

 

 

 

 

Ovviamente stemmi uguali in luoghi diversi e distanti tra loro non danno alcuna prova di legami parentali

Infatti per quanto siano infinite le combinazioni si trovano facilmente blasoni uguali slegati da qualunque legame parentale talvolta anche in luoghi contigui

 

 

 

 

DATAZIONE DELLA NASCITA DELL'ARALDICA IN ITALIA : MOLTI STUDIOSI HANNO TUTTORA DI CIO' UNA CONVINZIONE SBAGLIATA

 

Rimasero ingannati nel 1300 Dante Alighieri , Giovanni Villani , Ricordano Malispini. ...........

E molti appassionati ed anche studiosi oggi cadono nel medesimo errore

 

Hannelore Zug Tucci

Istituzioni araldiche e paraldiche nella vita toscana del duecento

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Le istituzioni araldiche traggono origine , come sappiamo bene , nel mondo feudale. E poiche’ si disputa  se il loro centro d’irradiazione debba considerarsi l’Inghilterra degli ultimi re normanni oppure la Francia degli stessi anni ( tra i numerosi contributi che affrontano questi problemi , ci limitiamo a rinviare ai piu’ notevoli apporti recenti : R. Viel , Les origines symboliques du blason , Parigi , 1972 ; G.J. Brault , Early Blason Oxford 1972 ;H.  Pinoteau , Origine et diffusione de l’eraldique capetienne in corso di stampa negli atti del Colloque de l’Accademie  internazionale d’heraldique  5-9 ottobre 1981 ; M.Pastoureau, Histoire des theories ayant tente’ d’espliquer l’origine des armoiries (xii-xx siecle ) ibidem ) ,questo implica che la Toscana , e l’Italia in genere , restino in posizione periferica e in ogni caso passiva.

Da  cio’ deriva che ogni attribuzione di armi a personaggi vissuti in epoche precedenti alla prima meta’del xii secolo appartiene all’araldica fantastica , come e’ il caso notissimo  della <<bell’insegna del gran barone >>, l’arma << addogata bianca e rossa >> di Ugo il Grande di Tuscia , dalla quale si fanno discendere le armi di alcune casate fiorentine. Per quanto legittimata  dall’autorita’ di Dante, essa deve ritenersi immaginaria.

L’indiscussa preminenza anglo-normanna e francese che in Toscana fa del sistema araldico un prodotto d’importazione , esclude dunque che si possano collocare qui i problemi delle origini. Si tratta invece di determinare perche’ le istituzioni feudali come le araldiche si siano trapiantate in un contesto diverso e possano essere state recepite dalle strutture comunali……..

 

Da Istituzioni araldiche e paraldiche nella vita toscana del duecento

Di Hannelore Zug Tucci

Nobilta’ e ceti dirigenti in Toscana nei secoli xi-xiii :  strutture e concetti  -- Convegno Firenze 12 dicembre 1981

 

PERCEZIONE DELLA QUESTIONE ARALDICA A FIRENZE E PROBABILMENTE IN ITALIA A FINE DUECENTO

L'araldica e la diffusione della cognomizzazione a Firenze si possono collocare a mezzo secolo XII

 

Ad inizio trecento quando a Firenze vivevano Dante Alighieri e Giovanni Villani pero' non si aveva la giusta percezione di quando le prime famiglie fiorentine avevano iniziato a utilizzare quello che si potrebbe definire il cognome moderno ne di quando l'araldica aveva iniziato a diffondersi a Firenze e in Italia

Con percezione particolare ritenevano che l'araldica esistesse da sempre e quindi tutti i grandi uomini dell'antichita' dovessero avere avuto uno stemma

Con questa percezione i vari eruditi non trovando documentazione si sforzarono d'inventarne a ciascuno uno per primi

 

 

Lo stemma del marchese Ugo e' uno stemma inventato dalla fantasia di antichi eruditi di cui si e' persa memoria

Ai tempi di Dante Alighieri l'invenzione era comunque gia' fortemente consolidata

 

 

Ugo di Toscana (o di Tuscia) è una icona di buongoverno da oltre mille anni. Una icona talmente potente che già nel 1300 la sua memoria viene consacrata dai versi di Dante Alighieri: “Ciascun che della bella insegna porta / del gran Baron il cui nome e il cui pregio / la festa di Tommaso riconforta / da esso ebbe milizia e privilegio” (Paradiso XVI, 127-130). Nel tardo 1400 Mino Da Fiesole realizza il suo monumento funebre nella Badia Fiorentina, dove l’alto magistrato riposa. In Badia Fiorentina ogni anno nella ricorrenza della sua morte, avvenuta il 21 dicembre 1001, la figura di Ugo di Toscana viene ricordata dai monaci e dalle autorità civili.

Ugo di Toscana, o di Tuscia, detto a volte Il Grande (951/953[2] – Pistoia, 21 dicembre 1001), fu marchese di Toscana dal 961 circa fino alla sua morte e duca di Spoleto e Camerino dal 989 al 996.

 

 

 

 

La sua “bella insegna”, il suo stemma ( inventato ) è' visibile nella Badia Fiorentina: uno scudo con tre pali d’argento in campo rosso.

 

 

Dante Alighieri ci racconta :

............che il marchese Ugo di Toscana concesse il cingolo militare e il privilegio di inserire il suo stemma i "tre pali d’argento in campo rosso” nel loro a poche ( e quindi di antichissima nobiltà ) famiglie fiorentine

Dante ci racconta cio' che lui credeva vero ai primi del trecento

Dante credeva vero che Ugo di Toscana avesse un suo blasone. Oggi sappiamo che non era possibile

Ma questo ci dice qualcosa in piu'

Ci dice che qualche erudito molto prima di Dante aveva assegnato al Marchese Ugo un'insegna parto della sua fantasia ,

Nella convinzione che ogni grande uomo dell'antichita' avesse uno stemma suo , gli eruditi del XIII secolo avevano cioe' inventato cio' che non trovavano e lo avevano cosi imposto alla convinzione comune

Dante Alighieri ha fatto da cassa di risonanza a questa invenzione fino ai giorni nostri

 

 

Una conseguenza della mancata conoscenza della genesi del cognome fiorentino :

A Firenze da oltre un secolo esiste una mattonella ( E' una delle lapidi dantesche messe dal Comune fiorentino ad inizio del XX secolo ) che e' un insulto alla volonta' degli avi , stando dove non deve stare, e mostra uno stemma UBERTI falsamente cognominato DEGLI UBERTI

 

correzione fatta sulla foto di Francesco Bini per Wikipedia

segno d'ignoranza per i Fiorentini di inizio XX secolo

 

Questa mattonella novecentesca fa bella mostra di se addirittura nel cortile di Michelozzo in Palazzo vecchio a Firenze

Gia' la scelta del luogo di collocazione denota una totale ignoranza storica del mondo fiorentino antico o comunque il dispreggio della volonta' degli avi

Il Boccaccio ricorderà che “mai della famiglia Uberti alcuna cosa si voleva udire, se non in disfacimento e distruzione di loro” e il Benvenuto annota che “quando fit aliqua reformatio Florentiae de exulibus rebanniendis, excluduntur Uberti”

E tenendo conto di quanto si dice : Palazzo Vecchio costruito evitando le fondamenta delle case Uberti

 

Inoltre , come abbiamo visto , la scritta DEGLI UBERTI contrasta profondamente con l'evoluzione dei cognomi a Firenze

La lapide ( che in quel luogo non avrebbe mai dovuto essere posta ) avrebbe dovuto riportare eventualmente la scritta UBERTI tale infatti dovrebbe essere il cognome evolutosi dei FILIIS UBERTI o de UBERTI o de UBERTIS fiorentini

Una famiglia cognominata DEGLI UBERTI in realta' mai esistita in Firenze antica ( non ci sono mai stati dei Degli Uberti ma solo UBERTI coerentemente con la formazione dei primi cognomi fiorentini

 

 

Ma anche in via degli avelli ( prospicente Santa Maria novella ) tra i sepolcri che apparentemente esistono vi e' ancora lo stemma della famiglia Uberti

E' un'avello ricostruito circa nella seconda meta' del XIX nei lavori di allargamento della via

Ed ancora una volta ci troviamo di fronte ad uno stemma che a Firenze non dovrebbe esserci

 

 

 

 

 

 

 

Nel V secolo il latino comincia a cambiare: abbiamo un latino scritto (classico) ad uno orale. Ma mentre lo scritto lo usano solo pochi letterati, il popolo conosce solo la lingua parlata, più semplice.

Dal V al X secolo, lo scritto latino rimane lo stesso e prende il nome di Latino medioevale.

Il latino orale, invece, evolve e inizia a differenziarsi in diversi parlati, che definiamo “volgari” da latino vulgus ( = popolo).

Dall’XI secolo al XIII questi volgari vengono messi per iscritto, mentre il latino scritto continua la sua evoluzione.

Nascono le prime letterature, prima in Francia e Spagna, poi in Italia (i primi scritti significativi sono del XIII secolo).

In Italia si svilupparono maggiormente il volgare umbro, il volgare toscano e quello siciliano. Tra questi volgari sarà il toscano ad emergere sugli altri. Questo perché la Toscana sarà uno dei centri più sviluppati dell’epoca, con importanti autori che renderanno florida la produzione letteraria.

 

 

IL VOLGARE E LA LINGUA LATINA

 

Dal X secolo in poi il volgare si era progressivamente affermato anche come lingua scritta in tutta l’Europa occidentale, ed in Italia arriva ad una definitiva imposizione proprio nell’ambito della società comunale, dove giuristi, commercianti, notai, uomini religiosi e poeti lo utilizzano al posto del latino per le loro incombenze quotidiane e per scrivere le loro Laudes ed i loro componimenti.

Ovviamente ,ribadisco nel XIII secolo a Firenze si parlava e si pensava in volgare in qualunque ambiente : aristocratici , popolo grasso e popolo minuto

In un processo normale di cambiamento della lingua che era cominciato dal V secolo ,almeno

Lo splendido testamento della contessa Beatrice dei conti Alberti vedova di Marcovaldo dei conti Guidi ne' una delle tante prove

La lingua latina ( un latino spesso volgarizzato) era riservato ai documenti istituzionalizzati , ai documenti notarili, e agli scambi dottorali ma davvero non era riservato ai salotti buoni come erroneamente qualcuno puo' credere

Ed e' una deduzione di buon senso. Altrimenti avrebbe avuto poco significato lo scrivere in volgare del Villani , di Dante , di Dino Compagni , e le tante ricordanze.

 

il volgare .......................nascita del volgare

il volgare .......................nascita del volgare

il volgare .......................nascita del volgare

 

Dante riteneva che il latino fosse una lingua codificata secondo precise regole, a differenza del volgare che è invece considerata la lingua naturale e materna, che i bambini imparano spontaneamente e non studiandola.

Allora quando Dante sceglie di scrivere La commedia , questa opera universale in volgare, e non in latino, dimostra che il volgare è una lingua perfetta per esprimere tutti i sentimenti possibili, per descrivere ogni situazione e per parlare di qualsiasi argomento.

Enuncia un concetto piu' profondo intorno al volgare nel “De vulgari eloquentia” scritto fra il 1304 e il 1305, la cui stesura fu interrotta al secondo libro anziché al quarto poiché il poeta voleva completamente dedicarsi alla stesura della Divina Commedia.

Nonostante lo scritto parli proprio della lingua volgare, esso fu scritto in latino, poiché l’autore voleva rivolgersi al gruppo ristretto dei doctores illustres ,

La visione di Dante era la creazione di un volgare ideale per tutta l’Italia e non per un singolo Comune o Regno : sembra capire già nel 1300 come la lingua sia uno degli strumenti fondamentali per l’unificazione di un popolo.

Intanto usera' il volgare fiorentino per la sua opera, in modo semplice e naturale

 

 

Indovinello Veronese

Uno dei più antichi testi in volgare italiano (8°-9° sec.) o misto di volgare e latino, rinvenuto nel 1924 da L. Schiaparelli in un codice della Biblioteca capitolare di Verona.

In realtà l'Indovinello non segna un punto di svolta epocale nella trasformazione del latino in volgare, nonostante la caduta delle desinenze latine e il vocalismo schiettamente volgare di negro. Fenomeni analoghi abbondano nei documenti coevi d'area veneta o più genericamente settentrionale, anche con frequente intrusione di barbarismi lessicali.

Solo nel Placito capuano e negli altri Placiti cassinesi, che risalgono al 960-963 d.C., la coscienza distiva tra latino e volgare emerge nitida in una scrittura quasi del tutto libera da declinazioni e condizionamenti della sintassi latina. Nell'Indovinello il volgare è certo in gestazione, ma è ancora nella fase embrionale.

 

 

PESO POLITICO DELLA COGNOMIZZAZIONENELLA SOCIETA' COMUNALE

FORZA AGGREGANTE DEL COGNOME RISPETTO AL SISTEMA PATRONIMICO