La pagina del dr Paolo Piccardi

 

Professor Paolo Piccardi : 2016

 

Il prof. Paolo Piccardi e' una persona dai mille interessi e dalle mille cose fatte

Ad un certo punto della sua vita ha sentito il bisogno di ritrovare le sue radici.

Ha cominciato allora , con la tenacia che lo contraddistingue , un viaggio meraviglioso a ritroso nel tempo che lui stesso narrera' . Una serie instancabile di consultazioni di antichi documenti gli permettono oggi di scrivere la storia della sua famiglia dagli inizi del duecento ai giorni nostri e gli hanno permesso di acquisire una grande conoscenza sulle abitudini di vita nella Firenze medioevale

 

Agli inizi della nostra conoscenza il professore mi disse che attraverso la ricerca nel notarile e nei documenti fiscali era possibile ricostruire il vissuto di buona parte della popolazione fiorentina dal trecento ai giorni nostri : con questa sua ricerca ha dimostrato la verita' di questa affermazione

Ritengo che sia questa dimostrazione che da una particolare preziosità alla sua ricerca

Non conosco ricerche di uguale respiro

 

 

Presentazione …………………………………………………… Per conoscere meglio il Prof. Piccardi

 

ALCUNI SCRITTI

 

 

IMPORTANTI MANOSCRITTI  ……………………………….. Importanti manoscritti ed importanti elenchi , taluni quasi dimenticati ( Prof Paolo Piccardi )

 

 

LE ORIGINI DEGLI ALTOVITI

 

Mi ha colpito la collocazione geografica dei beni posseduti dal ramo dei Conti di Soffena studiato dalla dottoressa Elena Cortese e che va dall' Antella a Cintoia, fino al territorio di Castelfranco, in quanto corrisponde esattamente alla dislocazione dei terreni di proprietà di un ramo della famiglia Altoviti, che si insediò prima a Leccio e poi a Campiglia, possedendo anche una casa nella piazza di Castelfranco, confinante con la casa di Ser Riccardo, che fu venduta nel 1351

dr Paolo Piccardi

Gli Altoviti …………………………………………………… Alcuni atti degli Altoviti utili a determinare i loro possessi fondiari

 

 

 

Gli Altoviti …………………………………………………… Le origini degli Altoviti

 

 

 

Allego il Manoscritto 499,

E' lunghissimo e io ho trascritto solo quello che mi pareva interessante o curioso.

La sorpresa è venuta dagllo spoglio delle cartapecore della famiglia Altoviti, nelle quale si legge che Ugone ebbe vari figli, fra i quali Piccardo, il quale ebbe un figlio di nome Caccia.

Questo Caccia acquisto' vari terreni all' Antella (dalle parti di Bagno a Ripoli, Remole ecc., ossia il luogo dei Piccardi del 1362) e non si firmo' Caccia di Piccardo Altoviti", ma Caccia Piccardi. Mori' nel 1330.

Di lui non sono riuscito a trovare notizie da altre fonti.

L' archivio Altoviti non sono riuscito ancora a trovarlo.

Luigi Passerini scrisse una storia degli Altoviti nel 1871, su commissione di una degli ultimi di casa Altoviti, quindi agiografico e scritto con la mano sinistra.

L' ho letto, ma è molto superficiale, non riporta alcuna fonte, nell' albero genealogico del ramo di Ugone chiama il figlio Riccardo anziche' Piccardo (è sicuramente un errore perche' il nome Piccardo venne ripetuto negli anni successivi da altri rami, mentre Riccardo non appare mai)............................................

 

 

 

LE VICENDE DEI PICCARDI FIORENTINI

 

 

Famiglie Piccardi

Una ricerca esemplare ed una vicenda di assoluta importanza per la comprensione della societa' fiorentina , curata dal dr Paolo Piccardi

 

 

famiglie fiorentine  ………………I Piccardi di Pian di Sco' , prima parte : ricerca di Paolo Piccardi sulla sua famiglia

famiglie fiorentine  ………………I Piccardi di Pian di Sco' , seconda parte : ricerca di Paolo Piccardi sulla sua famiglia

 

estratto1  …..........................…Francesco di Paolo Piccardi ,copista. articolo di Paolo Piccardi pubblicato sulla rivista "Corrispondenze"

 

 

allegato1  ………………Portate dei Piccardi al catasto

allegato2  ………………Le carte del processo per turbata possessione

allegato3  ………………Contratto di compravendita di Poggio Bracciolini

allegato4  ………………filtro d'amore e procedura magica

 

 

famiglie fiorentine  ………………I Piccardi di Pian di Sco' , Terza parte : ricerca di Paolo Piccardi sulla sua famiglia: il cinquecento

famiglie fiorentine  ………………I Piccardi di Pian di Sco' , Quarta parte : ricerca di Paolo Piccardi sulla sua famiglia : il seicento

famiglie fiorentine  ………………I Piccardi di Pian di Sco' : ricerca di Paolo Piccardi sulla sua famiglia : Albero genealogico del XVII secolo

famiglie fiorentine  ………………I Piccardi di Pian di Sco' , Quinta parte : ricerca di Paolo Piccardi sulla sua famiglia : il settecento

 

Allegato 4  ………Oratorio in prossimita' della Casa Bianca : Testamento di Vincenzo Salvadori

Allegato 5  ………………Inventario beni della chiesa di San Miniato a Sco'

 

Zanobi Maria del fu Lorenzo Piccardi  ………………Un candido scandalo ...............

 

famiglie fiorentine  ………………I Piccardi di Pian di Sco' , sesta ed ultima parte : ricerca di Paolo Piccardi sulla sua famiglia : Ottocento e novecento

 

 

 

 

 

Albero completo   ………………Albero genenealogico completo della famiglia Piccardi

 

 

 

famiglie fiorentine  ………………I Piccardi di Bagno a Ripoli

 

 

 

MADONNA PICCARDI di FILIPPO LIPPI

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Un processo per la proprieta' della Madonna dei Piccardi

 

 

 

 

 

UN OMONIMO PAOLO PICCARDI DEI PICCARDI DI BAGNO A RIPOLI

 

L'archivio di Stato di Firenze conserva un libretto di appunti di mano di P. Antonio Alabanti, priore del convento della SS. ANnunziata e amico di Lorenzo il Magnifico, che lo aiuto' a creare la cappella musicale con diversi madrigalisti fiamminghi. L'Alabanti pagherà nel 1494 con la morte questa amicizia.

Nella prima parte di questo libretto ci sono i debiti e crediti del convento, in gran parte per l'opera di ampliamento della chiesa secondo il progetto di Michelozzo.

Nella pagina dedicata ai fornaciai, che fornivano i mattoni, c'è anche un Paolo Piccardi, creditore nel 1480 di 11 fiorini circa.

 

foto della pagina del libriccino

 

Ecco il dettaglio del credito di Paolo Piccardi. Si tratta della fornitura di moggia 21 e staia diciotto di calcina per il pollaio effettuata il 4 Marzo 1479 (1480 secondo l'uso corrente)

 

In effetti, nelle dichiarazioni dei redditi dal 1457 al 1480 ho trovato questo Paolo Piccardi, che aveva una fornace sul greto dell'Arno, fuori Porta a S. Niccolò, su un terreno di propreità dei Pitti.

 

prima pagina della dichiarazione dei redditi del 1457

 

Questo Paolo era dei Piccardi di Bagno a Ripoli

 

 

 

 

 

 

 

 

A CONCLUSIONE DELLA RICERCA SULLA SUA FAMIGLIA CHE HA PRESO LE MOSSE DA ANNI COSI' LONTANI ( XIII SECOLO ) PAOLO PICCARDI HA VOLUTO RICORDARE IL RECENTE PASSATO CON LA PUBBLICAZIONE DI QUESTA CORRISPONDENZA TRA I SUOI GENITORI NEI TEMPI DELLA 2 GUERRA MONDIALE

UNA CORRISPONDENZA CHE RICORDA GIORNI DIFFICILI . UNA CORRISPONDENZA IN CUI EMERGE VIVIDO L'INCONTRO TRA LA VITA DI OGNI GIORNO E LA GRANDE STORIA

 

Un cenno di introduzione di Piero Piccardi

 

La grande esperienza di ricercatore e valorizzatore di archivi, insieme a capacità consolidate di storico e divulgatore, hanno consentito a Paolo,mio fratello, la presentazione in maniera piana, direi quasi distaccata, delle quasi 500 pagine di corrispondenza che i nostri genitori si sono scambiati, dall'Aprile del 1943, quando sono stati separati dalla guerra, per oltre 15 mesi.

Paolo presenta in questo libro la parte delle loro lettere e cartoline che sono riusciti avventurosamente a scambiarsi, che si è salvata e che è arrivata a noi, come se si parlasse di vicende remote e di esclusivo interesse storico e documentario.

Vi assicuro, non è così.

Solo io, coprotagonista con lui di questa tragedia familiare, fortunatamente a lieto fine, sono in grado di capire e di testimoniare il tumulto di sentimenti, la valanga dei ricordi, il cumulo di emozioni che l'apertura, foglio per foglio, cartolina per cartolina, di queste pagine, ha suscitato in noi.

Ci siamo rivisti, ci siamo ritrovati bambini, io di 7 e 8 anni, lui di 4 e 5, oggetto primo delle angosce e delle speranze dei nostri genitori, fino a che sono riusciti a scriversi.

Adesso, con religioso rispetto, con emozione profonda, e con sincera ammirazione per quello di cui i nostri genitori sono stati capaci di fare in momenti così difficili, ci pare giusto condividere queste pagine, non solo con chi ha vissuto quei momenti ed è citato dai nostri genitori, ma anche con chi ha avuto occasione di conoscerli.

Per noi, immergersi in quei testi ha significato anche rivivere di nuovo la nostra vita di quegli anni su un altro piano, nei loro occhi, in cima alle loro preoccupazioni, dentro tutta la loro disperazione.

Noi due, tutto sommato, nella nostra beata incoscienza infantile, abbiamo avuto di certo la nostra buona dose di bombe, di allarmi, di fughe al riparo, di sirene, anche di fame, ma poi, dopo tutto, nemmeno tanta.

All'epoca, alla nostra età, tutto veniva sublimato dalla capacità di trasformarsi in gioco, e veniva filtrato dall'affetto di una grande famiglia molto unita, molto solidale, sempre ferocemente arroccata a difesa dei figli.

Eravamo sei cugini, bambini dai 10 anni del maggiore, Giampaolo, ai pochi mesi del minore, Roberto, praticamente cresciuti insieme, figli dei tre fratelli Cammelli, ed abbracciati in un unico destino per tutte le settimane dell'emergenza.

Adesso siamo rimasti in cinque, ci manca molto Giampaolo, e dei cinque sono il più vecchio, il depositario del più ricco patrimonio di ricordi di quel periodo straordinario, per mere ragioni anagrafiche.

Per questo, mi sono sentito in dovere di raccogliere, in ordine sparso ed in maniera disorganica, i tanti brandelli di ricordi che mi sono sempre rimasti attaccati dal periodo dello sfollamento, nell'estate del 1943, alla fine dell'emergenza a Firenze, a fine agosto del 1944.

Si aggiungono a quanto altri della famiglia, Paola con i ricordi di sua mamma, la zia Adriana, Carlo con la storia dei Cammelli, hanno già consegnato alla storia.

Si, perchè proprio di storia si tratta, la storia vista dal basso, quella che emerge dalle vicende individuali e dagli effetti sul vissuto quotidiano delle grandi svolte della Storia con la esse maiuscola.

Di questa storia, Giovanni e Dina, i nostri genitori, emergono come autentici eroi ed agli stessi dedichiamo, insieme a Paolo, queste pagine, nel ricordo struggente del loro amore e della loro lezione di vita, non solo in guerra ma anche in tutti gli anni che seguirono.

 

 

LETTERE NELLA BUFERA

 

 

 

La guerra nelle lettere di Giovanni e Dina Piccardi fra Sicilia e Firenze (1943--1944)

 http://www.carnesecchi.eu/corrispondenza_di_guerra.pdf

 

a cura di Paolo Piccardi

 

 

 

 

 

 

 

 

NOTA di Carnesecchi

Paolo Piccardi ha avuto l’onore nel 2015 di essere nominato accademico dell’Accademia delle Arti del Disegno.

 

http://www.aadfi.it/

 

 

Firenze si vanta di ospitare l’Accademia delle Arti del Disegno, l’accademia più antica del mondo.

Una storia lunga 450 anni

1300 ca. – 1563 La Compagnia di San Luca e le origini

 

L’Accademia delle Arti del Disegno ha avuto origine dalla Compagnia di San Luca formata, nel 1339, tra gli artisti fiorentini per "sovvenire così nelle cose dell’anima, come del corpo, a chi, secondo i tempi, n’avesse bisogno".

Una compagnia o fraternita che vide iscritti tra gli altri Benozzo Gozzoli, Donatello, Lorenzo Ghiberti, Leonardo da Vinci e Michelangelo Buonarroti quando ancora, secondo gli statuti medievali, i pittori venivano immatricolati all’Arte dei Medici e degli Speziali perché assimilati agli speziali per la macinatura e la preparazione dei colori, mentre gli scultori e gli architetti figuravano tra i membri dell’Arte dei Maestri di Pietra e di Legname.

"Cascata la Compagnia del tutto et quasi finita", si deve a Giorgio Vasari l’idea di formare una nuova Accademia e Compagnia emancipata dallo spirito artigianale e garante del valore intellettuale dell’attività artistica. Da compiuto biografo Vasari era ben consapevole di quanto si fosse evoluto nel tempo lo stato sociale dell’artista. Per lui riconoscere e far riconoscere l’eccellenza degli artisti significò non soltanto sottolineare la nobiltà del loro impegno e la dignità con cui dovevano essere onorati nella società, ovvero occupare una posizione elevata nella scala sociale, ma anche assicurare la trasmissione di questa eccellenza con un adeguato insegnamento.

Per realizzare il suo progetto, nel maggio 1562, Vasari coinvolse il frate servita Zaccaria Faldolfi, il Bronzino, Francesco da Sangallo, Bartolomeo Ammannati, Vincenzo de’ Rossi, Michele di Ridolfo del Ghirlandaio. Ne parlò poi col duca Cosimo I e, "pregatolo a volere così favorire lo studio di queste nobili arti, come aveva fatto quello delle lettere, avendo riaperto lo Studio di Pisa, creato un collegio di scolari, e dato principio all’Accademia Fiorentina, lo trovò tanto disposto ad aiutare e favorire questa impresa, quanto più non arebbe saputo desiderare".

Poco dopo, il 25 luglio 1562, avvenne l’inumazione dei resti del Pontormo nella nuova cappella funeraria voluta da fra Giovann’Agnolo Montorsoli alla SS. Annunziata "per tutti gl’uomini dell’arte del disegno, pittori, scultori e architettori che non avessono proprio luogo dove essere sotterrati". Venne quindi formulato il testo dei nuovi capitoli dell’Accademia e Compagnia dell’Arte del Disegno, una nuova arte distinta dall’esercizio del disegno, il quale altro non era "che una apparente espressione o dichiarazione del concetto che si ha nell’animo, e di quello che altri si è nella mente immaginato e fabbricato nell’idea".

Il testo dei capitoli venne rivisto da don Vincenzo Borghini, il futuro luogotenente della nuova istituzione, e approvato dalla corte medicea il 13 gennaio 1563.

 

1563-1784 L’Accademia delle Arti del Disegno

La prima riunione dell’Accademia e Compagnia dell’Arte del Disegno avvenne, il 31 gennaio 1563, nel capitolo del monastero degli Angeli.

In quell’occasione Cosimo I venne riconosciuto "principe e Signor Nostro e Capo di tutti", mentre Michelangelo fu proclamato "Padre e Maestro di queste tre Arti".

Negli anni seguenti, Cosimo I colse ripetutamente la possibilità di sopraintendere alla produzione del nuovo qualificato sodalizio artistico, e di utilizzarlo nell’interesse del suo Stato attraverso la formulazione di un linguaggio che legittimasse ed esaltasse il proprio potere.

Contemporaneamente, Vasari convinse il duca di poter trasmettere, rispettandolo, il messaggio michelangiolesco, e di "onorare l’arte con l’arte, con invenzioni ed opere piene di spirito e di vaghezza, che escano dal sapere, dalla prontezza delle nostre mani e de’ nostri artefici".

Nel 1564, furono allestite le solenni esequie di Michelangelo in San Lorenzo e venne iniziata la costruzione del suo monumento funebre a Santa Croce.

Nel 1566, Andrea Palladio, Danese Cattaneo, Tiziano, Tintoretto e Giuseppe Salviati chiesero di essere iscritti all’Accademia a testimonianza dell’importanza assurta da questa istituzione nel mondo artistico e culturale, mentre nel 1567 Filippo II di Spagna sottopose il progetto dell’Escurial al parere degli artisti toscani.

Nel 1571, si ritenne l’Accademia ormai matura per ottenere il riconoscimento dello stato di Università in modo da istituzionalizzare l’attività artistica e di renderla di interesse pubblico. Nel testo del nuovo ordinamento non figurava più il termine di Compagnia, ma quello di Università, cioè di una compagnia dotata di personalità giuridica, e pertanto provvista di un proprio tribunale autonomo per tutte le "cause che s’agiteranno avanti al luogotenente et consoli di detta Accademia". Acquisita questa autorità, nel 1602, l’Accademia fu incaricata di non permettere l’esportazione fuori Firenze di dipinti di Michelangelo ed altri grandi autori.

Divenne quindi una soprintendenza ai beni culturali del granducato e operò come tale in numerose occasioni: nel 1634 per il progetto di una nuova facciata al duomo di Firenze, e nel 1680 per evitare la perdita della Cappella Brancacci e degli affreschi di Masaccio nella basilica del Carmine.

Contestualmente, fino dai primi anni della sua attività, l’Accademia si fece "Studio a utilità d’i Giovani che imparano queste tre Arti", e furono previsti sostegni economici per i fanciulli poveri ma meritevoli d’età tra gli 11 e i 15 anni, ed ancora materiali gratuiti per gli accademici in modo da sovvenire e aiutare "quelle virtù che sono per la povertà impedite, per non havere il modo da poter fare l’opere". Maestri di pittura, scultura e architettura furono affiancati da un insegnante di matematica e prospettiva a partire dal 1569 e, tre anni più tardi, venne introdotto lo studio del panneggio oltre a quello del nudo e alle esercitazioni di anatomia.

Sempre a vantaggio dei giovani allievi, dal 1680, l’Accademia allestì nei chiostri del convento della SS. Annunziata pubbliche esposizioni delle opere degli artisti e dei collezionisti fiorentini.

Nel 1737, con l’approvazione del granduca Gian Gastone il luogotenente Francesco Maria Niccolò Gabburri istituì concorsi di pittura, scultura e architettura con premi per i migliori allievi assegnati nel corso di una pubblica cerimonia.

1784-1873 Le trasformazioni da Pietro Leopoldo all’Italia Unita

Il 3 ottobre 1784, un motuproprio del granduca Pietro Leopoldo abolì l’Accademia del Disegno con la "giurisdizione che alla medesima spettava", e istituì l’Accademia di Belle Arti in una nuova sede di Piazza San Marco dove vennero riunite "tutte le scuole appartenenti al Disegno, e all’Accademia che alle medesime dovrà presiedere". Le nuove scuole previste dal motuproprio furono quelle del disegno, di composizione e colorito, del nudo, di scultura, d’intaglio in rame, di architettura, e di grottesco. Una prima modifica al nuovo ordinamento si ebbe, nel 1807, con il rescritto di Maria Luisa di Borbone regina reggente d’Etruria che consentiva a 30 artigiani di partecipare alle adunanze dei professori dell’Accademia per discutere di casi pratici. In epoca napoleonica fecero seguito nuovi statuti nel 1811 e 1813.

In questi ultimi emanati da Elisa Baciocchi per l’Impero Francese, l’Accademia venne divisa nelle tre Classi delle Arti del Disegno, della Musica e Declamazione, e delle Arti Meccaniche.

Posta sotto la tutela del Comune di Firenze, ebbe annesso un Conservatorio d’arti e mestieri, un Istituto di musica, declamazione, e arte teatrale, una Biblioteca e una Galleria.

Dal 1784 e fino all’Unità d’Italia, l’Accademia ebbe modo di assolvere alla tutela dei beni culturali della Toscana. Nel 1788, dopo aver ricomposto nella sua nuova sede la Cappella della Crocetta affrescata da Giovanni da San Giovanni, nel 1810 ebbe in carico1.233 opere d’arte provenienti dai conventi soppressi dal governo napoleonico.

Due anni più tardi, il presidente dell’Accademia Giovanni degli Alessandri dovette scrivere al ministro dell’interno, Jean-Pierre Bachasson di opporsi alla demolizione della chiesa e convento di San Marco di Firenze che, invece, venne proposto come deposito di monumenti di scienza e arti. Nel 1831, ricevette da parte dell’Opera di Santa Maria del Fiore la scultura del San Matteo di Michelangelo e, nel 1840, le venne affidata la cura e la vigilanza del Chiostro della Compagnia dello Scalzo, del Cenacolo di San Salvi, della Cappella del Palazzo Medici Riccardi unitamente alla Galleria di Luca Giordano e al Chiostrino della SS. Annunziata.

Nel 1841, ad opera del presidente Antonio Ramirez di Montalvo, la Galleria dell’Accademia ricevette un ordinamento cronologico e fu suddivisa in una Galleria dei quadri grandi, una Galleria dei quadri antichi, una Sala dei quadri piccoli e una Sala dei cartoni, con una Galleria dei premiati per gli elaborati dei vincitori dei saggi annuali e dei concorsi triennali.

L’assetto dell’Accademia, definito con gli statuti del 1813, venne modificato a partire dal 1850, quando il granduca Leopoldo II separò le Scuole Tecniche delle Arti e Manifatture per trasformarle in un autonomo Istituto Tecnico e, nel 1860, attraverso i decreti dell’allora ministro della pubblica istruzione del R. Governo della Toscana, Cosimo Ridolfi che portarono alla fondazione di una Scuola di Declamazione separata dall’Accademia, e alla formazione di nuovo R. Istituto Musicale di Firenze. L’Accademia di Belle Arti rimase così composta soltanto dalla sua prima Classe delle Arti del Disegno, e fu suddivisa nelle due sezioni dell’insegnamento e del corpo accademico.

1873-2013

I nuovi statuti e il ruolo attuale dell’Accademia delle Arti del Disegno

Nell’Italia ormai unita, nel 1873, il ministro della pubblica istruzione del Regno d’Italia, Antonio Scialoia emanò nuovi statuti che separarono il collegio dei professori (Accademia delle Arti del Disegno) dall’istituto di insegnamento (Accademia di Belle Arti).

L’istituto fu posto alle dirette dipendenze del ministero, e le ingerenze del corpo accademico vennero limitate alla partecipazione di due accademici agli esami e ai concorsi per i premi degli allievi, e a quelli ministeriali per la nomina dei professori.

Soltanto nel 1937 l’Accademia delle Arti del Disegno fu resa completamente autonoma dall’Accademia di Belle Arti.

Grazie ad un nuovo statuto "nello spirito dello Stato Fascista", approvato dal ministro dell’eduzione nazionale del Regno d’Italia, Giuseppe Bottai, venne costituita dalle tre classi di architettura, pittura, scultura e incisione.

Passò a comprendere quattro classi di architettura, scultura, pittura, incisione con lo statuto datole nel 1953 dal ministro della pubblica istruzione della Repubblica Italiana, Antonio Segni, e finalmente nel 1978, con un intervento dell’allora presidente Rodolfo Siviero, il ministro per i beni culturali e ambientali, Dario Antoniozzi le riconobbe un nuovo statuto con le cinque classi di pittura, scultura, architettura, storia dell’arte, discipline umanistiche e scienze.

 

Tra gli accademici figuravano gia’ due Piccardi

 

PICCARDI GIACOMO

Architetto, eletto Accademico Onorario 22.9.1972 (Atti 1965-1974 c. 129); eletto Accademico Residente e Vicesegretario dell’Accademia 21.12.1974 (Atti 1974-1986 c. 23)

PICCARDI PAOLO

Ingegnere agrimensore, eletto Accademico 12.1.1755 (f. 20 c. 19v); immatricolato 12.1.1755 (f. 112 c. 141); tasse 1755-61 (f. 133 c. 153); tasse 1755-65 (f. 121 lettera P); squittinato 26.7.1757 (f. 48 cc. 13r 24v); squittinato 10.10.1762 (f. 50 c. 19v); eletto Conservatore 8.1.1763 (f. 61 c. 116r); eletto Consigliere 5.5.1763 (f. 61 c. 116v); non eletto Console perchè tratto dalla borsa dei pittori per errore 15.4.1765 (f. 61 c. 119v); squittinato 12.8.1770 (f. 51 c. 20r); eletto Console dicembre 1773 (f. 62 c. 6v); squittinato 4.5.1777 (f. 52 c. 20r); eletto Consigliere 22.4.1778 (f. 62 c. 14r); eletto Console 19.12.1783 (f. 62 c. 22v)

 

Cosi ne parla Paolo Piccardi

Il mio omonimo Paolo Piccardi

 

Nel libro degli accademici dell’ Accademia delle Arti del Disegno di Firenze

Il geometra Paolo Piccardi venne incaricato di ristrutturare la Loggia del Bigallo in piazza del Duomo di Firenze e sede della Misericordia.

Nel farlo, aggiunse quella casa stretta e lunga indicata con la freccia rossa.

 

 

Allego anche una pianta di Castelfranco a lui dovuta

 

 

 

 

 

 

 

La pagina del dr Paolo Piccardi

 

 

 

ALTRI STUDI

 

 

 

Questa mattina ( 09 gennaio 2020 ) Bellitalia ha trasmesso un servizio sul restauro, terminato da poche settimane, del tempietto della SS. Annunziata di Firenze. Durante la presentazione viene fatto rilevare che, mentre la leggenda parla di un affresco del 1252, in realtà il dipinto è chiaramene della metà del ‘300. A questo proposito le allego le mie osservazioni su questa discrepanza.

 

 

 

UNA RICERCA DEL DR PAOLO PICCARDI  ………………..Immagine miracolosa della SS. Annunziata di Firenze

 

 

 

 

UNA RICERCA DEL DR PAOLO PICCARDI  ………………..Faella nel catasto del 1427

 

 

 

UNA RICERCA SUL CATASTO DEL DR PAOLO PICCARDI  ………………..Piandisco' nel catasto del 1427

 

 

Ser Santi di Giovanni Benciatti, notaio di Piandiscò  ………………..una ricerca su un notaio

articolo pubblicato su Corrispondenza, la rivista semestrale della diocesi fiesolana.

 

 

 

 

 

 

NOTE SULLA FAMIGLIA TORSELLINI

Dr Paolo Piccardi

 

Quando iniziai lo studio del catasto del 1427, rimasi colpito da una portata che spiccava, fra le altre, per la bella e nitida calligrafia, ancor più sorprendente perché opera della mano di un bottaio, certamente avvezza più a rudi strumenti che al calamo.

Allego sia la riproduzione che la trascrizione.

Del Torsellini si può sapere di più consultando le ricevute di pagamento conservato presso l’ archivio dell’ Opera del Duomo:

http://duomo.mpiwg-berlin.mpg.de/ITA/PA/PAlist7321S0.HTM

http://duomo.mpiwg-berlin.mpg.de/ITA/PA/PAlist7322S0.HTM

Nel 1466 Torsellini venne bandito da Firenze

Nei secoli successivi troviamo i Torsellini ricordati in numerosi documenti come fabbricanti di candele di cera.

 

L'originale  ………….L'originale della portata di Giovanni Torsellini al catasto del 1427 

La trascrizione  ………….Trascrizione della portata di Giovanni Torsellini al catasto del 1427 

 

una breve storia  …………Una breve storia e un albero genealogico della famiglia Torsellini

 

 

 

 

 

Giotto di Bondone fiorentino ed il suo omonimo e contemporaneo senese

 

 

 

 

Giotto di Bondone  ………….Giotto di Bondone : Uno studio del dr Paolo Piccardi

Giotto di Bondone  ………….raccolta di documenti per Giotto di Bondone : A cura del dr Paolo Piccardi

Allegato1  ………….documento sul Giotto di Bondone senese: A cura del dr Paolo Piccardi

Allegato2  ………….documento sul Giotto di Bondone senese : A cura del dr Paolo Piccardi

Allegato3  ………….documento su una presunta moglie di Giotto : A cura del dr Paolo Piccardi

 

 

 

 

PORTATE AL CATASTO DI ARTISTI articolo di Paolo Piccardi

 

 

ARTISTI : PORTATE AL CATASTO

 

 

 

 

 

La sepoltura del padre del Boccaccio in SS Annuziata

 

 

A pag. 1291 del Sepoltuario Rosselli è menzionato il monumento (tomba?) del Boccaccino, padre del Boccaccio, vedi foto allegata.

 

 

Nel 1783 venne realizzato il cimitero di Trespiano, fuori Firenze, e il granduca ordinò di svuotare tutte le tombe delle chiese, di riempirle di calcinacci e di murarle.

Quasi tutte quelle indicate dal Rosselli (fra il 1654 e il 1659) sono sparite.

 

 

Trascrizione fatta dal dr Piccardi del Sepoltuario del Rosselli per la chiesa della Santissima Annunziata

 

 

 

 

 

 

ALCUNE PAGINE DAL MANOSCRITTO ORIGINALE DEL SEPOLTUARIO

 

Sepoltuario Rosselli   SS Annunziata nella trascrizione di Paolo Piccardi

 

http://www.carnesecchi.eu/Sepoltuario_Rosselli.pdf

 

Sepoltuario Rosselli   Santa Maria Maggiore  :  foto dal libro

 

http://www.carnesecchi.eu/SepoltuarioRosselli2.htm

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Una congiura che avrebbe potuto cambiare tutta la storia fiorentina : La congiura dei Pazzi

 

 

Il 26 aprile 1478 a Firenze viene assassinato Giuliano de Medici , a stento si salva Lorenzo

 

 

Mi è capitato fra le mani un manoscritto di proprietà di un discendente di generazioni di notai. L'ho fotografato, purtroppo al semibuio e le foto non sono buone. Si tratta del racconto della congiura dei Pazzi "che fece descrivere la Regina di Francia Caterina de' Medici". Non è firmato né datato. Credo sia la trascrizione della relazione scritta da Francesco Neroni, che fu ripresa poi dagli storici successivi. Allego la trascrizione e un paio di foto.

 

 

 

La congiura dei Pazzi  …da un antico manoscritto

 

 

 

 

 

 

 

vai a congiura dei Pazzi  …………………………………….1478 Il vestito insanguinato di Lorenzo il magnifico

 

 

 

 

 

Da Wikipedia

La stampa a caratteri mobili è una tecnica di stampa inventata dal tedesco Johann Gutenberg nel 1455. Questo per quanto riguarda l'Europa: in Asia, infatti, esisteva fin dal 1234, grazie alla tecnica dei coreani della dinastia Goryeo.

 Johann Gutenberg nacque a Magonza, dal mercante Friele (Friedrich) Gensfleisch zur Laden, nato intorno al 1350 e cittadino di Magonza dal 1372, e da Else Wyrich, che Friedrich aveva sposato in seconde nozze nel 1386. Non si conosce la data certa della nascita di Johann; ma è citato come maggiorenne in un documento del 1420. Gli studiosi hanno pertanto collocato la nascita tra il 1393 e il 1403 (come data simbolica per la nascita di Johann Gutenberg, è stato preso il 1400). Il nome "zum Gutenberg" deriva dall'edificio "Hof zum Gutenberg" (oggi in Christophstrasse, 2) in cui la famiglia si trasferì.

I Gensfleisch erano una delle famiglie patrizie della città, dediti alla lavorazione del metallo e al conio. Nel 1430 Johann Gutenberg decise di trasferirsi a Strasburgo per motivi politici, e qui lavorò come apprendista orafo, occupandosi in particolare del conio delle monete.

Attorno al 1448 Gutenberg ritornò a Magonza, dove nel 1450 costituì una Societas con il banchiere Johann Fust, che contribuì con 1600 fiorini (o gulden), e l'incisore Peter Schöffer (o Schäffer), allo scopo di stampare la cosiddetta "Bibbia a 42 linee" sulla base della Vulgata. Nel 1450 gli esperimenti di Gutenberg erano a buon punto: era già in grado di procedere alla composizione e alla stampa sia di fogli singoli che di libri voluminosi. Il progetto della Bibbia venne concluso il 23 febbraio 1455 presso la "Hof zum Humbrecht" (oggi in Schustergasse, 18) e il libro messo in vendita a Francoforte. L'edizione (con tiratura di 180 copie) suscitò immediato entusiasmo per la qualità tipografica.Era la prima volta che si stampava una Bibbia senza prima aver ricevuto una ordinazione.

A Fust, però, non interessava tanto produrre un capolavoro quanto far soldi. I frutti del suo investimento stavano tardando ad arrivare(per completare le 180 edizioni della Bibbia passarono tre anni). I rapporti tra i due soci divennero tesi e nel 1455 — proprio nel momento in cui le Bibbie venivano completate — Fust pretese la restituzione del prestito. Gutenberg non fu in grado di restituire la somma e fallì. A seguito del processo che seguì il fallimento fu costretto a cedere a Fust almeno parte dell’attrezzatura per la stampa e i caratteri tipografici per le Bibbie.

Fust aprì la sua tipografia insieme a Peter Schöffer (che ne aveva sposato la figlia), capace operaio di Gutenberg. La loro impresa, Fust e Schöffer, raccolse i frutti del buon nome che si era fatto Gutenberg e divenne la prima tipografia commercialmente redditizia al mondo. L'impresa Fust e Schöffer stampò nel 1457 un'edizione del Libro dei Salmi. Questo presenta nuovi tipi in due altezze e la stampa bicroma dei capilettera.

Gutenberg cercò di continuare la sua opera aprendo un’altra tipografia. Alcuni studiosi gli attribuiscono altro materiale stampato che risale al XV secolo. Ad ogni modo, nessun’altra sua opera a stampa raggiunse la magnificenza e lo splendore della Bibbia delle 42 linee. Nel 1462 Gutenberg subì un altro duro colpo. In seguito a lotte per il potere all’interno della gerarchia cattolica, Magonza fu bruciata e saccheggiata. Gutenberg perse la sua officina per la seconda volta. Morì sei anni dopo, nel febbraio 1468.

 

Il procedimento di stampa di Gutenberg consisteva nell'allineare i singoli caratteri in modo da formare una pagina, che veniva cosparsa di inchiostro e pressata su un foglio di carta o di pergamena. L'innovazione stava nella possibilità di riutilizzare i caratteri: fino ad allora veniva usata la tecnica della xilografia (da cui il torchio xilografico), in cui le matrici di stampa venivano ricavate da un unico pezzo di legno, che poteva essere impiegato solo per stampare sempre la stessa pagina, finché non si rompeva la matrice, cosa che accadeva assai spesso.

I libri stampati con la nuova tecnica tra il 1453 e il 1500 vengono chiamati incunaboli.

La lega tipografica per i caratteri di Gutenberg era formata da piombo, antimonio e stagno, raffreddava velocemente e resisteva bene alla pressione esercitata dalla stampa. La macchina usata per la stampa era derivata dalle presse a vite usate per la produzione del vino: questo permetteva di applicare efficacemente e con pressione uniforme l'inchiostro sulla pagina.

Si può dire che Gutenberg abbia inventato un intero processo industriale, comprendente:

I caratteri mobili (forgiati in metallo tenero e fondibile), ottenuti in rilievo da una matrice. Gutenberg usò il punzone degli orefici per creare non il singolo carattere, ma la matrice di una serie di caratteri (secondo il principio della fòndita a ripetizione). Dalla matrice si potevano ricavare, con apposite colature, i caratteri tipografici in quantità, grandezza e qualità desiderate;

L'inchiostro per i caratteri mobili, con qualità chimiche appropriate ai caratteri in metallo (non più ad acqua ma utilizzando l'olio);

Il processo di composizione con le relative attrezzature. La principale è il torchio tipografico, modellato sul torchio da vino dei coltivatori renani.

L'idea vincente di Gutenberg fu quella di sintetizzare strumenti e tecniche che già esistevano ed applicarle alla stampa.

Questa tecnica si rivelò di gran lunga superiore ai procedimenti tradizionali e si diffuse in pochi decenni in tutta Europa: solo 50 anni dopo erano stati stampati già 30.000 titoli con una tiratura superiore a 12 milioni di copie. Il primo testo fu la Bibbia a 42 linee, cioè 42 righe per pagina, con il testo stampato su due colonne.

Da questo momento in poi testi di qualsiasi natura potevano essere pubblicati in modo più veloce ed economico e in maggiore quantità: la stampa a caratteri mobili diede un contributo decisivo all'alfabetizzazione di massa in modo particolare nei Paesi protestanti a seguito della Riforma.

 

Da Wikipedia

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Sviluppatosi in Germania verso la meta' del XV secolo , l'uso della stampa si diffuse presto in tutta Europa , raggiungendo Firenze verso il 1470 . Mentre il laborioso lavoro di copiatura non produceva che un libro alla volta , uno stampatore poteva produrre centinaia di copie in pochi giorni con costi assai piu' contenuti.

All'inizio i nuovi libri erano prevalentemente religiosi : bibbie ,testi teologici , raccolte di inni e salmi . Ma subito dopo gli ingegneri cominciarono a stampare testi tecnici ed i mercanti a comprare guide sui tragitti migliori verso mercati lontani. I libri a stampa , relativamente economici , contribuirono ad aumentare la velocita' di diffusione di nuove idee

 

UNA RICERCA DEL DR PAOLO PICCARDI  ………………La stamperia di Bagno a Ripoli

 

 

 

 

 

ACCUSE ANONIME LEONARDO E GHIBERTI TAMBURATI

 

 

 

 

Monna Lisa

 

19 maggio 2011

All’inizio gli archeologi avevano avuto paura di rimanere a mani vuote, poi oggi sono stati ritrovati alcuni resti mortali, un cranio e frammenti di ossa, che potrebbero essere compatibili con il profilo della donna che ha posato per Leonardo da Vinci, Mona Lisa. Un teschio femminile di medie dimensioni è stato portato alla luce oggi in un ossario ad un metro e mezzo sotto il livello del pavimento della cappella.Bisogna capire se il cranio sia in connessione anatomica con i frammenti di costole e vertebre ritrovati, se appartengano quindi alla stessa persona. L’obbiettivo del team di ricercatori guidati da Silvano Vinceti è di poter ricostruire il volto di Lisa Gherardini Del Giocondo che, prima di morire si pensa si possa essere rifugiata nel convento di Sant’Orsola a Firenze dalla figlia Marietta, monaca.

 

 

Otto scheletri ritrovati durante la campagna archeologica svolta dalla Provincia di Firenze in vista del recupero edilizio del complesso di Sant’Orsola.

 

Firenze, 24 ottobre 2012 - Un nuovo scheletro è emerso dagli scavi archeologici che la Provincia di Firenze sta compiendo nell'ex convento di Sant'Orsola a Firenze.

La tomba terragna si trova nei pressi dell'altare francescano eretto verso la fine del Quattrocento. Questo significa che anche questi resti mortali sono potenzialmente compatibili con il periodo di sepoltura di Lisa Gherardini del Giocondo, la nobildonna fiorentina che avrebbe ispirato Leonardo da Vinci per la realizzazione della suo opera più famosa: la Gioconda. Si tratta dell'ottava sepoltura portata alla luce nel corso degli scavi.

"Ma questa ottava sepoltura non è l'unica novità degli scavi in corso" afferma Silvano Vinceti che sta compiendo una ricerca sugli eventuali resti della Monna Lisa. "Una nuova ipotesi emerge da una attenta rilettura delle note che le monache facevano sulle sepolture. Da questi scritti si evince che la nobildonna Antinori venne sepolta insieme alle monache. Tradizionalmente le religiose venivano sepolte all'interno dell'ex convento, presumibilmente nel chiostro, mentre ai laici veniva riservata la parte esterna del convento, ovvero la chiesetta dove abbiamo ritrovato le otto sepolture''.

''La rilettura dei documenti scritti dalle monache - spiega Vinceti - di fatto estende anche al chiostro la possibilità di trovare i resti della Monna Lisa. Bisogna tener presente che Lisa Gherardini aveva una figlia monaca, quindi non si può escludere che, come è successo poi alla Antinori, anche la Monna Lisa sia stata sepolta nella fossa comune all'interno del convento. Ecco perché in questa fase degli scavi verificheremo se nel chiosco grande ci sono delle sepolture interessanti. Sarà poi la prova del carbonio 14 e Dna a darci la verità sugli eventuali resti".

 

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Tre scheletri femminili rinvenuti nell'ex convento di Sant'Orsola a Firenze sono compatibili con l'eta' della morte di Lisa Gherardini (nel 1542 a 62 anni circa), la modella di Leonardo da Vinci che ispiro' il leggendario quadro della Gioconda esposta al Louvre di Parigi. E' questo uno dei risultati piu' significativi delle indagini in corso all'Universita' di Bologna, che sta conducendo le analisi sugli otto resti mortali rinvenuti negli scavi di Sant'Orsola negli ultimi due anni. L'annuncio e' stato dato da Silvano Vinceti, presidente del Comitato nazionale per la valorizzazione dei beni storici, culturali e ambientali e responsabile della ricerca, precisando che presto inizieranno gli esami del radiocarbonio 14 che permetteranno di datare con precisione

il periodo in cui vissero le monache a cui appartennero i tre scheletri.

Il laboratorio di Antropologia del Dipartimento dei Beni Culturali dell'Ateneo bolognese, diretto dal professore Giorgio

Gruppioni, ha concluso la prima parte della ricerca concernente gli esami antropologici degli otto scheletri. Le analisi eseguite sui resti ossei che, si presentano in cattive condizioni di conservazione, hanno rivelato che sono tutti di sesso femminile. Solo per una sepoltura il sesso risulta incerto. Per quanto concerne l'eta' di morte, tutti gli otto resti mortali sono adulti, d'eta' superiore ai 30 anni. Di questi, tre mostrano un'eta' di morte piu' avanzata, compatibili con il periodo in cui mori' Lisa Gherardini, detta Monna Lisa, moglie del ricco commerciante Francesco del Giocondo.

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I risultati resi noti oggi del procedimento di datazione con il C14 compiuto sui resti mortali di tre degli otto scheletri rinvenuti nel Convento di San Orsola, non hanno dato gli esiti sperati. I tre scheletri esaminati erano ritenuti compatibili per età e sesso con Lisa Gherardini. Ma alla datazione con l'esame del carbonio, due dei tre sono risultati di alcuni decenni precedenti la morte della Gioconda avvenuta il 15 luglio del 1542 all’età di 63 anni. Sul terzo scheletro, quello su cui si concentrava l’attesa maggiore da parte dei ricercatori, non è stato possibile eseguire la datazione a causa del pessimo stato di conservazione. Ed è proprio su questi resti che si tenterà l’esame del Dna.

 

Anche i resti di altri due individui ritenuti significativi a livello archeologico verranno sottoposti all’esame del carbonio 14 e del DNA. " L’esame del Dna è la prova regina di questa lunga e complessa ricerca, speriamo in un risultato positivo", commenta Silvano Vinceti, responsabile della ricerca avviata dal Comitato nazionale per la Valorizzazione dei beni storici, culturali e Ambientali.

"E’ stato possibile datare finora soltanto due dei tre campioni pervenuti nei nostri laboratori – ha spiegato il prof. Lucio Calcagnile responsabile del Cedad, il Centro di Datazione dell’Università del Salento, che ha eseguito i primi esami del carbonio 14 con la tecnica Ams della spettrometria di massa con acceleratore - Il campione della tomba 6 non è stato possibile datarlo per la forte diagenesi e la mancanza di collagene; per gli altri due campioni, provenienti dalle tombe 7 e 8, è stato possibile datare lo smalto dei denti. Tuttavia, in entrambi i casi, le datazioni si collocano tra la fine del XIV e la prima metà del XV secolo con un livello di confidenza del 95.4%".

 

Il prof. Giorgio Gruppioni, del Dipartimento di Beni Culturali dell’Università di Bologna (Campus di Ravenna) e membro della équipe scientifica del Comitato, ha poi aggiunto "purtroppo la datazione con il C14 non ha dato l’esito sperato, tuttavia non sarà lasciata intentata nessuna pista: si tenterà di estrarre il DNA dai resti dell’individuo che non è stato possibile datare (n. 6), allo scopo di confrontarlo con quello dei figli di Lisa Gherardini i cui resti, a quanto risulta, sono conservati a Firenze nella chiesa della SS. Annunziata. Verranno, inoltre, presi in esame i resti di due individui (catalogati con i numeri 1 e 2) che sembrerebbero particolarmente indiziabili in base alle indagini archeologiche e ancora non accuratamente analizzati". Silvano Vinceti, responsabile della ricerca sui resti mortali della Gioconda, ha commentato così la complessità della ricerca. "Questi primi risultati hanno un segno negativo ma l’avevamo messo in conto. Si tratta di una ricerca difficile e complessa. Sappiamo anche che il Carbonio 14 è sì un esame fondamentale per datare il periodo storico dei resti ma, quando questo non è praticabile occorre tentare con altri metodi. Tra questi, l’esame comparato del Dna, potrebbe dare la risposta definitiva se abbiamo o non abbiamo ritrovato le spoglie della modella utilizzata da Leonardo per il quadro più conosciuto al mondo. Nelle prossime settimane si procederà al prelievo di campioni dai resti dei discendenti di Lisa Gherardini ritrovati nell’agosto scorso, nella cappella della famiglia Del Giocondo nella Basilica fiorentina della Santissima Annunziata, per il confronto del Dna con il terzo resto mortale su cui non è stato possibile compiere l’esame del carbonio 14. Si procederà altresì all’esame del carbonio 14 su altri due resti mortali ritenuti altamente significativi, in base ai rilievi archeologici".

"Da un’attenta lettura di alcuni documenti storici inerenti il Monastero di Sant’Orsola – aggiunge Vinceti – emerge che il complesso ha subìto numerosi rimaneggiamenti, compresi alcuni interventi sull’antica chiesa e uno in particolare, risalente al ‘600, nel quale vi fu un mutamento strutturale del sacro luogo. Sotto di esso, vi erano alcune sepolture ed è ipotizzabile che le spoglie siano state traslate in altri luoghi. Nessun elemento attualmente in nostro possesso può farci escludere che i resti mortali di Monna Lisa Gherardini siano stati traslati nella Cappella dei Martiri, in modo da farla ricongiungere con le salme del marito e del figlio.

 

Agosto 2013

Questa mattina quando, dietro l'altare maggiore della Chiesa della SS.Annunziata e sotto le luci di televisioni giunte da tutto il mondo con tanto di mascherine protettive per gli operatori, è stata aperta la Cripta dei Martiri. Dove dovrebbero esserci i resti del marito di Monna Lisa, Francesco di Bartolomeo del Giocondo e dei figli Bartolomeo, avuto dalla prima moglie e Piero, della seconda consorte appunto Lisa Gherardini. Ai cui resti si dà la caccia e che potrebbero essere tra gli otto scheletri trovati negli scavi nell'ex convento di Sant' Orsola, a Firenze e di cui tre comparabili con la data della morte di detta Lisa Gherardini, alias Gioconda. Sarà quindi il carbonio 14 a stabilire se il Dna di Piero del Giocondo e quello di uno delle tre donne di Sant'Orsola, dove Lisa si era ritirata in convento, siano compatibili e tratti assimilabili.

I prelievi verranno realizzati alla presenza del prof. Giorgio Gruppioni, responsabile del laboratorio di Antropologia ossea della Università di Bologna (sede di Ravenna); del prof. Antonio Moretti della Università dell’Aquila e dello staff scientifico del Comitato Nazionale per la Valorizzazione dei Beni Storici Culturali e Ambientali che ha svolto in modo autonomo la ricerca dei resti della Monna Lisa.

Una volta prelevati i resti mortali verranno trasferiti all’Università di Bologna, dove si procederà a verificare l’ipotesi che nella Cappella dei Martiri, contrariamente a quanto creduto finora, siano custoditi anche i resti della stessa Monna Lisa. Contemporaneamente sarà messo a confronto il Dna dei resti prelevati nella Basilica della SS Annunziata con quelli ritrovati durante la campagna archeologica svolta dalla Provincia di Firenze in vista del recupero edilizio del complesso di Sant’Orsola. Il confronto del Dna riguarderà alcuni reperti ossei rivenuti nell’ex convento di Sant’Orsola, in particolare con quelli ritenuti compatibili con l’età di morte di Lisa Gherardini e sui quali non è stato possibile effettuare l’esame del carbonio 14.

"Con i prelievi dei resti mortali dei discendenti della Gioconda entriamo nella fase centrale della nostra lunga e complessa ricerca – ha commentato Silvano Vinceti, responsabile del Comitato Nazionale per la Valorizzazione dei Beni Storici Culturali e Ambientali - diverse sono le incognite che abbiamo di fronte: non sappiamo l’effettivo stato di conservazione dei resti mortali, quali difficoltà incontreremo per l’estrazione del Dna, ma questo è il fascino e il rischio presente in ogni ricerca difficile e ricca di incognite".

"Con i risultati degli esami di Bologna – continua Vinceti – si potrà a verificare la possibilità che fra questi resti della SS Annunziata possano esserci anche quelli di Lisa Gherardini. Sappiamo che verso la metà del seicento vi fu una radicale ristrutturazione della chiesetta di San. Orsola dove venne sepolta Lisa Gherardini e non si può escludere che i suoi resti mortali possano essere stati trasferiti nella tomba di famiglia, ecco perché si procederà ad esaminare il Dna di tutti i resti mortali che verranno prelevati dalla cappella di famiglia e compararli tra di loro.

 

Sulla "celebre" Gioconda leonardiana su Wikipedia troviamo :

 

L'opera rappresenta tradizionalmente Lisa Gherardini, cioè "Monna" Lisa (un diminutivo di "Madonna" che oggi avrebbe lo stesso significato di "Signora"), moglie di Francesco del Giocondo (quindi la "Gioconda"). Leonardo dopotutto, in quel periodo del suo terzo soggiorno fiorentino, abitava nelle case accanto a Palazzo Gondi (oggi distrutte) a pochi passi da piazza della Signoria, che erano proprio di un ramo della famiglia Gherardini di Montagliari.

Gli occhi della Gioconda

Questa, apparentemente di facile identificazione, in realtà molto dibattuta dalla storiografia artistica, ha come fonti antiche un documento del 1525 in cui vengono elencati alcuni dipinti che si trovano tra i beni di Gian Giacomo Caprotti detto "Salaì", allievo di Leonardo che seguì il maestro in Francia, dove l'opera è menzionata per la prima volta "la Joconda"[2]; lo stesso Vasari scrisse che "Prese Lionardo a fare per Francesco del Giocondo il ritratto di Monna Lisa sua moglie, e quattro anni penatovi lo lasciò imperfetto, la quale opera oggi è appresso il re Francesco di Francia in Fontanableò", dilungandosi poi in una serie di lodi del dipinto, in realtà piuttosto generiche. Alcuni dubbi sono sorti a partire dalla descrizione di Vasari, che parla della peluria delle sopracciglia magnificamente dipinta (ma la Gioconda non ne ha) e che esalta le fossette sulle guance (pure assenti). Ciò è comunque spiegabile con la particolare storia del dipinto, che seguì Leonardo fino alla sua morte in Francia e che venne ritoccata per anni e anni dall'artista. Vasari infatti potrebbe aver attinto la sua descrizione da una memoria dell'opera com'era visibile a Firenze fino al 1508, quando il pittore lasciò la città: analisi ai raggi X hanno mostrato che ci sono tre versioni della Monna Lisa, nascoste sotto quella attuale.

A sostegno delle testimonianze del Vasari, nel 2005 Veit Probst, storico e direttore della Biblioteca di Heidelberg in Germania, ha pubblicato un altro appunto del cancelliere fiorentino Agostino Vespucci, datato 1503, che conferma l'esistenza di un ritratto di Lisa del Giocondo:

" (Come) il pittore Apelle. Così fa Leonardo da Vinci in tutti i suoi dipinti, ad esempio per la testa di Lisa del Giocondo e di Anna, la madre della Vergine. Vedremo cosa ha intenzione di fare per quanto riguarda la grande sala del Consiglio, di cui ha appena siglato un accordo con il Gonfaloniere. Ottobre 1503 "

Altre identificazioni proposte, nel tempo, sono state Caterina Sforza , o sua madre Caterina Buti del Vacca, o la sorellastra Bianca. Ancora, recente, è quella con Isabella d´Aragona, duchessa di Milano nell'anno 1489, inoltre si è ipotizzato che, la nobildonna ritratta, appartenesse al casato degli Imperiali.

 

Fu Leonardo stesso a portare con sé in Francia, nel 1516, la Gioconda, che potrebbe essere stata poi acquistata, assieme ad altre opere, da Francesco I.

Si sa che un secolo dopo, nel 1625, un ritratto chiamato "la Gioconda" fu descritto da Cassiano dal Pozzo tra le opere delle collezioni reali francesi. Altri indizi fanno pensare che fin dal 1542 si trovasse tra le decorazioni della Salle du bain del castello di Fontainebleau[9]

Più tardi Luigi XIV fece trasferire il dipinto a Versailles. Dopo la Rivoluzione francese, venne spostato al Louvre. Napoleone Bonaparte lo fece mettere nella sua camera da letto, ma successivamente tornò al Louvre. Durante la Guerra Franco-Prussiana del 1870-1871 fu messo al riparo in un sito nascosto.

 

 

 

 

MA DOVE FU DIPINTA LA GIOCONDA ?

 

 

UNA RICERCA DEL DR PAOLO PICCARDI  ………………Dove fu dipinta la Gioconda

 

 

 

 

 

IL SALONE DEI CINQUECENTO

 

Salone dei cinquecento trascrizione del Dr Paolo Piccardi

 

 

 

IL SACCO DI PRATO E L'ARCHIVIO DATINI

 

 

Paolo Piccardi : Il sacco di Prato e l'archivio di Marco Datini

 

 

 

Il bando di cattura per Niccolo' Machiavelli

 

 

 

 

 

 

 

Andrea del Sarto : collocazione originaria di un quadro ritrovato

 

 

 

Andrea del Sarto (Firenze, 16 luglio 1486 – Firenze, 29 settembre 1530),

Figlio del sarto ( da qui l'appellativo tradizionale) Agnolo di Francesco di Luca Vannucchi, e di Costanza di Silvestro, anch'ella figlia di un sarto, fu fratello di Francesco d'Agnolo, anch'esso pittore.

Giorgio Vasari lo definì pittore "senza errori", elogiandone la perfezione formale, la rapidità e sicurezza d'esecuzione. Tale elogio vasariano appare però ormai riduttivo nei confronti di un artista che, erede della tradizione fiorentina, affrontò una grande varietà di temi e ne sviluppò l'elaborazione formale.

Fu maestro dell'intera prima generazione di "eccentrici" (Pontormo e Rosso Fiorentino in primis), ma a differenza degli allievi non utilizzò quelle spregiudicatezze audaci, se non addirittura polemiche, rinnovando piuttosto il repertorio tradizionale in maniera garbata, attraverso l'accentuazione del respiro monumentale delle figure, la variazione della cromia e della tecnica, l'uso degli spunti più moderni reperibili. ( wikipedia )

 

 

 

ESTRATTO DALLA TRASCRIZIONE DEL BISDOSSO DEL DR PAOLO PICCARDI  ....Dove era collocato il Freccione di Andrea del Sarto

 

 

 

 

 

il David bruciato

 http://www.carnesecchi.eu/david_bruciato.pdf

 

a cura di Paolo Piccardi

 

 

 

 

 

 

Il David di Bronzo e la riconquista di Pisa.........il David di bronzo di Michelangelo ......by Paolo Piccardi

 

 

 

 

 

Il Montorsoli fu un celebre scultore, allievo e braccio destro di Michelangelo:

https://it.wikipedia.org/wiki/Giovanni_Angelo_Montorsoli

 

Era un frate della SS. Annunziata , allego le trascrizioni delle "memorie" che lo riguardano, contenute nei Libri di Ricordanze del convento.

 

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31 Agosto 1563 Ricordo come adi 31 di Agosto 1563 passò da questa vita all'altra fra Gio.Angelo nostro frate e scultore.

Operò a Lione, Budrio, Arezzo, Messina, Bologna, Genova, oltre che a Roma e Firenze. Venne nominato cittadino onorario di Messina e di Genova.

ASFi 119 53 c. 16r.foto 082

 

4 Settembre 1563 Copia di un credito di Monte da tre per cento rimastoci in eredità del P.re Fra Gio.Angelo nostro frate e scultore che morse adi 31 di Agosto 1563 a hore 1 e mezzo di notte venendo al P.o di Settembre detto. Lascia anche tutte le paghe non riscosse.

Fra Gio:Angelo di Michele da Montorsoli frate professo di S. Maria de' Servi.

ASFi 119 53 c. 16v foto 083

 

7 Ottobre 1567 Memoria de' beni quali a lasciato fra Angelo schultore e nostro frate doppo la morte sua posti a Montorsoli e de sua due nipoti nominati uno fra Buonajuto e l'altro fra Angelo Maria. E morendo uno il Convento pigliasi la sua parte del morto come de' partiti fati si vede al libro s.to b 151.

Addì p.o di 7bre 1567 morissi fra Buonajuto di Lando da Montorsoli suo nipote, però il Convento, entra in possesso della sua parte; e quatrini 50.

Una Casa Grande a uso di osteria posta in sulla strada maestra populo della pieve accercina luogho detto a Montorsoli a p.o via a 2.o e 3.o pier Tornabuoni a 4.o per dal borgho, e altri sua altri confini e la detta casa a le tali habitationi; quali Sale, Camere, Cucine, forni sotto e sopra, dua stalle, cantina, cappanna, tinaia, Colombaia, dua pozzi di buona acqua.

Ina vigna di sotto alla Casa in verso Firenze con un pezzo di campo di st. 6.

Un Campo grande fruttato e ulivato di st. 0.

Una vigna a canto a detto Campo di st. 2.

Un Campo zappatio fra la vigna per insino al boschetto di st. 10.

Un boschetto con un pezzo di sodo di sotto di st. 6.

Che tutte le dette terre sono in detto populo e luogho con detti confini (contratto?) V 560 per mano di Ser Pier de Lorato notaio fiorentino al palagio del podestà sotto dì X di Gennaio 1554 e detti beni gli comperò Fran.co di Gliabizzi, e Giovanni da l'uccellatoio per fra Gio. Angelo, e danari gli sborsò il bancho di (?) Corsi e compagni per il detto in detto tempo.

E di più una fornace nuova atta a cuocer calcina e altro lavoro con portico, aja, e altri suj residui posta nel populo di Sanminiato a colle podesteria di Scarperia luogo detto a Montorsoli a p.o Noferi di Rinaldo Rondinelli, a 2.o Antonio Guardi, a 3.o via maestra, a 4.o Fran.co di Donato da Montorsoli, e costa V 20 rogato Ser B. de Lorato notaio al palagio del Podestà sotto dì XX di Gennaio 1554.

Una casa a uso di bettola con volta e dua Camere di sopra posta nel populo di San Miniato a Colle luogho detto a Montorsoli a p.o via maestra a 2.o Fran.co di Donato da Montorsoli a 3.o Mariotto di Donato da Montorsoli a 4.o Noferi di Rinaldo Rondinelli rogato Ser Piero di Lorato sotto dì 12 di Novembre 1555.

E tutti detti beni furono comperi da fra Gio: Angelo schultore da più persone che del tutto ne rogato Ser Piero de Lorato e oggi posseduti da' frati che se ne cava di fitto fra ogni cosa trentatre Scudi d'oro di moneta, al presente.

Addì 9 di Marzo 1567/8 messi a gravezza tutti detti e beni lasciati da fra Gio. Angelo nostro frate sotto la posta del Convento dove sono registrati tutti i nostri beni e si paga per anno lire otto soldi tre e d. 4 contanti.

ASFi 119 53 c. 40r - v. foto 130 - 131

 

10 13 Ottobre 1570 Ricordo come si allogò il podere di Montorsoli con la formace a Batista di Bernardo da Vaglia per anni cinque per prezzo di scudi trenta quattro d'oro di moneta come nella scritta si dice fatta da m.o Zanobi Lastricati e sotto scritta da me.

ASFi 119 53 c. 68r foto 186

1 Novembre 1591 Venerdì. Si fece contratto di nuovo del podere di Montorsoli al d.o Bernardo di Batista di contro, che dichiarò quello haveva mancato né l'altro cioè che ... la casa d'esso podere si potessi ritornare ad uso d'osteria per ord.e pubblico, come già fu vietata in tal caso il d.o Bernardo vole, et obligo, i sua successori a doverne pagare scudi trenta l'anno e non 15 et così seguire sempre che stia ad uso d'osteria rogato d.o dì 8 9bre 1591 per mano di ser Batista di Gio:Batt.

ASFI CRSGF 119 53 Foto 468

 

 

 

 

LA COLONNA DI PIAZZA SAN MARCO

 

Dalla trascrizione del Bisdosso

 

dalla trascrizione del Bisdosso   ………….la colonna di piazza San Marco

 

 

 

 

 

San Giovanni dei Fiorentini ......................trascrizione prof Paolo Piccardi

 

 

 

 

 

Le vicissitudini del sepolcro di Galileo

 

 

 

il sepolcro di Galileo Galilei  ………….Le vicissitudini del sepolcro di Galileo Galilei in Santa Croce

Traslazione della ossa  ………….Notarile moderno : traslazione delle ossa del Galileo e del Viviani

 

 

un gradito ringraziamento al dr Paolo Piccardi ed un nuovo libro  ………….Sergio Pagano : I documenti vaticani del processo di Galileo Galilei (1611-1741) Archivio segreto del Vaticano 2009

 

 

 

 

BISDOSSO

Trascrizioni di Paolo Piccardi

 

 

Il “Bisdosso o vero diario del Pastoso” è un manoscritto di 936 pagine contenente la descrizione degli accadimenti avvenuti fra il 20 ottobre 1640 e il 12 Marzo 1699 a Firenze, o dei quali si era avuta notizia a Firenze.

Commissionato da Gualtierotto di Francesco Guicciardini, venne interrotto alla sua morte e sepolto nella sua sterminata biblioteca.

Nelle disposizioni testamentarie, Gualtierotto Guicciardini impose ai discendenti di non vendere né smembrare la biblioteca, con il risultato che la sepoltura del manoscritto è durata quasi tre secoli, fino a quando l’attuale discendente, Ottaviano Guicciardini, non decise di riordinare la biblioteca, nel frattempo trasferita nella sua abitazione di Milano. Durante le operazioni di riordino venne rinvenuto in una cassa questo voluminoso manoscritto e gli studiosi ai quali venne sottoposto convinsero la Cassa di Risparmio di Firenze a finanziarne la riproduzione anastatica in tre grossi volumi, che videro la luce nel 1999.

“Andare a bisdosso” significa cavalcare senza sella, ossia senza vincoli né restrizioni. In realtà il manoscritto narra gli eventi in ordine rigorosamente cronologico e la libertà di cui si vanta si estrinseca nella forma non protocollare e nell’aggiunta di voci, malumori e pettegolezzi raccolti per strada.

A compilare tale manoscritto si avvicendarono tre cronisti. Del primo non sappiamo niente, salvo il suo definirsi “Il Pastoso”, quindi forse un accademico. Alla sua morte il lavoro fu proseguito da Francesco Bonazzini, che si avvalse della collaborazione di Giovanni Battista Cenni.

La narrazione risente della diversa sensibilità dei compilatori nel privilegiare i fatti di cronaca nera piuttosto che quelli di cronaca mondana, ma, aspetto più rilevante, evidenziano sotto traccia le condizioni di vita dell’epoca, le mutazioni del costume, l’organizzazione dello stato, delle industrie e dei commerci.

Con l’avvento al potere di Cosimo III, il suo bigotto ossequio nei confronti della religione e dei religiosi di ogni ordine e grado condizionò anche il compilatore, il quale preferì omettere la descrizione dei delitti e delle esecuzioni capitali, che invece avevano interessato il suo predecessore, per descrivere minuziosamente le cerimonie e le pratiche religiose del tempo.

 

Il dr Paolo Piccardi ha effettuato infine la trascrizione ha cioe' interpretato la calligrafia seicentesca ridando fruibilita' a quest'opera ( nota Carnesecchi )

 

 

 

SCENARIO SEICENTESCO : Precedenze, onorificenze e permalosità nel Bisdosso

Trascrizioni di Paolo Piccardi

 

dalla trascrizione del Bisdosso   …………Precedenze, onorificenze. Permalosita'

 

 

 

 

SCENARIO SEICENTESCO : Malavita fiorentina dal 1640 al 1690 nel Bisdosso

Trascrizioni di Paolo Piccardi

 

dalla trascrizione del Bisdosso   …………Un poco di cronaca nera fiorentina

 

 

 

 

SCENARIO SEICENTESCO : Chi erano i "porta"della Misericordia

Trascrizioni di Paolo Piccardi

 

 

dalla trascrizione del Bisdosso   …………I "porta" della Misericordia

 

 

 

 

"da wikipedia"

Pandolf Resch (Danzica, 1643 – Firenze, 1699) è stato un pittore polacco

Pandolf Resch italianizzato in PANDOLFO RESCHI nacque a Danzica e sin dalla più tenera età si era trasferito prima in Germania, poi a Roma. Si fece conoscere, in giovane età nei circoli pittorici della Città eterna. Fu un pittore Battaglista, sullo stile di Salvator Rosa, anche se il suo vero maestro fu il fiammingo-italianizzato Livio Mehus. Con Mehus e il Rosa affinò le sue doti di pittore di battaglie, in seguito fu preso a bottega dal Borgognone, anche se la sua occupazione principale fu quella di pittore di genere.

Seguendo il Mehus fu ingaggiato, intorno al 1670, dalla corte medicea, per la quale lavorò e fu protetto del cardinale Francesco Maria de' Medici, presso il quale visse tra il 1680 fino al giorno della sua morte. I suoi quadri furono molto apprezzati e ordinati dalle maggiori famiglie nobili toscane, in particolare i Gerini e i Corsini. Lavorò per la Galleria degli Uffizi sotto la direzione dell'erudito e architetto fiorentino Giacinto Marmi.

Il Reschi morì a Firenze, ormai sua seconda patria, nel 1699, per altre fonti invece l'anno di morte viene stabilito nel 1696.

dalla Trascrizione del "BISDOSSO" di Paolo Piccardi

A dì 17 Agosto 1696 nella chiesa di S. Jacopo oltr’Arno fu esposto il cadavero di Pandolfo Rens Pollaccho, Pittore insigne d’animali, e Paesi, il quale haveva lasciato di vivere il giorno avanti. Questo valent’huomo nacque in Danzica di Padre mercante, et era assai comodo, e mandò l’accennato suo figliolo a vedere altri paesi, che il nativo, acciò, con tal mezzo apparar potesse le scienze, rimettendoli quel tanto, che faceva approposito per il bisognevole suo. Onde pervenuto nella città di Venezia, quivi si fermò alquanto, e fra gli altri studi che faceva, era quello della Pittura il più gradito da lui e lo esercitava per mezzo d’un valent’huomo, da lui preso a praticare, e fattoselo molto amico si diede il caso, che questo giovine s’innamorò d’una fanciulla, o si vero Donna, quest’amore gli fe’ qualche poco tralasciare gli studi il che risaputosi dal padre, ond’egli per mortificarlo, lasciò di rimetterli la porzione del denaro solita a mandarli; della qual cosa Pandolfo se ne doleva con l’amico suo, e maestro, dal quale gli fu risposto se tu mi prometti di non volere per quattro mesi continovi mai escir di casa, e continovamente attendere alla Pittura a me basta l’animo, che tu ti tiri in tal professione tanto avanti, che in caso di bisogno possi almeno guadagnarti tre paoli al giorno, promisseli Pandolfo e l’osservò non partendosi mai da tale studio, il quale lo fe’ poi con tanto stimolo d’onore, che non solo gli sopra detti mesi vi spese, che molt’altro tempo ancora fino che arrivò a una tal maniera da potersi aiutare. Partendosene poi di Venezia scorsi varij luoghi e città, mentre che si ridusse in Roma, dove quivi puotè più facilmente approfittarsi nella pittura con praticare, e stare con quei Professori, che di gran nome si ritrovavano in quella città. Doppo qualche tempo di quivi se ne venne a Firenze, e come forestiere s’era messo sopra una Locanda in via de Calzaioli detta della Rosa dove fece alcuni pezzetti di quadri che con il mezzo di quell’albergatore vendè al Tronci rigattiere dirimpetto all’Oratorio di Orsanmichele, che tenendoli su la sua bottega a mostra, portossi il caso che furono visti d’Antonio Giusti fiorentino Pittor anco egli di non piccola fama, al quale piacque assai, che gli diè motivo di domandare al Tronci da chi gl’havesse havuti, et egli gli referì haverli compri da un passeggiere da lui non conosciuto, e ch’era sull’accennata locanda. Venne voglia al Giusti vederlo, e così assieme con il detto Tronci andò a trovarlo, e messosi seco a discorrere di varie cose sopra alla lor professione che fecero invogliare il Giusti a dimandargli s’egli si fusse tolto di quel luogo, et andato ad abitare la sua casa, che allora haveva nel Chiasso de Limonai. Il Giovine accettò l’invito, senza punto mostrarsene restio, il quale dopo esservi stato alquanto tempo, se gli scoprì essere Ugonotto, della qual cosa il Giusti ne sentì dispiacere,ma pure cercò di dissimulare, e fra tanto bel bello cooperò farlo abiurare come fece, che di cattivo cattolico diventò perfetto. Di poi l’accomodò in casa il Marchese Gerini, dove stette qualche poco. Aveva per avanti, e nel tempo di Pandolfo ancora il Giusti in sua casa un giovine olandese il quale ancor egli si portava bene nella pittura, qual giovine s’accattivò con la sua virtuosa maniera la benevolenza del Visconti, allora Capo Caccia del Ser.mo Gran Duca Ferdinando 2°, il quale lo chiamò a Milano sua patria dove quivi in casa di detto signore dipinse varie cose, che parte delle quali lasciò imperfette, e facendo capo al detto Giusti acciò gli mandasse il Visconti, uno che le terminasse, il Giusti gli mandò Pandolfo, il quale con ogni diligenza, e con ottimo studio, in breve tempo perfezionò quell’opere con sommo contento del detto Visconti. Non piacque a Pandolfo di rimanere in quella città, e se ne tornò a Firenze, e di quivi poi andò a Livorno dove dal Governatore di quel porto Marchese dal Borro fu preso in sua casa dandoli tutto quello che gli faceva di bisogno, et egli lavorava per quel Sig.re, il quale gli haveva ancora fatto havere una Piazza di Soldato, senza ch’egli facesse alcuna funzione. Doppo che fu stato qualche tempo in Livorno, non parendogli esser libero a suo modo furtivamente si fuggì di detto luogo senza ne meno farlo consapevole al Marchese del Borro e se ne venne in Firenze dove stava nascoso dubitando di non essere a intuito del Borri fatto carcerare. Si diede il caso che comparsero avanti gl’occhi del Ser.mo Cardinal Francesco Maria de Medici alcuni pezzi de suoi quadri al quale piacquero assai, e lo prese al suo servizio, dandogli buona provisione. Prese in ultimo moglie, la quale doppo non so che tempo fece mettere ne’ Mendicanti, et in somma terminò poi di vivere come di sopra ho detto.

Bisdosso pag. 726

 

Palazzo Pitti dipinto da Pandolfo Reschi

 

 

 

 

 

 

 

MEMORIE DELLA SANTISSIMA ANNUNZIATA

 

 

 

 

 

 

Luigi Cherubini e la SS. Annunziata di Firenze

Del prof. Paolo Piccardi

 

Luigi Cherubini nel ritratto di Ingres

 

 

La celebrità di Luigi Cherubini è dovuta principalmente alle opere della sua età matura, mentre ben poco è stato scritto sulla sua iniziale produzione musicale. Per colmare questa lacuna ci soccorrono alcuni documenti di archivio venuti alla luce solo recentemente, che ci fanno scoprire quanto precocemente fosse sbocciato il suo genio.

Luigi Cherubini nacque a Firenze il 14 Settembre 1760, come attesta il certificato di battesimo, conservato presso gli archivi del Battistero di Firenze:

 

 

Gli vennero imposti i nomi Luigi, Carlo, Zanobi, Salvadore e Maria. Era figlio di Bartolomeo, un suonatore di clavicembalo e di Verdiana Bosi, abitanti nella parrocchia di San Pier Maggiore. Padrino fu il senatore Giovanni Perini.

Il padre, attaccatissimo alla vecchia maniera dell’arte, gli impartì fin dalla più tenera età le prime lezioni di musica e lo avviò alla pratica del clavicembalo. Luigi fece rapidi progressi e dimostrò un innato talento, tanto che Bartolomeo decise di affidarlo alla guida di musicisti più esperti. Infatti, in soli tre anni si era reso istruito a sufficienza nel solfeggio, nell’accompagnamento sul basso numerato e nel suonare il cembalo.

A quell’epoca era la Cappella Musicale della SS. Annunziata dei Servi di Maria il centro di eccellenza per la musica in ambito cittadino, vantando già secoli di attività. Già nel 1299 vi veniva costruito da fatre Petruccio un organo, il primo documentato in Firenze. Nel ‘300 un frate servita, Fra Andrea de’ Servi fu uno dei promotori dell’ "Ars Nova" e fin dai primi del ‘400 i frati serviti ingaggiarono musici fiamminghi, sia per accompagnare le liturgie, che per insegnare musica ai giovani, frati o secolari. Nei secoli successivi l’organico si ampliò fino a contare ben 200 elementi.

Quando Luigi Cherubini iniziò a frequentare la SS. Annunziata Il maestro di cappella era Giovanni Filippo Maria Dreyer, eccellente compositore, dotato di una straordinaria voce di soprano, che lo aveva fatto applaudire presso la corte di Russia, prima di entrare in convento all’età di 30 anni. Organista era Bartolomeo Felici, apprezzato anche come compositore, nonché profondo e abile contrappuntista, che si prese cura del giovane allievo. Dopo la sua morte, nel 1776, l’insegnamento fu proseguito dal figlio Alessandro Felici.

Sotto la loro guida Luigi Cherubini fece rapidi progressi, sia nella composizione che nella pratica dell’organo. La basilica della SS. Annunziata disponeva di numerosi organi, fra i quali i due monumentali, uno costruito da Domenico di Lorenzo nel 1521 e l’altro del Ravani inaugurato nel 1634, che ancora oggi si fronteggiano lungo le pareti laterali. Ma vi erano anche altri organi di minori dimensioni. Verosimilmente Cherubini si esercitò sull’organo positivo costruito da Fabbri di Faenza nel 1702, ai giorni d’oggi collocato nella Cappella dei Pittori e ancora perfettamente funzionte..........................

l'articolo prosegue in :

 

 

LUIGI CHERUBINI : I PRIMI PASSI IN S.S. ANNUNZIATA 

 

GIOVANNI FILIPPO DREYER

 

 

l'articolo prosegue su :

 

GIOVANNI FILIPPO DREYER UN CANTANTE FIORENTINO 

 

 

 

 

UN ARTICOLO SULL'ARCHIVIO DELLA CAPPELLA MUSICALE

 

L'archivio di manoscritti della Cappella Musicale della SS. Annunziata di Firenze

 

Un articolo del dr Paolo Piccardi pubblicato sulla rivista del Conservatorio Cherubini di Firenze.

 

Riordino di manoscritti musicali .......L'archivio di manoscritti della Cappella Musicale della SS. Annunziata di Firenze

 

 

FATTI SEGUITI A QUESTO RIORDINO :

 

Mesi or sono mi imbattei in musiche scritte da Alessandro Giorgetti, compositore fiorentino, del quale non si sa molto.

Tramite Internet trovai un Alessandro Giorgetti "artista". Gli scrissi e lui mi rispose dicendo di essere un famoso pittore e che suo nonno (o bisnonno) era stato abbandonato in Sicilia, ancora in fasce, con un biglietto nel quale era scritto: "questo bambino diventerà un famoso artista, perché figlio di un celebre musicista fiorentino". Quindi forse un collegamento c’è.

Gli mandai le foto delle prime pagine degli spartiti, nelle quali appariva la firma del Giorgetti.

Adesso lui ha stampato le foto su pergamena e le ha inserite in quadri, che verranno esposti a Hong Kong, ma prima faranno tappa a Firenze al Museo Bellini, dove è stata organizzata una mostra dei suoi quadri.

 

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Museo Bellini, Via Lungarno Soderini 3, Firenze

 

Il Museo d'Arte Bellini aprirà le porte dal 7 al 14 Maggio 2013 alla mostra d'arte contemporanea dal titolo "Festival delle Belle Arti e della Cultura del XXI Secolo". In occasione del vernissage della mostra, l'astrattista Alessandro Giorgetti (artista della galleria Deodato Arte di Milano), presenterà Yellow, una delle opere del progetto 'Spartiti nell'Astratto' un gruppo di tele fuse con alcune partiture originali dell'omonimo musicista del 1800 ritrovate dopo la disastrosa alluvione del 1966, che si abbatté anche sulla basilica-santuario della SS. Annunziata di Firenze. La rassegna, organizzata dall' associazione culturale La Rosa dei Venti troverà spazio nelle nuove sale dell' ex Armeria quattrocentesca, al piano terra del Palazzo. Il museo è nel suo interno circondato da festoni policromi robbiani, da arazzi di manifattura medicea, da aggraziate savonarole. Affreschi della scuola di Giotto, busti di Donatello, ritratti di Tintoretto e ancora Della Robbia, Giambologna, Sansovino e altri migliaia di capolavori, antichi e contemporanei che assieme condurranno a quella fusione tra storia e presente, memoria e modernità. Un cameo, quello di Giorgetti, che crea l'evento nell'evento e si confà perfettamente con l'atmosfera della rassegna. L'arte musicale di ieri resuscita e rivive in simbiosi in un'opera d'arte contemporanea. In occasione di questa anteprima, l'opera Yellow sarà devoluta, alla basilica-santuario dove rimarrà esposta a tempo indeterminato. La direzione artistica dell’evento ha preferito privilegiare una linea estremamente moderna e concettuale dai colori essenziali fino alle nuove sperimentazioni tecniche e digitali al fine di evidenziare proprio l’evoluzione dell’arte dal passato ai tempi attuali.

 

L'opera di Giorgetti - Yellow, del progetto 'Spartiti nell'Astratto'

www.alessandrogiorgetti.com

 

 

Alessandro Giorgetti ha voluto donare il suo quadro "Yellow" all'Archivio della S.S. Annunziata

 

 


Ad Alessandro Giorgetti

In primo luogo, rinnovati ringraziamenti per il dono al nostro archivio.

Il quadro fonde mirabilmente la preghiera in musica del compositore con la rappresentazione delle canne dell'organo, strumento principe della musica sacra,

quindi abbiamo ritenuto opportuno che il quadro, prima di venire collocato definitivamente in archivio, sostasse nella Cappella dei Pittori, circondato da dipinti dei maestri del rinascimento e deposto sull'organo del 1702, datato e firmato da Tommaso Fabbri di Faenza.

Cordiali saluti

Paolo Piccardi

 

Che dire? Orgoglioso e soprattutto emozionato, per merito Suo sono entrato in pinta di piedi nella storia di Firenze, aumenta la mia convinzione che nella vita tutto è scritto, ogni incontro apre sempre una strada inimmaginabile. Giro tutto a Deodato per la divulgazione della notizia (che tra l'altro è rimasto estasiato dalla Sua persona e cultura) come me del resto. Grazie Dott. Piccardi ci rivedremo molto presto

Una sincero saluto

Alessandro Giorgetti

 

 

 

 

 

 

 

DI UN RITRATTO DEL PONTORMO ATTRIBUITO A ANDREA DEL SARTO

 

 

L'organista FRANCESCO AIOLLI

 

 

 

(Anton )Francesco Aiolli fu un musicista che visse a cavallo fra il XVI e il XVII secolo e operò sia in Italia che in Francia, dove il suo nome venne progressivamente modificato in varie maniere: Layolle, dell’Aiolle, dell’Aiolli o addirittura dell’Aiuola ed è sotto l’una o l’altra denominazione che si trova nelle enciclopedie specializzate. L’Aiolli accettò tali storpiature, ma sulle partiture che mandò alle stampe fece seguire la definizione “Horganista fiorentino”........................

 

(Anton) Francesco Aiolli organista fiorentino .......della corretta attribuzione di un ritratto oggi agli Uffizi di Firenze

 

 

 

 

 

 

 

 

A proposito Del Giambologna durante il restauro del suo crocifisso , si discuteva sulla funzione di Iacopo Piccardi ed io non ero convinto che fosse un semplice spicciafaccende.

 

 

 

 

 

IACOPO PICCARDI chi era costui?

 

Di Paolo Piccardi

 

Piccardi Iacopo di Zanobi fu uno scultore e architetto attivo nel ‘500, ma su di lui non troviamo informazioni né nelle enciclopedie né nei dizionari degli artisti. Attraverso documenti di archivio possiamo però rintracciare alcune sue opere, che sono giunte fino a noi. Le prime notizie ce la fornisce Filippo Baldinucci nelle sue "Notizie de' professori del disegno da Cimabue in qua" nei capitoli che riguardano le biografie del Giambologna e di Pietro Tacca.

Giambologna era uno scultore, che si era guadagnato fama internazionale per la sua bravura nel modellare e nel fondere statue in bronzo. Indispettito dalle malevole critiche di colleghi invidiosi, che lo giudicavano incapace di scolpire statue in marmo, realizzò il Ratto delle sabine, che ancora oggi si può ammirare sotto la Loggia dei Lanzi. Per dimostrargli il proprio apprezzamento, il granduca gli concesse una casa in Borgo Pinti, al numero 26, dove il Giambologna attrezzò il proprio laboratorio e ospitò allievi e collaboratori.

 

…………………………..

Piccardi Iacopo di Zanobi .......Piccardi Iacopo : chi era costui ?

 

 

Nello sfogliare i libri di ricordanze della SS. Annunziata, giorno dopo giorno trovavo notizie riguardanti un frate, molto abile nel fare serrature. dopo la sua morte gli Accademici del Disegno ne pretesero il ritratto, eseguito da un certo Johann Zoffany.

Finalmente sono riuscito ad identificarlo ed è agli Uffizi.

P. Piccardi

 

 

Il magnano FRA GIOVANNI POGGI

 

 

 

 

Un interessante personaggio  .......Fra Giovanni Poggi magnano

 

Museo di casa Martelli , fotografia del prof. Luciano Barberini

 

 

 

 

GIOVANNA D'AUSTRIA MOGLIE DI FRANCESCO

 

 

 

DA : "LA STIRPE DEI MEDICI DA CAFAGGIOLO" . PIERACCINI

 

 

 

 

 

FRANCESCO E BIANCA CAPELLO

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ASFI

Corporazioni religiose soppresse dal governo francese

  1. 53

 

Carta 92r

Ricordo come a di 21 di Aprile 1574 in mercoledi’ a hore 20 passo’ a miglior vita il Gran Duca di Toschana Cosimo del Sig.r Giovanni de’ Medici con grandissimo danno non solo del suo stato ma di tutta la Christianita’ Piaccia a Dio che habbi ricevuto nelle sue Braccia .

Il Venerdi’ a hore 16 si raguno’ nel salone grande del palazzo; il Gran Principe con in Basciatori e tutti Magistrati Capitani Signori e tutto il populo: e fu dal Vinta letto il Breve di Papa Pio, e da Messer Gio. Torelli fatto l’orazione, e da Messer Giovanni Morelli luogho tenente de’ Consiglieri, fu fatto da lui le parole in nome di tutta la citta’ e stato; e da tutti i cittadini, e inbasciatori fatto le adorazioni, e da tutto il popolo.

Carta 108v

5 Febbraio 1574

Ricordo come la molto Illustriss.ma S.ra Biancha Cappello dasse limosina alla Madonna della Nunziata di Firenze Scudi 100 di Monte con questo obbligo cioe’, che ogni mese cominciando questo presente mese di Febbraio 1574 si debba cantar una Messa Grande della Annunziazione di detta Madonna con queste orazioni della Madonna dello Spirito Santo e di San Joseph alla Cappella detta.

Che ogni giorno per quindici giorni si dica una messa piana con le dette orazioni ogni mese

Che per quindici altri giorni continuati ssi dica una messa de’ Morti per l’anima di tutti i morti ogni mese

Che doppo la vita di detta S.ra Biancha la suddetta messa grande si converta in una messa de’ morti cantando per l’anima di detta S.ra.

Che doppo la Compieta si debbino dir per ogni frate ogni sera una Salve Regina pregando Dio per la sudetta S.ra.

E continuando tutto questo ogni mese e giorno perpetuamente, che di sopra e’ scritto come appar a Libro de’ partiti.

Carta 131v

22 Giugno 1579

Ricordo come adi 22 di Giugno si schoperse la sacra Immagine della Nunziata per il Gran Duca di Toscana Francesco de’ Medici con la Sig.ra Bianca Cappelli Veneziana, fatta dalla Repubblica Veneziana Figlia di San Marco e col titolo di Regina di Cipri, dove si fece gran festa e allegrezza per tutto questo stato.

Carta 163r

19 Ottobre 1587 Lunedì

Ricordo come stanotte a hore 5 in circa passo’ a miglior vita la buona memoria del S.mo Fran.o Med. Gran Duca di Toschana et morse al Poggio a Caiano il martedi sera fu condotto a Fior.a e messo nella chiesa di S. Lorenzo et qui stette tutto il mercoledi in Abito Regale con gran pompa dove concorse tutta la citta’ a vederlo et per quello che si vedeva exterior.e non parve che il populi ne havessino troppo dolore anchora che il principe fosse di natura benigno ma veniva dalli Ministri ingannato et non gli hera mostro da loro la verita’ piaccia al Sig.re I Dio d’havere ricevuto l’anima sua.+

Carta 163r

20 Ottobre 1587 martedi

Ricordo come stamani a hore 15 in circa morse la Sig. Biancha Cappelli Venetiana Moglie del S.mo Fran.o M. Gran Duca di Toscana morse anchora lei al poggio fu condotta in Firenze ma non fu vista da populi, ne mostro’ gran contento il popolo della sua morte perche’ per quanto si diceva non voleva troppo bene a questi popoli et questo nasceva perche’ quando lei fu incoronata lil populi non mostrorno segno alcuno d’allegrezza cosa che gli fu molto a cuore contro questi popoli et cercava per tutte le vie fargli patire il S. I Dio gli perdoni e gli piaccia dar luogo di salvatione.

Carta 163v

4 Niovembre 1587

Ricordo come stamattina usci’ fuora di Palazzo la prima volta l’Ill.o et Ser.mo Gran Duca Ferdinando Med. di Toschana con grandissima allegrezza di tutto il populo dandone segnio con le grida dicendo palle palle desiderandogli felicita’ et lunga vita il che nasceva per l’amore che gli ha sempre portato il populo come quello ch’a nome di benign.mo Principe et d’havere amato sempre la nazione fior.na et che pare a questi populi essere rinati da morte a vita mediante gli aggravi che gli heran fatti dalli ministri del suo Ill.o et sperano di lui nel governo habbi da imitare il gran Cosimo suo Padre et passare di lunga piaccia a S. I Dio dargli felicita et lunga vita accio’ habbia a fare molto piu’ che quello che il populo non aspetta perche’ non credo fussi mai Principe ch’entrassi in governo con maggiore contento et allegrezza dei populi di questo et la s.a mattina la sua prima gita fu qui alla S.a Nuntiata accompagniato per le strade dalle grida di tutti populi per l’allegrezza della vista sua vide la messa nella Capp. della Nuntiata di poi ritorno’ a Palazzo con gran festa de populi et allegrezza et ne mostro’ anchora lui segnio di havere grato il populo dando udienza a tutti begnin.te Piaccia al S. Dio dargli lunga vita per salute dei populi et a sua maggior felicita’ dove qui corre forestieri et gran personaggi da tutte le parti in segno d’allegrezza.

Carta 164r

21 Novembre 1587

Ricordo come si feciono l’exequie del S.mo Fr.o Med. Gran Duca di Toschana in chiesa nostra dove si paro’ con rascie dietro al choro che arrivavano sino all’organo et dall’altra parte sino al pulpito con un bello chatafalco in mezzo la chiesa che d’altezza arrivava sino a mezzo le canne dell’organo con bello apparato con gran copia di lumi in tutto spese il convento che poi con bellissima musica il S.mo Sacrifitio della messa et al Offertorio fu recitata una bellissima oratione dal P. M.o Prospero Rossetti con suo grande honore e della Religione, riceva nelle sua braccia il Sig.r l’anima del defunto.

 

 

 

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I Serviti avevano una casetta sul canto dei Carnesecchi

 

 

27 Ottobre 1685 Ricordo come il nostro M. R.do P.re M.ro Domenico Brancaccini fiorentino, al presente Vicario Pro.le di questa Provincia di Toscana in assenza del P.re Rettor Pro.le, già volte mentovato in questo libro di Ricordanze con l'occasione di registrarsi non tanto i preziosi ornamenti da lui fatti a questa nostra Chiesa, quanto i carichi honorevoli meritatamente conferitigli sì dentro la Religione, da esso singolarmente illustrata con i suoi scritti mandati alle stampe; come fuori di essa col carattere di Teologo del nostro Ser.mo Gran Duca di Toscana Cosimo Terzo, a cui dedicò la detta Opera intitolata "Sylloge Dialecticorum" di che a' suoi luoghi si è fatta in questo honorata memoria; stimolato dal zelo del maggior decoro di questa Casa, di cui è legittimo figliuolo, e dal progresso nelle scienze, da lui amate e studiosamente seguitate, non contento d'essersi provveduto per tal'effetto di moltissimi e buonissimi libri, e specialmente Moderni, di diverse materie, con spesa di Scudi fiorentini settecento in circa, che dopo la sua morte dovranno collocarsi nella Libreria comune di questo Convento; e desideroso sommamente che la prefata Libreria sia provvista in perpetuo di libri per commodità della nostra Gioventù e degli altri di attendere alli studi per l'acquisto delle virtù; perciò in questo tempo promosse un suo pensiero, da eseguirsi dopo la sua morte, cioè di far l'Entrata ferma alla nostra Libreria, seguitando in ciò le vestigia dell'Ill.mo e Rev.mo MonSig.r Dionisio Bussotti del nostro Ordine Vescovo del Borgo a S. Sepolcro di felice memoria, disponendo a tal effetto e applicando una Casa con alcuni luoghi del Monte di Pietà spettanti al Convento mediante la sua persona, come nell'infrascritto Memoriale pienamente si dichiara; e conferiva questa sua pia intentione co' PP. Superiori e Discreti, e proposto di poi a tutto il Capitolo de' Vocali di questo Convento, fu da tutti concordemente approvata, e co' loro favorevoli Partiti corroborata, come si legge al libro de' partiti segnato M a c. 46 sotto lì 18 Giugno del presente Anno, e a c. 48 sotto lì 15 Settembre del medesimo Anno.

Segue la copia del memoriale co' suoi rescritti, qual fu letto a' PP. Discreti, come appare al suddetto libro de' Partiti a c. 48 sotto lì 27 del presente Mese d'Ottobre; il cui Originale fu posto nella filza delle Suppliche a'

PP. Discreti, come è notato al detto libro de' Partiti.

fuori:

Alla Sacra Congregazione de' Vescovi e Regolari

Per

Il Priore, e Padri Discreti di Firenze della SS.ma Annunziata dell'Ordine de' Servi di M.V.

dentro:

Em.mi e R.mi S.ri

Il Priore, e Padri Discreti del Convento della SS.ma Annunziata di Firenze dell'Ordine de' Servi di Maria Vergine hanno una Casetta in Firenze nella via del Panzano del Centauro, che paga venti Scudi l'Anno, pervenutale per la persona del P.re M.ro Domenico Brancaccini, e due luoghi di Monte di Pietà che rendono ogni Anno tre scudi al presente del medesimo Padre, e perchè la loro Libreria ha necessità di qualche Entrata ferma, e particolare, come hanno quasi tutte le Librerie di questa Città, per poter fornirsi di libri necessarii, e moderni, vi hanno hipotecata la suddetta casa, e detti due luoghi di Monte, acciò con le rendite di quelli (detratte le spese della Decima, et acconcimi) venghi provveduta detta Libreria per sempre in avvenire; ma perchè potrebbe venire il caso, che qualche Superiore col Discretorio, col tempo disponessero dette Entrate ad altro effetto: Supplicano humilmente l' EE. VV. a validare la presente loro risolutione, se ciò con qualche pena afflittiva non possi chi che sia de' loro Successori portare l'inosservanza, o di annullare, o commutare questo loro stabilito decreto, e pia intentione.

 

ASFI CRSGF 119 55 C. 264v. - 266v. foto 572 – 567

 

 

 

 

 

 

 

 

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SS ANNUNZIATA : RICORDO DEL DONO DI UN MANTELLINO

 

5 Maggio 1691

La Principessa Anna Maria Luisa figliuola del Graduca Cosimo III essendo stata destinata Sposa di Gio:Guglielmo Elettor Palatino, Principe del Sacro Romano Impero, Duca di Neoburgo ecc. ricevette solennemente l’Anello coniugale nella Chiesa Metropolitana di Firenze per mano del Ser.mo Ferdinando Principe di Toscana suo fratello. Descrizione della cerimonia con 100 Nobili a cavallo e 400 Dame in 100 carrozze, circondati dalla Guardia de’ Tedeschi a cavallo.
Per segno pubblico di allegrezza di si’ alto e glorioso Sposalizio, il primo giorno del presente mese di Maggio fu fatto il Giuoco del Calcio, con piu’ pompose comparse del solito, e con una bella e ingegnosa Mascherata, che servi’ di introduzione al Giuoco, e per maggior comodita’ degli spettatori, e Nobilta’ della festa, fu fabbricato un teatro magnifico che rigirava tutta la piazza di S. Croce. Per il di’ 3 del detto mese fu ordinato il Corso de’ cavalli al Palio, il che segui’ con numerosa e bella cavalcata. Il terzo giorno fu scoperta l’Immagine della SS. Annunziata. Furono cantate da’ Musici su due Organi pieni le Litanie della B. Vergine facendo il Palazzo la musica. Il di’ seguente, giorno di Domenica 6 d.o destinato per la partenzxa verso al Germania, a hore 21 venne di nuovo a questa nostra Chiesa la Ser.ma Sposa, accompagnata dal Ser.mo Principe Gio:Gastone, affine di venerare la SS.ma Nunziata. Indi, senza piu’ tornare a Palazzo, corteggiata da tutta la Nobilta’, s’invio’ verso la Porta di S. Gallo e si porto’alla Villa di Pratolino, dove fu rifevuta dal Ser.mo Principe Ferdinando, che a quest’effetto si era cola’ trasferito. Nel viaggio fu accompagnata dal Principe Gio:Gastone.

Il lunedi’ 7 del corrente, la Ser.na Granduchesa Vittoria fece consegnare al banderaio Rossi di via de’ Servi la bella e ricca veste fabbricata di panno d’argento, che uso’ la prefata Sig.ra Principessa Sposa nella funzione del prender l’Anello come sopra, ad effetto che si facesse di essa un Mantellino per l’Altare della SS.ma Nunziata, come si dira’ a suo luogo, quando sara’ fatto.

Carta 353r

 

23 Maggio 1691

Ricordo, come in questo giorno, Vigilia dell’Ascensione di Nostro Signore, la Ser.ma Granduchessa Vittoria mando’ alla Sagrestia di questa nostra Chiesa un Mantellino, senz’Arme, per l’Altare della SS.ma Nunziata; una Pianeta con sua stola e manipolo, borsa e pezzuola da calice, e guanciale; il tutto fabbricato dalla Veste della Ser.ma Elettrice Anna Maria Luisa, lasciata a tal effetto, come si e’ accennato nella faccia di la’.

 

 

 

 

 

SS ANNUNZIATA : UN ALTRO MANTELLINO

 

 

Ecco la foto di un altro Mantellino

 

 

 

 

 

 

 

 

Secondo gli esperti del forum di araldica dello IAGI potrebbe esser lo stemma dei Cataldi

 

 

Il Ceramelli Papiani della famiglia Cataldi, originaria di Napoli e residente a Firenze dal 1739, riporta questo blasone:
D'azzurro, alla torre d'argento fondata sul terreno di verde, sostenuta da due leoni d'oro, e sormontata da tre stelle a otto punte dello stesso ordinate in capo; sinistrato d'argento, al leone di rosso, sostenuto da un monte di sei cime di verde.
Nella prima parte sembra corrispondere allo stemma ricamato sul manto, tranne che per il numero delle punte delle stelle, che sappiamo esser comunque sovente di relativa importanza ai fini identificativi di un blasone. ( Antonio Pompili -----forum IAGI )

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Quella dei Cataldi e' una nobilta' brevissima a Firenze

Famiglia originaria di Napoli, residente a Firenze dal 1739. Ottavio Cataldi ottenne la nobilta' fiorentina nel 1752, essendo appaltatore del lotto e magoniere generale del granducato di Toscana.

Da "Il libro d'oro della nobilta fiorentina" (Bruno Casini--editore Arnaud)

Ottavio sposa Teresa Corradi e ha due figlie

--Giovanna Gertrude sposa Francesco Maria Del Testa di Pisa
--Maria Isabella sposa il conte Filippo Bertolini

 

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UN ALTRO MANTELLINO ( CARNESECCHI DEL ROSSO )

 

 

A dì 18 Novembre 1664 Ricordo, come fu portato dall'Ill.mo e Clarissimo Sig.r Francesco Carnesecchi un bellissimo, e ricchissimo Mantellino per l'Altare della SS.ma Nunziata; nel quale si vede l'Arme della Famiglia sua, e quella della Moglie che è del Rosso, che è una Torre bianca in campo rosso. Se gli cantò la Messa conforme al solito.

ASFi CRSGF 119 55 carta 85v.

 

 

 

 

COPPINI

 

Le famiglie Coppini a Firenze sono diverse e con stemmi diversi

 

SS Annunziata : Il 28 Novembre 1498 Il “compositore” Alessandro Coppini venne assunto come organista.

SS Annunziata : Dal 1875 al 1912 Coppini Virgilio fece parte del coro della Cappella Musicale della SS. Annunziata con voce di soprano.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

VOLTAIRE

 

ai santissimi piedi di Vostra Santita'.........

 

 

Una tragedia dell’ "eretico" Voltaire alla SS. Annunziata

 

 

Il 19 Febbraio 1778 il memorialista così scrisse nel Libro di Ricordanze:

Domenica sera principiò in questo nostro Teatro del Convento la recita della Tragedia, detta Il Manassi del P. Ringhieri Gesuita, e questa sera quella del Maometto, detto l’Impostore, del Voltaire, ambedue con intermezzi buffi in musica, composti a bella posta dal Sig.re Luigi figlio del Sig.re Bartolommeo Cherubini, il tutto con piacere, ed applauso di molti che sono venuti ad ascoltare, ai quali sono stati a tal effetto distribuiti i biglietti stampati, per evitar le confusioni, e dispensati ai Religiosi con metodo, e cautela, e da essi poi ai Secolari.

A margine: Commedia recitata in Convento con Intermezzi in musica intitolati "Il maestro di Cappella".(nota1)

Abbiamo notizia che già dal 1674 venivano rappresentati oratori in volgare, con o senza accompagnamento musicale, ma le tre opere rappresentate nel 1778 meritano un approfondimento.

Il Gesuita P. Ringhieri mise in scena la vita di Manasse, il figlio di Giuseppe, di cui si parla nella Genesi.

Per il diciottenne Luigi Cherubini non si trattò di un debutto, perché il padre Bartolomeo, professore di musica e maestro al cembalo al Teatro alla Pergola di Firenze, già nel 1775, succedendo al Maestro di Cappella della SS. Annunziata P. Dreyer, eseguì anche un "Dixit Domine" del figlio quindicenne. Il memorialista definì questo brano "bellissimo".

Ma l’oratorio che ci sorprende è la rappresentazione della tragedia "Il fanatismo del profeta Maometto" di Voltaire, il filosofo illuminista ben conosciuto per il suo spirito libertario e per la totale avversione per le religioni e il loro fanatismo. Anche se il titolo fa pensare a un’invettiva contro il fanatismo dei mussulmani (e già nella prima scena l’autore fa confessare a Maometto di essere un impostore), tutta la tragedia tratta dell’intolleranza religiosa in generale, tanto che già nelle prime rappresentazioni in Francia nel 1741 le critiche si divisero fra chi applaudiva la condanna di Maometto e chi intravedeva un pericoloso ateismo generalizzato. Dopo alterne vicissitudini, le rappresentazioni vennero sospese.

Il 10 Ottobre 1745 Voltaire, nell’intento di far riprender le rappresentazioni, pensò bene di scrivere a Papa Benedetto XIV, Prospero Lambertini, dedicandogli la tragedia "per lo spirito di cristiana comprensione e tolleranza che emanava dal Pontefice". Nella foto è riprodotta parzialmente la lettera di accompagnamento. Voltaire aveva già dedicato al Papa un distico, glorificando il suo spirito tollerante ed apprezzando il fine letterato, aggiungendo: "Veramente sono in obbligo di riconoscere la sua infallibilità nelle decisioni di letteratura, sì come ne altre cose più riverende … Tra i litterati monarchi i più dotti furono sempre i sommi pontefici, ma tra loro credo che non se ne trovasse mai uno che adornasse tanta dottrina di tanti fregi di letteratura".

Per completare l’opera, Voltaire esibì la risposta del Papa, contenente parole di apprezzamento per il filosofo e per la sua opera. Successivamente si scoprì che la lettera era un falso abilmente creato da Voltaire stesso. Al contrario, il Papa proibì sia la stampa che la rappresentazione della tragedia. Stupisce quindi che alla SS. Annunziata venisse messa in scena 30 anni dopo la proibizione.

Paolo Piccardi

 

Nota 1 ASFi Corporazioni religiose soppresse dal governo francese 119 57 Pag. 621 Libro di Ricordanze segnato "G"

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

TELEVISIONE SVIZZERA : L'ALLUVIONE E I DANNI NELL'ARCHIVIO MUSICALE

 

il prof. Paolo Piccardi in un intervista con la televisione svizzera

 

il servizio e’ archiviato in :

 

http://www.rsi.ch/news/mondo/Firenze-e-la-musica-affogata-8217442.html

 

 

 

 

 

 

 

 

Il soffitto della SS. Annunziata di Firenze

 

Paolo Piccardi

Accademico, Accademia delle Arti del Disegno, Firenze

 

 

 

 

Entrando nella basilica della SS. Annunziata di Firenze, fra i tanti capolavori d’arte, possiamo

ammirare anche il soffitto dorato, con al centro un grande dipinto. Difficilmente però possiamo

immaginare quale fosse il suo splendore prima che secoli di polvere e di nerofumo lo offuscassero e

nascondessero l’ardito volo prospettico dell’Assunta del Volterrano. Ancora più difficile è

immaginare quanto impegno venne profuso e quante difficoltà dovettero essere superate per

completare la sua realizzazione, desiderata da anni.

Il soffitto dorato si armonizza così perfettamente con l’interno della chiesa da rendere impossibile,

agli occhi del moderno osservatore, immaginare quanto sia stata complicata e piena di ostacoli la sua

realizzazione. Alcuni autori lo hanno descritto da un punto di vista estetico ed artistico, ma nessuno

come il frate che compilava il Libro di Ricordanze del convento dell’epoca può condurci passo per

passo a ripercorrere tutte le fasi della sua costruzione e le difficoltà che i Serviti dovettero superare

fino al suo completamento, a suggello del quale lo stesso memorialista rivendicò con orgoglio e

tramandò ai suoi successori la pervicacia con la quale i frati erano riusciti a portare caparbiamente a

termine un’impresa così impegnativa, mai tentata in precedenza: “per dimostrare a' nostri Posteri,

che non siamo vissuti totalmente inutili, e oziosi, mentre habbiamo principiato, e tirato a fine di quelle

imprese, alle quali i nostri Passati si conosce che si sono spaventati a pensarci”.

 

 

http://www.carnesecchi.eu/PiccardiIlsoffittodellaSSAnnunziata.pdf

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

CARESTIE ED EPIDEMIE A FIRENZE

 

 

 

 

UNA LUNGA STORIA  …………………………………….Carestie ed epidemie

 

 

 

 

UN PRATO IN PIAZZA SS ANNUNZIATA ?

 

 

Wikipedia : Piazza SS Annunziata--Firenze

 

 

Egregio Sig. Direttore de La Nazione,

Il suo quotidiano oggi riporta il progetto di trasformazione della piazza SS. Annunziata.

Tralasciando altre considerazioni, che attengono esclusivamente a valutazioni di carattere strettamente personale, mi preme rettificare quanto affermato in merito all'epoca in cui venne lastricata la piazza.

Nell'articolo si afferma che, da indagini svolte e dalla documentazione fotografica reperita presso Alinari, la lastricatura avvenne solo negli anni '30.

In realtà, la piazza venne lastricata fin dal '400, come documentano numerose memorie conservate negli archivi fiorentini.

Ne riporto solo tre esempi:

1425 Furono stanziati dal Comune di Firenze f. 25 d'oro per lastricare la piazza, come apparisce a' Libri esistenti nella Cancelleria del Magistrato della Parte. Filza 23 Sindaco a 385.

1558 Capitani, Uffiziali e Arte di Parte Guelfa di questa Città sono tenuti a tenere il lastrico della piazza netto. Campione Verde G a 139

1745 Viene rifatto il lastrico attorno alle fontane a spese della Reale Camera Granducale per ordine di Francesco III.

 

Cordiali saluti

Dott. Paolo Piccardi

Maggio 2012

 

 

 

 

 

 

 

 

 

I MEDICI ( BREVEMENTE RACCONTATI DA PAOLO PICCARDI A MEZZO I DOCUMENTI COEVI )

 

 

I MEDICI.......................................la cella di Piero il devoto

 

I MEDICI...........................anno 1478 il vestito insanguinato di Lorenzo il magnifico

 

I MEDICI.....................................I BORGIA E FIRENZE

 

I MEDICI................................Eleonora di Toledo

 

I MEDICI.............................Giovanna d'Austria ,prima moglie di Francesco

 

I MEDICI.............................BIANCA CAPPELLO

 

I MEDICI.................................Cristina di Lorena (16 agosto 1565,--19 dicembre 1637,)

 

 

 

 

I MEDICI.......................................Vittoria della Rovere figlia di Claudia de Medici

 

I MEDICI......................................COSIMO II

 

I MEDICI ......................................Cosimo III nei documenti d'archivio

 

I MEDICI................................. Violante di Baviera

 

I MEDICI................................. Giangastone ultimo della dinastia granducale

 

I MEDICI................................. Anna Maria Luisa dei Medici Elettrice Palatina

 

 

 

 

 

 

 

 

ALCUNI ARTISTI VISTI CON GLI OCCHI DEI LORO CONTEMPORANEI

 

 

ARTISTA ..........................................ALLORI ALESSANDRO

 

ARTISTA ..........................................AMMANNATI BARTOLOMEO

 

ARTISTA ..........................................ANDREA DEL SARTO

 

ARTISTA............................................BACCIO d'AGNOLO

 

ARTISTA .........................................BANDINELLI BACCIO

 

ARTISTA ...............................BORGHINI VINCENZO E SUO CARTEGGIO COL VASARI

 

ARTISTA...........................................BRONZINO

 

ARTISTA ..........................................BUONTALENTI BERNARDO

 

ARTISTA ..........................................LUIGI CHERUBINI E LA SS ANNUNZIATA DI FIRENZE

 

ARTISTA ..........................................LUIGI CHERUBINI E I COMPAGNI DI SCUOLA

 

ARTISTA .........................................CRISTOFANO DELL'ALTISSIMO

 

ARTISTA ..........................................UNA FAMIGLIA DI ARTISTI: I FORTINI

 

ARTISTA............................................IL GIAMBOLOGNA

 

ARTISTA.....................................GIOTTO DI BONDONE NACQUE A FIRENZE

 

 

 

 

ARTISTA .....................................LEONARDO DA VINCI

 

ARTISTA .....................................LEONARDO DA VINCI E GHIBERTI TAMBURATI

 

ARTISTA .........................................LIPPI FILIPPO

 

ARTISTA .....................................MONTORSOLI GIOVANNI ANGELO

 

ARTISTA .....................................MICHELANGELO E IL DAVID

 

ARTISTA .....................................MICHELANGELO E IL DAVID DI BRONZO

 

ARTISTA .....................................MICHELANGELO E IL DAVID BRUCIATO

 

ARTISTA .....................................NANNI DI BACCIO BIGIO

 

ARTISTA .....................................IACOPO PICCARDI SCULTORE

 

ARTISTA .....................................IL RITRATTO DI FRANCESCO AIOLLI DEL PONTORMO

 

ARTISTA .....................................POGGI GIOVANNI

 

ARTISTA .....................................SINIBALDI RAFFAELLO

 

ARTISTA ........................................TACCA PIETRO

 

ARTISTA .....................................ZUCCARI FEDERICO

 

 

 

 

 

 

MONUMENTI

 

 

MONUMENTI......................................BATTISTERO DI FIRENZE

 

MONUMENTI......................................BIANCONE

 

MONUMENTI......................................COLONNA DELLA GIUSTIZIA

 

MONUMENTI.......................................COLONNA SAN MARCO

 

MONUMENTI ......................................FORTE BELVEDERE

 

MONUMENTI....................................PONTE A SANTA TRINITA costruzione

 

 

 

 

MONUMENTI.......................................PALAZZO STROZZI

 

MONUMENTI........................................UFFIZI

 

MONUMENTI................................. BOBOLI

 

MONUMENTI................................. TRIBUNA SS ANNUNZIATA

 

MONUMENTI................................. CUPOLA DEL DUOMO

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

ho passato gli ultimi 20 anni a sfogliare documenti di archivio, sia per la ricerca genealogica, che per la SS. Annunziata.

Oltre alle notizie di mio diretto interesse, mi trovato a leggere cronache e ricordi di episodi, molto spesso di cronaca minima, ma che rivelavano particolari di contorno relativamente a un fatto o a un personaggio.

La mia curiosità mi ha sempre portato a trascrivere tali notizie e in seguito mi ha spinto a scandagliare anche i diari dei memorialisti, Landucci, Lapini, Parenti e il Bisdosso, per citare i principali, senza dimenticare le lettere inedite di artisti pubblicate dal Gaye.

Adesso ho deciso di mettere un punto e di suddividere le notizie per soggetto o per argomento.

Non si tratta di saggi esaustivi per ogni signolo capitolo, ma di particolari inediti, che possono servire ad integrare quello che comunemente si trova nei libri.

 

 

 

CRONACHE INCONSUETE......................................ALBERGHI E OSTERIE

 

CRONACHE INCONSUETE......................................ALLUVIONI

 

CRONACHE INCONSUETE......................................ANATOMIA

 

CRONACHE INCONSUETE.......................................ANIMALI

 

CRONACHE INCONSUETE .....................................ANNEGAMENTI

 

CRONACHE INCONSUETE...................................ARNO

 

CRONACHE INCONSUETE.....................................ASTROLOGI E ASTRONOMI

 

CRONACHE INCONSUETE ......................................BRACCIALE TOSCANO

 

CRONACHE INCONSUETE...................................CACCIA E CACCIATORI

 

CRONACHE INCONSUETE.....................................CAFFE' E CIOCCOLATA

 

CRONACHE INCONSUETE ...........CALCIO IN COSTUME E FESTEGGIAMENTI VARI

 

CRONACHE INCONSUETE....................................CALENDARIO

 

CRONACHE INCONSUETE.......................................CAMPANE

 

CRONACHE INCONSUETE .................................CAPITANI DI PARTE GUELFA

 

CRONACHE INCONSUETE....................................CARESTIE ED EPIDEMIE

 

CRONACHE INCONSUETE.......................................CASTRATI

 

CRONACHE INCONSUETE ......................................COLONNA DI PALAZZO VECCHIO

 

CRONACHE INCONSUETE....................................CRONACA NERA

 

CRONACHE INCONSUETE.......................................EBREI

 

CRONACHE INCONSUETE ......................................EDITTI E BANDI NEL BISDOSSO

 

CRONACHE INCONSUETE....................................ERETICI

 

CRONACHE INCONSUETE.......................................FESTE E FESTEGGIAMENTI

 

CRONACHE INCONSUETE....................FINESTRE BASSE E ZANOBI PICCARDI

 

CRONACHE INCONSUETE................................. FURTI

 

CRONACHE INCONSUETE................................. GIAPPONESI

 

CRONACHE INCONSUETE................................. IL SACCO DI PRATO

 

CRONACHE INCONSUETE.......................................INCENDI

 

CRONACHE INCONSUETE........................................INQUISIZIONE

 

CRONACHE INCONSUETE..............LA STAMPERIA DEL CONVENTO..................

 

CRONACHE INCONSUETE..................MALATTIE, MEDICI , MEDICINE

 

CRONACHE INCONSUETE.................................MARMI DI CARRARA

 

CRONACHE INCONSUETE.................................MALATTIE ,MEDICI , MEDICINE

 

 

 

 

 

CRONACHE INCONSUETE................................MERETRICI

 

CRONACHE INCONSUETE................................. METEO

 

CRONACHE INCONSUETE......................................MIRACOLI

 

CRONACHE INCONSUETE........................................MISERICORDIA

 

CRONACHE INCONSUETE........................................MODA

 

CRONACHE INCONSUETE.................MUCCA PAZZA

 

CRONACHE INCONSUETE.................................NUDITA'

 

CRONACHE INCONSUETE...............................PAZZIA

 

CRONACHE INCONSUETE................................POVERI E MENDICANTI

 

CRONACHE INCONSUETE.....................................ROCCA DI SAN LEO

 

CRONACHE INCONSUETE.....................................SCHIAVE E SCHIAVI

 

CRONACHE INCONSUETE......................................TERREMOTI

 

CRONACHE INCONSUETE.................................VAIOLO

 

CRONACHE INCONSUETE...............ACCADEMIA DELLE ARTI DEL DISEGNO

 

CRONACHE INCONSUETE......................CAPPELLA DEL CAPITOLO

 

CRONACHE INCONSUETE..............CATARATTA DI ARGENTO DELLA SS ANNUNZIATA

 

CRONACHE INCONSUETE................................CURIOSITA' E SPIGOLATURE

 

CRONACHE INCONSUETE..................................DUCA DI SAN CLEMENTE

 

CRONACHE INCONSUETE................FRATE SCHIAVO

 

CRONACHE INCONSUETE......................GUERRE

 

CRONACHE INCONSUETE..............LIBRI DI RICORDANZE

 

CRONACHE INCONSUETE................................MANTELLINI

 

CRONACHE INCONSUETE..................................MONGOLFIERA

 

CRONACHE INCONSUETE................ORGANI E CIALDONI

 

CRONACHE INCONSUETE...............SAIO DI SAN FRANCESCO

 

CRONACHE INCONSUETE...............FULMINI E PARAFULMINI

 

CRONACHE INCONSUETE........SEPARAZIONE DEGLI UOMINI DALLE DONNE

 

CRONACHE INCONSUETE.....................STORIA DELLA CAPPELLA MUSICALE

 

CRONACHE INCONSUETE..................................VINI E VIVANDE

 

CRONACHE INCONSUETE..................................VOTI DELLA SS ANNUNZIATA

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Nel 1983 tentai di avviare una sottoscrizione nella chiesa di S. Miniato a Scò per il restauro di un grande affresco che copriva la parete sinistra.

A quei tempi si vedeva solo un bosco con un cavaliere vestito con grandi sbuffi e pennacchi (‘600?) e, in basso una lunga scritta in caratteri cubitali rossi su fondo avorio.

Poi il parroco fece imbiancare completamente la chiesa.

Per 30 anni ho continuato a rompere le scatole a tutti gli abitanti di quel luogo parlando di quegli affreschi: nessuno se li ricordava. Erano stati tanto abituati a vederli, che non li vedevano più, neppure nella loro memoria.

Finalmente a Novembre riuscii a convincere la restauratrice del luogo (quella dei quadri di S. Maria a Sco) che questa settimana ha fatto dei saggi (vedi allegati).

 

 

 

 

Con sorpresa di tutti, ma non mia, gli affreschi sono saltati fuori.

21 Marzo 2013

 

 

 

 

 

 

 

 

 

PIERO PICCARDI

 

Un libro che per me ha un significato speciale. si intitola “Le memorie d'infanzia di Assuntina”, lo aveva scritto la mia compagna Susan.

E' mancata il 15 settembre scorso lasciandomi ricordi, rimpianti, e questo libro sul quale si era impegnata con tutte le sue forze: aveva seguito pochissimi studi regolari, dato che aveva perso due anni durante la guerra trovandosi sulla linea del fronte vicino a Cassino, ne parla lungamente nel libro, poi, a 14 anni si era imbarcata per l'America ed aveva continuato ad usare l'italiano solo parlandolo in famiglia

Quando era stata presa dall'idea di scrivere un libro, aveva imparato ad usare il computer e aveva cominciato a scrivere. Con sua grande sorpresa, più scriveva e più cose le venivano in mente; con l'aiuto di una brava signora di Formia l'italiano era stato messo a punto e corretto.

A gennaio ne abbiamo fatto stampare una serie di prova, perché la sua idea era quella di trovare un editore che lo portasse nelle librerie; come tanti scrittori pensava già di venderne i diritti a Hollywood per la realizzazione di un film eccetera ma non è andata così.

 

 

 

 

I BEI RICORDI DEI GIRI IN BICICLETTA CON MIO PADRE   ……di Assunta Susan Distasio

 

 

 

Non dovete sentirvi assolutamente obbligati a leggerlo, ma se lo affrontate, vi trovate uno spaccato di vita scritto con grande sincerità, e una testimonianza toccante su momenti irripetibili della storia del nostro paese

 

Piero Piccardi novembre 2021

 

 

 

 

 

 

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